martedì 24 luglio 2012

L'AMORE E I SUOI SEGRETI nel nuovo romanzo di Care Santos

Care Santos, Il colore della memoria, Salani, Milano,2012, pp.586


 Habitaciones Cerradas [letteralmente “Stanze chiuse” o segrete], reso in italiano con il titolo accattivante, ancorché adusato, di Il colore della memoria, è la prova di come anche un giornalista possa scrivere un ottimo romanzo. Una giornalista che, come Care Santos, abbia magari studiato filologia…

 La lunga narrazione mantiene sempre viva l’attenzione del lettore, anche se, nella parte centrale del romanzo, la scrittrice si concede qualche pausa di troppo, descrivendo ambientazioni e rituali della buona borghesia catalana, durante i decenni del Novecento che precedono la guerra civile spagnola.

 Una saga familiare che va dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, in cui vive Violeta Lax, critica d’arte e nipote del famoso pittore Amadeo Lax [1889-1974]. La storia di un segreto di famiglia che si perpetua per generazioni nella Barcellona di Gaudì e che si svelerà poco a poco, sia pure con esiti prevedibili, sin dal momento in cui si procede, nell’antica dimora dei Lax, al lavoro di distacco da una parete del grande affresco di Teresa assente, eseguito dal pittore nel 1936, nel ricordo dell’amata e bellissima moglie Teresa Brusés, più giovane di lui e fuggita per amore con un altro uomo. Il romanzo inizia proprio dalla descrizione dell’affresco, tratta da una pubblicazione sui “Gioielli dell’arte catalana”:

Teresa assente, 1936. Affresco, 300 x 197 cm. Attualmente non visitabile.

 Teresa Brusés fu la grande ossessione, oltre che – si dice – la grande sciagura del pittore Amadeo Lax. Dei trentasette ritratti che le dedicò, solo un terzo si può ricondurre agli otto anni della loro convivenza matrimoniale. Il più originale di tutti, considerato l’opera maestra dell’autore, è questo affresco di grandi dimensioni eseguito durante i lavori di ristrutturazione del patio di casa e datato 1936 (con ogni probabilità all’inizio dell’estate). La tecnica utilizzata è il cosiddetto ‘affresco a secco’ che prevede l’impiego di colori diluiti in acqua su uno strato di malta asciutta, e che curiosamente Lax  adottò qui per la prima e ultima volta. L’opera mostra la modella dalla vita in su, con il corpo girato di fianco e il viso quasi di profilo, mentre guarda verso un punto al di fuori del quadro, con un’aria come inquieta o sperduta. Il senso di smarrimento è sottolineato dalla gamma cromatica adottata – predominano le tinte scure: blu, nero, ocra, indaco… - e dal tratto grossolano, quasi trasandato, con cui vengono risolti alcuni dettagli, quali i capelli o le mani. Si tratta di una vera eccezione nell’opera di un pittore meticoloso, che riservò sempre la massima cura al contorno e al tratteggio della figura, e che in questa occasione dimostra una prossimità allo stile espressionistico del tutto inedita nel suo percorso artistico. Naturalmente si è scritto molto sullo stile di quest’opera, che quasi tutti gli esperti attribuiscono al momento critico in cui fu concepita, poco dopo che Teresa lasciasse il pittore per un altro uomo. Sfortunatamente l’affresco non è esposto al pubblico, trovandosi all’interno di quella che fu un tempo la residenza dell’artista. Il progetto museistico dell’edificio attende da anni il benestare delle istituzioni, tra cui il governo autonomo della Catalogna, indicato da Lax quale erede della casa e delle sue opere.”.


  Teresa Brusés, figlia di un ricco commerciante di tessuti, conosceva Amadeo sin da bambina, da quando il pittore, erede delle industrie Lax e di quelle dei Golorons, aveva ritratto individualmente ogni membro della famiglia Brusés. Così è descritto, tra l’altro, il quadro, un olio su tela di dimensioni 180 x 70 cm, nel catalogo dell’esposizione di un museo di Madrid in cui è custodito:

 “Spicca la vivacità dei colori – l’azzurro della gonna di Teresa e i toni sull’ocra dei capelli biondi –, combinata all’espressività del viso, in cui l’artista percepì la psicologia di una giovane dolce e irrequieta, ma anche interessata allo studio e alla lettura. L’importanza che la beniamina dei fratelli Brusés attribuiva a tali attività si riflette nel libro posato in grembo. Non sarà questa l’unica volta in cui Lax renderà omaggio al gusto di Teresa per la lettura in una delle sue tele. Il fiore tra i capelli simboleggia la femminilità, mentre il gatto che le dorme in grembo il mondo infantile che la modella non ha ancora abbandonato del tutto. Come si è notato spesso, non è una rarità che la musa principale del pittore sia ritratta in compagnia di libri e gatti.” [p.95, Edizione Mondadori per Mondolibri su licenza Salani].

 Nel Marzo del 2010, Violeta Lax, che vive e lavora negli Stati Uniti, decide di tornare in Europa, prima a Barcellona, dove l’affresco di sua nonna Teresa sta per essere asportato dal muro del vecchio patio, poi in Italia, precisamente a Nesso, sul lago di Como, per via di un messaggio inquietante ricevuto da una sconosciuta. Gli interrogativi sollevati dalla rimozione dell’affresco, inducono Violeta a riflettere sulla storia della propria famiglia, sul significato della fuga della modella di cui pure conosceva il grande amore per Amadeo, nato già in occasione del ritratto, quando Teresa aveva solo 11 anni, accresciutosi febbrilmente negli otto anni successivi che la separarono dalle nozze con lui (1928) e durato per altri otto anni sino alla fuga con l’amante (1936).

 “Le sedute di posa durarono quattro giorni, durante i quali Teresa ricambiò lo sguardo fisso del pittore. Affascinata com’era dalla sua eleganza, dalla sua aria taciturna e dalla sua età irraggiungibile (a quell’epoca Lax era sulla trentina), si convinse che doveva esserci chissà quale segreto nel fondo di quegli occhi e si disse che non avrebbe smesso di cercarlo finché non l’avesse trovato. Quando ebbe concluso la sua opera, Amadeo Lax uscì da casa Brusés lasciando il primo dei trentasette ritratti di Teresa e la giovane modella pazza d’amore per lui.”[p.94].

 Care Santos utilizza registri vari e materiali diversi. Innanzi tutto, la narrazione alterna la terza persona con la prima, quando Violeta parla attraverso le numerose e-mail che scambia  soprattutto con la madre. Per informarci sui fatti, l’autrice ricorre poi alle cronache di giornali e riviste, alla descrizione da catalogo di sette dipinti di Amadeo, ad inventari, atti, rapporti e documenti vari, e persino all’estratto di un blog e ad una lunga lettera cartacea. Niente di meglio per utilizzare gli strumenti contemporanei della comunicazione, restando nello spirito dell’epoca e al tempo stesso dando al racconto tutto il realismo e l’oggettività di cui necessita. 

 Con non minore disinvoltura, la scrittrice catalana naviga attraverso il tempo, in un andirivieni che spesso costringe il lettore a fare altrettanto con le pagine del romanzo, per non perdere il filo della narrazione e smarrirsi nel labirinto dei fatti. C’è poi chi, come me, si domanda in che modo Violeta riesca a scoprire la verità sulla storia della propria famiglia, dal momento che possiede solo qualche vaga intuizione e a conoscere la realtà dei fatti è solo chi racconta in terza persona. Chi parla? Chi è autorizzato a parlare? Verrebbe da chiedersi con Foucault.

 La nipote di Amadeo Lax è abbastanza perspicace da cogliere particolari significativi, come il messaggio cifrato contenuto nel libro Spirite di Teofilo Gautier, donato a Teresa dal suo presunto amante. Il messaggio in codice è formato di sedici lettere sottolineate nel corpo del libro che danno la frase “s-e-g-u-i-m-i-n-e-l-f-u-t-u-r-o”, seguimi nel futuro, e alcuni dei numeri di queste pagine sono evidenziati sino a formare una probabile  data e forse un orario (pp.282-283). Un appuntamento segreto per la fuga dei due amanti o che altro?

 Elementi come questi, quando non siano addirittura fuorvianti, sono comunque insufficienti per permettere a Violeta di trarre conclusioni certe e definitive sull’intera vicenda. Ma tant’è: il passato della famiglia Lax verrà fuori dalla collaborazione ibrida tra chi narra e la nipote del famoso pittore. Non si tratta in fondo che di una lieve imperfezione che a qualcuno potrebbe neppure apparire come tale. C’è poi qualche elemento di troppo che si affianca gratuitamente alla narrazione principale, così per esempio l'informazione sui gusti sessuali di Violeta che serve a Care Santos per imbastire a margine una breve quanto patetica vicenda. Forse una concessione fatta ai nostri tempi e  al pubblico più giovane.

 Pur con questi limiti, il romanzo di Care Santos resta avvincente e tiene il lettore nella continua attesa di conoscere tutta la verità sul passato di Amadeo Lax e della sua famiglia. L’autrice si dimostra una narratrice di razza, capace di padroneggiare i tanti materiali utilizzati e di saperli amalgamare in una sintesi pregiata, dove il confine tra realtà e fantasia si smarrisce costantemente, come è giusto che sia in ogni creazione dello spirito. Il linguaggio, semplice anche nella traduzione italiana di Claudia Marseguerra, nulla concede all’artificio retorico e al concettualismo. La descrizione di ambienti ed oggetti è perfetta, anche se talora può apparire eccessiva e squisitamente femminile. I personaggi sono raffigurati come in un affresco, senza nulla concedere all’indagine mentale e psicologica, ma lasciando intravedere ugualmente il loro spessore umano. Un romanzo per tutti e per ogni età, una rara capacità di coniugare la modernità dello stile con l’esigenza di raccontare il passato. Una lettura da non perdere.

 Il libro contiene in appendice una nota dell’autrice e una sua breve intervista. Il mio consiglio è di prenderne visione solo dopo aver letto l’ultima parola di questa storia intrigante. 




sergio magaldi

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