venerdì 15 aprile 2016

IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [5°ASTROLOGIA E QABBALAH]



SEGUE DA:

 

  IL RUOLO DELL’ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell’umanità [4°PENSATORI DELL’ANTICHITA’] clicca sul titolo per leggere


  IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [3°ASTROLOGIA E TRADIZIONE EBRAICA] clicca sul titolo per leggere


  IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [2°ASTROLOGIA E ASTROLATRIA] clicca sul titolo per leggere


  IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [1°MASSONERIA E ASTROLOGIA] clicca sul titolo per leggere



Il Sepher Yetzirah o “Libro della Formazione” [1] è alla base dell’astrologia cabalistica, sin dal I Capitolo allorché si parla delle 22 lettere dell’alfabeto con cui Dio creò il mondo. Tre di queste lettere: Shin-Alef-Mem sono dette madri e rappresentano i tre elementi della tradizione empedoclea: acqua-aria-fuoco, altre sette di queste lettere rappresentano i sette pianeti (considerando i due luminari e i cinque pianeti della tradizione): Bet- Dalet- Ghimel- Kaf- Phe- Resh- Taw mentre le restanti dodici lettere rappresentano i 12 segni zodiacali, unitamente alla 12 tribù di Israele.

Ancora, in 1:8 del Sepher Yetzirah si fa riferimento, oltre che alle dieci Sephiroth [2] - che molti cabbalisti considerano in analogia coi pianeti - [3] alle Hayot o ‘creature viventi’ della visione di Ezechiele, in analogia coi segni zodiacali.

Non è un caso che il rifiorire del culto degli astri, tra gli ebrei, coincida con la distruzione di Israele. Perché Israele è fuori da Ur dei Caldei, fuori dall’Egitto, fuori dalla condizione in cui vivono tutti gli altri popoli della terra e quando gli ebrei si comportano come tutti gli altri, Israele non ha più ragione di essere, perché Israele nasconde nel nome, anzi è, la totalità delle porte della conoscenza di questo universo. Infatti, distanziando tra loro le lettere ebraiche che formano la parola Israel [Yud-Shin-Resh-Alef-Lamed] e invertendo di posto la Alef e la Lamed si ha Iesh relà [Yud-Shin e Resh-Lamed-Alef] che significa ‘è 231 con chiaro riferimento alle 231 Porte della Conoscenza.

Le Porte si conoscono utilizzando le 22 lettere dell’alfabeto ebraico, in connessione al Galgal o ruota celeste (che nel Talmud designa la ruota dello zodiaco), com’è scritto nel Sepher Yetzirah (2:4): “22 lettere…Le collocò in circolo come un muro con 231 Porte”. Applicando la formula che segue, conosceremo le Porte: dato un certo numero di punti (n) in una circonferenza, il numero delle linee (L) che si ricavano connettendo tra loro tutti i punti è L=n (n-1) / 2. Se n sono le 22 lettere si ha: L= 22x21/2=231.

In 2:4, in relazione alle 231 Porte della Conoscenza, è nominata la ruota dello Zodiaco o Galgal e da 4:7 a 4:14 si parla dei sette pianeti. In 5:4 sono citate le 12 costellazioni dell’universo (i cui nomi corrispondono ai 12 segni zodiacali). Unendo la lettera del segno zodiacale col proprio rispettivo elemento (Aria-Fuoco-Acqua-Terra), avremo 12 radici per ciascuno dei 12 segni zodiacali. Da queste radici e talora dalle loro ghematrie [4] è possibile raccogliere qualche indicazione sul significato del segno zodiacale. Per i segni di Terra, mancando la corrispondente lettera ‘madre’, varrà l’unione di ciascuna lettera della triplicità di Terra con la lettera Mem (acqua).

Abbiamo così, unendo la Alef  alle lettere dei tre segni di Aria, la radice Az (Alef-Zain, Gemelli) che significa ‘allora’, nel senso che è giunto il momento di scegliere tra una strada e l’altra,  El (Alef-Lamed, Bilancia) che è uno dei nomi di Dio, Atz (Alef-Tzade, Acquario) e che indica ‘l’affrettarsi’, il procedere speditamente sulla via della conoscenza.

Unendo poi la lettera Shin alle tre lettere dei segni di Fuoco, abbiamo la radice Sheh (Shin-He, Ariete) che è il capo del gregge, con chiaro riferimento alle capacità decisionali dei nativi del segno e il cui valore numerico, 305, forma significative ghematrie: Or Tzach ‘Luce ripulita’ e Orlah ‘Prepuzio’. Dall’unione delle lettere corrispondenti agli altri due segni di fuoco si formano le radici Shat (Shin-Teth, Leone) che significa ‘ribelle’ e Shas (Shin-Samekh, Sagittario) che rinvia a significati di velocità e combattimento.

L’unione della Mem con le lettere della triplicità di Acqua forma rispettivamente le radici: Cham (Chet-Mem, Cancro) che significa ‘caldo’, ad indicare un’acqua che si riscalda facilmente,  Min (Mem-Nun, Scorpione) cioè ‘sesso’ o ‘specie’ e  Mem-Quf (Pesci) radice che significa lo ‘stare in piedi’, il ‘sostenere’, con chiaro riferimento ai piedi che sostengono il nativo nell’andare avanti.

Infine, l’unione della stessa lettera madre, la Mem, con le lettere della triplicità di Terra forma la radice: Mu (Mem-Waw, Toro) cioè il suono onomatopeico del muggire, con le caratteristiche dell’animale che si trasferiscono ai nativi del segno, e ancora la radice  Mi (Mem-Yud, Vergine) che significa ‘Chi?’ e bene indica la curiosità dei nativi di questo segno zodiacale, e ancora la radice  Am (Ayin-Mem, Capricorno) che si riferisce al ‘popolo’. Non a caso i nativi del Capricorno possiedono una naturale inclinazione per la politica.

Insomma, chi volesse saperne di più sulle caratteristiche del proprio segno, dal punto di vista dell’astrologia ebraica, non ha che da approfondire lo studio delle singole lettere che formano la radice del segno stesso.

Concludendo sul Sepher Yetzirah, particolare importanza riveste l’asse del mondo o Teli (6:1), conosciuto anche come Drago e che in astrologia si riferisce alla testa e alla coda dello zodiaco, cioè ai cosiddetti nodi lunari, come più spesso vengono chiamati. Questi punti nodali rappresentano l’intersezione dell’ Equatore con l’eclittica e secondo il grande cabbalista Abulafia [5] ‘la testa del Drago’ significa merito mentre la coda significa responsabilità e in tutte le tradizioni ha un significato ‘malefico’ quando, nel cielo di nascita (l’oroscopo) è congiunta al Sole. Analogamente gli Esseni, [6] nel tracciare gli oroscopi, davano molta importanza ai nodi lunari che insieme ai 5 pianeti, al Sole e alla Luna formavano le ‘nove parti’. Il pronostico, fatto sul tema di nascita, era favorevole quando la luce prevaleva sulle tenebre, quando cioè le ‘nove parti’ erano in prevalenza nel cosiddetto emisfero di luce, individuato al di sopra dell’orizzonte. Nessun uomo, naturalmente, era interamente nella luce o interamente nelle tenebre perché il nodo lunare nord (testa del Drago) si trova di necessità sopra l’orizzonte e il nodo lunare sud (coda del Drago) sotto l’orizzonte. Il più puro o ‘illuminato’ era dunque colui che aveva ‘sette parti’ (oltre alla testa del Drago) sopra l’orizzonte, il più impuro quello che aveva le ‘sette parti’, cioè i 5 pianeti e i due luminari (oltre alla coda del Drago) al di sotto. [7]

L’interesse per l’astrologia fu presente anche nelle prime scuole di Qabbalah storica, che si diffusero in età medievale, sulle rive del Mediterraneo, tra le fiorenti comunità ebraiche. Alcuni scolari del grande Isacco [8] se ne occuparono in particolare: Azriel di Girona, [9] Nachmanide suo discepolo, e i meno noti Ezra di Girona, forse fratello di Azriel, e Jacob ben Sheshet.

Nei suoi commentari, Azriel sviluppa la tesi che l’uomo saggio e pio può correggere ciò che nel suo destino è sfavorevole, mentre l’uomo malvagio finisce con l’annullare ciò che il destino gli ha riservato di favorevole. Egli sottolinea l’interrelazione dei destini umani e ritiene che per coloro che si siano pentiti durante lo Yom Kippur, o giorno di espiazione e di purificazione, si danno due possibilità: se, dopo il pentimento, cadono nuovamente nel peccato, ciò che di positivo c’era nel loro destino si realizza ugualmente senza tuttavia che possano approfittarne. Se, invece, non si sono pentiti nel giorno stabilito (Yom Kippur) ma lo fanno successivamente, ciò che di negativo c’era nel loro destino si verifica ma per loro non produce effetti malefici.

Il discepolo di Azriel, Nachmanide si occupa di astrologia nel Commentario del Deuteronomio, 18:9, riconoscendo che per volontà divina gli astri esercitano la loro influenza sugli uomini e che agli angeli è assegnato il compito di regolare tale influenza. Egli raccomanda comunque di tener conto delle indicazioni di astri e costellazioni e soprattutto di fare penitenza nei giorni cosiddetti sfavorevoli. Di un anonimo cabbalista è il Sepher Halevana o ‘Libro della Luna’, citato da Nachmanide e dove sono esaminate le 28 dimore della Luna, quelle favorevoli e quelle sfavorevoli, nonché i relativi talismani.

Il rapporto angeli-astri è invece ripreso da Jacob ben Sheshet il quale sostiene che il destino di ognuno è simbolicamente descritto nel suo tema natale e che gli angeli eseguono il volere di Dio, scritto negli astri sin dai giorni della Creazione. Gli angeli, tuttavia, nell’eseguire la volontà divina possono sfumare i significati del destino perché se gli astri garantiscono l’ordine dell’universo e rappresentano, usando il linguaggio aristotelico, la ‘Potenza’ di ciò che deve accadere, gli angeli sono gli strumenti della Provvidenza e gli artefici del passaggio dalla ‘Potenza all’Atto’. Nel commentario al trattato talmudico Moed Katan, Jacob ben Sheshet sostiene che se il giusto può annullare o modificare il decreto degli astri, su tre cose gli riesce difficilmente intervenire: sul numero dei figli, sulla lunghezza della vita e sulla ricchezza. Può solo sperare di modificarle supplicando e moltiplicando le sue preghiere, in aggiunta all’osservanza dei Mitzvoth (precetti) e al merito personale. [10]

In diversi passi dello Zohar [11] è ripresa la problematica talmudica sull’astrologia, in particolare per ciò che riguarda la discendenza di Abramo. Nel trattato Lekh Lekha 78a la questione è risolta al modo di Filone di Alessandria [12] e in Pinhas (Numeri)216b è detto chiaramente che il destino di Abramo fu modificato dall’aver egli cambiato di residenza (le ‘migrazioni’ di cui parla Filone) e dall’aver aggiunto la lettera He al suo nome, perché tale lettera simboleggia i 5 libri del Pentateuco e della Torah. Analogamente, se, in passato, il numero dei figli, la durata della vita e la ricchezza erano determinati dagli astri, da quando Israele ha ricevuto la Legge tutto ciò è stato modificato.

Nel trattato Vayéshev 180b è detto che i nati nel giorno della Luna nuova, quando il luminare scompare dal cielo e Ghevurah, [13] il Rigore si afferma nell’universo, dovranno sopportare povertà e ogni genere di sofferenza e ciò prescindendo dal fatto che siano giusti o empi. Tuttavia, la preghiera potrà migliorare la loro sorte. Al contrario, chi nasce di Luna piena godrà di ogni bene, di figli e di buona salute. Il rapporto angeli-astri è invece contenuto in un altro trattato zoharico (Teroumah, 171b-172b), col dire che ogni stella, pianeta o costellazione ha il suo angelo in grado di governare gli eventi e il destino.

Infine, in Jethro, 76a-b è detto che gli astri lasciano sul viso e sul corpo dell’uomo i segni del destino, [14]  proprio come nel firmamento: “Così come nel firmamento sono incisi gli astri e altri segni leggibili ai saggi, sulla pelle che ricopre ogni uomo sono incise rughe e linee che non hanno segreti per i saggi, soprattutto rughe e linee del viso…”



sergio magaldi






[1] Per la bibliografia e per la data di composizione, che secondo gli studiosi, oscilla tra il II e il VI secolo d.C., si rimanda a G. G. Scholem, Le Origini della Kabbalah, Bologna, 1990, pp.32-44. Circa i contenuti si rinvia allo stesso volume nonché a G. G. Scholem, La Cabala, Roma, 1989, pp.14, 30-61, 70-72, 96, 101 e ss.

[2] Sephiroth è stato spesso tradotto con ‘emanazioni’, facendolo derivare dall’etimologia greca, con ciò stabilendo un collegamento tra Qabbalah e neoplatonismo. Più corretta è la derivazione dall’ebraico Safor che significa contare e che delle sephiroth fa dunque i numeri primordiali della creazione, ben distinti dai misparim o numeri ordinari. Le sephiroth sono perciò ‘luci’ o ‘pure forme’ del molteplice. Nella tradizione cabbalistica, le sephiroth si dispongono sui tre pilastri dell’Albero della vita. Ad ogni sephirah è attribuito un nome. Alla colonna centrale appartengono: 1 Kether corona, 6 Tiphereth bellezza e armonia, 9 Yesod fondamento o generazione, 10 Malchuth regno o terra. Alla colonna di destra: 2 ‘Hochmah sapienza, 4 ‘Hesed grazia 7 Netzach vittoria. Alla colonna di sinistra: 3 Binah intelligenza, 5 Gheburah forza e rigore, 8 Hod splendore.

[3] Cfr. J. Halbronn, cit., nei precedenti post di Il ruolo dell’astrologia…, pp.304-312

[4] S’intende per ghematria il medesimo valore numerico dato dai cabbalisti a singole parole o intere preposizioni in base al principio che nell’alfabeto ebraico ogni lettera è numero e ogni numero è lettera.

[5] Abraham Abulafia (1240-1291) è il maggior rappresentante della Qabbalah estatica o mistica che si basa essenzialmente sulla contemplazione e sulla meditazione. Sulla vita, l’opera, il pensiero cfr. M. Idel, L’Esperienza mistica in Abraham Abulafia, trad.it., Jaca Book, Milano, 1992. Di rilevante interesse su Abulafia anche il IV capitolo di G.G. Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Il Saggiatore, Mondadori, Milano, 1965 e edit. il melangolo, Genova, 1990. Su Teli e i nodi lunari cfr. A. Kaplan, Sefer Yetzirah, commento, ediz. Spagnola, Edit., Mirach, S.L., Madrid, 1994, pp. 265-274

[6] Setta ebraica di ispirazione ascetica (II sec. A. C – I sec. d.C) che risiedeva a Qumran sulla riva occidentale del Mar Morto. La comunità essenica conosceva una rigida organizzazione sociale e si caratterizzava per gli ideali di purezza con cui cercava di vivere la fede ebraica.

[7] Cfr. J. Halbronn, cit., pp.332-333

[8] Isacco(1160-1235), detto il Cieco, paradossalmente, perché possedeva luce in eccesso (era un ‘illuminato’), fu il primo grande maestro delle scuole storiche di Qabbalah che operarono in Provenza e in Catalogna in un clima di grande sviluppo culturale e sociale delle comunità ebraiche. Si occupò di indagini sul nome di Dio, di preghiere, di luce e di tenebre, delle Sephiroth dell’Albero della vita e dei 32 Sentieri, di Kavanah (meditazione) e di Deveqùth (communio), della catena degli esseri, di simpatia universale. Assai prima della Qabbalah luriana, sembra abbia parlato di trasmigrazione delle anime, limitandola a tre ritorni, come si annuncia in Giobbe 33:29: ‘Tutto ciò Dio la fa tre volte in un uomo:ricondurre l’anima dalla sua putrefazione, affinché essa brilli nella luce della vita’. Isacco anticipò, inoltre, il tema dei cicli cosmici o shemittoth del Sepher Temunah (con riferimento anche alla trasmigrazione animale) e il tema della luce del Sepher Iyyùn.Tra le sue opere: un commento del Sepher Yetzirah, circa 70 frammenti sulla mistica della luce e sui segreti (sodot) della Torah, e qualcuno gli attribuì anche il Sepher Bahir. Sotto la spinta di Isacco il cieco, nel 1230 sorge il gruppo cabbalistico di Girona: la Chaburah qedoshah o ‘Associazione Sacra’, vero e proprio punto di riferimento per la diffusione dell’ebraismo e della Qabbalah in tutto il Mediterraneo.

[9] Azriel visse a Girona nella I metà del XIII secolo. Le sue opere più importanti sono diversi commentari (Commento al Libro della Formazione, Commentario sull’unificazione del nome, Commentario sulle leggende talmudiche ecc…) Il Portico dell’interrogante nel quale si pone domande sulle sephiroth, sull’infinito En Soph, sulla creazione dal nulla, sul tempo, sull’Uno, sui colori, sull’anima e sul corpo. A lui è attribuito anche il libro Le 18 benedizioni, più che altro un testo di preghiere ma anche di contemplazione e di meditazione sull’acqua e sui colori, sulla postura durante le preghiere e sul significato dello Shemà Israel.

[10] Cfr. sull’intera questione, J. Halbronn, cit., pp.294 e ss.

[11] Il Sepher-ha Zohar o ‘Libro dello Splendore’ è un vero e proprio corpo completo di letteratura cabbalistica e si compone di 24 sezioni oltre ad alcuni trattati. Sugli argomenti, la data di composizione, l’autore: cfr. G.G. Scholem, La Cabala, trad.it., Roma 1989, pp.215-244 e G.Busi, La Qabbalah, Laterza, Bari, 1998, pp. 70-75. Per un maggiore approfondimento cfr. i capitoli V e VI di Le grandi correnti della mistica ebraica, cit., di G.G. Scholem. L’edizione dello Zohar attualmente in commercio è quella della versione francese a cura di C. Mopsik pubblicata dalla casa editrice Verdier.

[12]  Su Filone si veda il post precedente in  'Il ruolo dell'astrologia...'

[13] Ghevurah o Din o Pachad (Potenza e Rigore, Giudizio e Terrore) sono gli attributi della quinta sephirah dell’Albero della vita. Sull’Albero della vita nel pensiero ebraico-cabbalistico, cfr. G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, Einaudi, Torino, 1999, soprattutto le pp. 53-58.

[14] La Fisiognomica o arte di individuare le caratteristiche psichiche e morali delle persone dal loro aspetto fisico, è oggetto di una specifica trattazione nello Zohar



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