lunedì 28 giugno 2021

IL CAMMINO DELL'ITALIA AGLI EUROPEI DI CALCIO


 

 Dopo le vittorie contro la Turchia, la Svizzera e il Galles nel girone eliminatorio delle fasi finali del Campionato Europeo, l’Italia del calcio si è trovata di fronte l’Austria per accedere ai Quarti di Finale. Sulla carta si trattava di un avversario alla sua portata, del genere di quelli contro i quali gli azzurri hanno quasi sempre vinto e comunque non hanno mai perso: durante la gestione Mancini e prima di Euro 20, le squadre più “importanti” - secondo il Ranking Mondiale Fifa, dove l’Italia è al 7° posto - che abbiamo incontrato sono state l’Olanda (al 16°posto) e la Polonia (21°posto) con cui abbiamo vinto una volta e pareggiato due; tutte le altre nazionali contro cui abbiamo giocato e per lo più vinto e mai perso, si trovano ben oltre il 50° posto FIFA (Finlandia 54°, Arabia Saudita 65°, Bulgaria 71° e così via), con l’eccezione degli USA (20° posto) che abbiamo battuto di misura (1-0).

 

Comunque sia, le tante partite vinte sono state un ottimo “ricostituente” per l’Italia che aveva subito l’umiliazione di essere esclusa dagli ultimi Mondiali di Russia. Poca attenzione si è prestata al fatto che le due uniche sconfitte della squadra di Mancini sono state quelle con la Francia (2°posto Ranking) e con il Portogallo (5°posto). Inoltre, il Covid c’è servito da alibi per non incontrare, prima della fase finale degli Europei, nazionali più forti di quelle che sono state utili per ridarci la fiducia nei nostri mezzi.

 

Le recenti vittorie contro Turchia (29°), Svizzera (13°) e Galles (17°) hanno accresciuto a dismisura l’ottimismo dei media, già così forte alla vigilia, circa il buon esito della spedizione europea. Poi è arrivata l’Austria (23° posto Ranking) e abbiamo rischiato di andare a casa. Salvati in extremis da una prodezza di Chiesa nei tempi supplementari, ci giocheremo ora l’accesso alle semifinali contro il Belgio, la prima classificata nel Ranking Fifa.

 

Le difficoltà incontrate contro gli austriaci hanno “raffreddato” l’entusiasmo che circondava la squadra azzurra. Ma solo in parte, perché si sostiene che questa prova ci abbia temprati (?!). Può darsi, resta il fatto che venerdì prossimo conosceremo il vero valore di questa nazionale. La differenza con il Belgio nel Ranking Fifa (noi settimi, loro primi) non può essere un alibi: negli Ottavi, la Repubblica Ceca, al quarantesimo posto, ha eliminato l’Olanda, sedicesima nella stessa classifica.

 

Circa la formazione da mandare in campo contro il Belgio - primo al mondo secondo la Fifa, ma che non ha mai vinto né un titolo europeo né un titolo mondiale (contro quattro titoli mondiali e uno europeo vinti dagli azzurri) - si invoca da più parti l’impiego di Chiesa sin dal primo minuto al posto di Berardi, così come prima della partita contro l’Austria si faceva con Locatelli invocato al posto di Verratti per la doppietta realizzata contro la Svizzera. Fortunatamente Mancini ascolta tutti, ma poi decide con la sua testa. Deve aver capito che Chiesa, proprio per le sue caratteristiche, è più utile in corso d’opera che dall’inizio della partita. Quanto a Verratti, parla in suo favore la classe e l’esperienza internazionale, ciò non significa che il giovane Locatelli, con i suoi tiri da lontano e il suo fisico non possa tornare utile, così come lo è stato sin qui. In difesa, se ristabilito, tornerà Chiellini che ha già marcato efficacemente Lukaku, mentre la coppia dei terzini dovrebbe essere formata, a sinistra da Spinazzola che per ben due volte su quattro ha ottenuto il premio del migliore in campo, da Di Lorenzo o da Toloi a destra (preferibilmente da quest’ultimo che ritengo più adatto a contenere i diavoli rossi del Belgio), tenuto conto che la sorte ci sta privando per infortunio dell’apporto in quel ruolo di Florenzi, un pallino di Mancini che non ho mai capito.

 

Se batteremo il Belgio, significherà che l’Italia ha colmato il gap che da tempo la separa dalle nazionali più forti di Europa e del Mondo, altrimenti, se saremo eliminati vorrà dire che la squadra azzurra ha solo confermato sin qui il  buon cammino intrapreso con Mancini alla guida della nazionale: tante vittorie ma solo con squadre oggettivamente più deboli e senza una tradizione di prestigio come la nostra. Una eventualità del genere (sulla carta, purtroppo, anche probabile) non significherà demerito né per il selezionatore azzurro né per i calciatori. Sarà, invece, un punto dal quale ripartire per presentarci ai Mondiali del prossimo anno con maggiore consapevolezza. Ritrovata una squadra degno di questo nome, dove tutti si prodigano con generosità e anche con discreto talento, per ritornare tra le grandi del calcio non ci resta che attendere il campione capace di rinnovare le gesta del compianto Paolo Rossi, di Baggio, di Del Piero, di Totti e di tanti altri.

 

Certo, non sarà facile, finché le squadre più forti della nostra Serie A continueranno a giocare con uno o due italiani soltanto, né potremo usufruire, così come alcune nazionali europee (vedi soprattutto la Francia degli Afrofranchi, campione del mondo in carica e principale candidata alla vittoria di Euro20, ma anche il Belgio, l’Inghilterra e non solo) dell’apporto di tanti campioni di altri continenti, naturalizzati europei da una o più generazioni.

 

sergio magaldi


domenica 20 giugno 2021

Lo Zibaldone on Line N. 6. Gramsci, tra idealismo e marxismo.

giovedì 17 giugno 2021

L’ALBERO della VITA: Massoneria On Air - Puntata 59 (17-06-2021)

domenica 6 giugno 2021

RECENSIONE: LA REGIONE SCONOSCIUTA


 

La Regione Sconosciuta di Sergio Magaldi: il senso misterioso dell’esistenza

di Francesca Rombola

 

SCIENZA & DINTORNI

Blog di divulgazione storica e scientifica

 http://nataleseremia.com/2021/06/04/la-regione-sconosciuta/

 

E’ il sequel di un altro romanzo dal titolo “L’Amore Consapevole”, è lo stesso io narrante che parla in prima persona, si tratta dell’ultima fatica letteraria di Sergio Magaldi il cui titolo, “La Regione Sconosciuta“, è forse tutto un programma.

Il protagonista, il direttore editoriale della casa editrice Chiaroscuro, compie un viaggio strano e per molti versi incredibile; lo accompagna una donna bellissima, e forse non del tutto umana, di nome Florence (che è anche il nome della città di Firenze in inglese). Egli lascerà la terra, o meglio, la dimensione spazio – temporale di questo pianeta e, insieme a Florence, vivrà situazioni paradossali, difficili, gioiose e dolorose allo stesso tempo, incontrerà esseri di dimensioni altre e attraverserà dimensioni altre, sorta di non – luoghi, o super – luoghi, abitati da presenze, entità, talvolta soltanto da voci di trapassati con i quali parlerà e ai quali domanderà del passato e del futuro, della vita e della morte: gli interrogativi e i dubbi che assillano, in fondo, gli uomini fin dalle più remote civiltà. 

Perché questo viaggio, quasi in un Aldilà dei nostri tempi? A che scopo e a qual fine? E’ difficile rispondere a queste domande, difficile in quanto è un pò come chiedere all’autore della Divina Commedia, quel Dante Alighieri di Firenze che tutto il mondo ha conosciuto, conosce, apprezza, ama, o anche disprezza, comprende e forse ci invidia, perché ha immaginato di compiere un viaggio nei regni ultraterreni che attendono l’uomo dopo la morte insieme ad una guida come il poeta latino Virgilio.

In un dato momento della propria esistenza lo scrittore, il poeta, il pensatore, l’uomo di ingegno, il sapiente “deve” compiere questo viaggio (astrale, immaginario e immaginifico, materiale o meno) per se stesso, in primis, per dare coronamento, e completezza, o il “battesimo del fuoco“, se si preferisce, alla sua iniziazione alla vita e alla morte unite e poi per donare agli altri (in teoria a tutti, in pratica a chi voglia seguire, con coraggio e abnegazione, i suoi insegnamenti e le sue idee) lo scrigno prezioso che contiene la Conoscenza, indicando la via che la sublima.

Forse con “La Regione Sconosciuta” Sergio Magaldi vuole dirci che ancora oggi, in questo ventunesimo secolo così caotico, confuso, avulso alla cultura, alla creatività, al senso del mistero e del divino, è possibile per l’uomo compiere il viaggio iniziatico di sempre che lo porterà alla meta finale dove si acquieta ogni soffrire e si azzera ogni faustiano cercare e ricercare.

L’io narrante, alla fine del romanzo, giungerà esattamente nella Regione Sconosciuta, cioè ha superato bene tutte le prove che il cammino gli ha parato dinnanzi. Scritto in uno stile superbo e insuperabile, profondo e tuttavia semplice e lineare, “La Regione Sconosciuta” di Sergio Magaldi è un libro denso eppure di una levità sorprendente, che si legge tutto d’un fiato.

Si compone di tanti capitoletti, ciascuno con un titolo emblematico e pertinente, ha una bellissima e impeccabile veste grafica e una copertina piuttosto simbolica che parla da sé con i suoi molti sottintesi. L’ultimo capitoletto del libro ha come titolo “Zero”, che è poi il nome – metafora della capitale della Regione Sconosciuta – del luogo che il protagonista e nuovo iniziato raggiungerà, insieme a Florence, precisamente nelle ultimissime battute del romanzo: “Florence si distese davanti all’apertura del cono e l’arcobaleno si fermò sul suo corpo di luce. << Vieni – sussurrò languida – non hai ancora capito che qui a Zero ogni legge si annulla? Presto sarai di ritorno a casa e scoprirai che il tuo lungo viaggio ha avuto in realtà la durata di una sola notte umana! >>”.

Allora, forse, dopotutto e alla fine di tutto, proprio queste parole riescono a rispondere alle domande che ci si è posti inizialmente: al di là del tempo e dello spazio, al di là dell’Assoluto, del Tutto, al di là del Principio e della Fine là il senso misterico del vero esistere.



 


 



Lo Zibaldone on line N. 5 Qabbalah. Parte Prima. Di Sergio Magaldi.

venerdì 4 giugno 2021

L’ITALIA DEL CALCIO AGLI EUROPEI E L’OTTIMISMO MEDIATICO


 

  I media hanno creato un clima di fiduciosa aspettativa attorno alla nazionale di calcio in procinto di partecipare ai prossimi campionati europei. Ottimismo giustificato dai risultati ottenuti dal commissario tecnico Roberto Mancini che in 31 partite ha ottenuto 22 vittorie, 7 pareggi e 2 sole sconfitte. Un bilancio superiore a quello di qualsiasi altro selezionatore azzurro. Ciò su cui si sorvola, tuttavia, è il contesto nel quale sono avvenuti i tanti risultati positivi. Gli avversari sconfitti – tra amichevoli, UEFA Nations League, Qualificazioni europee e Qualificazioni ai mondiali del prossimo anno – si chiamano: Arabia Saudita, USA, Moldova, Estonia, San Marino, Bosnia, Ucraina, Finlandia, Armenia, Liechtenstein, Grecia, Irlanda, Bulgaria. Ci sono poi le vittorie contro Olanda e Polonia, con le quali però abbiamo anche pareggiato due volte. Gli altri 3 pareggi (oltre ai 4 già citati) sono avvenuti con Portogallo, Bosnia e Ucraina. Le due sconfitte contro Francia e Portogallo. Insomma, abbiamo perso con tutte e due le nazionali tra le maggiori del panorama europeo e con Olanda e Polonia, di livello medio, su tre partite disputate contro di loro, ne abbiamo vinto soltanto una. Nel girone A del Campionato Europeo incontreremo nell’ordine: Turchia, Svizzera e Galles, nazionali di livello mediamente superiore a quelle sin qui sconfitte (ad eccezione di Olanda e Polonia con le quali, come dicevo, abbiamo vinto una volta su tre). In ogni caso, dovremmo qualificarci agli Ottavi, tenendo anche conto che passano prima e seconda di ogni girone e persino le 4 migliori terze. Primi o secondi del girone (se addirittura arrivassimo terzi, con molta probabilità troveremmo Germania o Francia) dovremmo incrociare nazionali come Russia o Ucraina o Olanda o Danimarca, tutte comunque alla nostra portata. Giunti nei Quarti di finale, l’avversario meno proibitivo sembra essere, almeno sulla carta, la Croazia, una nazionale forte ma sempre imprevedibile con la quale, tuttavia, dei 5 incontri disputati tra il 2002 e il 2015  ne abbiamo persi 2 casalinghi e pareggiato 3, di cui uno solo esterno.

Insomma, la realtà del nostro calcio non induce ad eccessivo ottimismo. Non si discute l’abilità del commissario tecnico, ma la mediocrità dei nostri calciatori, fatta salva qualche eccezione. Valutazione realistica che rimanda ad una vecchia questione: quanti giocatori italiani scendono in campo nelle formazioni di maggior livello della Serie A? Giungere sino alle Semifinali sarebbe per gli azzurri già un risultato prestigioso. Finale e vittoria rappresenterebbero il miracolo. Nel calcio, però nulla si può escludere. Quanti avevano pronosticato la vittoria dell’Italia ai mondiali del 2006? Certo, la qualità dei giocatori allora era diversa…

Poco da dire sulle scelte di Mancini, se non forse aver lasciato a casa il ventunenne italiano di colore Moise Kean che quest’anno ha realizzato 20 goal con il Paris Saint-Germain, (la squadra ribattezzata ripetutamente, da alcuni presentatori e cronisti TV, Sangermàn), pur non avendo giocato tutte le partite per la concorrenza di attaccanti come Neymar, Mbappé e Icardi, e che è stato giudicato non per l’ottimo passato nella Juventus e nella Nazionale ma in base allo scialbo primo tempo contro il San Marino! Kean oggetto per di più – nella serata di gala di Rai 1 in cui è stata presentata la nazionale – di una battuta infelice, se non addirittura peggio, da parte del comico (si fa per dire) e celebrato conduttore televisivo Bonolis: Stava per andare Kean agli Europei, allora perché non portare Paolo Conti? Questo più o meno quello che gli è uscito di bocca nell’intento di far ridere (!) gli ospiti in TV (che infatti hanno riso, con l’eccezione di Mancini e forse di qualche altro) e il pubblico a casa.

Si può discutere sull’opportunità di portare agli Europei ben nove difensori: un difensore in meno e un attaccante in più, nel settore di maggiore fragilità della squadra azzurra, forse avrebbe fatto comodo. Resta comunque il coraggio di Mancini, e forse la sua buona intuizione, di convocare il giovane attaccante del Sassuolo e dell’Italia-Under21, Giacomo Raspadori. La speranza del commissario tecnico è che il ventunenne romagnolo possa rinnovare le gesta di Paolo Rossi ai Mondiali del 1982 o magari quelle di Totò Schillaci ai Mondiali del ‘90. Vedremo, anche se è molto raro che le leggende si ripetano.

 sergio magaldi