giovedì 28 febbraio 2019

I SENTIERI DELL'ALBERO - Parte IV (XXIX)



  

 SEGUE DA:







I sentieri dell’Albero della vita sono i rami che collegano tra loro i frutti sino alla sommità dell’albero e sono in tutto trentadue. I frutti altro non sono che le Sephiroth, dette anche ‘luci’ o ‘forme pure’ del molteplice. Sono 10 e rappresentano i numeri primordiali della creazione, perché per quanto si possa continuare a contare all’infinito non si troveranno che dieci numeri, anzi nove, essendo il 10 niente altro che la riproposizione dell’unità.

Si dispongono al centro, alla destra e alla sinistra dell’albero e ad ogni Sephirah  è attribuito un nome e un numero. Alla colonna centrale appartengono: 1 Kether  Corona o Altezza Superiore,  6 Tiphereth Armonia, Bellezza o Compassione,  9 Yesod  Fondamento, Generazione o Alleanza, 10 Malchuth  Regno o Esilio. Alla colonna di destra: 2 Chokmah  Sapienza o Principio, 4 Chesed Grazia o Misericordia, 7 Netzach  Eternità o Vittoria. Alla colonna di sinistra: 3 Binah  Intelligenza o Ritorno,  5 Gheburah  Potenza o Giudizio,  8 Hod Gloria o Splendore.

Esaminerò brevemente i sentieri che corrono tra le cinque Sephiroth cosiddette emotive. I sentieri partono dal basso e seguono idealmente le spire di un serpente che, ascendendo lungo l’Albero, poggia la coda su Malkuth, la decima Sephirah, il corpo su Yesod, Hod e Netzach e che con la lingua lambisce Tiphereth, la sesta Sephirah


Per leggere le lettere ebraiche occore scaricare il font Hebrew




VENTINOVESIMO SENTIERO




     j x n      t w k l m            
           Netzach          Malchuth      


La lettera ebraica che rappresenta il sentiero è Tzadi

Undicesima lettera semplice  Tzadi  x  ricorda nella forma i rami di un albero con radici al suolo. Ciò significa che l’albero deve estendere le proprie radici per trarre alimento e bellezza. La pianta, infatti, solo se ben radicata, produce buoni frutti e sparge generosamente tanti piccoli semi attorno a sé.

 Il “Sepher Yetzirah” della versione Gra colloca questa lettera sul sentiero che da Malchuth conduce a Netzach.  E’ il cammino  del giusto e compassionevole,    q y d x    lo zadik  che procede in silenzio, bilanciando il potere dei suoi emisferi cerebrali, un’altra immagine evocata dall’ideogramma della lettera  Tzadi  x 
L’equilibrio della bilancia, tuttavia, non è mero esercizio intellettuale, né chiama in causa solo la mente. Necessita innanzi tutto del cuore, della generosità e della compassione.                                       
La compassione non come logos filosofico o ebbrezza dei sensi, ma intesa come riconciliazione con la natura, capacità di legare, senza vincoli magici, con tutto ciò che nasce e tutto ciò che muore. Empatia dei sensi prima che della mente, democrazia dello spirito che sparte l’anima tra i quattro regni – minerale, vegetale, animale e umano – non per asservire, pervertire, reificare ma per sentire come pietra, fiore, insetto, uomo.

 Apprendere la compassione è il compito di una vita perché significa trasformare se stessi trasformando tutto attorno a noi, ma come ogni cambiamento necessita di una intuizione fondamentale che improvvisamente e inaspettatamente si faccia strada per le vie del cuore.


sergio magaldi