venerdì 19 aprile 2013

"IL FATTORE C" PER IL QUIRINALE






 Il vero scontro per il Quirinale è sempre stato quello tra Amato e Prodi, i genitori dell’euro e della sottomissione a Eurogermania, nella quale siamo entrati senza referendum tra gli italiani, ottenendo un pessimo cambio lira-euro, facendo pagare una tassa ai cittadini-sudditi e prima ancora  con un prelievo forzoso dai loro conto-correnti. Un sacrificio per fare un favore a Francia e Germania, perché senza l’ingresso dell’Italia nell’euro, la moneta unica forse non sarebbe mai nata: una lira debole sarebbe stata troppo competitiva sul mercato globale, specialmente per la Germania. E lo stesso Prodi ha di recente riconosciuto gli enormi vantaggi che i tedeschi hanno ottenuto dall’introduzione dell’euro. Non ha invece ammesso quello che è sotto gli occhi di tutti: il declino italiano, oltra ad essere causato dalla corruzione, dall’evasione fiscale generalizzata, dagli sprechi e dalle ruberie della classe politica e dirigenziale, è prima di tutto una crisi determinata dalla mancanza di competitività sul mercato globale e dal circolo vizioso che si è venuto a creare: Misure all’insegna del rigore per restare nell’euro – aumento delle tasse, come in nessun paese di Eurogermania  – restrittività del credito per le imprese – fallimento della piccola e media industria – decrescita del PIL – recessione causata dal crollo dei consumi e dell’occupazione.

  Amato era il candidato “condiviso” tra PD e PDL, forse il preferito di Berlusconi nella prospettiva di un governo di “larghe intese” o almeno della “non sfiducia”. E quando già sembrava tutto deciso, ecco intervenire “Il fattore C” [dove C sta per cattolici], forse l’elemento che alla fine si dimostra come il più importante di tutti nelle strategie per il Quirinale, come già accennavo nei post di questo blog “Il Presidente più…amato” e “Il Toto-Quirinale e le manovre della partitocrazia”: i cosiddetti cattolici del PD -al quale più che PD senza elle converrebbe il nome di Nuova DC- non avrebbero accettato di restare per 21 anni di seguito senza uno di loro al Quirinale, secondo un’alternanza laici-cattolici che è uno dei capisaldi del vecchio modo di fare politica della partitocrazia italiana. Ed ecco lanciato in pista Marini, “condiviso” come Amato dal centro-destra, ma cattolico. Dopo il suo fallimento di ieri e le contestazioni della base del PD, ecco infine delinearsi il vero candidato dei democratici: Romano Prodi, un altro cattolico, ma di rottura con Berlusconi, forse persino più di Stefano Rodotà, il candidato del Movimento Cinque Stelle. Prodi, l’unico in grado di ricostruire l’unità del PD, così duramente provata nelle due votazioni di ieri. E il nome di Prodi, ormai candidato ufficiale del PD, mette tutti d’accordo: i cattolici e la sinistra del partito, Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Il Messaggero ecc... I conduttori dei talk-show più seguiti dagli italiani: da Santoro a  Floris e, passando per Travaglio, addirittura sino a Vespa, quest’ultimo forse con qualche trascurabile nostalgia per il candidato “condiviso”.

  Sale in tutto il Paese una voglia matta di Prodi: è il padre dell’euro, è l’unico che per due volte è riuscito a battere il Cavaliere, è il solo in grado di cancellarlo dalla “geografia politica”o almeno così si crede. Persino il Movimento Cinque Stelle potrebbe decidere di sostenerlo: fa parte, anche se all’ottavo posto, della rosa votata dagli iscritti per il Quirinale. Anzi, i voti dei grillini potrebbero essere determinanti per eleggerlo e getterebbero le basi di un’alleanza di governo con il PD. Tutto bene, e francamente, la candidatura alternativa della Cancellieri, proposta ufficialmente da Monti, e forse condivisa dal centro-destra, è persino più imbarazzante di quella del cattolico Romano Prodi, ministro già dal 1978, nel quarto governo Andreotti, e che oggi piace tanto a sinistra. Ebbene, se non ci sono vere alternative a Prodi, che Prodi sia! Resta da vedere se nel futuro, dopo la probabile breve parentesi di un governo Bersani e nuove elezioni, il vero vincitore sarà Renzi o magari proprio Berlusconi che il popolo di centro-sinistra con questa scelta vuole esorcizzare.


sergio magaldi

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