mercoledì 31 agosto 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA (Parte XI)


 

 

 SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IX

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte X

 

 

 Come il mito di Hades-Plutone, anche il mito di Krono-Saturno contiene leggende attribuite a due diverse divinità che finirono col fondersi nell’immaginario collettivo. Saturno fa parte dei numina (potenze o forze genericamente intese della natura) venerati nel Lazio insieme ai Lari e ai Penati ed è già presente nei primi insediamenti romani sul Palatino, prima ancora che gli Etruschi fondassero la città che in onore della dea etrusca Ruma (“mammella”), che dava il nutrimento a chi nasceva, chiamarono Roma, da cui prese il nome Romolo – il leggendario fondatore della città con una ritualità tutta etrusca – che si diceva discendere da Enea e dal dio Marte e che fu divinizzato post mortem con il nome di Quirino. Dopo di lui, i sette re di Roma, di cui gli ultimi tre furono sicuramente etruschi, mentre i quattro precedenti erano stati sabini con legami di parentela sia con i Prisci Latini che con gli Etruschi. La fondazione etrusca di Roma, infatti, avvenne all’insegna del sinecismo tra antiche tribù (Ramni, Tizi e Luceri) e popoli diversi, di cui i più importanti furono certamente Latini, Sabini ed Etruschi. Ad eccezione di questi ultimi – provenienti dalla Lidia (Asia minore) o addirittura indigeni con il nome di Tirreni – tutti gli altri erano popoli indoeuropei mescolatisi sin dall’età del bronzo con gli abitanti degli insediamenti autoctoni. Non a caso, prima che apparissero le triadi capitoline, le divinità più arcaiche dei Romani furono Saturno e Giano.

Saturno: Sat dalla radice sanscrita indoeuropea che designa l’abbondanza e Urnus, dal latino Urna che significa vaso, recipiente, strumento che gli antichi attribuiscono alla costellazione dell’Acquario. Non a caso Saturno astrologico governa tanto il segno del Capricorno che con il simbolo della cornucopia manifesta la prosperità, quanto il segno dell’Acquario, rappresentato da una brocca che attinge acqua e la versa generosamente per chi ne abbia bisogno. Nello specifico Urnus designa una funzione temporale, legata al ciclo della vegetazione. Saturno è il dio dell’agricoltura e non a caso il suo glifo, sia astronomico che astrologico, è rappresentato da una falce stilizzata che serve per recidere l’erba dei campi e per la mietitura del grano. Di qui anche simbolo della vita recisa e perciò della morte ђ. Saturno è la divinità agreste delle stagioni della semina e del raccolto, di un’età felice che mette fine al nomadismo, quella del SATYA YUGA, la prima era (YUGA in sanscrito) secondo il tempo ciclico induista che divide il mondo in quattro ere, di cui la prima è l’età dell’oro, che nel mito greco si trasformerà nell’oro inverso del piombo quando Saturno sarà spodestato e fatto prigioniero. Alla prima era seguono il Treta Yuga o età dell’argento, il Dvapara Yuga o età del bronzo e l’attuale Kali Yuga o età del ferro, dopo la quale ritornerà il Satya Yuga, l’età dell’oro e Saturno, sempre secondo la mitologia greca, sarà nuovamente liberato.

Il potenziale di Saturno, legato all’abbondanza ma anche al sacrificio, alla prigionia e alla morte, discende anche dalle sue caratteristiche astronomiche: è il pianeta più ricco di lune (82 conosciute sino ad ora), possiede numerosi anelli che ne riducono la luminosità e sembrano come limitarlo, trattenerlo, imprigionarlo. E ancora: Saturno astronomico scompare talora alla vista per l’interferenza della Luna che orbita intorno alla Terra. Muore per rinascere nelle stesse forme ma con altri esemplari, proprio come avviene per la vegetazione e non solo. Inoltre, la sua arcaica identificazione con Giano può dipendere dal fatto che quest’ultimo è il decimo satellite di Saturno.  Scoperto da A. Dollfus il 17 dic. 1966 all'Osservatorio del Pic du Midi, nei Pirenei, Giano ha un’orbita circolare attorno al pianeta. Anche la lentezza che caratterizza Saturno astrologico, nel far maturare gli eventi, sia positivi che negativi, sembra avere un qualche riferimento al Saturno astronomico che impiega 29 anni e mezzo per compiere la sua rivoluzione, per tornare cioè una seconda volta nello stesso punto di partenza.   

Virgilio nel VII libro (vv.179-181) dell’Eneide parla di Giano come di una divinità almeno arcaica quanto Saturno: «curvam servans sub imagine falcem, Saturnusque senex Ianique bifrontis imago vestibulo adstabant».E Giano e Saturno si corrispondono, entrambi collegati al tempo, entrambi guardiani della soglia, anche se Giano è una divinità etrusca, come il Culsans bifronte del Pantheon etrusco, ed è figlio della Grande Madre, identificata in Diana, Janua, dove il figlio Janus segna forse il passaggio dal matriarcato (che con ogni probabilità era la struttura originaria della società etrusca) al patriarcato, mentre Saturnus appartiene da sempre all’organizzazione patriarcale tipica degli indoeuropei, popoli di guerrieri e sacerdoti dove il ruolo della donna era marginale se non addirittura simile a quello degli schiavi.   

Gli antichi romani celebravano il nuovo inizio, onorando Giano bifronte, leggendario re di una remota età dell’oro, asceso al divino e raffigurato con un volto duplice che guarda contemporaneamente avanti e dietro di sé: una porta [ianua in latino] chiusa, per una porta che si apre a rappresentare un nuovo inizio. La festa di Ianus, dio dell’inizio e della fine si celebrava il primo giorno di Gennaio, ma secondo la testimonianza di Ovidio e di altri autori latini, aveva il suo coronamento nelle Agonalia Iani del 9 Gennaio, con ludi sportivi e il sacrificio di un montone, compiuto dal rex sacrorum sul colle del Quirinale. Giano rappresenta il movimento, dunque il tempo in rapporto allo spazio, e scandisce l’inizio di un’impresa e il suo termine, il momento della pace e quello della guerra, Saturno nel significato indoeuropeo, ancora non contaminato dal dio greco Krono, indica il tempo stagionale della semina e della raccolta delle messi che si ripete ogni anno e che assicura il nutrimento. Giano e Saturno insieme in un’età aurea e felice che sostituisce alla guerra e al nomadismo, la vita stanziale, la pace e la nascita dell’agricoltura. Fu solo più tardi, quando il Saturno latino si colora del mito greco di Kronos che Giano appare addirittura precedere Saturno nel Pantheon romano. È la narrazione del mito greco, secondo cui Saturno-Krono, che divora i suoi figli, è infine sconfitto e destituito del potere sugli uomini e sugli dei dal figlio Zeus. Imprigionato sottoterra nel regno di Hades, Krono-Saturno è al centro di due distinte narrazioni: a) liberato da Zeus che lo destina a vivere nell’isola dei beati, durante la felice età dell’oro; b) autoliberatosi, nel suo peregrinare trova infine una terra dove nascondersi e che da lui sarà detta Lazio, secondo la ricostruzione che ne fece Macrobio [370-430] nei Saturnalia (Dicta quoque est Latium terra latente Deo), e dove Giano lo accoglie con grandi onori. Per ringraziamento Saturno insegnò l’agricoltura ai Prisci Latini e concesse a Giano bifronte il dono di conoscere il passato e il futuro. Giano e Saturno entrambi onorati: Giano sul Mons Ianiculum (Gianicolo) e Saturno sul Mons Saturnus o Capitolium (Campidoglio).   

 

S E G U E 

sergio magaldi

giovedì 18 agosto 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA (Parte X)


 

 

 

SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IX

 

 

 

 L’astrologia colloca Plutone nel segno dello Scorpione, opposto alla Terra prima del Toro, lui che è il Signore del sottosuolo. Come forza rigenerante nel bene e nel male, Plutone non può che appartenere a questo segno zodiacale dove lo scorpione può evolversi sino al serpente e all'aquila solare. Se il Sole è il simbolo del principio di individuazione, con la potenzialità di assimilare e trasformare i contenuti dell'inconscio, Plutone è definito “Sole di mezzanotte” per “il materiale” che è in grado di offrire per questa assimilazione e trasformazione.

 

Erede della Grande Madre e di Eros – come già si è visto – Hades-Plutone è il Signore della vita, della morte e della rigenerazione di cui detiene il seme, il principio erotico universale che anima la materia. Ma Eros, come suggerisce il mito ellenistico di Amore e Psiche, rimanda alla dimensione inconscia che della psiche è anche la parte più importante e segreta. Nella totalità dell’inconscio, infatti, risiede l’Es, mentre le altre due ipostasi freudiane, l’Io e il Super-io hanno una collocazione che si articola tra coscienza, inconscio e preconscio (o subconscio), per quest’ultimo intendendo ciò che si trova appena al di sotto della coscienza ma che in determinate circostanze può facilmente riaffiorare. La parte cosciente dell’Io così come quella conscia e inconscia del Super-io non sono affari che riguardano Plutone che lascia volentieri ad occuparsene il vecchio Saturno. Com’è noto, l’Io si basa sul principio di realtà e deve continuamente difendersi non solo da quello che ancora non ha compreso di sé (Io inconscio) e dalle regole della società in cui vive (Super-io conscio) ma soprattutto da Es e Super-io inconsci che troppo spesso finiscono per governare le sue azioni. Così, l’Es governato dal principio del piacere spinge l’Io alla soddisfazione delle pulsioni primordiali, dei bisogni e dei desideri senza alcuna censura e senza curarsi del principio di realtà, laddove il Super-io svolge la funzione completamente opposta, intimando all’Io che le sue azioni siano conformi al costume morale, ai divieti e agli ideali che gli sono stati inculcati dall’educazione genitoriale e dall’ambiente circostante. Quanto più l’Io saprà districarsi tra Es e Super-io, tanto più egli sarà in grado di portare alla luce nuovi territori, con un ampliamento di coscienza di cui essere grato a Hades-Plutone per i suoi molteplici “doni”: vita,  morte e rigenerazione, eros, inconscio e ampliamento di coscienza.

 

Nell'articolo Das Unbewusst ("L'Inconscio") del 1915, Freud dichiara che i con­tenuti dell'inconscio sono sostitutivi di pulsioni che non possono divenire oggetto di coscienza. Pertanto, le rappresentazioni inconsce sono organizzate in fantasmi [greco:  phàntasma, apparizione], oppure in trame immaginarie alle quali le pulsioni si fissano e che appaiono come "vere messe in scena del desiderio". In tale prospettiva, il contenuto dell'inconscio è assimilabile a ciò che è stato rimosso, con in più, osser­va Freud, "un nucleo originario di contenuti filogenetici", cioè di quell’esperienza accumulata nel corso del tempo, che siamo soliti denominare inconscio collettivo.

 

Jung, al quale va il merito di aver ampliato il concetto freudiano di inconscio, sottolinea la quasi totale identificazione di inconscio e destino. In Psicologia e Al­chimia egli osserva che quando parliamo del nostro destino, mettiamo in campo una volontà che non coincide con quella dell'io e, poiché tale volontà si oppone all'io, noi vi scorgiamo un potere divino o infernale, a seconda dei casi.

 

Nella tragedia greca, il mito, quale archetipo universale, è la chiave che ci consente di entrare nella psiche dei personaggi e di cogliere il filo che sorregge la trama di tutte le loro azioni. La stessa guerra tra gli dei - che i miti raccontano - è finalmente intesa come la guerra che gli individui combattono contro se stessi. La cieca fatalità che spesso sembra dar corso agli eventi, secondo il principio che le colpe dei padri ricadono sui figli, si colora infine di senso. Liz Greene, la nota psicoanalista e cultrice di astrologia afferma che, per com­prendere il tema natale di un singolo, occorre tracciare la carta di nascita dei suoi genitori e che forse non basta, perché bisognerebbe anche conoscere il tema natale degli antenati.[1] Quale il significato di tale affermazione? Lo psicoanalista e ricercatore è convinto che il proprio paziente sia vittima, oltre che dei suoi, anche dei conflitti inconsci rimasti irrisolti nei genitori e nella famiglia d’origine.

 

Ma Hades-Plutone possiede anche un terzo nome: Trofonio, colui che nutre, e che attraverso il nutrimento genera l’energia che mantiene in vita e che consente agli esseri umani di agire. Le azioni hanno un risultato evidente nella realtà e un risultato invisibile (quello che gli orientali chiamano Karma, il nam myoho renge kyo dei seguaci del Soka Gakkai, per intenderci) che si colloca nel regno di Hades, senza implicazioni moralistiche ma determinando la necessità di un equilibrio che, se venuto meno, deve essere ritrovato. Saper leggere nell’invisibile, aumentando la consapevolezza delle proprie azioni è l’ultimo dei tanti “doni” di Plutone, quello che forse appare come il meno gradito ma che in realtà è il più importante di tutti perché, come osserva Jung in Psicologia e Alchimia, il timore e la resistenza che ogni essere umano prova quando scava troppo a fondo in se stesso sono in ultima analisi la paura del viaggio nell’Ade. «Con l’intervento di Hades – annota lo psicoanalista junghiano James Hillman –, il mondo è capovolto. Il punto di vista della vita cessa di valere. Ora i fenomeni sono visti non solo attraverso gli occhi di Eros, della vita umana e dell’amore, ma anche attraverso quelli di Thanatos, le cui fredde immote profondità non hanno legame con la vita»[2]

 

S E G U E

 

sergio magaldi



[1] L.Greene, The Astrology of Fate, 1984, trad.it., “Astrologia e Destino”, Armenia, Milano 1995, pp.98-132

 

[2] James Hillman, Il Sogno e il Mondo infero (“The Dream and the Underwold”),trad.it.di A.Bottini, Adelphi,2003,pp.65-66.

 


mercoledì 10 agosto 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA (Parte IX)


 

 SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

  Scoperto il 18 febbraio del 1930, come il pianeta più lontano del sistema solare e quindi come il meno visibile, Plutone può a buon diritto rappresentare la dimensione alternativa della coscienza. La sua riclassificazione a pianeta nano nel 2006 non ne modifica i significati mitologici e astrologici, contribuendo addirittura ad esaltarli. Cosa apprendiamo del mistero della vita, dell’inconscio, dell’iniziazione e della morte nel corso dell’esistenza? Davvero piccole cose...

Signore di tutto ciò che è segreto e in particolare del segreto iniziatico,  non a caso Hades-Plutone governava i Grandi Misteri Eleusini ai quali, come ricorda Aristotele si andava non per apprendere, ma per provare, attraverso un'esperienza mistica vissuta attraverso il rito, una profonda emozione. Ad Eleusi gli era dedicato un Tempio e sembra che in quei luoghi l'iniziato rivivesse l’esperienza del rapimento di Persefone. Con molta probabilità, anche i Misteri di Eleusi, sono un’eredità che il dio greco riceve dalla Grande Madre: il ciclo madre-figlia, come nella leggenda di Demetra e Kore o Persefone, mostra infatti, secondo gli studiosi, la continuità di un potere al femminile presente in ogni zona del mondo, la cui ritualità si trasmette di dea in dea secondo un preciso schema parentale.

 Che cosa si andava a fare ad Eleusi? Osserva in proposito Albert Hofmann:

«Ad Eleusi non veniva annunciata una vera  propria nuova religione rivolta ad una cerchia ristretta, poiché gli iniziati, una volta tornati dai Misteri nei loro luoghi nativi, rimanevano fedeli al culto della religione locale. Doveva trattarsi piuttosto di rivelazioni circa la natura dell’esistenza umana circa il significato della vita e della morte che gli iniziati là ricevevano. Siamo a conoscenza delle preghiere che i mystai, gli iniziati, rivolgevano alla dea della memoria Mnemosyne, affinché questa potesse risvegliare e mantenere vivo il ricordo della sacra visione, che una volta impresso nelle loro vite avrebbe potuto trasformarle radicalmente» [Albert Hofmann, Alla riscoperta del misteri eleusini, trad.it., Feltrinelli, 1989, p.5]

Chi poteva recarsi ad Eleusi e partecipare ai Misteri? Tutti potevano: greci e barbari, uomini e donne, liberi e schiavi purché non avessero peccato contro natura mediante hubris, disprezzo degli dei o versando il sangue dei propri familiari, secondo una legge imposta allo stesso Hades-Plutone dalle arcaiche divinità matriarcali e ctonie che lo circondavano.

La vita ha in sé il germe della morte ma la morte ha in sé il seme della rigenerazione, come insegna la vicenda di Hades-Plutone, Demetra e Persefone: uno dei miti più noti e importanti dell'antichità classica, tanto da essere rivissuto dagli iniziati dei Grandi Misteri Eleusini. Attenzione, però, che cosa in realtà si rigenera? Non certo l'individuo, come si è cercato invano di mostrare attraverso i miti collegati al ciclo degli eroi morti e risorti e divenuti immortali. Prometeo, Dioniso ed Eracle sono forse a questo riguardo le figure più significative del politeismo greco.

Prometeo è un titano, figlio di due divinità: Giapeto, dio dell'Ovest - figlio di Urano e Gea - e Climene, una delle cinquanta Oceanine. Egli fa parte della schiera dei Proteroi Theoi, gli "antichi dei", spodestati, ma pur sempre dei. E' Zeus-Giove a privare Prometeo dell'immortalità, precipitandolo nel regno di Hades-Plutone per punirlo della colpa di aver donato il fuoco agli uomini. Successivamente, però, sarà lo stesso Signore dell'Olimpo ad accettare la sua liberazione e a renderlo immortale. Chirone ferito da una freccia di Eracle sceglie di rinunciare all'immortalità pur di porre fine alle proprie sofferenze e Zeus dona "il posto vacante" a Prometeo per ringraziarlo di avergli rivelato un vaticinio delle Moire, secondo il quale sarebbe stato detronizzato da un semidio.

L'origine di Dioniso è al centro di diverse e talora contrastanti narrazioni. Una versione del mito è che egli sia una giovane divinità maschile e ctonia, figlio di Zeus e di Demetra o addirittura di Persefone e che sarebbe stato fatto a pezzi dai Titani. Un'altra versione, la più seguita in assoluto, ne fa un semidio, quindi mortale, figlio dell'amore tra il Signore dell'Olimpo e Semele, che è una donna e non una dea. In questa versione del mito, Dioniso è fatto a pezzi dalle Menadi, ma suo padre Zeus lo resuscita, rendendolo immortale.

Eracle, un altro figlio di Zeus e di una donna mortale, Alcmena, figlia del re di Micene, muore tra le fiamme ma suo padre lo resuscita e lo porta con sé nell'Olimpo per ricompensarlo delle dodici fatiche.

Nell'età del monoteismo, il morto e risorto per eccellenza è Gesù Cristo, ma anche lui non è un semplice mortale. A parte le somiglianze tra il mito di Eracle e la figura di Cristo, messe in evidenza da più di uno studioso, resta la questione che non di vero "indiamento" e conseguente immortalità si tratta perché, come tutti gli altri morti e risorti, Cristo partecipa già della natura divina del suo vero padre. 

Insomma, gli individui, esseri umani, animali, piante, muoiono, ma la vita nella sua sacralità è eterna e si rigenera in sempre nuovi esemplari.

Di dove la vita trae l'energia che la rende immortale? E' l'eros di cui è portatore il nuovo dio ctonio che rende possibile "il miracolo". Hades-Plutone, infatti, non è soltanto l'erede della Magna Mater, ma anche di Eros, principio animatore dell'universo e unica forza in grado di fecondare la materia, da inerte rendendola animata. In questo senso, Eros, vita, è forte come Thanatos, morte, come recita il Cantico dei Cantici. In questo stesso senso, Eros e Thanatos si corrispondono. Non a caso Esiodo (700 a.C.)  parla di Eros nella Teogonia come della quarta divinità primigenia, dopo Caos, Gaia (Terra) e Tartaro e lo dice il più bello degli dei immortali, perché è in forza del desiderio che da lui si sprigiona che si accende la scintilla della vita che sempre si rigenera. Insomma, Eros è «L’amor che move il sole e l’altre stelle», come dice Dante Alighieri concludendo la Divina Commedia, o  «il legame più potente di tutti»come annota Giordano Bruno in più di una sua opera.

Nulla a che vedere con Eros-Cupido, il divino e alato fanciullo che scaglia la freccia dell’innamoramento, figlio di Venere-Afrodite e di padre incerto (Ermes-Mercurio o Ares-Marte?), quando di Eros primigenio non si parla già più perché i suoi poteri sono stati usurpati da Hades-Plutone. Nulla a che vedere anche con l’Eros di cui parla Platone, il dáimōn che ha molto da dare eppure è sempre bisognoso, come insegna la sua origine che lo vuole figlio di Poros (abbondanza) e di Penìa (povertà). E meno ancora ha a che vedere con Eros Agape di età medievale e cristiana, simbolo insieme di amore per l’Assoluto e per l’umanità.

L’Eros plutonico è ben altro, e se è vero che il Signore del sottosuolo a livello conscio lascia che ad occuparsene siano i suoi giovani nipoti, Marte e Venere, che rappresentano la forza e la bellezza, è a livello inconscio e segreto che egli custodisce i poteri e gli istinti di Eros primigenio. 

 S E G U E

sergio magaldi