sabato 1 luglio 2017

ROMA e JUVENTUS: mercato inquietante delle due italiane di Champions




 Se la squadra giallorossa sta affrontando il mercato con una logica sin troppo chiara ed evidente, ancorché poco rassicurante per i propri tifosi, la Juventus, stando almeno alle voci di mercato più accreditate, sembra muoversi in una prospettiva a dir poco incomprensibile.

 La Roma aveva l’esigenza di rientrare entro il 30 giugno col fair play finanziario imposto dalla FIFA, e la vendita di Salah, il suo migliore attaccante, è stata spiegata con la necessità di fare mercato del giocatore con la valutazione più alta. Nulla di più falso, perché oltre a non riconfermare il portiere polacco, la società, prima ancora dell’ultimo giorno di giugno, ha venduto Paredes e Manolas [il greco per ora rifiuta il trasferimento ma vedrete che alla fine sarà costretto a cedere o più probabilmente andrà all’Inter o in Premier League] allo Zenit di Mancini e, prestando fede alle voci di mercato dell’ultima ora, ha appena ceduto Rudiger al Chelsea e Mario Rui al Napoli e la situazione di Nainggolan si fa problematica, con il mancato rinnovo del contratto e la contemporanea dichiarazione societaria che il giocatore sarà ceduto solo se sarà lui a chiederlo. Insomma, smentendo le dichiarazioni degli stessi dirigenti, la Roma si sta proponendo come il maggior supermercato della serie A. Smantellata la difesa,  in bilico il centrocampo e privato l’attacco della forza propulsiva che nello scorso campionato ha permesso a Dzeko di segnare tanti goal, la squadra giallorossa non solo non rafforza l’organico in vista della Champions cui, per i propri meriti, parteciperà direttamente, ma affida al neo allenatore Di Francesco una rosa completamente rivoluzionata nella speranza che egli sappia rinnovare le imprese del Sassuolo di qualche anno fa. In tutto questo c’è però una logica: disfarsi dei giocatori più richiesti per sostituirli con altri pagati un terzo di quelli venduti, con ciò diminuendo fortemente anche il peso degli ingaggi e poco preoccupandosi se tra gli acquisti a basso costo c’è anche chi deve sottoporsi ad un intervento per “ripulire” il menisco. Il tutto ubbidisce ad una logica elementare: la proprietà non è in grado di fare investimenti e “tira a campare” per risanare il bilancio e nell’attesa problematica di costruire il nuovo stadio.

 Del tutto diverso il caso della Juventus, che nell’anno calcistico appena concluso ha fallito per l’ennesima volta la finale di Champions [vedi in proposito il post La Juve di Champions e le ragioni di una sconfitta], ma che sembra non aver tratto alcun insegnamento dalla lezione ricevuta dal Real Madrid che l’ha soverchiata a centrocampo. Che fa la Juve? Invece di dare la caccia ad un paio di grandi centrocampisti, l’uno in grado di proporsi come regista, l’altro di “fare filtro”, va in cerca di giovani di belle speranze e soprattutto di esterni: Danilo, una riserva del Real Madrid, per rimpiazzare il partente Dani Alves e, a quanto si dice, Bernardeschi che al momento è solo la promessa di un campione e che, a mio parere, non è l’esterno in grado di sostituire Cuadrado, il colombiano determinante per il gioco offensivo dei bianconeri nelle ultime due stagioni. Senza contare che il fiorentino costa il doppio di Keita che non è più solo una promessa e che vuole la Juve, ma che la società bianconera sembra tenere furbescamente in standby, per pagarlo il meno possibile. Ma gli aspetti ancora più inquietanti di questo mercato della Juve, stando sempre alle voci, sono la probabile cessione di Alex Sandro per una somma che permetterebbe l’acquisto di Danilo e Bernardeschi e, udite, udite, la cessione di Cuadrado al Milan in cambio di De Sciglio [evidentemente un vecchio pallino di Allegri, di quando allenava i rossoneri]! Non riesco a trovare una logica in tutto ciò, perché a differenza di quanto accade per la Roma, qui non ci sono ragioni di bilancio né intimazioni della FIFA a giustificare l’indebolimento di un organico prestigioso che ha fallito di un soffio l’obiettivo europeo, non per la “maledizione” che accompagnerebbe la Juve di Champions, ma unicamente per la responsabilità di chi ha sottovalutato l’importanza del gioco di centrocampo, e ha utilizzato un modulo di gioco a dir poco dispendioso e solo in apparenza offensivo, con i tanti attaccanti costretti a correre a tutto campo. 


sergio magaldi

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