mercoledì 28 aprile 2010

TOTTI, LA ROMA E GLI DEI DEL CALCIO




È noto a tutti gli amanti del gioco del calcio come gli dei del pallone, ormai da diversi anni, si dividano tra Milan e Inter. Una volta, c’erano anche gli dei che tifavano Juve, ma da quando la squadra è caduta in disgrazia, i suoi celesti simpatizzanti l’hanno abbandonata. Nessuno invece aveva mai pensato che qualche Nume potesse tifare per la Roma. E, invece, è successo, forse a causa della rivalità esistente tra le divinità del Milan e dell’Inter. Per più di due mesi persino la Dea Bendata, la Fortuna, ha fatto il tifo per la Roma. Sino a Domenica scorsa. E non era difficile prevederlo. Da quando gli dei che tifavano Milan, hanno abbandonato gli stadi, delusi e ormai impotenti, la maggioranza dell’Olimpo è tornata tranquillamente a tifare Inter. Così, anche la Dea Bendata è stata costretta a tornare nei ranghi. A questo punto, un cattivo Nume ha consigliato Ranieri con la squadra ancora vincente (con un solo goal, quando avrebbe potuto segnarne 3 o 4 se la Dea Bendata non fosse stata cacciata fuori dello stadio dalla maggioranza degli dei olimpici), di non cambiare nulla, nonostante fosse evidente che Francesco Totti, che pure aveva segnato la rete del vantaggio e giocato un ottimo primo tempo, non era più nelle condizioni fisiche di tenere il campo, fatto più che comprensibile, considerando che da mesi il capitano romanista non giocava e che non poteva avere i 90 minuti nelle gambe. In più si è visto, sin dai primi istanti del secondo tempo, che la Roma stentava a controllare il gioco (come in modo esemplare aveva fatto per tutto il primo tempo) e che, per contro, la Sampdoria si faceva pericolosa, ancorché prevedibile, perché le minacce venivano dalle fasce dove tra l’altro operava Cassano e dal centro dove Pazzini tentava di raccoglierne i cross. Senza il cattivo Nume, il bravo Ranieri avrebbe sicuramente capito il da farsi, come già in passato: sostituire Totti per far posto a Brighi, come diga di centrocampo, oppure far entrare al posto del capitano un altro centrale (Mexes) o un uomo di fascia bassa destra ad alleviare Cassetti (Motta o Andreolli) o di fascia bassa sinistra ad aiutare Riise (Tonetto). Nulla di tutto questo, così la Samp, dopo appena 7 minuti, ha pareggiato. È occorso però un quarto d’ora perché la Roma facesse il primo cambio (67’): Tony per Perrotta! Riproponendo così in campo la coppia Totti-Tony che nel derby aveva deluso. Ma il gioiello del cattivo Nume e consigliere arriva al 74’, allorché Cassetti (unico esterno basso a contrastare Cassano) è sostituito con Taddei (esterno alto, praticamente un attaccante), “ tanto – spiega Ranieri ai suoi giocatori sconcertati – fare un punto o farne zero è la stessa cosa!”. Come ripeterà ingenuamente ai microfoni della TV, a fine partita (persa). E invece non è la stessa cosa. Perché, se è vero che solo con la vittoria la Roma avrebbe scavalcato di nuovo l’Inter di un punto, con questa sconfitta finisce a 2 punti dai nerazzurri, mentre pareggiando (cosa probabile con Cassetti in campo e senza la coppia Totti-Tony) sarebbe stata sotto solo di un punto. Ciò significa che nel caso di pareggio della Roma a Parma e di contemporanea sconfitta dell’Inter contro la Lazio, la Roma, a pari punti con l’Inter, sarebbe tornata in testa alla classifica per via dei risultati degli scontri diretti. C’è solo da augurarsi per la tranquillità di Ranieri che tale ipotesi non si verifichi!


In tutto ciò, tuttavia, non si può passare sotto silenzio che i soliti dei del calcio, hanno oscurato la vista dell’arbitro Damato di Barletta almeno in cinque episodi: 1)Atterramento di De Rossi in area avversaria 2) Fallo di mano plateale di un difensore della Samp in area di rigore 3)Fallo su Vucnic al limite dell’area di rigore, l’arbitro, ispirato dagli dei, in luogo della punizione in una posizione favorevole del campo, concede alla Roma il cosiddetto “vantaggio” perché dalle retrovie sta arrivando Riise, il quale spara il pallone verso la porta e 5) un difensore lo rinvia col gomito in piena area di rigore 4) Gesto di sgambetto in area di un difensore Samp a Vucnic che evita il fallo, e senza buttarsi a terra prosegue la corsa verso il portiere Storari che rinvia la palla e subito dopo sposta la gamba dell’attaccante facendolo finire a terra. In conclusione: 3 rigori, forse addirittura 4, e magari sarebbe bastato solo il primo (quello per il fallo su De Rossi) perché la Roma restasse in testa alla classifica del Campionato. Per la verità, un ultimo sussulto divino favorevole ai giallorossi s’era visto ad inizio partita con Cassano fermato da un fuori gioco inesistente, allorché la Dea Bendata, un attimo prima di essere cacciata dall’Olimpico, ha velato con la mano gli occhi del guardialinee.


In conclusione, si ha forte l’impressione (per non dire la certezza!) che tutto andrà a finire come 2 anni fa e che anche questa volta gli dei del pallone saranno determinanti nell’assegnare lo scudetto all’Inter. Non che i nerazzurri di Mourinho abbiano demeritato, ma questa squadra romana (giunta ormai al culmine delle proprie potenzialità, anche per l’età di molti dei suoi giocatori), avrebbe di sicuro meritato, dopo tanti piazzamenti d’onore, di terminare il proprio ciclo fregiandosi almeno di uno scudetto.


Resta infine, comunque, il dovere morale di augurare all’Inter (il cui tecnico, José Mourinho, è uno degli allenatori più simpatici e competenti che la squadra abbia mai avuto, nonostante il parere della maggioranza dei mass-media italiani), di accedere – Deo concedente – alla finale di Champions League, superando l’ostacolo, certo non indifferente, rappresentato dal Barcellona, contro cui andrà in campo a battersi tra qualche ora.


Sergio Magaldi