tag:blogger.com,1999:blog-5368042956865960557.post6660438582241909417..comments2024-01-11T16:49:15.794+01:00Comments on Lo zibaldone di Sergio Magaldi: EUROPEISTI ED EUROSCETTICISergio Magaldihttp://www.blogger.com/profile/06683710900430631479noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-5368042956865960557.post-2904590749186976182012-08-01T18:05:20.622+02:002012-08-01T18:05:20.622+02:00Grazie a te Andrea. A quale delle molteplici inizi...Grazie a te Andrea. A quale delle molteplici iniziative di MMT ti riferisci?Sergio Magaldihttps://www.blogger.com/profile/06683710900430631479noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5368042956865960557.post-1894797964047015482012-08-01T13:18:12.688+02:002012-08-01T13:18:12.688+02:00Lei ha certamente ragione nel sostenere che il pro...Lei ha certamente ragione nel sostenere che il processo di integrazione europea sia andato aumentando a tutti i livelli con le ultime generazioni e che le diversità tra i popoli europei si siano attenuate. Questo fenomeno, però, non riguarda solo gli europei, perché potrebbe riproporsi per tutti i cittadini del mondo. Le cause di questa “minore distanza” tra gli abitanti del pianeta sono molteplici, ma tra le principali basti ricordare la televisione, l’informatica, lo studio crescente di lingue e tradizioni diverse, l’accresciuto benessere e il relativo consumismo generato da idee e simboli semplici e universali, il mercato globale e così via. Come sempre accade, tuttavia, gli elementi innovativi generano contraddizioni. Nel nostro caso, infatti, se da una parte sono in grado di attenuare le varie forme di razzismo e di aumentare la presa di coscienza di un maggior numero di persone circa i veri problemi dell’umanità, dall’altra rischiano di favorire il conformismo e l’assuefazione dei più alla gratificazione tecnologica fine a se stessa, con l’illusione di essere tutti più uniti, solo perché siamo tutti un po’ più schiavi degli stessi bisogni e degli stessi “giocattoli”. E la cosa peggiore è che finiamo sempre più col delegare ai professionisti della politica regole e modalità della convivenza civile. In questa prospettiva è facile comprendere come in un’epoca di crisi, indotta e/o reale, l’interesse individuale, corporativo e/o nazionale, le divisioni tra i popoli, le contese e le inimicizie tornino a farsi sentire. Inoltre, il dato europeo non è confortante se osservato sotto il profilo storico e sociologico: nel vecchio continente si misurano tra loro quasi tutte le lingue e le tradizioni del mondo. D’altra parte, se così non fosse, noi avremmo già gli Stati Uniti d’Europa. Questo però non significa essere pessimisti: credo anch’io nel futuro dell’Europa e dei “pinguini impazziti” penso che non sarà facile sterminarli. Anche il Suo intervento mi conforta in tal senso. L’unico interrogativo che mi resta è di sapere quante generazioni occorreranno ancora perché il processo di un’autentica unità europea si compia. La ringrazio e la saluto con amicizia.<br /><br />Sergio MagaldiSergio Magaldihttps://www.blogger.com/profile/06683710900430631479noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5368042956865960557.post-14823601630476617182012-07-29T19:52:53.160+02:002012-07-29T19:52:53.160+02:00Sergio, grazie di cuore.
Si sarà al prossimo inco...Sergio, grazie di cuore. <br />Si sarà al prossimo incontro con i professori dell'MMT?Andreahttps://www.blogger.com/profile/00559860086844758624noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5368042956865960557.post-74882764874926579302012-07-29T15:53:45.134+02:002012-07-29T15:53:45.134+02:00Ho letto con molto interesse questo post, dal qual...Ho letto con molto interesse questo post, dal quale ho tutto da imparare. Vorrei però osservare che il pessimismo da Lei espresso riguardo alla diversità dei popoli europei diventa meno giustificato se si guarda alle ultime due generazioni, ossia grosso modo a quella parte di europei che hanno oggi dai venti ai cinquant'anni. Sebbene non abbia dati numerici sotto mano, mi sembra di poter dire che una parte consistente di queste persone conosce una forma di integrazione europea del tutto inedita nel storia del nostro continente. Sarebbe interessante procurarsi i dati sul numero di famiglie e di imprese (per non parlare di università e istituti di ricerca, che sono per natura cosmopoliti) i cui membri appartengono alla più diverse nazionalità europee, e che convivono, nel bene e nel male, al di là delle differenze lingustiche e culturali - proprio come hanno fatto negli ultimi centocinquant'anni gli italiani. E mi sembra che questo sia anche il frutto di un programma politico illuminato che, pur all'interno di un percorso tortuoso, negli ultimi trent'anni ha spinto i giovani europei a spostarsi e a conoscersi.<br />D'altra parte è vero che le Sue considerazioni appaiono ben più fondate se ci si concentra sui governi e sulle segreterie politiche… E naturalmente se una politica reazionaria e nazionalista prendesse provvedimenti volti a distruggere l'integrazione europea (anzitutto puntando ad accentuare le differenze economiche tra una zona e l'altra) la gente tenderebbe a ritirarsi nei vecchi confini. Mi chiedo però, già oggi, a quale prezzo, non solo umano, ma anzitutto economico, sociale e culturale: viene da pensare - con qualche brivido - agli anni Venti e Trenta. Ma mentre l'integrazione europea che il nazifascismo e la guerra distrussero brutalmente riguardava solamente un'élite, quella che (se non sbaglio) esiste oggi è assai più diffusa, radicata e intrecciata… Quel che vorrei dire, insomma, è che i "pinguini impazziti" sono molto più numerosi di quanto sembra emergere dalla Sua peraltro convincente analisi, anche se la grande maggioranza di essi non ne è consapevole e non si pone problemi politici di questo genere.<br />Che poi sia sempre possibile, invece di lasciarli vivere, crescere e moltiplicarsi, castrarli o sterminarli, è un altro paio di maniche.<br />Molto cordialmente<br />Cecilia AssoAnonymousnoreply@blogger.com