domenica 9 settembre 2012

Una storia d'amore tra le righe in 84 CHARING CROSS ROAD, il film riproposto Venerdì scorso in TV da Cinema Premium



  Charing Cross Road è una lunga arteria londinese che, dai pressi di Oxford Street, lasciandosi alle spalle Leicester Square, attraversa il centro della città sino a lambire Trafalgar Square. Al numero 84, c’era una volta… “Marks & Co.”, libreria antiquaria  di libri usati e di edizioni rare e fuori catalogo. Nel 1970, la scrittrice ebreo-americana Helene Hanff pubblicò un romanzo epistolare autobiografico contenente le lettere scambiate per vent’anni [1949-1969] con Frank Doel, commesso e poi socio della citata libreria. 

Edizione inglese del romanzo epistolare autobiografico di Helene Hanff, pubblicato da Virago Press, London 2002, con l'immagine della libreria "Marks & Co." di 84 Charing Cross Road
  
  Nel 1986 il regista David Hugh Jones portò la vicenda sullo schermo, con l’attore inglese Anthony Hopkins  nel ruolo di Frank Doel e l’attrice americana Anne Bancroft in quello di Helene Hanff. L’operazione non era certo delle più facili. Se è arduo scrivere un romanzo in forma epistolare, l’idea di portare sullo schermo uno scambio di corrispondenza appare addirittura impossibile. Eppure il film ebbe gran successo e ad Anne Brancoft fu assegnato, dalla British Accademy of Film and Television Arts, il premio per la migliore attrice protagonista. Non c’è dubbio che il merito spetti al regista e a tutto il cast, e soprattutto alla presenza nel film di due grandi attori, anzi di tre, considerando che il ruolo di Nora, la moglie di Frank, fu affidato ad un’attrice di valore come Judi Dench.

 Ma, al di là della bravura degli interpreti,  a che si deve il successo del film? Quella tra Helene e Frank fu forse una storia d’amore, vibrante di passione, al punto tale da coinvolgere emotivamente l’animo degli spettatori? Niente affatto. In un certo senso, lo scambio epistolare tra i due fu di natura commerciale: lei sempre a caccia di libri introvabili nei circuiti ordinari, lui premuroso nel reperirli e nel soddisfare le richieste di lei. Condivisione di un amore speciale: quello per i libri, che trascende addirittura in senso metafisico, quando lei leggerà, o meglio immaginerà di ascoltare Frank che recita un brano dei Sermoni di John Donne - teologo inglese vissuto tra XVI e XVII – che il libraio le ha appena spedito:
 
 "Tutta l'umanità è un solo volume. Quando un uomo muore, il suo capitolo non viene strappato via dal libro, ma tradotto in una lingua più bella, e ogni capitolo deve essere tradotto in questo modo. Dio si avvale di diversi traduttori: alcuni brani vengono tradotti dall'età, altri dalla malattia, alcuni dalla guerra, altri dalla giustizia, ma la mano di Dio raccoglierà di nuovo in volume i nostri fogli sparsi, per la biblioteca in cui ogni libro resterà aperto, l'uno per l'altro".
 
 Nel film, le voci che rimbalzano tra Londra e New York si alternano creando una preziosa melodia in cui la parola è sempre essenziale, mai superflua, e dove le immagini di Helene e Frank si avvicendano più eloquenti di qualsiasi discorso. Così, poco a poco, tra i due si crea una complicità e una garbata tenerezza che sa di reciproca comprensione. Lei, più esuberante, gli confida l’emozione provata nello sfogliare le pagine di un libro appena arrivato:
 
 “Mi piacciono moltissimo i libri usati che si aprono alla pagina che l'ignoto proprietario precedente apriva più spesso […]”.
 
  E quando sembra rimproverarlo, perché l’edizione scovata e ricevuta non risponde ai suoi desideri, il libraio le risponde con una delicatezza che va ben oltre il proprio interesse di venditore.

  Siamo agli inizi degli anni Cinquanta, la seconda drammatica guerra mondiale è appena terminata e a Londra i generi di prima necessità sono razionati, così Helene spedisce alla “Marks & Co.” di 84 Charing Cross Road  piccoli regali sottoforma di carne in scatola, uova in polvere e anche calze di nylon per la gioia delle commesse della libreria. E Frank ricambia spedendole in regalo edizioni preziose che fanno la felicità della scrittrice e le danno modo di esprimere, in contrasto con il flemmatico Frank Doel/Anthony Hopkins, l’innata vivacità e la velata malizia:

   “A tutti gli amici dell'84, Charing Cross Road,
   grazie per il magnifico libro. Non ne avevo mai posseduto uno con le pagine tutte bordate in oro prima d'ora. Ci credereste che è arrivato per il mio compleanno?
 Avrei desiderato che non foste stati così supercortesi da mandarmi la dedica su un bigliettino a parte invece che scriverla direttamente sul libro. È l'animo del libraio che spunta fuori in tutti voi, eravate preoccupati che sminuisse il valore del libro. E invece per l'attuale proprietaria lo avrebbe accresciuto. (E probabilmente anche per i futuri proprietari. Amo le dediche sulla prima pagina e le note a margine, mi piace il sentimento fraterno che si prova sfogliando pagine che qualcun altro ha già sfogliato. Leggendo passaggi che qualcun altro, magari da tempo scomparso, ha voluto segnalare alla mia attenzione.)
 E perché non avete firmato con i vostri nomi? Immagino che non ve lo avrà permesso Frank, probabilmente non vuole che io scriva lettere d'amore ad altri che a lui.
 Vi invio i saluti dall'America - perfida amica qual è, che versa milioni di dollari per la ricostruzione del Giappone e della Germania mentre lascia che l'Inghilterra muoia di fame. Un giorno o l'altro, a Dio piacendo, verrò lì, e mi scuserò personalmente per le colpe del mio paese (che, a sua volta, per quando ritornerò a casa dovrà certamente scusarsi per le mie di colpe).
 Grazie ancora per il libro stupendo, farò di tutto per non rovesciarci sopra del gin e non farci cadere la cenere, è veramente troppo delicato per tipi come me.
Vostra
Helene Hanff

  Poco a poco le lettere si fanno più personali. Naturalmente è lei a rompere il ghiaccio, cominciando con un “Caro Frank…” e lui timidamente a risponderle con “Cara Miss Hanff…”, finché annoterà semplicemente:

“Cara Helene,
           sono effettivamente d’accordo che è tempo di lasciar cadere il Miss quando le scrivo. In realtà non sono così riservato come lei avrà potuto credere, ma, dal momento che le copie delle lettere che le scrivo vanno negli archivi della ditta, mi pareva più opportuno rivolgermi a lei in maniera formale. Tuttavia, dato che questa lettera non ha nulla a che vedere con i libri, non ne farò alcuna copia […]”

  È appena superfluo osservare che il successo di 84 Charing Cross Road si spiega anche con la nostalgia di un mondo che, appena venticinque anni fa, quando il film uscì, era in procinto di scomparire: parole tracciate sulla carta, con sobrietà e stile, in confronto ai messaggi sbrigativi che siamo soliti ormai scambiarci elettronicamente, dove grammatica e sintassi sono spesso latitanti e dove un “cmq” vale un “comunque”, una “x” sostituisce un “per” e una piccola croce “+” un più…

 Ricordo ai “pescatori di perle” e non solo, che il DVD del film si può acquistare in rete [su IBS e altrove] e che, con lo stesso mezzo, si può avere anche l’edizione italiana del piccolo romanzo epistolare.

Edizione Archinto, Le Vele, 2003, pp.128


  La storia di Helene e Frank è una storia d’amore tra le righe, anche se i due, per una serie di circostanze intervenute all’ultimo momento, non riusciranno mai ad incontrarsi di persona. In quel confessare di Helene a Frank che lui è “l’unica creatura al mondo che la capisce” o nel chiedergli in un giorno di primavera “un’ottima edizione di poesie d’amore”, c’è molto di più di un semplice “ti amo”. E nel volto di Frank - che le ha appena spedito il libro richiesto - mentre Helene ascolta i versi d’amore di Yeats, c’è molto di più del compiacimento di un libraio per aver accontentato un cliente esigente:
  

He Wishes for the Cloths of Heaven
   "Had I the heaven's embroidered cloths
Enwrought with golden and silver light
The blue and the dim and the dark cloths
Of night and light and the half-light,
I would spread the cloths under your feet:
But I, being poor, have only my dreams;
I have spread my dreams under your feet;
Tread softly because you tread on my dreams".
   
Egli desidera i drappi del cielo
 “Se avessi i drappi ricamati dal cielo/Intessuti di luce d’oro e d’argento/I drappi blu, e vaghi e oscuri/Della notte, del chiarore e della penombra,/Li stenderei sotto i tuoi piedi./Ma sono povero, ho solo i miei sogni./E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi./Cammina leggera perché cammini sui miei sogni”.




sergio magaldi

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