mercoledì 26 ottobre 2016

VIRGINIA RAGGI OTTIMISTA SUL FUTURO DI ROMA




 In una intervista rilasciata ieri a Repubblica, Virginia Raggi osserva tra l’altro di non aver “mai visto tanti rifiuti pesanti, divani, frigoriferi abbandonati per strada. Non so se vengano fatti dei traslochi, se tanta gente stia rinnovando casa, ma è strano...". Per leggere tutta l’intervista, clicca su:


 Così formulata, la dichiarazione della Raggi ha fatto pensare, sui quotidiani e sui social, che la sindaca volesse alludere a un qualche complotto dei soliti “poteri forti” o, magari, a un disegno di Renzi per accrescere il numero dei Sì al Referendum Costituzionale. Sa lei cosa intendesse effettivamente con quelle parole… resta il fatto che la “stranezza” di cui si lamenta la Raggi ha una spiegazione immediata e molto semplice, di cui dovrebbe essere a conoscenza, naturalmente, sempre che ne sia stata informata. L’ineffabile sindaca di Roma omette infatti di dire che dalla scorsa primavera non funziona più nella capitale la prenotazione del servizio di ritiro dei rifiuti ingombranti al domicilio dei cittadini e questo perché la sua Giunta non ha dato l’avallo né per il rinnovo della convenzione esistente, né per indire una nuova gara allo scopo di garantire il servizio. 

 La sindaca dimentica inoltre di dire che questo non è l’unico disagio per i romani. Negli ultimi mesi, infatti, il tempo di attesa dei mezzi ATAC si è quasi raddoppiato. Per chi avesse dubbi in proposito è sufficiente una verifica: munitevi del numero che individua ciascuna fermata degli autobus cittadini, poi con un cellulare chiedete di conoscere i tempi di arrivo a quelle fermate  delle linee che vi interessano. In qualche caso, scoprirete tempi biblici di attesa. Oppure, se preferite, recatevi ad una qualsiasi fermata di autobus e chiedete a chi è un abitudinario di certe linee se il servizio sia migliorato o peggiorato rispetto al passato. Ma la sindaca si dice ottimista e dichiara di non credere nella “logica dei 100 giorni”, ma di aver “arato un terreno e cominciato a seminare” e che “le prime piantine si vedono già nascere”. Bene, a parte la banale considerazione che sono trascorsi ormai più di 100 giorni dall’elezione del nuovo sindaco, gli abitanti di Roma, che hanno votato la Raggi e soprattutto i Cinque Stelle quasi al 70% [ vedi in proposito La questione romana e i Cinque Stelle e clicca sul titolo per leggere] si augurano il rapido rigoglio di quelle piantine e sono curiosi di sapere in quale zona e/o quartiere della città sia possibile ammirarne la crescita, magari lenta, ma sicura.


sergio magaldi

domenica 23 ottobre 2016

ALLEGRI E JUVE NEL PALLONE



 Sconfitta nuovamente e nel giro di un mese, la Juve a San Siro. Dopo l’Inter, anche il Milan, con il concorso ambientale, costringe i bianconeri alla resa. È la quinta vittoria consecutiva dei rossoneri, confezionata anche questa, come almeno un’altra delle precedenti, grazie al favore degli dei del calcio. Sarebbe tuttavia inutile attribuire la responsabilità della disfatta juventina al goal clamorosamente e tardivamente annullato dall’internazionale Rizzoli o sostenere, come fa l’ineffabile Allegri, che questa volta la Juve ha prodotto un grande gioco, con la battuta incredibile rilasciata sorridendo ai microfoni di Mediaset Premium: “Altre volte giocando male abbiamo vinto… oggi abbiamo giocato bene e perso”. Galli, vecchia gloria, presente tra gli opinionisti, gli ha fatto gentilmente osservare che forse lui aveva visto un’altra partita. Perché non ammettere semplicemente che la Juve ha giocato male, come quasi sempre in queste prime 12 [9 in Campionato, 3 in Champions] uscite della stagione? Perché non riconoscere che alcune delle vittorie che permettono ai bianconeri di guidare ancora la classifica della Serie A e il girone di Champions [insieme col Siviglia, cui peraltro bisognerà rendere visita] sono il frutto di partite fortunose e/o di talento individuale? Manca un gioco organizzato e l’individualismo la fa da padrone: la squadra si difende ai limiti della propria area e lo fa discretamente grazie al valore di Buffon e dei suoi tre centrali, ma quando gli avversari attaccano è costretta ad arretrare perché non fa filtro a centrocampo, e come potrebbe con Marchisio ancora convalescente, con Hernanes centrale [meglio Lemina, ieri sera in panchina], con Pjanic e Khedira che non sono né interditori né veri centrocampisti, ma buoni interni o trequartisti, solo occasionalmente in grado di difendere? L’inconveniente potrebbe anche essere sanato con un ordinato gioco d’attacco, che succede invece? Che gli esterni, i trequartisti e Dybala, che da seconda punta, l’allenatore ha trasformato in altro, partendo da lontano si buttano tutti insieme in avanti, a turno cercando gloria personale senza servire Higuain, la vera e unica punta di questa squadra [più o meno accade la stessa cosa quando è in campo Mandžukić, non a caso ancora a secco di goal]. A che serve aver tolto al Napoli con 94 milioni di euro un attaccante da più di 30 goal a stagione se poi lo si ignora completamente e l’organizzazione di gioco non ne fa il finalizzatore delle azioni? 

 Il primo errore di questa squadra è ostinarsi ancora con il 3-5-2, un modulo adatto ad una squadra “operaia” [alla Juve vincente di Conte] e non ad una formazione ricca di campioni com’è oggi la Juve, costruita per tentare di vincere la Champions. Lo stesso Allegri sembra aver capito, dopo il difensivismo ad oltranza che gli ha fatto perdere quasi da solo la partita con l’Inter [vedi in proposito il post Allegri perde il derby d’Italia e clicca sopra per leggere], che se nel corso della partita non ricorre agli assist di Cuadrado [quasi mai schierato titolare], difficilmente la squadra riesce ad andare in rete, così come spesso avveniva l’anno scorso e come è avvenuto nella recente trasferta di Lione, dove l’ingresso in campo del colombiano, unitamente alle parate di Buffon, ha per ora letteralmente salvato la Champions della Juve. 

 Prima o poi capirà Allegri - quando ritroverà Marchisio e si spera almeno un altro centrocampista vero [nel frattempo meglio Sturaro e Lemina che Hernanes] - che questa Juve deve giocare con il 4-4-2 o con il 4-3-3, con Dybala riportato in avanti a scambiarsi palloni con Higuain, con i centrocampisti a interdire e rilanciare palloni in area avversaria, con gli esterni alti che devono finalizzare la loro corsa verso il centro dell’attacco e non tentare fortuna personale con tiri sbilenchi? L’augurio è che Allegri giunga a questa conclusione il più presto possibile, non si può continuare a vedere una squadra del valore e del costo della Juve che nell’arco di 95 minuti, come nella partita di ieri sera, tira solo tre volte nello specchio della porta avversaria.

sergio magaldi  





  

sabato 15 ottobre 2016

RIFORMA COSTITUZIONALE: 2° RIFORMA DEL SENATO




Il MOVIMENTO ROOSEVELT [MR] lancia un’iniziativa lodevole in occasione del voto del prossimo 4 Dicembre sul Referendum Costituzionale: ha creato un sito apposito www.referendumsiono.it dove in sintesi rapida ma efficace sono elencate le conseguenze derivanti dal voto degli elettori [Sì o No] sull’intero Referendum. Si badi bene, si tratta solo di conseguenze costituzionali, non politiche – sulle quali ultime ogni cittadino è libero di farsi le idee che crede – e pertanto non soggette a valutazioni soggettive. In più, si riportano le principali obiezioni degli uni contro gli altri, senza tuttavia mai intervenire in merito. Un pregio non da poco, questo, visto che ogni altra simile iniziativa si dilunga nel tentativo di “tradurre” per intero il difficile e talora incomprensibile linguaggio dei politici-costituzionalisti e/o prende decisamente posizione per l’uno o l’altro “partito”. Il senso di questa operazione lanciata dal Movimento Roosevelt, al di là del voto sicuramente differenziato dei suoi militanti, sta tutto nella natura del movimento che, per bocca del suo Presidente, dichiara esplicitamente che tra i suoi fini c’è innanzi tutto quello di informare i cittadini mediante una sorta di pedagogia della politica [vedi in proposito: https://www.youtube.com/watch?v=HrYgEwhiACY]. Ebbene, il sito appositamente creato dal MR affronta la questione, passando al vaglio i sei “Grandi temi della Riforma” e cioè:

1° Il Bicameralismo perfetto o paritario [Punto già esaminato nel post:  RIFORMA COSTITUZIONALE: 1° IL BICAMERALISMO PERFETTO. Clicca sul titolo per leggere]
2° Riforma del Senato
3° Elezione del Presidente della Repubblica
4° Abolizione del CNEL [Consiglio Nazionale Economia e Lavoro]
5° Riforma del Titolo V della Costituzione, sulle competenze di Stato e Regioni
6° Riforma sui Referendum abrogativi e leggi di iniziativa popolare.

L’elettore sa che con un approva l’intero “pacchetto”, mentre con un No lo respinge in blocco, lasciando inalterato l’attuale dettato costituzionale sulla materia. I radicali avevano lanciato la proposta di “spacchettare” i temi della Riforma, lasciando i cittadini liberi di esprimersi su ciascuno di essi. Il Parlamento, tuttavia, non ha recepito la proposta, sia da parte dei sostenitori del Sì che da quella dei sostenitori del No. L’eventuale “spacchettamento” avrebbe sicuramente impedito l’attuale disputa in stile “Guelfi-Ghibellini”, ma le opposizioni avrebbero perso l’occasione di costringere il governo Renzi a dimettersi nell’eventualità della vittoria del No, mentre i partiti di governo, abbastanza sicuri di vincere sui punti 1° e 4°, avrebbero rischiato su tutti gli altri e in particolare sul Titolo V che, insieme al superamento del bicameralismo perfetto, è il punto nevralgico dell’intera proposta di riforma costituzionale. In più, occorre riconoscere che appare abbastanza problematico, se non addirittura arduo, separare tra loro i primi tre punti della riforma, essendo chiara la loro stretta interdipendenza.
 Nel post precedente ho esaminato le implicazioni riguardanti il 1° punto della Riforma. Procedo ora con l’analisi di ciò che è scritto nel sito citato a proposito del 2° punto: LA RIFORMA DEL SENATO [il grassetto è mio]

SE VOTI

Il Senato sarà composto da 100 senatori, non eletti direttamente dai cittadini ma che saranno scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri che le compongono e tra i sindaci della regione, antecedentemente eletti nelle loro posizioni. 95 senatori verranno scelti dai consigli regionali che nomineranno, con metodo proporzionale, 21 sindaci e 74 consiglieri regionali. Questi senatori rimarranno in carica per la durata del loro mandato di amministratoti locali. A questi si aggiungeranno 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica, con un mandato di sette anni. La carica di senatore “a vita” rimarrà valida per i soli ex Presidenti della Repubblica. Il Senato potrà esprimere pareri sui progetti di legge approvati dalla Camera e proporre modifiche entro trenta giorni dall’approvazione della legge, ma la Camera potrà non accogliere gli emendamenti. La funzione principale del Senato sarà principalmente quella di esercitare una funzione di raccordo tra lo Stato, le Regioni e i Comuni. Si chiamerà infatti “Senato delle Regioni”.I senatori continueranno a partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici del Consiglio superiore della magistratura e dei giudici della Corte costituzionale.I consiglieri regionali e sindaci divenuti senatori non riceveranno più l’indennità, ma percepiranno solo lo stipendio da amministratori.

SE VOTI NO                                                                                    
Il Senato è composto da 315 senatori eletti direttamente a base regionale, dai cittadini. 309 Senatori vengono eletti nelle 20 regioni italiane, 6 nella circoscrizione Estero. La carica di Senatore è elettiva e termina con la legislatura, tuttavia fanno parte del Senato alcuni senatori “a vita” in numero variabile. La carica di Senatore “a vita” viene conferita di diritto agli ex Presidenti della Repubblica può nominare 5 Senatori “a vita” tra i cittadini italiani che abbiano «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Il ruolo del Senato nell’ambito del procedimento legislativo è identico a quello della Camera dei deputati: perché una proposta legislativa diventi legge è necessario che essa sia approvata nello stesso testo da entrambe le Camere. Il Senato è una delle due assemblee legislative o Camere che costituiscono il Parlamento italiano, unitamente alla Camera dei Deputati. I due rami del Parlamento si rapportano secondo un sistema bicamerale perfetto, cioè hanno gli stessi poteri, ma diverse funzioni, dove l’uno controlla l’operato dell’altro e viceversa. Sia senatori che deputati ricevono un’indennità per il ruolo.


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Gli elettori che il prossimo 4 Dicembre voteranno , avranno fatto probabilmente e auspicabilmente le valutazioni seguenti in merito a questo 2° punto:

1)Con il nuovo Senato ci saranno nella prossima legislatura 315 stipendiati dalla politica in meno e 315 vitalizi e/o pensioni in meno per il futuro, in quanto i 100 nuovi senatori sono già retribuiti per il loro incarico amministrativo.

2)I nuovi senatori restano comunque eletti dai cittadini, anche se con metodo indiretto. Ed è esattamente ciò che avviene in 8 dei 13 paesi dell’Unione Europea che hanno una seconda Camera. Per gli altri 14 paesi, il problema non si pone perché hanno una sola Camera. Metodo indiretto che è  un po’ quello che avviene negli Stati Uniti d’America con l’elezione del Presidente della Repubblica. Nel caso italiano, d’altra parte, l’elezione diretta dei nuovi senatori, con le stesse procedure di oggi, avrebbe di necessità comportato il mantenimento dello stipendio, dei vitalizi e delle pensioni.

3)Il nuovo Senato non avrà una funzione meramente decorativa perché, se è vero che non sarà chiamato a dare la fiducia al governo, le leggi costituzionali, UE, referendum ed elettorali rimangono ad approvazione bicamerale, come pure l’elezione del Presidente della Repubblica, giudici costituzionali etc., esattamente come oggi. Senza neppure enumerare tutta un’altra serie di poteri che gli sono attribuiti in quanto “Senato delle regioni”. Inoltre e comunque sulle leggi ordinarie approvate dal Parlamento, il nuovo Senato avrà tempo dai 10 ai 15 giorni [a seconda della materia] per avocarle a sé ed eventualmente emendarle entro i successivi 30 giorni. Infine, la “clausola di supremazia”, valida solo per le leggi ordinarie, a vantaggio della Camera dei Deputati, si rende necessaria proprio ad evitare che ciò che è stato fatto uscire dalla porta, rientri dalla finestra: il superamento del bicameralismo perfetto o paritario.

4)L’istituto dell’immunità parlamentare riconosciuto ai nuovi senatori si giustifica proprio in funzione della legislazione bicamerale e della elezione delle massime cariche istituzionali alla quali sono chiamati, non diversamente dai deputati che godono di analoga immunità.

Quali potrebbero essere invece le valutazioni di chi il prossimo 4 Dicembre voterà No?

1)Con i tanti sprechi della politica e delle amministrazioni pubbliche, risparmiare sui nuovi senatori è insignificante.

2)La volontà di voler continuare a votare, così com’è stato per 70 anni, direttamente i propri rappresentanti al Senato, uniformandosi a quanto avviene in 5 dei 27 dei paesi dell’Unione.

3)Ritenere determinante la funzione di controllo del Senato, sul voto di maggioranza della Camera, sia per quanto riguarda la fiducia al Governo che le leggi ordinarie, così come saggiamente avevano deliberato settant’anni fa i padri costituenti. Insomma mantenere il bicameralismo perfetto o paritario, in più con poteri identici dei due rami del Parlamento, particolare quest’ultimo che ci rende unici tra i 27 paesi dell’Unione Europea.

4)Ritenere assurdo il conferimento dell’immunità parlamentare ai nuovi senatori, dal momento che stiamo parlando di un Senato di serie B.

Chiaramente, le valutazioni per il Sì o il No al Referendum del 4 Dicembre potrebbero essere altre e magari di altra natura. Come pure le ragioni dell’astensione, per chi comunque s’è fatto l’idea che con il Sì o con il No, nulla cambierà realmente nella società italiana, ciò che del resto ha qualche margine di credibilità. Quanto alle plausibili giustificazioni “in scienza e coscienza” del cittadino che depositerà nell’urna elettorale il suo Sì o il suo No, mi limito solo a qualche osservazione.

Si può ritenere la Riforma, almeno su questo punto, “timida come una ragazzina” – secondo l’espressione utilizzata da Kafka per descrivere il comportamento di ogni Pubblica Amministrazione – perché in luogo di abolirlo [come sostiene in buona o mala fede più di qualche sostenitore del No], mantiene in vita una “larva” di Senato o perché non ha avuto il coraggio di togliere l’immunità a questi consiglieri-sindaci-senatori. La questione, semmai, non era quella di negare l’immunità per i nuovi senatori, ma piuttosto di emendarla per tutti i parlamentari. In proposito, vale forse la pena di ricordare quanto The Economist scriveva tra l’altro in un articolo dello Giugno scorso:

“Ci sono due sistemi generali di immunità. Il Regno Unito, gli Stati Uniti e altri paesi garantiscono una forma “ristretta” di immunità: i parlamentari possono votare e parlare liberamente in parlamento o al congresso senza temere possibili cause legali o denunce penali. Il sistema “ampio” di immunità è invece più controverso: alcuni legislatori fortunati godono di immunità da ogni tipo di accusa e possono perderla soltanto in seguito a un voto parlamentare. Secondo i critici, questo sistema consente ai politici di godere di impunità per le loro azioni e incoraggia la candidatura di criminali. Hanno ragione”.   

E ancora, la Riforma è timida perché, in omaggio al principio della “prudenza legislativa” - cara ai padri costituenti e giustificata da vent’anni di fascismo – ha voluto mantenere una “navetta” inutile per 45 giorni tra Camera e Senato sulle leggi ordinarie, mentre non si è avuto il coraggio di introdurre il vincolo di mandato per tutti i parlamentari così da interrompere il tradizionale trasformismo della politica italiana [antico ben più di 70 anni!], tanto più in presenza di una legge elettorale che, se sarà mantenuta, esclude la necessità delle “larghe intese” e/o del trasformismo parlamentare per dare un governo al Paese… e così via dicendo.

Il fatto è che sarebbe un errore dare un voto a queste modifiche costituzionali, sulla base di quello che non c’è o in funzione dei propri radicali e assoluti convincimenti. Credo piuttosto che ci si debba munire delle lenti del relativismo e di una buona bilancia: cosa c’è sul piatto del No? Cosa su quello del Sì? D’altra parte, occorre ricordare com’è nata e come si è successivamente alimentata questa riforma. Dal rifiuto dei Cinque Stelle, interpellati per primi, di intavolare qualsiasi discussione in merito. Intendiamoci, legittimamente dal loro punto di vista di movimento che rifiuta ogni tipo di alleanza con i partiti corrotti della Seconda Repubblica e che resta in attesa di governare da solo, così come gli è riuscito di fare a Roma. Ma questo è discorso per un’altra occasione. Tornando al Sì e al No, non si può non riconoscere come questo 2° punto della Riforma Costituzionale [Riforma del Senato] sia strettamente intrecciato col 1°[Superamento del bicameralismo perfetto o paritario] e come, di conseguenza, le ragioni del Sì e del No siano in gran parte le stesse.

sergio magaldi





venerdì 14 ottobre 2016

RICORDO DI DARIO FO




   Se ne va un grande spirito, un artista che ha fatto della propria vita una lucida passione [“L’uomo è una passione inutile”, scriveva Sartre]. Ma Dario Fo ha illuminato la propria passione di uomo con tanto sorriso, impegno civile e sberleffi nei confronti dei potenti. Così, tra l’altro, egli si esprimeva sul riso:

“Il riso è sacro. Quando un bambino fa la prima risata è una festa. Mio padre, prima dell’arrivo del nazismo, aveva capito che buttava male; perché, spiegava, quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso. La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune, anzi è più vero o, almeno, più credibile. Tutto quello che è la satira, il modo di concepire il dramma, la tragedia e l’infamia con la risata è qualcosa che il potere non può accettare, perché è attraverso la risata che la gente capisce le cose”.

E sempre a proposito del riso, scrive la teologa Stella Mora: [http://www.mosaicodipace.it, Settembre 2014]:

“Bisognerebbe riscoprire la pedagogia del riso, dell’allegria. Perché ridere libera dal giogo del possesso e del potere, spezza le catene. E diviene immagine del sorriso benevolo di Dio”.
Nel romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco – osserva ancora la teologa – “Il saggio Guglielmo da Baskerville evidenziava anche le virtù terapeutiche della risata, da lui definita ‘una buona medicina per curare gli umori e le altre affezioni del corpo, in particolare la melanconia’. Il punto centrale (almeno secondo il romanzo) sta nel fatto che se è possibile ridere di tutto – come affermato nella Poetica di Aristotele – è possibile allora ridere anche di Dio. […]  Una storiella – di quelle che gli Ebrei della diaspora amano raccontare – offre una chiave psicologica o psicanalitica dell’ambivalente rapporto col riso (e con Dio): “Non avrai altro Dio all’infuori di me”, tuona il Padreterno. E Mosè: “Sì, certo. Chi mai potrebbe permettersi un altro così?”. E sappiamo tutti bene che l’humor ebraico, dai chassidim a Woody Allen e a Moni Ovadia, ha una lunga storia, è quasi diventato un genere letterario, uno stereotipo che attraversa le tragedie e il lato oscuro della storia. Al Salmo 2, versetto 4 leggiamo che “ride colui che sta nei cieli”; certo, sono le beffe di Dio verso i malvagi, lo scherno del potente: è quella parte del riso che non nasce dal gioco e dalla leggerezza, ma piuttosto dallo sberleffo e dal sarcasmo. Ma troviamo nella Bibbia anche il riso di Sara (Gen 18,12) all’annuncio dell’inattesa e insperata gravidanza in vecchiaia, e il figlio dunque si chiamerà Isacco, che significa “lui ha riso”, riso di donna, di diffidenza e di imbarazzo, riso che sta a metà tra incredulità e speranza. Troviamo anche al Salmo 126, al versetto 2, il riso che è figlio della libertà, dell’allegria e del raccolto copioso, quello che è il dono ricevuto, ancora una volta insperato e immeritato. […] Il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi, ci dicevano da bambini, quasi a ricordarci che la vita è una cosa troppo seria, troppo grave e problematica e che solo incoscienza o poca intelligenza possono trovare qualcosa da ridere nelle vite così come sono. Eppure… forse servirebbe una pedagogia del riso (e del sorriso…) per insegnarci di nuovo che il contrario della serietà non è il riso, ma piuttosto l’irresponsabilità e che la leggerezza e il rovesciamento dei punti di vista, un po’ di dissacrazione e un po’ di ironia aiutano a vivere proprio quando la situazione si fa grave. Tutti abbiamo amato il film La vita è bella, che ci ha narrato una delle tragedie del secolo breve come un gioco negli occhi di un bambino… Ma c’è di più ancora: il riso ci conduce a un oltre, a un al di là di noi e della realtà che non ci aliena, che non cancella ciò che è, ma non se ne fa schiacciare; il riso ci libera, perché spezza la logica calcolatrice del potere e dell’avere, accetta la povertà dello stupore e del ricevuto, si fa stupire guardando senza catturare. Il riso è davvero in questo divino…”.

S.M.

domenica 9 ottobre 2016

RIFORMA COSTITUZIONALE: 1° IL BICAMERALISMO PERFETTO

GIUGNO 1946. PRIMA SEDUTA dell'ASSEMBLEA COSTITUENTE



Il MOVIMENTO ROOSEVELT [MR] lancia un’iniziativa lodevole in occasione del voto del prossimo 4 Dicembre sul Referendum Costituzionale: ha creato un sito apposito www.referendumsiono.it [clicca sopra per entrare] dove in sintesi rapida ma efficace sono elencate le conseguenze derivanti dal voto degli elettori [Sì o No] sull’intero Referendum. Si badi bene, si tratta solo di conseguenze costituzionali, non politiche – sulle quali ultime ogni cittadino è libero di farsi le idee che crede – e pertanto non soggette a valutazioni soggettive. In più, si riportano le principali obiezioni degli uni contro gli altri, senza tuttavia mai intervenire in merito. Un pregio non da poco, questo, visto che ogni altra simile iniziativa si dilunga nel tentativo di “tradurre” per intero il difficile e talora incomprensibile linguaggio dei politici-costituzionalisti e/o prende decisamente posizione per l’uno o l’altro “partito”. Il senso di questa operazione lanciata dal Movimento Roosevelt,  al di là del voto sicuramente differenziato dei suoi militanti, sta tutto nella natura del movimento che, per bocca del suo Presidente, dichiara esplicitamente che tra i suoi fini c’è innanzi tutto quello di informare i cittadini mediante una sorta di pedagogia della politica [clicca per vedere su: https://www.youtube.com/watch?v=HrYgEwhiACY]. Ebbene, il sito appositamente creato dal MR affronta la questione, passando al vaglio i sei “Grandi temi della Riforma” e cioè:

1° Il Bicameralismo perfetto o paritario
2° Riforma del Senato
3° Elezione del Presidente della Repubblica
4° Abolizione del CNEL [Consiglio Nazionale Economia e Lavoro]
5° Riforma del Titolo V della Costituzione, sulle competenze di Stato e Regioni
6° Riforma sui Referendum abrogativi e leggi di iniziativa popolare.

L’elettore sa che con un approva l’intero “pacchetto”, mentre con un No lo respinge in blocco, lasciando inalterato l’attuale dettato costituzionale sulla materia. I radicali avevano lanciato la proposta di “spacchettare” i temi della Riforma, lasciando i cittadini liberi di esprimersi su ciascuno di essi. Il Parlamento, tuttavia, non ha recepito la proposta, sia da parte dei sostenitori del Sì che da quella dei sostenitori del No. L’eventuale “spacchettamento” avrebbe sicuramente impedito l’attuale disputa in stile “Guelfi-Ghibellini”, ma le opposizioni avrebbero perso l’occasione di costringere il governo Renzi a dimettersi nell’eventualità della vittoria del No, mentre i partiti di governo, abbastanza sicuri di vincere sui punti 1° e 4°, avrebbero rischiato su tutti gli altri e in particolare sul Titolo V che, insieme al superamento del bicameralismo perfetto, è il punto nevralgico dell’intera proposta di riforma costituzionale. In più, occorre riconoscere che appare abbastanza problematico, se non addirittura arduo, separare tra loro i primi tre punti della riforma, essendo chiara la loro stretta interdipendenza.

Ciò premesso, ecco cosa si trova scritto nel sito citato a proposito del 1° punto: SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO  [o PARITARIO]

SE VOTI  

La Camera dei Deputati potrà approvare indipendentemente alcuni tipi di legge (es. leggi ordinarie). Per altri tipi di legge (di bilancio, regioni etc.) il Senato potrà richiedere delle modifiche e avrà dai 10 ai 15 giorni per inviare la richiesta. Un’altra serie di leggi (costituzionali, UE, referendum, elettorali etc.) rimangono ad approvazione bicamerale. La Camera dei Deputati sarà l’unica assemblea a votare la fiducia al Governo.

SE VOTI  No

Tutte le leggi, sia ordinarie che costituzionali devono essere approvate da entrambe le Camere (bicameralismo perfetto). La fiducia al Governo deve essere votata sia dalla Camera dei Deputati che dalla Camera dei Senatori.

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Sin qui, dunque, il sito che, sul 1° punto, si limita a dire che con la vittoria del Sì i poteri delle due Camere verrebbero modificati nel senso sopra riportato, mentre con la vittoria del No tutto resterebbe com’è adesso. Proverò ora ad allargare l’ambito del discorso, per verificare tutte le implicazioni connesse con il voto. Innanzi tutto, occorre ricordare che l’Italia è parte dell’Unione Europea, ebbene cosa avviene nei 28 (ora 27, dopo la Brexit. E, a proposito di Brexit, Tiscali News in queste ore titola in rete: “La sterlina crolla dopo la Brexit. Ora gli inglesi sono più poveri. Da qualche giorno gli entusiasti hanno abbassato le piume. Ora si scopre che la sterlina viene scambiata alla pari con l’euro”) Paesi dell’Unione?

Scriveva in proposito Roberto D’Alimonte in un articolo di un paio di anni fa, pubblicato su Il Sole 24 Ore: […] la maggioranza dei paesi della Unione Europea (15 su 28) non hanno una seconda camera. In altre parole sono sistemi parlamentari monocamerali […]. Tra i 13 paesi che hanno una seconda camera solo in 5 paesi  i suoi membri sono eletti direttamente dai cittadini.  In Spagna , tra l’altro, una parte dei membri sono designati dalle Comunità Autonome. Tra questi 5 paesi solo in Italia, Polonia e Romania si può dire che la seconda camera abbia dei poteri legislativi rilevanti. E solo l’Italia ha un sistema parlamentare in cui il Senato ha esattamente gli stessi poteri della Camera. 

Bene, il cittadino che voterà No, potrà sempre sostenere che Polonia e Romania siano i paesi in cui le istituzioni democratiche funzionano meglio che nel resto d’Europa e, al tempo stesso, rivendicare con orgoglio come l’Italia sia l’unico paese dell’Unione dove Camera e Senato hanno poteri identici, o come direbbe Gustavo Zagrebelsky [così egli si è espresso di recente nel confronto con Renzi su La 7], dove il Senato esercita una funzione di controllo sulle leggi approvate dalla Camera. Opinione peraltro rispettabilissima e soprattutto giunta a milioni di telespettatori attraverso l’affascinante eloquio dello stimato costituzionalista. Rispettabilissima, ancorché anacronistica, perché concepita e approvata dai padri costituenti circa 70 anni fa, ad evitare imprudenze legislative dopo gli anni della dittatura fascista.
D’altra parte, chi voterà Sì sa che le leggi costituzionali ed elettorali, che costituiscono il cuore stesso della democrazia, rimangono ad approvazione bicamerale e che con il proprio voto metterà solo fine al consueto “ping pong” che intercorre tra Camera e Senato per l’approvazione delle leggi ordinarie. Come non vedere in questa estenuante “navetta”, che talora finisce per affossare una legge o per ritardarne l’approvazione di anni, una ripercussione sul sistema economico del Paese anche a causa della comprensibile diffidenza degli investitori internazionali?
Dal canto suo, chi voterà No si dirà persuaso che “Quando si vuole, alcune leggi sono approvate in gran fretta, come testimoniano anche alcuni casi recenti”. Affermazione che testimonia esattamente il contrario di quanto intende sostenere, perché è sufficiente, per interrompere l’approvazione di una legge, che magari non piace a certe lobby, apportare piccole modifiche al testo da parte di alcuni senatori della stessa maggioranza di governo per rinviarla nuovamente alla Camera dei Deputati e così via all’infinito, sino al definitivo affossamento.
Sono tuttavia persuaso che, se fosse “spacchettato”, il quesito sul superamento del bicameralismo perfetto o paritario otterrebbe una netta maggioranza di . Sappiamo però che questo non può accadere e allora il cittadino orientato per il No su tutti gli altri quesiti, ma favorevole a quello appena illustrato, potrebbe porsi il dilemma: è più forte in me la volontà di mettere fine, dopo 70 anni, al bicameralismo perfetto o quella di lasciarlo sopravvivere per altri decenni, pur di non vedere approvati gli altri punti della Riforma?  [SEGUE]
sergio magaldi