martedì 3 luglio 2012

L'EUROPA DI SUPER-MARIO TRA VINCITORI E "PERDENTI DI LUSSO"

La copertina di Libero dopo la sconfitta dell'Italia con la Spagna



 Come “escono” dall’incontro con l’Europa i due Super-Mario della stampa nazionale? L’uno, Mario Balotelli, consente all’Italia di disputare la finale degli europei di calcio, dopo aver rifilato alla Germania due grandi goal. Anche se la successiva sconfitta con la Spagna, che impedisce alla nazionale di conquistare il suo secondo titolo europeo, a 44 anni di distanza dal primo, sembra relegarlo agli occhi dell’opinione pubblica nel ruolo di “perdente di lusso”.

 L’altro, Mario Monti, torna da Bruxelles con la fama di vincitore, per aver guidato “la rivolta” dell’Europa latina contro l’Europa teutonica. Merito che il Rigor Montis nazionale non esita a rivendicare, a domanda del solito untuoso cronista della Rai, proprio al termine della disfatta subita ad opera della nazionale spagnola, quasi a voler rincuorare i milioni di telespettatori italiani subito dopo la cocente delusione, alla quale ha finito col dover presenziare, nonostante alla vigilia – a quanto è dato sapere – avesse auspicato la non partecipazione italiana agli europei, in relazione allo scandalo del calcio-scommesse.

  A guardar bene, tuttavia, Mario Balotelli esce da vincitore, per aver sostenuto quasi da solo il peso dell’attacco azzurro e per i tre goal, sui complessivi sei, segnati dall’Italia durante l’intera competizione. L’averlo schierato in campo, senza affiancargli una punta di ruolo (Matri soprattutto, ma anche Osvaldo o Pazzini), lasciandolo ai rari assist del pur ammirevole Cassano, del grande Pirlo, o di Montolivo, è una responsabilità che riguarda il tanto celebrato (persino dopo il 4-0 subito con la Spagna!) commissario tecnico della nazionale italiana: l’ ineffabile Cesare Prandelli.

 Al contrario, in che consista la vittoria di Mario Monti al momento non è dato capire. Ha ottenuto lo scudo invocato contro lo spread? E come? Con un fondo, lo European Stability Merchanism (ESM) che scarseggia di mezzi, peraltro forniti anche dagli stessi paesi che se ne dovrebbero servire, e al quale il presidente Monti dichiara in anticipo di non voler ricorrere? Per il cui accesso occorre per giunta presentare un “memorandum di intesa”, dimostrando di essere in regola con le pretese di Merkel e soci?

 Con i due Super-Mario vincono e perdono tanti altri assieme a loro: vince innanzi tutto la Germania che conta (perde quella calcistica che l’Italia di Balotelli ha avuto il piacere di eliminare), che non modifica di una virgola la sua costante volontà di egemonia in Europa. Perde l’Italia e anche la Spagna (non quella calcistica che vince il terzo titolo internazionale consecutivo, impresa mai riuscita ad altre nazionali) per essere state prese in giro. Perdono i partiti politici italiani che sostengono il governo e che si esaltano per la vittoria di Pirro di Rigor Montis. Vince la nazionale di calcio, anche se alla fine esce umiliata, per l’impegno profuso da tutti i suoi giocatori, Balotelli, Pirlo e Buffon in particolare. Perde infine  Cesare Prandelli, per non aver saputo approfittare della mano che la fortuna, questa volta, gli ha teso.

 Infatti, dopo le sconfitte nelle tre ultime partite di avvicinamento agli europei, contro Uruguay, Stati Uniti e Russia, sono arrivati, facendo leva sul blocco della Juve, i tre pareggi (Spagna, Croazia e Inghilterra), la stentata vittoria contro l’Irlanda di Trapattoni e l’eliminazione della Germania grazie ai goal di Balotelli. Con questi risultati, grazie anche alla “lotteria” dei rigori e all’onestà degli spagnoli che non hanno fatto il cosiddetto biscotto con i croati, Prandelli ha ottenuto il diritto di disputare la finale del campionato europeo. La sorte gli ha perdonato gli errori commessi al momento delle convocazioni, la mancanza di un modulo e di una filosofia di gioco, per due anni sempre in bilico tra vecchi schemi e nuove strategie, ma al momento della verità ha preteso che mettesse nella nazionale qualcosa di suo. 

 Cesare non è Super-Mario e come minimo avrebbe dovuto studiare il Portogallo  che ha impedito all’ “invincibile armata” di andare in goal per tutti i 120 minuti della semifinale. Avrebbe dovuto prendere esempio dagli stessi spagnoli che hanno riproposto nella finale gli stessi giocatori e lo stesso modulo della partita d’esordio, che l’Italia aveva pareggiato, rischiando addirittura di vincere. Il 3-5-2 aveva permesso agli azzurri di contenere i formidabili centrocampisti iberici. Riproporlo per la finale, avrebbe dato agli italiani maggiore fiducia in se stessi. Cosa ha fatto invece il nostro commissario tecnico? Ha schierato gli undici (con l’eccezione di Abate al posto di Balzaretti) che avevano sconfitto la Germania, confermando il semi-infortunato Chiellini, e lasciando in campo giocatori che, solo due giorni prima, avevano profuso troppe energie per vincere la semifinale. In più, ha fatto la terza sostituzione quando mancava  ancora molto alla fine della partita, togliendo il solito inconcludente Montolivo (meritevole in tutto l’Europeo solo del lungo lancio a Balotelli per il primo goal alla Germania) per l’altro semi-infortunato Thiago Motta che infatti si è fatto male quasi subito, lasciando l’Italia in 10, quando ancora la partita poteva essere recuperata. 

 Non so se con diversi accorgimenti l’Italia avrebbe vinto, ma almeno sono certo non avrebbe subito l’umiliazione di perdere una finale europea per 4 a 0. Se a questi errori si aggiungono quelli di aver portato con sé due attaccanti non utilizzati e di aver lasciato a casa Matri e ogni altra vera punta, si comprenderà meglio che Cesare Prandelli non esce dall’Europa da vincitore (per il merito di aver conquistato un secondo posto, impensabile alla vigilia), e proprio come Mario Monti, mostra ancora una volta di essere solo un “perdente di lusso”.      


sergio magaldi

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