Lo zibaldone di Sergio Magaldi
lunedì 25 novembre 2024
Replica / Viaggio nella Qabbalah – La Conoscenza Unificata (p.5ª)
domenica 10 novembre 2024
REPLICA / Viaggio nella Qabbalah - Il problema del male (p.4ª)
L’ascesa virtuale lungo l’Albero della vita ci conduce ora
alla Sephirah Ghevourah che rappresenta il rigore, il giudizio, la severità, ma
anche la forza e la potenza come attestano alcune ghematrie della parola con
valore 216. Naturalmente, Ghevourah va considerata sull’Albero non isolatamente
ma in relazione alla Sephirah che apparentemente le si oppone: Chesed che manifesta
la grazia e la misericordia divina.
Ghevourah è comunque ritenuta il punto di frattura delle
scintille di luce provenienti dall’alto e quindi l’origine stessa della
presenza nel mondo del male fisico, metafisico e morale.
In realtà le interpretazioni sull’origine del male sono di
diversa natura, tanto in rapporto alla Bibbia che alla tradizione cabbalistica.
I primi versetti di Genesi parlano di
una sostanziale preesistenza delle tenebre e dunque del male inteso come
“mancanza di luce” e di una terra come di un abisso sul quale interviene lo
spirito di Elohim. La Bibbia poi contraddice questa interpretazione laddove si
ripete costantemente che al Signore appartiene sia il bene che il male e che,
d’altra parte, quest’ultimo dipende dal comportamento umano, a cominciare dal
“peccato” di Adamo ed Eva.
Nella Qabbalah, l’insorgere del male viene fatto risalire
non solo alla “fretta” con cui Adamo ed Eva vollero cibarsi del frutto
dell’Albero della conoscenza (Da‘at, che non è una Sephirah perché
non fa parte del progetto divino), ma anche alla “Rottura dei vasi” – prima di
tutti il recipiente o vaso di Ghevourah – causata dallo Tzimtzum, cioè dal ritrarsi del Signore da un punto della Totalità,
lasciando libera una luce troppo forte per essere assorbita dalle cosiddette
Sephiroth emotive.
Dunque, il male, originato dalla caduta delle scintille di
luce tra le scorze dell’Albero della vita o Qliphoth,
non dipende più dal cosiddetto peccato originale, né da una scelta divina
deliberata, bensì dall’esserci stesso di un universo separato dalla totalità
dell’Essere. Si ripropone così il vecchio discorso della teodicea circa
l’onnipotenza divina.
lunedì 28 ottobre 2024
Replica / Viaggio nella Qabbalah - I frutti dell'Albero della vita (p.3ª)
venerdì 11 ottobre 2024
Nations League: il Belgio pareggia con Pellegrini e Di Lorenzo
Mancano poco più di cinque minuti alla fine
del primo tempo e l’Italia del pallone va a gonfie vele contro il Belgio: Cambiaso
e Retegui, i due marcatori, che, insieme a Di Marco, saranno anche i migliori
in campo per l’Italia, hanno rifilato già due goal alla squadra che ci precede
di quattro posti nel Ranking Fifa (loro sesti, noi decimi) e si ha
l’impressione che presto arriverà anche il terzo goal. Gli azzurri corrono a
tutto campo e si scambiano la palla ad una velocità forse mai vista prima,
Ricci fa il regista con una maestria da veterano e tutti gli uomini del
centrocampo si muovono con disinvoltura avanti e indietro.
Poi
avviene l’impensabile: Bastoni (oggi non al suo livello standard) rinvia corto
e Pellegrini stende con un piede a martello Theate per evitare che s’impossessi
pericolosamente della palla. Cartellino rosso e l’Italia rimane in 10. Da quel
momento gli azzurri perdono la testa e, come scioccati dall’idea di dover
giocare il resto della partita in inferiorità numerica, prendono già goal su
punizione conseguente al grave fallo di Pellegrini. Non si spiega altrimenti
l’improvviso crollo di rendimento della nazionale italiana, passata dal dominio
degli avversari a doverne subire l’iniziativa rischiando addirittura la
sconfitta.
Nella ripresa, così come negli ultimi minuti
del primo tempo, la partita si trasforma in un costante attacco del Belgio
contro la difesa bassa dell’Italia e, così, dopo un calcio d’angolo, da un tocco
di testa di Di Lorenzo all’indietro – un vero e proprio assist a Trossard a
qualche passo dalla rete di Donnarumma – arriva la rete del pareggio belga.
Come la sua squadra, anche Spalletti rimane
scioccato dal fatto di dover giocare con un uomo in meno e invece di dare animo
ai suoi, mutando il 3-5-2 iniziale, in un 4-3-2 e sostituendo Di Lorenzo con
Raspadori o Maldini in appoggio a Retegui, lascia tutto inalterato dando così
alla squadra il messaggio di doversi difendere ad oltranza dalle folate dei belgi.
Pure, il caso della Juve di Lipsia
avrebbe dovuto far riflettere il nostro commissario tecnico. Tanto più che
il suo pupillo “napoletano” ha “ballato” per tutta la partita, salvato più di
una volta da Cambiaso prima e da Frattesi poi, di suo inanellando la solita
serie di dribbling persi o di palle gettate in calcio d’angolo, anche quando
non ce n’era necessità. A questo riguardo, sarebbe importante che il
selezionatore azzurro rivedesse tutte le partite giocate di recente con la
nazionale dal “suo” Di Lorenzo. Forse non servirebbe a nulla, visto quanto
dichiarato in passato da Spalletti e che si sostanzia nel proposito di dare la
maglia azzurra prima a Di Lorenzo, poi a tutti gli altri. D’altra parte, Il Corriere dello Sport sembra d’accordo
con il tecnico di Certaldo dando a Di Lorenzo addirittura un
Neppure felice l’idea di dare la maglia n.10 a
Pellegrini, non tanto perché questa fu la maglia di Rivera e di Baggio, di Del
Piero e di Totti, quanto perché il romanista non sembra attraversare un buon
periodo di forma, come testimoniano purtroppo anche i tanti fischi con cui, di
questi tempi, il suo stesso pubblico lo accoglie allo stadio Olimpico di Roma.
Ancora un’osservazione: si minimizza da parte
della critica sportiva, soprattutto italiana, l’importanza della Nations League,
ma occorre ricordare che vale per il Ranking e per la designazione delle teste
di serie delle massime competizioni internazionali, e che le finaliste del
torneo hanno la chance, qualora
fallissero nei rispettivi gironi di qualificazione, di poter essere ripescate per
i prossimi mondiali, ai quali l’Italia non prende parte ormai da più di una
edizione. C’è inoltre da considerare l’albo d’oro di questo torneo: nel 2019
vinse il Portogallo, nel 2021 la Francia
e la Spagna nel 2023.
sergio
magaldi
martedì 8 ottobre 2024
REPLICA / Viaggio nella Qabbalah – L'ascesa lungo l'Albero della Vita
mercoledì 25 settembre 2024
LA RAGNATELA DI THIAGO MOTTA
Alla 5.a di Campionato, prima vittoria di
Bologna, Fiorentina e Roma (oltre a Venezia e Como), appaiate ora in classifica
a sei punti. Il Milan vince il derby raggiungendo a otto punti un Inter che
sembra avere ancora la testa a Manchester. L’Atalanta, reduce di Champions,
perde la testa in casa contro il Como. La Lazio è fermata da arbitro e Var con
due rigori contro abbastanza discutibili, soprattutto il secondo, mentre un
rigore a favore le viene commutato in una punizione dal limite, con la
motivazione che il fallo ai suoi danni inizia fuori dell’area di rigore, senza
tener conto che poi si concretizza al suo interno.
Degna
di nota la vittoria dei giallorossi (3-0 contro l’Udinese prima in classifica),
trascinati da Ivan Jurić, nuovo allenatore capitolino, in uno stadio in cui la
curva è rimasta deserta per la prima mezz’ora di partita, come forma di
protesta contro l’esonero di Daniele De Rossi. Si è detto da più parti che il
licenziamento del campione ed ex giocatore della Roma è ingiusto e
incomprensibile, dopo appena quattro partite e con un contratto triennale da 3
milioni a stagione. Comprensibile il dispiacere dei tifosi, ma occorre
ricordare che la squadra allenata da De Rossi nelle ultime 9 partite (le ultime
5 del campionato scorso, le prime 4 di quello in corso) conta una sola vittoria
(19 maggio 2024:1-
L’altra
grande partita di cartello (oltre al derby milanese) della 5.a di Campionato è
stata Juventus-Napoli, terminata 0-0, che è anche il terzo pareggio consecutivo
dei bianconeri a reti bianche, dopo quelli con la Roma in casa e l’Empoli
fuori, con l’unica consolazione di non avere ancora preso goal nelle prime cinque
giornate di Serie A. I tre pareggi consecutivi non sorprendono più di tanto:
non solo sono in linea con il percorso compiuto l’anno passato dal Bologna di
Thiago Motta, ma si iscrivono senza soluzione di continuità nell’ultimo anno
della Juve di Allegri. Infatti, se guardiamo la classifica finale del
Campionato 2023/2024, ci si accorge che i numeri di Bologna e Juventus sono
abbastanza simili, se si escludono i 3 punti in più che sono valsi ai
bianconeri il terzo posto in classifica rispetto al quinto dei felsinei. La
Juve chiude con 19 vittorie 14 pareggi e 5 sconfitte, il Bologna con 18
vittorie, 14 pareggi e 6 sconfitte. Da notare che tra le prime otto squadre
della classifica con accesso alle coppe europee, Bologna e Juve hanno il
primato con lo stesso numero di pareggi (14), mentre Fiorentina, Milan e Roma
ne hanno 9, Inter e Lazio 7, Atalanta 6. C’è di più se si guarda ai goal fatti
e subiti: Juve 54 fatti e 31 subiti, Bologna 54 fatti e 32 subiti!
Da
questa analisi sembra evidente, non tanto che la Juve fatichi a “liberarsi”
dagli schemi di Allegri, quanto che Thiago Motta e Allegri abbiano una
organizzazione di gioco abbastanza simile.
L’anno
scorso, vedendo giocare il Bologna, ebbi subito l’impressione che il suo
splendido ruolino di marcia in campionato, nonostante una rosa non eccelsa, dipendesse
da una sorta di ragnatela con cui
riusciva a imbrigliare il gioco degli avversari. La stessa ragnatela che Thiago
Motta sta proponendo quest’anno alla Juve e che, quando i bianconeri sono nella
propria area, molto ricorda la difesa bassa e ad oltranza di Allegri. Appena
però il baricentro della Juve si sposta in avanti, allora si ha l’impressione
di un’altra squadra rispetto a quella del passato, proprio perché la ragnatela
si estende ora a tutto il campo imbrigliando gli avversari. Il vantaggio per
chi sa gettare questa rete ha però delle controindicazioni: la corsa è
rallentata, la verticalizzazione sminuita, con scarsa propensione a tirare
nella porta avversaria e a cercare profondità e punta centrale. In questa situazione,
il rischio è di finire prigionieri della propria ragnatela, a meno di non
trovare un’improvvisa via di uscita, con un colpo da campione, come Yildiz
nella prima partita di Champions League.
In
conclusione, se Thiago Motta riuscirà a liberarsi della propria ragnatela negli
ultimi venti metri di campo, la Juve potrà lottare per lo scudetto, altrimenti
dovrà accontentarsi al massimo di ripetere l’ultimo piazzamento
di Allegri.
Sergio
Magaldi