sabato 10 novembre 2018

I CITTADINI ROMANI ALLE URNE (si spera anche gli automobilisti...)





 Domani, finalmente, i cittadini romani potranno recarsi alle urne e dare il proprio parere - grazie al referendum voluto dai Radicali Italiani e ritardato il più possibile dalla sindaca Raggi – circa la questione del trasporto urbano: se questo debba continuare in regime di monopolio oppure se non sia il caso di indire una regolare gara d’appalto per decidere a chi affidare la gestione di questo delicato servizio pubblico. Insomma, si tratta di continuare con Atac (autobus che si rompono in pieno traffico e/o che prendono fuoco, manutenzione inesistente, viaggiatori che non pagano il biglietto, circolazione di biglietti falsi, tempi d’attesa che raggiungono facilmente i 40-50 minuti, indebitamento per circa un miliardo e mezzo di euro etc…) oppure no. 

 È vero che il referendum ha soltanto valore consultivo, ma a giudicare dagli ultimi giorni, la consultazione sembra avere la sua importanza. Infatti, cos’è accaduto di nuovo all’inizio di questa settimana? Che i mezzi pubblici, quasi miracolosamente, abbiano ripreso a funzionare e che i tempi di attesa alle fermate degli autobus si siano più che dimezzati. D'altra parte, la presenza del quorum del 33,3% lascia poche spazio al successo dell’iniziativa radicale, inoltre c’è da considerare, circa l’esito del voto, la solita propaganda che contrappone il servizio pubblico al privato, lasciando credere che, con il trasporto urbano gestito da privati, i primi a rimetterci sarebbero i cittadini, perché inevitabilmente molte corse “improduttive” sarebbero tagliate e il prezzo del biglietto potrebbe aumentare.

 La verità è che, volutamente, si continua a fare confusione tra liberalizzare e privatizzare. La gestione dei mezzi di trasporto di necessità deve rimanere pubblica, ma un conto è darne la gestione ad una municipalizzata, appendice del comune - con il risultato che l’ente da controllare (ATAC) non si distingue dal suo controllore (COMUNE) - un’altra è stabilire le regole del servizio pubblico e poi affidarne, mediante gara d’appalto, la gestione all’ente autonomo, pubblico o privato, che risulti vincitore.

 C’è qualcosa di divertente nella propaganda di queste ore di vigilia elettorale (si potrà votare domani 11 Novembre dalla mattina alle 8 e sino alle 20 della sera negli stessi seggi dove i cittadini si recano abitualmente a votare), perché a schierarsi per il Sì, radicali a parte, sono strumentalmente i partiti di opposizione al governo gialloverde, i quali sino a poco più di 2 anni fa hanno alternativamente gestito il trasporto pubblico in regime di monopolio, creando, oltre al disservizio, l’ennesimo buco di bilancio del comune di Roma, mentre a schierarsi per il No (lasciando  tutto com’è e cioè l’Atac, il debito gigantesco e la disfunzione del servizio) è soprattutto (oltre agli estremisti di destra e di sinistra) il Movimento Cinque Stelle, ora che è il suo turno di governare la Città. Come sempre, dunque, è il potere a decidere, non la razionalità delle scelte e il benessere dei cittadini. Quanto alla Lega, a parte le voci interessate che la vedrebbero schierata a fianco del M5S, bisogna prendere atto che non ha dato indicazioni, per bocca di Salvini limitandosi ad invitare i cittadini a recarsi alle urne, per evitare l’inutilità della consultazione.

sergio magaldi

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