Lo zibaldone di Sergio Magaldi
venerdì 20 maggio 2022
lunedì 16 maggio 2022
domenica 8 maggio 2022
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VI
SEGUE DA:
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte III
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte V
Ciò che dicevo a proposito di
Venere vale per ogni altro corpo celeste e direi in modo ancora più manifesto
per la Luna. Il luminare della notte dovette subito imporsi alla fantasia degli
antichi per il candore della sua veste fisica, suscettibile tuttavia di
cambiare velocemente nel colore e nella forma, determinando così una vasta
scala di immagini cromatiche, ricche di significato. Né ci volle molto perché
la mente primitiva proiettasse su altrettante divinità il fluttuare perenne
dell’astro così simile al flusso della vita: nascita, crescita, pienezza,
decadenza e morte. Unico satellite della Terra, chi coltiva i campi ne
scopre subito l’influenza per la semina, chi naviga ne coglie la corrispondenza
con le maree e l’intero ciclo femminile appare cadenzato su quello della Luna.
È
interessante osservare come per secoli l'astrologia giudiziaria abbia
considerato simboli privilegiati per l'ascolto dell'inconscio
il luminare della Luna e, in particolare, Lilith, la sua zona oscura, talora
identificata con la Luna Nera. Né, d'altra parte, erano noti
altri simboli spazio-temporali per descrivere
l'inconscio. In proposito, occorre appena accennare che sulla stessa
esistenza fisica della Luna Nera si continua ancora a dubitare, tanto che è
stata spesso diversamente interpretata: 1. Come Luna non visibile o Luna nuova al
momento della sua congiunzione col Sole (Ecate o Artemide dei Greci); 2. Come
secondo satellite della Terra, scoperto nel XVII Secolo dal gesuita Giovanni Battista
Riccioli e con un passo giornaliero di 3 gradi, ma di cui l'esistenza non è
stata ancora accertata; 3. Come un punto fittizio dell'orbita lunare.
Che la
Luna rappresenti simbolicamente il femminile, la fantasia, il sogno,
l'immaginazione è perfettamente accettabile; che l'inconscio possa essere
identificato col simbolismo lunare è altamente improbabile. Dane Rudhyar ha
chiaramente dimostrato che è proprio la dinamica Saturno (l'io,
la forma) - Luna (l'energia vitale) a rendere conto del
nostro io cosciente. Inoltre, la Luna è talmente veloce nello
spazio che male rappresenta un contenuto psichico così fortemente cristallizzato
quale l'inconscio, la cui trasformazione richiede un processo lentissimo,
addirittura generazionale, prima che si possa avvertire un significativo
mutamento.
Occorre
tuttavia riconoscere che la figura di Lilith-Ecate è presente tanto
nella mitologia ebraica che in quella greco-romana con la funzione di
rappresentare gli istinti più riposti della personalità, ma a parte il dubbio
sul potersi giovare di un suo corrispettivo fisico nello spazio, questo simbolo
resta, anche solo come concetto, un po' troppo angusto per una reale
connotazione dell'inconscio, e semmai può essere chiamato a rappresentare lo
strato immediatamente al di sotto della coscienza, ciò che Freud definiva
preconscio. Né, d’altra parte, appare convincente l'idea di un inconscio
limitato al ruolo di controparte di polarità sessuale. Tale ruolo
sembra più che altro spettare all'Anima per l'uomo e all’Animus per la donna. E “anima” e “animus” appartengono
alla coscienza o tutt’al più al subconscio (o preconscio) e forse è proprio
questo il regno di Lilith.
La Luna è la casta Artemide (o Diana) al suo candido e primo
apparire, protettrice delle partorienti e al tempo stesso custode del principio
femminile che deve essere mantenuto intatto per essere preservato. Pronta ad
uccidere e/o a generare la follia nelle menti di chi attenti all’equilibrio
della natura (Orione colpito da uno
scorpione, Atteone mutato in cervo e via dicendo). Così, tra i vari
significati, l’astrologia attribuisce ad una certa configurazione del luminare
nel cielo di nascita le morti improvvise e/o l’insorgere della follia.
È
Selene nella pienezza del suo fulgido splendore, a simboleggiare la bellezza
delle forme femminili, che protegge le donne in gravidanza, favorisce la
fecondazione; è Atena o Minerva dagli occhi di civetta che vede nel buio della
notte ciò che altri non vedono e nella sua sapienza conosce ogni segreto; è
Ecate la terribile, quando nel cielo scompare alla vista e si lega alle ombre
degli spiriti e alle pratiche di magia nera. Insomma è il principio femminile
nella varietà delle sue sfumature positive e negative. In qualche raro caso è
però anche divinità maschile (è il caso di Shin, il dio assiro-babilonese),
perché non più considerata per rapporto al Sole dal quale riceve la
luce, ma in relazione alla Terra da fecondare. Sotto il femmineo e bianco manto
l’astro cela infatti il rosso dardo della passione, per cui talora fu anche
identificato con Venere-Afrodite.
Gli dei
rappresentano in forma personalizzata le forze gravitanti nell’universo e nella
psiche umana, i miti raccontano di questi dei, attribuendo loro fatti reali e
accadimenti umani. L’astrologo traduce miti e simboli in un universo di
significato che differisce non solo in funzione di una molteplicità di
variabili, ma in ragione di una complessità di cui è l’interprete e, in
definitiva, il solo responsabile. Giacché, per quanto egli si sforzi di
considerare con oggettività le diverse energie dei corpi celesti presenti nel
tema di nascita considerato, spetta sempre a lui ricomporre in sintesi ciò che
a prima vista appare contraddittorio. Tanto per fare qualche esempio: la
nascita con Luna nuova, crescente, calante o piena, al primo
quarto, all’ultimo, in domicilio, in esilio, in esaltazione o caduta, in
questo o quel segno, in questa o quella casa, armonica o disarmonica col Sole e
con i pianeti ecc… assumerà significati diversi potendo idealmente richiamarsi
a questa o quella divinità del mito lunare. Così, se congiunta a Marte,
l’interprete non avrà difficoltà a identificare la Luna con Artemide e i suoi
significati guerrieri, se congiunta a Venere con la stessa Afrodite e la
dolcezza venusina, se a Giove con Selene, cioè la possibilità di successo,
l’immaginazione benefica, ma anche il rischio di ingrassare...
S E G U E
sergio magaldi
domenica 1 maggio 2022
giovedì 28 aprile 2022
mercoledì 27 aprile 2022
COSTA CONCORDIA cento anni dopo l'affondamento del Titanic
Le
molteplici e straordinarie coincidenze tra i due tragici sinistri nella storia delle
grandi navi passeggeri lascia pensare che il riferimento ai “corsi e ricorsi
storici” di Giambattista Vico potrebbe aiutarci ad avvalerci dell’inconscio
collettivo per attingere dall’ esperienza altrui, ivi conservata.
di Alberto Zei
La
storia si ripete
A
seguito dell’ articolo pubblicato ieri, riguardante
le circostanze che hanno determinato l’ inabissamento del Titanic, ecco
che la Concordia con la sua tragedia avvenuta esattamente 100 anni dopo, si
presenta come un simbolico riferimento ai “corsi e ricorsi storici” dei grandi
eventi, ritenuti da molti più unici che rari per la loro particolarità, ma
che prima o poi si ripetono, anche negli
avvenimenti dove la partecipata emotività pubblica genera un effetto moltiplicatore della loro
importanza, senza essere noi riusciti a
trarre da questi, esperienza e
conoscenza sufficiente per evitarli.
Si
può semplicemente rilevare per i due
colossi del mare che gli stessi criteri innovativi di costruzione, i servizi
previsti per l’emergenza, gli errori di
navigazione, la insufficienza delle imbarcazioni di soccorso e l’ essere
ritenuti al di sopra di ogni possibile naufragio, traccino un interessante confronto con gli eventi che hanno causato il
loro affondamento. Vediamo il probabile e significativo parallelo.
Compartimenti stagni
La
Concordia, così come il Titanic, era normalmente dotata di compartimenti
stagni che avrebbero contenuto
l’allagamento anche con il coinvolgimento di tre settori adiacenti danneggiati.
Nel caso della Concordia il cedimento
delle pareti di contenimento hanno creato l’allagamento dell’intera nave.
La
lamiera di costruzione
Per
le moderne navi da crociera di grande stazza, è prevista una lamiera acciaiosa
di adeguato spessore e composizione chimica. Il criterio di scelta sta nella
possibilità di superare eventuali impatti senza subire lacerazioni, Infatti la
lamiera utilizzata che viene denominata “navale”, oltre alla necessaria
consistenza, possiede la caratteristica della flessibilità e dello stiramento
all’urto, in modo che possa deformarsi ma non lacerarsi evitando le
pericolosissime falle sotto il livello di galleggiamento.
La
Concordia però, così come sembra il Titanic, per lo sfregamento della fiancata
sullo scoglio è stata tagliata e accartocciata per la lunghezza per
Imprudenza
di navigazione
Anche
per la Concordia, come mutatis mutandis
per il Titanic, non era prevista la rotta imprudente verso l’isola del Giglio
che invece la nave percorse incorrendo nella collisione con uno scoglio imprevisto,
davanti alle isolette delle Scole.
Tardivo
avvistamento dell’ostacolo
La
Concordia, così come il Titanic, pare non avesse predisposto la vedetta e i
sistemi di rilevazione delle ecoscandaglio e della marca radar di sicurezza
sembra fossero stati disattivati.
Ufficiale
di guardia in luogo del comandante
Così
come il Comandante del Titanic, anche il Comandante della Concordia in quella
notte – in base alla relazione tecnica dei consulenti nominati dal Gip del
Tribunale di Grosseto – era assente dal ponte di comando, subentrando in un
secondo tempo, quando la nave ormai significativamente fuori rotta gli fu
consegnata qualche minuto prima della collisione.
Errore
del timoniere
Com’era
accaduto con il timoniere del Titanic, anche il timoniere della Concordia –
stando alle registrazioni della scatola nera – pur avendo ancora tempo
sufficiente per evitare lo scoglio, mentre riceveva l’ordine dal Comandante:
“20° a sinistra”, portò la barra a 20° a dritta. E solo dopo, ma troppo tardi,
prima ha riportato la barra al centro per qualche secondo e poi ha eseguito il
giusto comando a sinistra. Il risultato è stato un assurdo impatto sulla roccia
emergente dall’acqua con tutta la tragedia che ne è seguita.
Lance di salvataggio
La stessa fatalità accomuna Titanic e Concordia
riguardo alla mancanza delle scialuppe di salvataggio. Quantunque la Concordia
ne fosse dotata. La causa fu l’impossibilità del personale di bordo di
sganciare dai supporti di ancoraggio ben tre delle 12 lance di dotazione del
ponte sinistro che avrebbero consentito
l’evacuazione di tutto il personale presente in quello stesso lato del
transatlantico. Il risultato fu quello di dover necessariamente lasciare a
bordo centinaia di persone, 32 delle quali perite a causa del ribaltamento della nave.
Da
ultimo, a titolo simbolico della concomitanza degli eventi: il tempo di
galleggiamento del Titanic, prima di affondare nel gelido oceano di quella
notte, fu di circa due ore e 40 minuti; quello della Concordia, prima del suo
ribaltamento in quella fredda notte d’inverno, esattamente cent’anni più tardi,
fu di circa due ore e 57 minuti.