mercoledì 25 luglio 2012

PUO' L'AMORE MODIFICARE I PIANI DEL DESTINO? L'interrogativo su Premium Cinema: The Adjustment Bureau

The Adjgiustment Bureau, (I guardiani del destino) film di G.Noli, USA 2011, 106 minuti








 L’intrigante film di George Noli, presentato ieri e di nuovo oggi in anteprima Tv da  Mediaset Premium, ripropone nelle sequenze finali la vexata quaestio del rapporto fato-libero arbitrio, con il consueto interrogativo: fino a che punto la libertà umana è in grado di mutare il corso del destino?

 Jean Paul Sartre soleva dire che solo la morte muta la vita in destino, nel senso che l’uomo è l’unico responsabile delle proprie scelte e che la libertà del vivente è assoluta. Un po’ come  riproporre la massima rinascimentale dell’homo faber fortunae suae o, per stare con i piedi per terra, ripetere il vecchio adagio che “finché c’è vita c’è speranza”.

 Franco Lombardi, che per lungo tempo fu docente di Filosofia morale nell’Università di Roma e Direttore dell’Istituto di Filosofia, credeva invece che la libertà dell’uomo fosse una libertà pesante, condizionata cioè dalla “zavorra” che ognuno di noi reca con sé dalla nascita. Innanzi tutto i geni degli antenati e la loro vicenda personale, poi la situazione storica, geografica, climatica, sociale, etica, religiosa, economica e ambientale di riferimento, cui presto si aggiungono l’educazione e le esperienze maturate nell’infanzia e nell’adolescenza. Con tali premesse, la libertà del nato di donna  adulto [maschio o femmina] si esercita perciò faticosamente e solo all’interno di quello che chiamerei il cerchio magico del fato, diversamente tracciato sin dalla nascita per ciascuno di noi. Una concezione per così dire mediata della libertà e del destino, quella più comunemente condivisa, perché più realistica e basata sull’aristotelico giusto mezzo,  per taluni fondamento di ogni virtù. Una visione che, mutatis mutandis, caratterizzò anche le dispute astrologiche durante l’ Umanesimo e il Rinascimento e che portò alla salomonica conclusione che “gli astri inclinano ma non determinano”, conciliando così il fato, rappresentato dalla posizione di astri e pianeti al momento della nascita, con la libertà che rende possibile modificare le proprie inclinazioni, mutando  anche la propria storia personale. 

 Discussione affascinante e mai veramente sopita questa del rapporto tra fato e libero arbitrio, ma anche inutile, perché non sapremo mai se quelle che noi riteniamo “scelte di libertà” siano per così dire davvero libere o non facciano parte anch’esse di un piano del destino. Insomma, come dice uno dei “guardiani” più importanti di The Adjustment Bureau, [in italiano: I guardiani del destino], il film tratto da un racconto di Philip K. Dick, l’uomo ha solo l’impressione del libero arbitrio. E in fondo questo è quello che conta perché, non potendo mettere le mani su ciò che il fato ha progettato per noi, ma al massimo intuendo qualcosa [o magari più di qualcosa], finiamo col vivere come se fossimo liberi… a prescindere se lo siamo davvero oppure no.

 Chi sono i guardiani? Angeli? “Molti ci chiamano così- ammette uno di loro – rispondendo a David Norris  [un eccellente Matt Damon]. Chi li comanda e perché? “Li guida uno che chiamiamo Il Presidente e che voi chiamate con tanti nomi diversi” – osserva un altro guardiano, con chiara allusione al trascendente. Angeli del bene e del male, secondo il punto di vista umano, veri e propri daìmones con il compito di far rispettare il piano del destino tracciato dal Presidente, perché l’uomo, lasciato libero a se stesso, finirebbe col distruggere il pianeta. Questo più o meno è ciò che l’angelo racconta all’incredulo David: “Noi abbandoniamo spesso il mondo, sperando che sia in grado di cavarsela da solo, ma poi siamo sempre costretti a tornare. Nel 1910, ce n’eravamo andati. Cosa non è successo nei cinquant’anni successivi? Due guerre mondiali, il nazifascismo, l’olocausto, la guerra fredda, la minaccia atomica… siamo stati costretti a tornare!”

 David Norris e Elise Sellas [un’affascinante Emily Blunt] s’incontrano per caso [ma è veramente un caso?] nel bagno degli uomini di un edificio pubblico. Tra loro nasce subito l'amore. Ma i guardiani ordinano a David che non deve più rivedere la ragazza: la loro unione non fa parte del piano del destino. Tra alterne vicende, si apprende poi che un vecchio piano prevedeva il loro incontro e il loro amore. Scopriamo dunque un po’ delusi che ciò che li aveva attratti non era frutto di libera scelta, ma veniamo anche a sapere che il piano del destino si può cambiare. Il nuovo piano aggiornato non prevede infatti più la loro unione. Il perché ce lo spiega ancora un guardiano. Separati, raggiungeranno entrambi le mete prefisse: lui diverrà senatore dello stato di New York e poi candidato alla Casa Bianca, lei una famosa danzatrice. Insieme fallirebbero. In conclusione, dice l’angelo a David, presa a piccole dosi, Elise è per lui una cura, ma se dovessero vivere sempre insieme, la ragazza lo distoglierebbe dal grande compito che lo attende.

 Il resto della storia lo lascio all’immaginazione e agli occhi di chi non ha ancora visto il film, peraltro relativamente recente [2011]. Non senza riproporre la domanda che ponevo nel titolo del post: “Può l’amore modificare i piani del destino?” Insomma, può l’amore, quando è invincibile come la morte [Nel mito, non a caso, Eros e Thanatos, Amore e Morte, si corrispondono] essere la cifra della libertà, il banco di prova del nostro rapporto col Fato?


sergio magaldi









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