venerdì 19 febbraio 2016

I CONTESTATORI DEL BENESSERE




 Le argomentazioni utilizzate dall’autore del post che segue, contro un certo modo di intendere l’ecologia, meritano qualche riflessione, ma non sembrano tener conto dei danni arrecati all’ambiente da una industrializzazione talora selvaggia e finalizzata unicamente al profitto individuale e al benessere di ristrette oligarchie. Con il risultato che, in luogo di debellare povertà e malattie, certe trasformazioni dell’habitat naturale hanno finito più spesso per accrescere il disagio economico di determinati strati di popolazione, devastare il paesaggio e introdurre nuove e più sofisticate patologie.

 Gli esempi citati dall’autore, relativi allo sfruttamento di risorse naturali per accrescere le fonti energetiche, e alle modifiche genetiche da apportare in agricoltura per incrementare la produzione di beni alimentari, sembrano più che altro ipotesi di scuola. 

 Nel primo caso, infatti, si tratta di verificare fino a che punto, in termini di costi e ricavi, se ne avvantaggerebbe davvero il mercato indigeno, nel secondo, di poter accertare realmente la ricaduta, sotto il profilo della salute pubblica, di “messi rese biologicamente rigogliose e feconde“. Il caso del riso asiatico non può essere preso come modello. Insomma, è altrettanto errato, a mio parere, eleggersi a paladini di una natura intoccabile e sacra, come pretendere, nel nome del progresso, della tecnologia e della crescita produttiva, di intervenire sempre e comunque per modificare l’ambiente in cui viviamo. Per la sua complessità, il fenomeno deve essere riguardato sotto diversi aspetti, soprattutto quando c’è il sospetto che dietro le prese di posizione ideologica, in un senso come nell’altro, si nascondano in realtà interessi politici e/o corporativi.

sergio magaldi


 In questo momento di crisi, si delinea il danno economico che il nostro Paese ha subito a causa della  ostinazione preconcetta  dei catastrofisti, contro  coloro che vorrebbero operare con un modello industriale diverso  da quello “ecologico” concepito per la salvezza dell’ Umanità. 

di Alberto Zei

 Ogni possibile miglioramento che consenta di elevare la quantità e la qualità di produzione, viene ritenuto dagli ecologisti, per tutte le buone ragioni di questo mondo, un diabolico espediente capace soltanto di peggiorare l’inquinamento. 

 Non c’è in Italia un’innovazione tecnologica di base – finalizzata ad un sensibile miglioramento economico e sociale – che  non sollevi il  sacro furore  di qualche  gruppo di responsabili o “personaggi di cultura”, sempre informati su tutto.

 Non è infatti possibile introdurre nel nostro Paese alcuna iniziativa tecnologica, capace di produrre un plusvalore di scala alla catena produttiva di beni e servizi, in particolare energetici, senza  che gruppi inferociti di  contestatori  organizzati si oppongano  ad ogni vantaggio,  tecnologico, agronomico,  industriale,  commerciale  di cui la popolazione potrebbe avvantaggiarsi.

 Sorgono  e vegetano in Italia le Associazioni agronomiche naturaliste, con sedi reali e siti Web che fanno proselitismo attraverso incontri, raduni e “marce su Roma”, organizzando boicottaggi ecologici nelle sedi di produttori agricoli, considerati come antagonisti.

 Ad ogni proposta innovativa avanzata a beneficio del tessuto sociale del nostro Paese, si contrappongono gruppi di persone prontamente strumentalizzate e addestrate per intraprendere una campagna di propaganda – con manifestazioni che la TV porta alla ribalta della cronaca – per annunciare la catastrofe che si abbatterebbe sul sistema ecologico in cui viviamo se osassimo discostarci dal “verbo”  di cui si ritengono gli unici e autentici depositari.




IL RITORNO ALLE ORIGINI
I VERDI GUERRIERI
 Non si   tratta di piccoli uomini dalla pelle verde provenienti da Marte. Sono i soliti volenterosi  ammantati di verde,  che in nome del cielo, ovvero della verde natura, vorrebbero ripercorrere a ritroso la storia del genere umano.

 Mentre la filosofia illuminista  riteneva già secoli fa che dalle tenebre e dalla barbarie da cui l’ umanità mosse i primi passi, l’ uomo  avesse percorso la via del rischiaramento culturale verso la ragione e il dominio delle forze cieche della natura, adesso l’intento della ideologia  ecologica (con tutte le eccezioni che vogliamo) sembra essere quello di riportare il genere umano a ritroso, all’ epoca in cui gli eventi naturali erano subiti con religiosa rassegnazione: dalle malattie, alla fine prematura; dalla fame alla mortalità infantile; dalle carestie alla superstizione  e così via,  in quanto tutto allora era naturale e genuino, tanto da accogliere persino la morte come una liberazione dei sofferenti.

 Ora, invece, intervenire contro la natura è considerato un imperdonabile delitto, le cui conseguenze sono, appunto, le catastrofiche previsioni dei cosiddetti “amici” della natura o della Terra.

                                            

  PROTESTE AL CHIUSO 


LA VERDE EMANCIPAZIONE

 Il popolo dei cosiddetti naturalisti, sempre intellettualmente emancipato, riesce a conoscere  con largo anticipo i  mali  futuri del mondo che ogni innovazione sistematicamente produce,con particolari che neppure le migliori interpretazioni  di Nostradamus  sarebbero in grado di  rivelare.

 L’ intera militanza – più o meno pappagallescamente addestrata per divulgare il “verbo” –  si identifica sempre più con la verde massa di questa sorta di missionari del benessere naturale che si sono assunti il compito di divulgare informazioni catastrofiche per il bene dell’ umanità.

 Non c’è pausa per coloro che compiono  una  missione di tale levatura,  neppure in un tempo di crisi come l’ attuale. Infatti, dopo aver infierito  in Italia sotto ogni verde pretesto, fino a  determinare  colpevolmente  un aumento del costo dell’ energia  tra i più alti del mondo  e dopo aver trasformato le comunicazioni veloci in un utopia rispetto alla realtà degli altri Paesi europei,  ora si mobilitano contro le fonti di energia fossile di casa nostra.


LE PIATTAFORME DA SMANTELLARE

 










Questa volta si tratta di impedire ogni trivellazione in mare aperto con la richiesta referendaria di chiudere anche le fonti energetiche già in funzione.

 In tal modo il nostro Paese sarà costretto ad ulteriori approvvigionamenti  al prezzo imposto dal mercato, mentre potremmo estrarre il carburante direttamente in Italia e ad un costo più basso. 

 Da tempo gli “amici” della Terra  si stanno dedicando ad un'altra missione, cercando di bloccare  la coltivazione delle messi rese biologicamente rigogliose e feconde e che, a causa della sovrabbondanza dei raccolti, potrebbero apportare alla comunità inaspettati benefici alimentari e commerciali.

 Non solo, ma la  verde saggezza  che anima l’ iniziativa   sostiene  che  la genuinità degli alimenti  verrebbe compromessa da una manipolazione genetica  che va a forzare la produzione spontanea  e tradizionale  dei vegetali  e che si presenta quanto mai pericolosa per la salute non solo degli uomini ma anche degli animali.



               SPIGHE DI RISO DORATO

IL PERICOLO DEL RISO
Un esempio meritevole di considerazione per lo sterminato numero delle potenziali vittime, riguarda l’ alimentazione con riso tradizionale privo di vitamina A, coltivato allo stato naturale e che causa, soprattutto in Asia, gravissime patologie, in particolare la cecità, prima ancora della morte. Non si tratta di un fatto marginale in quanto più di un miliardo di persone nel mondo, che si nutrono  quasi esclusivamente di riso, sono le  potenziali vittime  designate di questo gravissimo deficit alimentare.

 Basterebbe introdurre nella coltivazione il riso geneticamente modificato e ogni male sarebbe risolto. Infatti il riso OGM, denominato Golden a differenza di quello naturale, contiene  una sufficiente dose di beta-carotene, precursore della vitamina A, la cui  presenza debella alla radice la causa di questa gravissima patologia. Ma la realtà purtroppo è un'altra perché fino adesso, con qualche eccezione nelle Filippine,  introdurre  un riso OGM  in luogo di quello locale non è ancora  concepibile.

 Il riso non si tocca, da un lato, perché  l’ eccessivo  raccolto  agricolo migliorato con gli OGM renderebbe economicamente meno competitiva la produzione  del riso tradizionale; dall’altro, perché il riso dorato che noi stessi mangiamo, farebbe  insorgere in quelle medesime popolazioni – in luogo della condanna a morte per l’uso del loro riso naturale – il rischio di malattie degenerative.



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