sabato 23 marzo 2013

A PROPOSITO DI CIO' CHE IL PD DOVREBBE ESSERE O NON ESSERE...FARE E NON FARE...




 Le cittadine e i cittadini di Democrazia Radical Popolare pubblicavano ieri sul loro sito il mio post  del 21 Marzo con questo breve commento:

“Per la raffinatezza e l’interesse dei ragionamenti proposti, proponiamo la lettura di
anche se non condividiamo alcune analisi e giudizi di Sergio Magaldi, specie a proposito di cosa dovrebbero fare o non fare (e per quali ragioni) il Partito Democratico e Pierluigi Bersani.
Anzi, in proposito ribadiamo le valutazioni espresse in

LE CITTADINE E I CITTADINI DI DEMOCRAZIA RADICAL POPOLARE (www.democraziaradicalpopolare.it)
[ Articolo del 17-22 marzo 2013 ]”

 Nel ringraziarli per l’apprezzamento circa “la raffinatezza e l’interesse dei ragionamenti”, devo osservare che io non ho inteso “suggerire” né al PD né tantomeno a Bersani cosa dovessero fare, mi pare piuttosto che lo facciano loro di DRP… e non che non sia d’accordo nel merito, perché aver accettato solo un mandato esplorativo toglie molte possibilità a Bersani di gestire in proprio la crisi e, contestualmente, almeno sotto il profilo della coerenza, sono convinto anch’io che il PD avrebbe dovuto esigere la nomina di Bersani o pronunciarsi per “il ritorno alle urne in tempi rapidissimi”. Restando tuttavia irrisolto il problema della legge elettorale. Perché andare a votare ancora con il “porcellum” non risolverebbe probabilmente la questione della governabilità e susciterebbe l’ilarità del mondo intero.

 Se non ho dato gli stessi “consigli” di DRP è unicamente perché avevo presente che il PD è un partito assai composito, formato di “amici” e “compagni”, tra loro divisi trasversalmente in correnti e sottocorrenti e che il presidente Napolitano, in virtù della scrupolosa osservanza delle norme costituzionali che da sempre ne caratterizza l’azione, mai avrebbe dato a Bersani un mandato pieno, mancando di fatto una maggioranza precostituita. Senza contare che, in una simile congiuntura, come una parte sempre crescente in questi giorni di coloro che militano nel suo partito di provenienza, egli vede di buon occhio un governo di “larghe intese” che, affrontando i problemi più immediati del Paese,  approvi una nuova legge elettorale e indìca nuove elezioni nell’arco di un paio d’anni. Prospettiva che giustamente i “giovani turchi” ritengono dannosa perché svuoterebbe ancora l’elettorato del PD a vantaggio del M5S, ma che nei disegni di altri, nel PD, trova consensi e rappresenterebbe persino una strategia vincente: con l’adozione di provvedimenti importanti [?!] e soprattutto con l’introduzione di una legge elettorale che ripristini il voto di preferenza e istituisca magari il doppio turno, si spunterebbero le armi del M5S, riducendo di molto la sua consistenza parlamentare.

 Proprio ad evitare sia le elezioni a breve tempo, che a mio giudizio e come ho scritto nel post in questione, favorirebbero il centro-destra, sia il governo delle “larghe intese” ma del “nessun cambiamento”, auspicavo, non da parte di Bersani o del PD, ma direttamente dal capo dello stato, l’emergenza di un governo che, nello spirito adottato nel dopo-voto dalla coalizione “Italia, bene comune”, rappresentasse l’occasione storica di un reale mutamento della politica italiana.

sergio magaldi    

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