mercoledì 2 agosto 2017

TERAPIA DI COPPIA PER AMANTI

Diego De Silva, Terapia di coppia per amanti, Einaudi Super ET, Torino 2017, pp.288, € 12,50


 Per le letture sotto l’ombrellone, ripropongo un romanzo di un paio di anni fa, ora ripubblicato per le edizioni di Einaudi Super ET e da Mondolibri. Può risultare utile per gli amanti in astensione forzata durante le vacanze estive e costretti a riflettere sulle proprie vicende personali e familiari. Ancorché scritto in un linguaggio che, nell’intento di cavalcare il proprio tempo e di strappare qualche risata, non di rado indulge alla volgarità, il romanzo del napoletano Diego De Silva si propone come una ricerca semiseria sulla condizione degli amanti: perché stanno insieme, come gestiscono la loro relazione clandestina, che si aspettano dal futuro. Per la verità, nella narrazione di De Silva, questi interrogativi sembrano più che altro ossessionare Viviana, la donna della coppia, perché lui, Modesto, musicista di professione, dal figlio sveglio e dal padre impossibile, sembra più che altro aver bisogno di viverlo l’amore con Viviana, senza bisogno di farsi tante domande.

 Che le cose non stiano come le vorrebbe Modesto si percepisce già dalle prime righe del libro: “Se pensate che gli amanti siano partigiani della felicità; gente abbastanza disillusa da aver capito che l’unico modo per resistere all’andazzo mortifero della vita matrimoniale sia farsene un’altra in cui negare ideologicamente le norme vigenti della prima, e dunque abolire ogni ruolo, ogni dovere, ogni ambizione di stabilità in nome di un unico fine superiore (il solo che poi conta veramente), quello di vedersi quando si ha voglia senza aspettarsi dall’altro più di quanto ti dà; bene se è questo che pensate, allora lasciate che vi dica che non avete la minima idea di cosa state parlando” [p.3, ed. Mondolibri]. Insomma, è del tutto illusorio pensare che l’amante sia “un fazzoletto di terra a statuto speciale dove abbandonarti ai tuoi desideri più essenziali, provvisoriamente esentato dalle rotture di coglioni che ti ammorbano l’esistenza quotidiana. Tu, lei e niente più”.

 A lasciarci intravedere come stiano realmente le cose, ci viene in soccorso Viviana, quando è il suo turno di parlare [i due amanti si alternano nel romanzo in quello che di fatto è un simbolico rivolgersi ai lettori]: “Ma con quest’uomo, accidenti, non so davvero cosa mi prende. Mi si è ribaltato tutto. Non ho più convinzioni, punti fermi, principi […] Lo voglio e non lo voglio, lo esalto e lo demolisco, lo cerco e lo allontano, lo scaccio e lo riconvoco[…] La verità è che mi sento sua, vergognosamente  sua, mentre lui, che pure mi ama, di me potrebbe anche fare senza […] Tre anni che la nostra storia va avanti, e non un segno di miglioramento. Combatto ogni giorno con la mia dipendenza, m’illudo che prima o poi riuscirò a superarla o perlomeno a inglobarla nelle attività che m’impegnano il tempo ma non c’è verso, non ne vengo fuori, sono invischiata in questo amore doloroso e non ce la faccio più a reggere la doppia vita, perché alla fine di questo si tratta […] Certo, non è stato sempre così. All’inizio tutto è facile, fattibile […] La leggerezza dei primi mesi è incantevole […] Poi un giorno qualcosa s’inceppa […] Inizi a pensare a lui continuamente, ossessivamente. Ti manca […] Perché se ne va?, ti chiedi. E non te l’eri mai chiesto. Perché torna a casa da sua moglie? Cosa ci fa con lei?” [pp.14-17].

 Così, ad un certo punto, arriva la telefonata di lei, sull’orlo di una crisi di nervi, a casa di lui, alle quattro del mattino [o di notte, secondo il punto di vista] e se non fosse per la complicità di Eric, il figlio di Modesto che ignora la relazione di suo padre, ma ha subito intuito di che si tratti, tutto sarebbe scoperto e i due amanti non sarebbero più clandestini. E, nei giorni seguenti, le interminabili discussioni tra lui giustamente risentito e lei che gli rimprovera la sua insensibilità, sino al punto di trascinarlo in una terapia di coppia. E qui tra la messa in questione, se non in ridicolo, del trattamento psicoanalitico, per le umane debolezze del terapeuta, e in una girandola di citazioni musicali, si consuma il futuro della coppia: “Ho riflettuto molto in questi giorni – dice Viviana a Modesto – e ho capito un po’ di cose. Per esempio che tu sei fatto così. Che ho sbagliato a trascinarti in analisi. Che non possiamo affidare a qualcun altro la soluzione dei nostri problemi. Che dobbiamo fare da noi. E non so se saremo in grado. Quello che devi sapere è che potrei andarmene da un giorno all’altro, quando meno te lo aspetti”.

 Pur nei limiti cui è affrontata la materia, l’autore ha l’abilità di cogliere una certa psicologia dell’amante femmina: il suo carattere lunare, romantico e minaccioso; e una psicologia altrettanto parziale dell’amante maschio, dall’atteggiamento intriso di edonismo e di superficialità, anche quando ama. In conclusione, il romanzo descrive con una certa efficacia gli innumerevoli problemi della “condizione amante”, complicata dall’idea illusoria e ossessiva che per far cessare ogni malessere tra gli amanti basterebbe trasformare la relazione clandestina in un secondo matrimonio.


sergio magaldi  

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