giovedì 19 aprile 2018

SCACCO ALLA COALIZIONE






  Con un capolavoro di sperimentata tecnica democristiana, il Capo dello Stato conferisce a Maria Elisabetta Alberti Casellati il mandato esplorativo per accertare se vi siano le condizioni per formare un nuovo governo. E sin qui nulla di speciale o di inatteso, ma il colpo di genio sta nell’averle affidato con ferma determinazione e autorevolezza [per gli amanti delle stelle, Sergio Mattarella è nato sotto il segno del Leone]: 1)Un mandato unicamente mirato alla costatazione di una eventuale maggioranza Centrodestra-Cinquestelle, 2)Un tempo limitato di 48 ore. Il tutto, mostrando una lettura sapiente e formale delle regole democratiche, perché la Casellati oltre ad essere, come presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, è anche esponente della coalizione che nelle recenti votazioni ha riportato il maggior numero di voti.

 Così, a meno di clamorosi e improbabili scenari dell’ultimo momento, il Quirinale liquida definitivamente la possibilità di un governo Centrodestra-Cinquestelle e c’è da scommettere che nella prossima settimana Sergio Mattarella riprenderà in proprio le consultazioni per accertare se non sia invece praticabile una maggioranza diversa e cioè quella tra i Cinquestelle e il PD. I numeri la rendono possibile alla Camera con 333 voti [ne occorrono almeno 316 sul totale di 630], più problematica al Senato dove la maggioranza è di 160 voti sul totale di 318 e M5S e PD ne dispongono insieme di 161, anche se con i 4 voti di LEU salirebbero a 165.

 In un precedente post [LEADER, REGISTI E FANTASMI, clicca sopra per leggere tutto] non a caso scrivevo: Nella prospettiva dei veti incrociati e dei personalismi non sarà che i fantasmi, opportunamente evocati dalla sapienza del Colle, tornino alla fine improvvisamente visibili, memori di avere nel proprio DNA una vocazione al governo più che all’opposizione?

 Naturalmente, l’ipotesi molto dipende dalla cosiddetta moral suasion che il Colle riuscirà ad esercitare su quella parte del PD che non si è ancora arresa all’idea di un’alleanza con i Cinquestelle. Facendo leva sulla necessità di dare al più presto un governo al Paese, il Presidente potrebbe fare appello allo “spirito di servizio” dei suoi ex compagni ed amici di partito e in particolare a quello di Matteo Renzi che a quanto pare mantiene il controllo dei gruppi parlamentari. Si dice che il neo senatore fiorentino potrebbe convincersi a patto che Di Maio rinunci alla leadership. In questo caso, dubito però che il leader pentastellato accetterebbe. Resta già abbastanza difficile comprendere come Di Maio, praticamente certo di guidare un governo Centrodestra-Cinquestelle, della maggioranza del 70% degli elettori, in cambio di 2 o 3 ministri incensurati di Forza Italia, possa preferire di governare con PD e LEU con una maggioranza esigua e con soggetti continuamente in rotta fra di loro, dovendo per di più rinunciare alla guida del governo. Se Di Maio si inoltra per la strada impervia della maggioranza con i partiti della cosiddetta sinistra, qualche assicurazione accompagnata dalla suddetta moral suasion deve averla ricevuta dall’alto.

 Quanto al programma di governo [che paradossalmente non ha mai costituito un vero impedimento] non ci dovrebbero essere problemi. Come ho già scritto nel post “Il Re Sole: Luigi XIV e Luigi Di Maio” [clicca sopra per leggere tutto], il Movimento Cinque Stelle “Con il Pd e con Leu potrebbe infatti concordare: 1) Lo ius soli [che piace a Fico, presidente della Camera dei deputati e ad una parte dei militanti pentastellati e che è nel programma del Pd e di Leu], 2) Il reddito di inclusione dei cittadini, un ibrido cioè tra il reddito di inclusione del Pd e il reddito di cittadinanza del M5S, ricorrendo per finanziarlo alla reintroduzione dell’IMU sulla prima casa [cara a Leu, ma anche al Fatto Quotidiano di Travaglio che dell’accordo M5S-Pd-Leu è uno degli autorevoli sostenitori], l’introduzione di una patrimoniale “una tantum”, una “sforbiciata”alle pensioni di reversibilità, il ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari, esteso alle pensioni di tutti i cittadini oltre una certa soglia e ridefinito con il metodo contributivo, la soppressione di tutte i bonus alternativi al predetto reddito di inclusione dei cittadini, 3)Una velata riforma dei centri per l’impiego, funzionale al punto precedente, 4)Una minirevisione della legge Fornero, 5)Una miniriforma del Jobs Act, 6)Un aggiustamento della riforma della cosiddetta buona scuola che lo stesso Renzi ha giudicato necessario, 7)Una politica per l’immigrazione sulla scia della svolta data dal ministro Minniti e che ha ricevuto l’apprezzamento di Di Maio, 8) Misure contro la corruzione e il conflitto di interesse. Come si vede, c’è n’è d’avanzo per un contratto di legislatura e forse anche più”.

sergio magaldi 

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