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QABBALAH STORICA
Non è mia intenzione entrare nel merito della
questione riguardante l'origine mitica della Qabbalah[1]:
se faccia parte della cosiddetta ‘rivelazione primordiale’ concessa ad Adamo o
se magari costituisca la parte esoterica della Legge che Mosè ricevette sul
Sinai. La Qabbalah ufficialmente fa il suo ingresso nella storia nella seconda
metà del XII secolo, con gli scritti di dotti ebrei sefarditi che vivono sulla
sponda occidentale del Mediterraneo, tra le comunità ebraiche di Linguadoca, una
terra tanto fiorente nel commercio quanto progredita nel vivere civile e nella
tolleranza da essere, per quei tempi, certamente esemplare. E' vero, d'altra
parte, che la nascita medievale della Qabbalah non esclude una sua origine più
antica, collegata alla riflessione e all'approfondimento della religione
biblica, del Talmud e della tradizione rabbinica, sia attraverso la parola
scritta, sia più diffusamente attraverso la comunicazione
bocca-orecchio. Non è un caso, infatti, che nel suo esordio storico, sia
in Provenza, sia soprattutto in Catalogna, la ricerca dei perushìm si
orienti per un verso sull'Opera della Creazione o Ma’asè Bereshit e per
altro verso sull'Opera del Carro o Ma’asè Mercavah. Con la prima
intendendo le speculazioni
cosmogoniche e cosmologiche sull’opera della Creazione e il
commento del Genesi o Bereshit. Con la seconda, le meditazioni a sfondo mistico sull’opera del Carro
o Ma’asè Merkavah delle visioni di
Ezechiele.
In Genesis
and the Big Bang del 1990, il fisico e teologo Gerald L.Schroeder ritiene
che Scienza e Bibbia siano d’accordo su un punto fondamentale e cioè che nulla
si possa dire su ‘prima’ del principio. Il concetto è frutto di una prima e
tradizionale speculazione cabbalista: la prima lettera del Bereshith è una Bet, una lettera aperta solo sul davanti secondo la
modalità di scrittura dell’ebraico che va da destra a sinistra: t y c a r b .
Ciò significa che solo gli eventi accaduti dopo il ‘principio’ sono accessibili
all’indagine umana.
QABBALAH PRATICA: LA TEURGIA
Nei primi scritti dei cabbalisti di Provenza
una particolare importanza è attribuita
alla teurgia [che costituisce una parte non secondaria della qabbalah pratica],
tanto che la stessa speculazione ne è influenzata ed è strettamente collegata
all’azione teurgica. L’orientamento prevalente è quello di riferirsi alla
teologia della tradizione sinaitica, piuttosto che alla teologia reale che
privilegia la conquista e le promesse fatte da Dio ai patriarchi. La teurgia
ebraica si distingue dalla magia, pure praticata in ambiente giudaico, perché
il suo quadro di riferimento è la religione biblica e il rispetto di un rituale
unico e predeterminato. Inoltre, a differenza della magia, la teurgia non opera
mai a vantaggio personale ma sempre a gloria di Dio e per il bene dell’umanità, anche se questa umanità si identifica spesso
con quella del popolo eletto.
Mopsik[2]
individua cinque forme di azione teurgica negli scritti dei primi cabbalisti
storici: un’azione cosiddetta instauratrice, in cui si instaura una sorta
di patto tra l’uomo e Dio e da cui ne deriverà un reciproco vantaggio. Così è
per esempio in Genesi 28:20-22, dove è l’uomo che promette qualcosa a
Dio:
20 Giacobbe fece
questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto
facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, 21 se ritornerò sano e
salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio.22 Questa pietra, che
io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò
la decima». [CEI]
Oppure è Dio che promette qualcosa
all’uomo, come in Levitico 26,3-13:
3 Se seguirete le mie leggi, se
osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, 4 io vi darò le piogge
alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti.
5 La
trebbiatura durerà per voi fino alla vendemmia e la vendemmia durerà fino alla
semina; avrete cibo a sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese.
6 Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. 7 Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 8 Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di spada.
9 Io mi volgerò a voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò e confermerò la mia alleanza con voi.
10 Voi mangerete del vecchio raccolto, serbato a lungo, e dovrete metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo.11 Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e io non vi respingerò. 12 Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo. 13 Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto; ho spezzato il vostro giogo e vi ho fatto camminare a testa alta.[CEI]
6 Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. 7 Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 8 Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di spada.
9 Io mi volgerò a voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò e confermerò la mia alleanza con voi.
10 Voi mangerete del vecchio raccolto, serbato a lungo, e dovrete metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo.11 Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e io non vi respingerò. 12 Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo. 13 Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto; ho spezzato il vostro giogo e vi ho fatto camminare a testa alta.[CEI]
Oppure,
come ancora in Esodo 29:42-46, dove il Signore rivendica per sé l’olocausto e
il sacerdozio per aver fatto uscire il suo popolo dalla terra d’Egitto:
42
Questo è l’olocausto perenne
di generazione in generazione, all’ingresso della tenda del convegno, alla
presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlarti.
43 Darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia gloria. 44 Consacrerò la tenda del convegno e l’altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio per me. 45 Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. 46 Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, che li ho fatti uscire dalla terra d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio.[CEI]
43 Darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia gloria. 44 Consacrerò la tenda del convegno e l’altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio per me. 45 Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. 46 Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, che li ho fatti uscire dalla terra d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio.[CEI]
C’è
poi un’azione teurgica detta restauratrice, tesa cioè a ripristinare una
condizione antecedente, venuta meno per colpa degli uomini. È il caso del
Signore che parla a Noè subito dopo il diluvio, Genesi 8,18-22:
18 E Noè uscì con i suoi figliuoli, con la sua moglie, e con le
mogli dei suoi figliuoli. 19 Tutti gli animali, tutti i
rettili, tutti gli uccelli, tutto quel che si muove sulla terra, secondo le
loro famiglie, uscirono dall’arca. 20 E Noè edificò un altare all’Eterno; prese
d’ogni specie d’animali puri e d’ogni specie d’uccelli puri, e offrì olocausti
sull’altare. 21 E l’Eterno sentì un odor
soave; e l’Eterno disse in cuor suo: "Io non maledirò più la terra a
cagione dell’uomo, poiché i disegni del cuor dell’uomo sono malvagi fin dalla
sua fanciullezza; e non colpirò più ogni cosa vivente, come ho fatto. 22 Finché la terra durerà, sementa e raccolta,
freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai".
C’è ancora un’azione teurgica conservatrice
- di cui l’Antico Testamento ci offre
numerose esempi - con la quale si cerca di conservare la grazia del Signore
attraverso le offerte e i sacrifici e c’è una teurgia amplificatrice che
serve ad accrescere la potenza (Gevourah)
del Signore, a cominciare dalla formula sempre ripetuta quando ci si riferisce
a lui: “Benedetto il suo nome…”, per continuare con l’elencazione dei suoi nomi
straordinari. Un certo intento teurgico di amplificazione i cabbalisti lo
condividono con la stessa tradizione rabbinica. Oltre a coloro che ritengono
impossibile per l’uomo aumentare la potenza divina, c’è anche chi sostiene che
un comportamento umano conforme alla Legge, lo studio della Torah, l’osservanza dei Mitzvoth
(precetti) etc… possano accrescere la sfera di influenza di
Dio nel mondo. C’è infine un’azione teurgica cosiddetta attrattiva per
attirare la presenza di Dio [Shekinah] nel mondo, come, per esempio in Esodo,
allorché è lo stesso Signore a dettare a Mosè con minuziosa precisione come
arredare il Santuario [Casa o Tempio] dove risiederà per essere in mezzo al suo
popolo [Esodo, 25:8], oppure per attirarla nella relazione tra l’uomo e
la donna: “Nel possedere una donna – è scritto nella Lettera sulla Santità –
non farlo contro la volontà di lei, e non usarle violenza, giacché se l’unione
carnale avviene senza tanta passione, senza amore né desiderio, la Shekinah non
vi assiste…”. [Igueret ha-qodech o “Lettera sulla santità”, piccola ma
preziosa opera attribuita ora a Nachnmanide ora a Gikatilla, probabilmente di
un anonimo cabbalista, apparsa nella Spagna del XIII secolo]. Le norme dettate
a Mosè per l’arredamento del Tempio occupano diversi capitoli di Esodo e
talora sembrano manifestare una “pignoleria” o “un capriccio” di Dio, ma a
guardar bene non è così, perché sono a vantaggio degli esseri umani, ancorché
in apparenza siano volte a ricordare la presenza del Signore e a manifestarne
la grandezza. Si prendano per esempio le norme dettate per la costruzione del
candelabro o Menorah, Esodo 25,31-40:
LA MENORAH
31 Farai anche un candelabro d’oro puro; il candelabro, il suo
piede e il suo tronco saranno lavorati al martello; i suoi calici, i suoi pomi
e i suoi fiori saranno tutti d’un pezzo col candelabro.
32 Gli usciranno sei bracci dai lati: tre bracci del candelabro da
un lato e tre bracci del candelabro dall’altro;
33 su l’uno de’ bracci saranno tre calici in forma di mandorla, con
un pomo e un fiore; e sull’altro braccio, tre calici in forma di mandorla, con
un pomo e un fiore. Lo stesso per i sei bracci uscenti dal candelabro.
34 Nel tronco del candelabro ci saranno poi quattro calici in forma
di mandorla, coi loro pomi e i loro fiori.
35 Ci sarà un pomo sotto i due primi bracci che partono dal
candelabro; un pomo sotto i due seguenti bracci, e un pomo sotto i due ultimi
bracci che partono dal candelabro: così per i sei bracci uscenti dal
candelabro.
36 Questi pomi e questi bracci saranno tutti d’un pezzo col
candelabro; il tutto sarà d’oro fino lavorato al martello.
37 Farai pure le sue lampade, in numero di sette; e le sue lampade
si accenderanno in modo che la luce rischiari il davanti del candelabro.
38 E i suoi smoccolatoi e i suoi porta smoccolature saranno d’oro
puro.
39 Per fare il candelabro con tutti questi suoi utensili
s’impiegherà un talento d’oro puro.
40 E vedi di fare ogni cosa secondo il modello che t’è stato
mostrato sul monte.
La Menorah è citata in numerosi passi
biblici: in Esodo 37:17-24 per dire che Betzalel, l’artista
designato da Dio in persona, ha costruito il candelabro esattamente come
l’aveva progettato il Signore. Sempre in Esodo, 30:27 per raccomandare
che il candelabro, insieme ad altri oggetti del Tabernacolo, sia unto con olio
sacro. Ancora in Esodo il candelabro è citato tre volte: quando il
lavoro è ultimato e portato a Mosè (39:37), allorché il Signore ne ordina a
Mosè la collocazione nell’Abitazione o ‘Tenda dell’incontro’ a lui consacrata
(40:4) e Mosè esegue (40:24). In Levitico (24:3) per precisare a
chi è concesso accenderlo. In Numeri, la Menorah è citata due
volte: (3:31) per ribadire che l’accensione del candelabro è riservata ai
leviti e (8:24) per la raccomandazione del Signore a Mosè che le sette lampade
illuminino la parte anteriore del candelabro. Nel Libro di Daniele, il
candelabro è citato (5:5) per ricordare il banchetto del re Baldassar, figlio
di Nabucodonosor, durante il quale, apparve una mano di fronte al candelabro e
scrisse parole che solo Daniele riuscì a interpretare. Nel I Libro dei
Re (7:49) e nel II Libro delle Cronache (4:7) per predisporre 10
candelabri all’interno del Tempio: 5
a destra e 5
a sinistra del santuario. Ancora nel II Libro
delle Cronache (13:11) si ricorda che l’accensione delle lampade è un
obbligo verso il Signore. Nel I Libro dei Maccabei (4:49-50) il
candelabro è utilizzato per la riconsacrazione del Tempio, mentre in Siracide
(26:17) ha la funzione di metafora poetica: la lampada che brilla sul
candelabro è paragonata a un bel volto di donna sopra un corpo
grazioso. Infine, in Zaccaria (4:1-12), il candelabro fa parte
della quinta visione del profeta:
“L’angelo incaricato di parlarmi venne a
scuotermi come si fa con uno che dorme.
Mi domandò: ‘che cosa vedi?’ Io risposi:
‘vedo un candelabro d’oro, con in cima un recipiente per l’olio. Il candelabro
a sette lucerne e sette beccucci per dare olio a ogni lucerna.
Vicino al recipiente ci sono due ulivi, uno a
destra e l’altro a sinistra.’
E domandai all’angelo: ‘che significa tutto
questo, mio signore?’
Allora l’angelo mi spiegò: ‘Le sette lucerne
rappresentano gli occhi del Signore che osservano tutta la terra…”
Sembra interessante osservare che Betzalel,
il nome dell’artista prescelto dal Signore per la costruzione della Menorah
e di parte del Tabernacolo, ha valore numerico 153 (leggendo le lettere
da destra a sinistra l a l x b [2+90+30+1+30 = 153], ossia il
triangolo di 17. “Il 17 – osserva Nadav Eliahu – è un numero
importantissimo in Cabalà poiché è il numero che indica il bene (Tov).
Non a caso è la Ghematria di due dei 72 Nomi di Dio, il 1° e il 49°. Anche
questi numeri non sono casuali, in quanto si riferiscono alle Cinquanta
Porte dell’Intelligenza, le più importanti delle quali sono la prima
dall’alto e la quarantanovesima dal basso. Ed ecco che 17 è anche il valore di
EGOZ (noce), un frutto molto esoterico, studiando il quale il re Salomone
derivò delle importanti considerazioni sulla struttura degli universi
paralleli (vedi il Cantico dei Cantici, al versetto ‘Sono sceso al
giardino delle noci’) ”. Il 17, inoltre, è anche il valore di Hagadah
e osserva ancora Nadav Eliahu: “ Il nome HAGADAH (leggenda) si riferisce a
tutta quella parte della tradizione orale dell’Ebraismo che contiene racconti e
descrizioni basate soprattutto sul funzionamento tipico dell’emisfero cerebrale
destro. Il valore 17 allude all’intrinseca bontà di questa parte, a volte
ingiustamente trascurata o minimizzata dagli ebrei razionalisti.”[3]
Nella Qabbalah medievale, i sette bracci
della Menorah sono associati alle sette sephiroth inferiori: da ‘Hesed a
Malkuth. Nel Sepher Temunah o Libro della figura, [4] ‘il
candelabro puro d’un sol pezzo lavorato a martello’ è identificato con Binah,
la sephirah dell’intelligenza, e i sette bracci, con le sette sephiroth
inferiori che da lei provengono. Mentre i 49 tra calici e boccioli che sono
tutto un pezzo col candelabro, come è scritto in Esodo, formano le 49
porte dell’intelligenza cioè della sephirah Binah che ne è la Cinquantesima
e che neppure a Mosè, come è detto nel Talmud, fu dato oltrepassare [5]
Nel Pardes Rimmonim o Giardino
dei Melograni, il cabbalista Moshé Cordovero fa corrispondere ai sei bracci
della Menorah le sephiroth comprese tra la quarta (‘Hesed
‘Grazia’) e la nona (Yesod ‘Fondamento’) mentre l’asse centrale del
candelabro è rappresentato dalla Alef, prima lettera dell’alfabeto
ebraico e da Kether ‘Corona’, la sephirah più alta. Alla base del
candelabro c’è poi la sephirah più bassa: Malkuth Terra o Regno. [6]
La Menorah o candelabro a sette
braccia, oltre che simbolo cosmico, è l’effettiva rappresentazione degli
elementi primordiali, dei pianeti, dei segni zodiacali e dell’alfabeto ebraico,
le cui tre lettere madri [Aleph, Mem e Shin], simboli rispettivamente di Aria,
Acqua-Terra e Fuoco, sono collocate sul tronco del candelabro, delle sette
lettere doppie [Beth, Daleth, Ghimel, Caph, Phe, Resh e Taw], collocate sulle
sette lampade a indicare la loro doppia polarità planetaria, delle dodici
lettere semplici [He, Vaw, Zain, Chet, Thet, Jud, Lamed, Nun, Samech, Aiyn,
Tzadè, Qoph], collocate sui tre bracci della Menorah a indicare i dodici segni
zodiacali. Il candelabro permette anche di calcolare la divisione delle
stagioni nonché gli equinozi e i solstizi. Accesa ritualmente,[7] la Menorah
spiega il significato della sequenza dei primi sette giorni descritti nel
Genesi. Contiene il Tetragramma o nome essenziale del Dio manifesto e le
possibili permutazioni del nome divino. Attraverso la rotazione dei bracci
della Menorah, gli ebrei conoscevano le fasi della luna e il “calendario
perpetuo” [8].
[S E G U E]
[1] Come Giulio Busi ed altri studiosi uso il termine Qabbalah
e non Kabbalah o Qabalah o Cabala o Cabbala, come pure fanno altri, perché
mi sembra la traslitterazione più fedele. La parola si scrive in ebraico da
destra a sinistra con le lettere Qoph-Bet-Lamed-He (in italiano Q-B-L-H
aspirata). Dopo l’intervento dei masoreti, il daghesh o punto inserito
nel corpo della Bet, che distingue la b dalla v, è preceduto da vocale breve
(il pàtah sotto la Qoph) e dunque raddoppia la b nella traslitterazione
italiana: קַ בָּ לָ ה
[2] Sull’intera questione della teurgia nella
Qabbalah, cfr. C.Mopsik, Les Grands
Textes de la Cabale, Verdier, Paris,1993, pp.18-71.
[3] cfr. Nadav Eliahu, Misparei Ha-Sod. I
numeri del segreto, Milano, 1990, pp. 29-30.
[4] Il testo del Sepher ha-Temunah tradotto in
italiano (con una breve introduzione circa la data presunta di composizione e
il relativo contenuto), si trova in Mistica Ebraica.Testi della tradizione
segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo a cura di G. Busi ed E.
Loewenthal, Einaudi, Torino, 1995, pp.243-346
[5] Cfr. Talmud, bRo’sh ha-shanah 21 b,
bNedarim 38a.
[6] Cfr. G. Busi, Simboli del pensiero ebraico,
cit., pp. 219-221.
[7] Scrive Ivan Mosca [Luz,Trimestrale di Studi
Tradizionali, Har Tzion, n.3, Autunno 1999, pp.13-14]: “[…] si accende
prima la lampada del Sole, pronunciando sottovoce: ‘ Yom Rishon ’ (primo
giorno) e sentendo interiormente il comando trasmutatorio affinché l’Orgoglio
si tramuti in Umiltà; poi la lampada della Luna, pronunciando sottovoce: ‘ Yom
Sheni ’ (secondo giorno) perché la Forza faccia scomparire la Pigrizia;
indi si accende la lampada di Marte: ‘ Yom Shilishi ’ (terzo giorno),
perché la Speranza dia il posto all’Ira; poi la lampada di Mercurio: ‘ Yom
Revi’i ’ (quarto giorno), perché l’Invidia si trasformi in Carità;
successivamente la lampada di Giove: ‘ Yom Hamishi ’ (quinto giorno),
affinché la Gola diventi Temperanza; successivamente la lampada di Venere: ‘ Yom
Shishi ’ (sesto giorno), perché la Lussuria si tramuti in Giustizia; infine
la lampada centrale o di Saturno, pronunciando a voce più alta: Shabbat
(settimo giorno o Giorno del Riposo), perché la Prudenza prevalga
sull’Avarizia.
[8] Per uno studio completo sulla Menorah, si veda il
già citato e pregevole articolo di Ivan
Mosca pp.1-21.
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