domenica 22 giugno 2014

MONDIALI DI CALCIO: perde Prandelli...



 Come ebbi modo di dire in occasione degli europei del 2012 [clicca per leggere sul titolo: L’Europa di Super-Mario tra vincitori e“perdenti di lusso” ] e di ribadire nel post del 14 Giugno scorso [MONDIALI DI CALCIO: questa notteItalia-Inghilterra…], Prandelli non sa approfittare del credito che la dea del pallone continua a concedergli.

 Dopo la fortunosa vittoria contro la squadra inglese [vedi il post: MONDIALI DI CALCIO: vince Prandelli], con l’enorme vantaggio di ritrovarsi con tre punti di vantaggio sulle principali rivali [Uruguay e Inghilterra] del girone di accesso agli ottavi di finale, che fa Prandelli? Rivoluziona la squadra, sostituendo l’ottimo Sirigu con il convalescente Buffon, sposta da destra a sinistra Darmian, che aveva così bene operato nel suo settore naturale, per far posto ad Abate, riserva di un Milan che nel campionato italiano non ha certo brillato in difesa…, rimette Chiellini [un campione, certo, ma col passare degli anni sempre più falloso], da esterno basso di sinistra al centro della difesa in cui è abituato a giocare, ma come il più avanzato di una difesa a tre… Infine, toglie dal centrocampo Verratti, per lui troppo tecnico e che a malincuore ha portato in Brasile [benché il giovane calciatore sia al centro del mercato internazionale], per sostituirlo con uno statico Thiago Motta e conferma Balotelli come punta d’area di rigore e unico attaccante.

 Un vero e proprio capolavoro tattico, degno coronamento delle precedenti scelte del sempre più ineffabile commissario tecnico della nazionale: 1) Aver lasciato a casa, oltre ad un sostituto [Criscito, per esempio] di De Sciglio - che veniva da una lunga sosta in campionato e che si è di nuovo infortunato alla vigilia del debutto mondiale - Giuseppe Rossi e punte di ruolo come Osvaldo e Destro e probabilmente lo stesso Totti che sicuramente avrebbe fatto meglio di Cassano. 2) Essersi intestardito nell’imitare malamente la Spagna, nella convinzione che un centrocampo affollatissimo, con passaggi orizzontali e al rallentatore, e una sola punta non di ruolo [Balotelli non è mai stato e mai sarà una punta d’area di rigore!] bastassero per aver ragione degli avversari. 3) Credere di essere nel giusto per il semplice motivo di aver battuto l’Inghilterra con questi schemi, dimenticando di non aver vinto neppure una partita delle ultime otto disputate prima del mondiale e di aver stravolto la squadra comunque vincente della partita d’esordio.

 Il risultato di tanta testardaggine e spregiudicatezza è che Buffon mostra ampiamente limiti di forma: esce a vuoto in un paio di occasioni, casca troppo spesso a terra, respinge senza mai trattenere una palla, prende il goal sul proprio palo – anche se non ne è il maggiore responsabile – senza neppure sollevarsi da terra per tentare la parata. Abate è inesistente. Darmian, spostato a sinistra, non ripete la prestazione eccellente mostrata contro gli inglesi, Chiellini, oltre a provocare un quasi-rigore non fischiato dall’arbitro, è tra i maggiori responsabili del goal subito. Per non parlare dei centrocampisti: lenti, prevedibili, privi di fantasia, incapaci di saltare l’uomo, con l’eccezione del solito Pirlo, però marcato a vista. Lanci precisi a Balotelli? Due, forse tre e peccato che la punta azzurra non abbia saputo approfittare di un lancio prezioso di Pirlo con cui l’Italia sarebbe potuta andare in goal quando la partita era ancora sullo 0-0. D’altra parte è da sciocchi e da presuntuosi credere di poter vincere con una sola occasione da goal!

 Quali sono state le contromisure di Prandelli dopo il “disastro” del primo tempo? Passare da cinque centrocampisti a quattro attaccanti: Cassano, Insigne, Cerci e Balotelli. La trasformazione  improvvisa e totale della squadra, nel gioco e nei protagonisti,  ha sortito, per così dire, l’effetto opposto, perché neppure una palla giocabile è arrivata sui piedi di Supermario, neppure un tiro è stato scagliato contro la porta del Costa Rica e le cosiddette punte quasi mai sono entrate nell’area di rigore avversaria, a dimostrazione che non basta sostituire i centrocampisti con gli attaccanti per “recuperare” una partita, se non si possiede un’organizzazione e una visione complessiva di gioco. Ma anche a riprova delle scelte sbagliate nel formulare la lista dei 23 per il Brasile, come già dicevo sopra: Cassano boccheggiava, dopo appena 10 minuti, Insigne correva a vuoto, calciando con forza palloni improbabili, Cerci, l’unico a dar segni di qualche vitalità, è apparso orfano di Immobile [lasciato inspiegabilmente in panchina], il capocannoniere del campionato italiano e suo compagno di reparto nel Torino. Insomma, non solo non abbiamo raggiunto il pareggio, ma abbiamo rischiato più volte di prendere il secondo goal che ci avrebbe costretto a vincere la prossima partita contro l’Uruguay.

 E, invece, basterà pareggiare con “la celeste” per accedere agli ottavi come seconda classificata del girone. Impresa possibile se Prandelli seguirà la strada più semplice, schierando dall’inizio la difesa a tre della Juve [Barzagli, Bonucci e Chiellini], con gli esterni Darmian e De Sciglio [se recuperato, altrimenti in alternativa, se si vuole vincere e non pareggiare rischiando la sconfitta, si potrebbe azzardare Cerci] con Pirlo, Verratti e Parolo a centrocampo, vista l’indisponibilità di De Rossi e l’affaticamento di Marchisio, e infine con Balotelli seconda punta e Immobile punta centrale. C’è però da scommettere che Prandelli opterà per soluzioni più cervellotiche, lasciando magari in panchina Balotelli, per far posto a Insigne in appoggio a Immobile e sperimentando altre amenità del genere.

 Comunque sia, non perdere contro la nazionale che schiera due attaccanti come Cavani e Suarez e gioca ai confini di casa sua, rasenta l’impresa. L’impressione, tuttavia, è che il nostro mondiale sia ormai compromesso: anche passando il turno [che sa già di miracolo!], incontreremmo la Columbia negli ottavi e, in virtù di un nuovo miracolo, il Brasile nei quarti, cioè il Paese organizzatore del contestato mondiale, con in mente un solo obiettivo: quello di vincere il suo sesto titolo anche nel tentativo di placare le rivolte sociali.

 Insomma, troppi miracoli, anche considerando i molti crediti che la dea del pallone ha già concesso a Prandelli. Tutto ciò, naturalmente, non esime dall’obbligo di continuare a sperare…   


sergio magaldi

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