martedì 5 settembre 2017

L'Italia del pallone alla riscossa



 Tra poco più di un’ora l’Italia del pallone torna in campo contro Israele per giocarsi la qualificazione al campionato del mondo del 2018 o, meglio, dopo la brutta figura rimediata Sabato scorso al Bernabeu di Madrid contro gli spagnoli, per cercare di mantenere i punti di vantaggio sulla terza classificata del girone e garantirsi almeno il diritto a disputare lo spareggio decisivo per andare a Mosca.

 Non che la sconfitta contro la Spagna sia giunta inaspettata, ancorché le sirene mediatiche nostrane proclamassero alla vigilia: “Gli spagnoli si accorgeranno di che pasta è fatto Belotti” o “Ventura ce la può fare”. Non era invece prevedibile [ma solo fino ad un certo punto] una resa incondizionata di quelle proporzioni, con una squadra che si è limitata a veder correre gli avversari, cercando solo di limitare il numero dei goal nella propria porta. D’altra parte, Tavecchio, che ora paventa l’apocalisse se l’Italia sarà esclusa dalla fase finale del campionato del mondo, cosa si aspettava? Affidando la nazionale ad un tecnico che ignora sistematicamente il gioco di centrocampo, e che utilizza un 4-2-4 che ha reso problematiche anche le vittorie contro nazionali di gran lunga meno tecniche di quella spagnola, pensava davvero che l’Italia avrebbe vinto il proprio girone precedendo la Spagna?

 La formazione schierata al Bernabeu era già l’annuncio di una sconfitta, con i soli De Rossi e Verratti a contrastare l’avanzata degli spagnoli, il primo palesemente fuori condizione, il secondo – che le maggiori squadre europee di club si contendono a colpi di milioni – schierato in una posizione non sua [arretrato di almeno trenta metri] a fare da interditore puro, lui che più che altro è un regista di centrocampo e che sarebbe tornato utile in quel ruolo se l’Italia di Sabato sera un centrocampo lo avesse avuto. Con Insigne a fare il trequartista [?!], con Candreva che gioca sempre più per conto suo, con Immobile lasciato vagare per il campo ad acchiappare farfalle, con Belotti abbandonato a se stesso, con Balotelli che avrebbe dato un po’ di fisicità a questa squadra, lasciato per l’ennesima volta a Nizza, forse perché sgradito ai veterani di questa squadra e non solo. Per non parlare dei cambi, operati dal nostro CT dopo circa 70 minuti di gioco [secondo consuetudine degli allenatori], come un normale avvicendamento [sostituendo Belotti, il solo ad aver tirato nella porta avversaria con qualche pericolosità] e come se tutto sino ad allora fosse andato discretamente.  In queste condizioni, si spiega anche – ma solo in parte – il cattivo comportamento della difesa, a cominciare da Buffon, apparso in serata negativa e parzialmente responsabile sui due goal che hanno fatto parlare la stampa spagnola di Isco come di un grande campione, per continuare con Bonucci, in ritardo di forma, e non ancora al livello dello scorso anno, neppure nella nuova squadra di club.

 Insomma, oltre alla tattica e ad una elementare organizzazione di gioco, agli italiani è mancata anche la condizione fisica. Si sa, siamo ai primi di Settembre e il campionato è appena iniziato, ma questo vale anche per i nostri avversari.  C’è solo da chiedersi perché i calciatori spagnoli corrono tanto, mentre quelli italiani camminano.

 Comunque sia, si può stare certi che se questa sera, come sembra probabile, arriverà una vittoria [magari di stretta misura], tutto sarà dimenticato e si tornerà a parlare dei nostri campioni e del buon lavoro del nostro tecnico, nonché della determinazione che ci accompagnerà sino alla vittoria dello spareggio per andare a Mosca.


sergio magaldi  

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