venerdì 10 luglio 2020

JUVENTUS: blackout inspiegabile…oppure?





 Che martedì notte la Juve sia andata in blackout è indubbio. A mezz’ora dal termine della partita col Milan i bianconeri vincevano con due goal di scarto e avevano praticamente messo le mani sul trentaseiesimo scudetto (ufficiale) della loro storia, il nono consecutivo: 10 punti di vantaggio sulla Lazio, 15 sull’Inter (14 +1 per aver vinto entrambe le sfide con i nerazzurri) e 15 sull’Atalanta, ancorché la squadre di Conte e quella di Gasperini avessero una partita in più da giocare. È tutta colpa di un rigore inesistente? Quando il generoso Var induce l’arbitro a punire con la massima punizione una palla finita sul gomito di Bonucci, dopo essere rimbalzata sul petto e sull’avambraccio di un giocatore del Milan che gli stava attaccato? 

Certo, il 2-1 ha dato nuove speranze ai rossoneri, ma prendere altri tre goal nello spazio di poco più di un quarto d’ora si spiega solo con un blackout. Non si tratta però di un blackout “inspiegabile” come ha detto Sarri, ma di un crollo spiegabilissimo, frutto di errori individuali e di tutto il collettivo: il pari nasce dal “salto”, uno dopo l’altro, dei quattro difensori, il 3-2 è una papera del portiere che prende goal sul proprio palo e il 4-2 è la conseguenza di un enorme errore di Alex Sandro che rinvia corto su un avversario appostato ai limiti dell’area juventina: un tocco appena per Rebic che da pochi metri  batte a rete, praticamente un calcio di rigore in movimento. Se tre delle reti della sconfitta hanno nome e cognome (l’arbitro, nonché portiere e terzino sinistro della Juve), assumendo le sembianze di errori individuali, è la squadra nel suo complesso, prima di tutto con il suo centrocampo, a crollare permettendo la rimonta del Milan. 

Del resto, anche le reti juventine erano nate da imprese individuali: Rabiot che percorre tutto il campo driblando gli avversari e batte a rete, Ronaldo che pescato da un lancio sulla trequarti rossonera, infila con la consueta maestria la porta di Donnarumma. Il fatto non è nuovo: la Juve va in goal per le giocate individuali dei suoi tanti campioni, non come conseguenza del suo gioco lento e manovrato, per lo più sterile. Sarebbe tuttavia sbagliato attribuire a Sarri la colpa di non essere riuscito a dare ai bianconeri il gioco scintillante che aveva saputo dare al Napoli. A Torino ha trovato una squadra già strutturata, da cinque anni educata al credo calcistico di Allegri, credo vincente ma per nulla spettacolare. In circa sette mesi (considerando la pausa del coronavirus), forse nessuno avrebbe potuto fare di più e se non altro egli è riuscito a spostare in avanti il baricentro della Juve e soprattutto a riconvertire Dybala in un vero attaccante, dopo che per anni l’asso argentino è stato sacrificato in un ruolo non suo. Restano alcuni errori: uno su tutti quello di pretendere da Cuadrato di portare la croce: costringendolo a correre in su e in giù per tutto il campo per difendere e contemporaneamente rilanciare la manovra offensiva. Forse perché, nonostante la cosiddetta ampia rosa, nel ruolo di esterno basso (a destra come a sinistra), la Juve non ha alternative affidabili. E resta l’errore di Martedì notte. Giunti a mezz’ora dal termine della settima partita (le due di Coppa Italia e le cinque di Campionato), tutte e sette giocate nello spazio di 20 giorni più o meno con gli stessi giocatori, stai vincendo per 2-0, hai quasi lo scudetto in tasca e non fai ancora i cambi necessari a far rifiatare la squadra e a dare nuovo slancio e freschezza per portare a termine la partita? In più, senza tener conto dei molti cambi degli avversari, con giovani forse ancora poco conosciuti ma veloci come il vento? I cambi ci saranno ma solo troppo tardi e anche sbagliati. Così, dopo le assenze per infortunio, il rientro affrettato in campo di Alex Sandro sancirà la sconfitta definitiva. Così, dovendo cercare il goal, tenere in campo Bernardeschi e fare uscire Higuain che, oltretutto, per rientrare in forma ha bisogno di giocare. Insomma, la Juve di martedì notte è crollata fisicamente, ancorché gli errori individuali ne abbiano causato la sconfitta. Altro che blackout inspiegabile! Adesso, molto del nono scudetto consecutivo della Juve dipende dalla sfida di domani sera contro l’Atalanta, sin qui sempre vincente dalla ripresa del Campionato. Non sarà facile.

sergio magaldi  

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