lunedì 10 febbraio 2014

RENZI, IL CANTO DELLE SIRENE E BEPPE GRILLO





 L’ipotesi di una staffetta di governo tra Letta e Renzi rientra ormai nel novero delle possibilità. Non è solo il parere dei media, ma quello degli addetti ai lavori della politica. Io continuo a dubitarne. Non posso immaginare che il neosegretario del PD cada ingenuamente nella doppia trappola che amici, compagni e avversari gli stanno preparando. Mi rifiuto di credere che l’ambizione e la volontà di bruciare le tappe dell’ascesa a Palazzo Chigi impediscano a Renzi di vedere la realtà. Come non accorgersi che a sollecitarlo alla staffetta è soprattutto la minoranza del suo partito, nonché il Nuovo Centro-Destra, con il quale sembrava impossibile sino a ieri un accordo per un programma di governo che comprendesse anche le unioni civili? L’intento è abbastanza palese: far uscire il sindaco di Firenze allo scoperto, metterlo nella condizione e nella contraddizione di dover scegliere tra un governo a lunga scadenza [magari sino alla fine delle legislatura] con  Alfano, Lupi e Giovanardi e un governo cosiddetto di scopo con Forza Italia, limitato all’approvazione della legge elettorale.

 Nella prima ipotesi, ad essere messa in dubbio non sarebbe solo l'alleanza del Nazareno con il cavaliere, ma la stessa credibilità di Renzi. Nella seconda, come giustificherebbe il sindaco di Firenze, in termini di popolarità, lo slogan ripetuto ancora di recente: “Mai al governo con Berlusconi, ma solo un accordo sulle regole, come è giusto che sia in ogni paese democratico”? A meno che Renzi non abbia la presunzione di credersi più furbo di chi astutamente gli tende la trappola. Il segretario sa che la vera pietra d’inciampo della riforma è l’abolizione del Senato legislativo e delle Province e la revisione del titolo V della Costituzione, cioè l’unico contenuto convincente dell’intero pacchetto del Nazareno. Sostituendosi a Letta, potrebbe illudersi di avere maggiori garanzie per far passare la riforma. Concordando con il Nuovo Centro-Destra un governo di scopo, sa che il cavaliere non straccerebbe gli accordi. Ma, ecco pronta la seconda trappola: Berlusconi si avvantaggerebbe della presenza di un governo, di cui sarebbe con Grillo l’unico oppositore. Il cavaliere, pur votando una legge elettorale che gli conviene, mostrerebbe all’opinione pubblica l’inconcludenza politica del rottamatore, costretto a gestire un governo sulla falsariga del suo predecessore: nessuna politica per il lavoro, niente unioni civili, nessuna vera riduzione del cuneo fiscale, né riduzione delle tasse per i cittadini, niente di niente: solo una legge elettorale la cui approvazione resterebbe comunque incerta per la presenza nel Parlamento dei franchi tiratori legati alla minoranza del suo partito… almeno 101!

 Insomma, il risultato potrebbe essere il fallimento completo, con il mantenimento del Senato elettivo e legislativo, delle Province e dei poteri abnormi delle Regioni e con il “Consultellum”, cioè il “Porcellum” trasformato dalla Consulta in legge elettorale proporzionale, più o meno come nella Prima Repubblica. E tutto ciò sempre che gli alfanidi siano disposti ad un governo di mero scopo! Il che è piuttosto improbabile, ma non impossibile, tenendo conto che potrebbero essere proprio loro i beneficiari di un esecutivo uscito dalle elezioni con il sistema proporzionale. Il ciclone Renzi si esaurirebbe così in pochi mesi e un Letta bis tornerebbe di moda.

 A meno che Renzi non s’illuda di poter contare su altre maggioranze, formando il governo grazie a un drappello di pentastellati dissidenti, destinato a sciogliersi come neve al sole alle prossime elezioni. Una strada già inutilmente percorsa da Bersani, praticata efficacemente da Letta con i fuoriusciti di Forza Italia e che necessita innanzi tutto dell’approvazione, del tutto improbabile, del Guardiano della soglia. È questa quella che Renzi, proprio ieri, prospettava come la terza soluzione possibile per uscire dallo stallo? Un governo di legislatura con il programma – ha detto –  non tanto di fare la legge elettorale, ma di rifare l’Italia? Rifare l’Italia con i dissidenti pentastellati e con i possibili 101 franchi tiratori del suo partito? Ne dubito, è più probabile che per quella che ha chiamato “la terza soluzione”, Renzi pensi a un governo di larghissime intese con SEL, Nuovo e Vecchio Centro-Destra e con chiunque altro sia disponibile. Crede davvero che un governo del Grande Inciucio, contro il quale ha costruito parte della sua fortuna elettorale, sarebbe in grado di rifare l’Italia? Pensa davvero di mettersi  a capo di un’armata Brancaleone che non reggerebbe unita per l’intera legislatura, che porterebbe a casa pochi provvedimenti e che finirebbe col far aumentare in modo esponenziale il consenso nei confronti di Beppe Grillo, consenso già destinato a crescere per via giudiziaria, in conseguenza dei provvedimenti presi e/o da prendere da parte dei tribunali del Belpaese contro di lui? Non lo credo possibile. Senza riuscire a spaccare il Movimento Cinque Stelle, non sarebbe tanto ingenuo da mettersi a capo di una simile crociata.

 “Chi ce lo fa fare di andare a Palazzo Chigi?, pare abbia detto di recente Renzi ai suoi, anche se nelle stesse ore ha formulato la terza possibile soluzione all’attuale stallo politico. Non ceda alle lusinghe che gli vengono dalle molte sirene e, se è proprio costretto a navigare, come Ulisse si leghi all’albero maestro e prosegua la navigazione, preoccupato soltanto di seguire la rotta già intrapresa. Del patto del Nazareno [si veda il post del 18 Gennaio u.s., L'Incontro del Nazareno] non ha di che pentirsi, né vergognarsi, nonostante i tanti cantori del suo stesso partito che gli remano contro e i duri e puri che da sinistra continuano a suonare le trombe, imputandogli la responsabilità della resurrezione di Berlusconi.

 Prima di ricevere il cavaliere nella sede del Partito Democratico, Renzi aveva tentato un approccio con Grillo e forse era disponibile a scrivere con lui una diversa legge elettorale. Sino al punto di proporre il premio di maggioranza non per le coalizioni, ma per i singoli partiti? Ciò che avrebbe dato al M5S la concreta possibilità di andare al ballottaggio per vincere le elezioni, eliminando davvero il ricatto dei partitini, i quali di fatto con la riforma del Nazareno diventano addirittura determinanti, nonostante si continui astutamente a sostenere il contrario! Non so se Renzi si sarebbe spinto a tal punto, qualora Grillo avesse accettato d’incontrarlo. Una riforma del genere, peraltro conveniente per il PD, non sarebbe stata accettata innanzi tutto nel suo stesso partito, perché troppo sbilanciata a sinistra e avrebbe determinato immediatamente la caduta del governo Letta-Alfano e cementato di nuovo il Centro-Destra. Ma se anche Renzi avesse avuto il coraggio di fare a Grillo una simile proposta, c’è quasi da essere certi che il leader di Cinque Stelle non l’avrebbe accettata, e paradossalmente  non gli si può dare torto, dal suo punto di vista. La fortuna elettorale del Movimento è stata costruita nella conclamata degenerazione del sistema politico italiano che da vent’anni e oltre produce solo corruzione, tasse e miseria crescente per i cittadini. Con quale credibilità andare a trattare con gli attuali partiti politici di cui si continua a sostenere la prossima fine? Non è solo una questione di principio, è soprattutto una questione di voti: Cinque Stelle è un Movimento post-ideologico, la cui base elettorale è formata di elettori delusi di sinistra e di destra e persino di centro ed è l’unica formazione politica capace di far breccia nel partito dell’astensione che ormai ha raggiunto percentuali superiori al 30% dell’intero corpo elettorale.

 Grillo ha dunque ragione a non volersi accordare con Renzi, anche se l’accordo si limitasse ad una legge elettorale in apparenza favorevole al Movimento. Meglio subire quello che con una battuta infelice, ma efficace per i suoi elettori  duri e puri di sinistra, chiama “Pregiudicatellum”, che lo escude da ogni possibilità di andare al ballottaggio, meglio ancora andare a votare senza approvare riforme elettorali ma con il “Consultellum”. Però, neppure Renzi ha torto: stando così le circostanze, l’unica possibilità per lui era stipulare il patto del Nazareno. Persegua ora questa strada sino in fondo, camminando passo dopo passo su un terreno infido ma conosciuto, evitando di farsi trascinare in mare aperto dove potrebbe non avere la forza di Ulisse nel respingere le tante lusinghe delle sirene.


sergio magaldi

1 commento:

  1. Mah...Renzi è l'ennesimo servo della troika. Rispetto massimo per l'autore del pezzo ma il PD è una destra votata a multinazionali e banche a costo di commettere un genocidio (in atto).Non merita più fiducia.
    Consiglio questo http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2014/02/regaliamo-70-mld-lanno-alle-banche-altro-che-banlkitalia-dati-istat-condividete.html
    e questo http://spread-politica-economia-massoneria.blogspot.it/2014/02/usciredaeurosigrazie.html
    in particolare il pezzo di Maffeo dentro l'ebook consigliato.

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