giovedì 23 febbraio 2017

AREA DI TOR DI VALLE: lasciamola così...

Da romapress.us


 Sta per andare in scena, e purtroppo ne avremo forse presto conferma, l’ennesimo spettacolo tragicomico di Roma capitale. Alla vigilia della decisione finale sulla costruzione dello stadio di calcio della A.S. Roma nell’area di Tor di Valle, cresce il fronte del NO che negli ultimi tempi si è andato organizzando con le manifestazioni di una parte dei Cinquestelle perché si giungesse alla revoca della delibera della giunta Marino che classificò il relativo progetto edilizio come “opera di pubblica utilità”, con il comunicato ineffabile della Soprintendenza che, dopo anni di silenzio, proclama ora l’esistenza di un vincolo sulla tribuna dell’ippodromo di Tor di Valle, realizzata per le Olimpiadi del 1960, quasi fosse un monumento storico e non una costruzione fatiscente, priva di norme antisismiche e con coperture di amianto, con le sentenze dei tanti soloni che discettano di ecomostro, di cementificazione, di speculazione edilizia e quant’altro, con il parere dei puri di spirito che lamentano che il progetto non si limiti alla costruzione dell’impianto sportivo, ma pretenda anche di edificare aree e centri commerciali, con il giudizio estetico degli amanti del bello, circa la deturpazione che arrecherebbe al paesaggio l’innalzamento di torri, con le pillole di saggezza dei soliti benaltristi per i quali i problemi di Roma sono ben altro che quelli della costruzione di uno stadio.


Dal sito dell'A.S. Roma



 Premesso che il progetto dello stadio è opera di un noto architetto americano il cui studio ha già realizzato, tra i tanti altri, il Los Angeles NFL Stadium e il Manchester Evening News Arena e che l’area attorno allo stadio sarà costituita da negozi e ristoranti, da un parco pubblico e da tre grattacieli progettati da Daniel Libeskind, uno degli architetti più famosi al mondo, occorre osservare quanto segue: non solo l’attuazione del progetto è interamente a carico di capitali privati, ma addirittura la A.S. Roma realizzerà a proprie spese opere pubbliche per circa mezzo miliardo di euro, quali: 1)Un parco fluviale di 63 ettari con 9000 alberi, 11 chilometri di piste ciclabili e la costruzione di un ponte pedonale sul Tevere per congiungere il parco con la stazione della Magliana. 2)Il prolungamento della metro B. 3)Il restauro della stazione di Tor di Valle. 4)Il collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino. 5)La riunificazione della via Ostiense alla via del Mare. 6)Il potenziamento del Fosso di Vallerano. 7)La messa in sicurezza idrogeologica dell’intera zona che comprende i quartieri di Decima e Tor di Valle. A garanzia, il contratto con il Comune prevede che l’Associazione Sportiva Roma non potrà utilizzare lo stadio se non dopo l’effettiva realizzazione di dette opere. Le previsioni dell’indotto economico generato da tutta l’impresa parlano di crescita del PIL, di riduzione della disoccupazione e di entrate fiscali, complessivamente per il Comune di Roma e per le casse dello Stato, di circa un miliardo e mezzo di euro. Infine, va detto per gli amanti del bello che l’innalzamento delle torri previste dal progetto, in una zona periferica e lontanissima dal centro storico, non costituisce un’offesa del tradizionale paesaggio romano, ma semmai reca un segno di novità e di modernità  in una realtà di massimo degrado urbano dove regnano le discariche, ogni sorta di abusivismo e la prostituzione di strada.

 Viene a questo punto da chiedersi: Cui prodest? A chi giova che tutto questo rimanga solo sulla carta? Chi ha interesse a dire NO alla costruzione dello stadio della Roma alle condizioni di cui si diceva sopra? Chi avrà da guadagnare dal fatto che l’A.S. Roma si costituirà in giudizio per chiedere il risarcimento al Comune di Roma? Può anche darsi che molti siano in buona fede, che parlino e agiscano sulla base di questioni di principio o animati solo da spirito di conservazione, ma dietro di loro non c’è da supporre che vi siano le solite oligarchie più o meno occulte che hanno precisi interessi politici e finanziari, persino sportivi o addirittura inconfessabili, per mandare tutto all’aria, come è lecito supporre che accadrà forse già dalle prossime ore?

 Per la verità, un’altra parte dei Cinquestelle, da Beppe Grillo a Virginia Raggi ai consiglieri capitolini, si era detta problematica sulla vicenda e talora era apparsa favorevole al progetto come se fiutasse nell’aria, oltre all’olezzo di polveri inquinate e di strade e quartieri maleodoranti, la sensazione che questa volta non sarà come per le Olimpiadi: allora i cittadini compresero i rischi di spreco di denaro pubblico e i pericoli di nuove corruzioni, questa volta capirebbero, nel migliore dei casi, di aver mandato al Campidoglio una pattuglia di buoni a nulla, che del resto è il messaggio che la maggior parte dei media, a torto o a ragione, lascia passare da mesi. Alcuni giorni fa Grillo aveva bacchettato quella parte dei suoi intenzionata a bocciare il progetto, è di eri la notizia che si è fatto convincere dai pericoli di esondazione e così pur dicendo di Sì allo stadio della Roma dice di No alla sua costruzione nell’area di Tor di Valle. Un colpo magistrale di teatro: si dice sì ma s’intende no, Grillo non può ignorare che ci sono voluti 5 anni per giungere a questo punto e che per trovare un’altra area edificabile ce ne vorrebbero almeno altrettanti, senza contare le ingenti spese per il nuovo progetto. Ma esiste davvero il pericolo paventato da Grillo e di cui qualcuno deve averlo messo in guardia all’ultimo momento, nell’intento di scongiurare la vittoria del Sì? L’Autorità di bacino del Tevere, l’unica legalmente competente in materia, fa sapere che rischi idrogeologici gravano da sempre sull’intera zona e non soltanto sull’area di Tor di Valle, senza che le autorità comunali, provinciali o regionali siano mai intervenute; con la realizzazione degli impianti sportivi e dell’area commerciale, l’Associazione Sportiva Roma si impegna per l’appunto a mettere in sicurezza l’intera zona.

 A questo punto, nell’interesse non  solo dei romanisti ma dei romani e di tutti gli italiani,  c’è solo la flebile speranza che prevalga il buon senso e che Grillo e i suoi del Campidoglio non si nascondano dietro oscure minacce idrogeologiche, sbandierate proprio quando l’ultima parola sulla fattibilità del progetto di costruzione dello stadio nell'area di Tor di Valle sta per essere pronunciata.

sergio magaldi




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