martedì 9 luglio 2024

Le Linee del Drago




“Le linee del Drago” sono presunte vie energetiche e magnetiche che attraversano la Terra e ne costituiscono una sorta di sistema circolatorio. Si tratta di un sapere molto antico che viene dalla Cina dei tempi di Confucio (551-479 a.C.) e che è alla base del Feng Shui, una teoria mistica e una pratica da sempre alla ricerca dei luoghi più propizi per posizionare abitazioni e altri edifici. Alla metà del secolo scorso il medico tedesco Ernst Hartmann, studiando i luoghi migliori dove collocare i letti dei malati rivelò di aver scoperto la rete di energia che attraversa la Terra ma anche i cosiddetti nodi che si formerebbero alla congiunzione delle linee rette orizzontali con quelle verticali. Nodi che possono rivelarsi pericolosi in presenza di elementi sotterranei “inquinanti” come corsi d’acqua, resti di animali, ferro etc… Prima ancora di Hartmann, il medico italiano Giuseppe Calligaris (1876-1944) rivelò nei suoi studi ed esperimenti quelle che chiamò “le catene lineari del corpo e dello spirito" con la presenza nel corpo umano di altrettanti nodi, una costellazione complessa di linee e placche in corrispondenza con le radiazioni dell’intero universo. Con queste consapevolezze Marco Dofer, il protagonista principale del romanzo, rabdomante più per hobby che per mestiere, si accinge ai suoi rilevamenti con tanto di bacchetta o biotensor, prima cercando di individuare gli eventuali spazi e oggetti “inquinanti” di un locale pubblico, poi al servizio di ufficiali dei carabinieri nei luoghi di ritrovamento di diversi resti umani. Le sue scoperte si riveleranno utili per comprendere le “ragioni” del dualismo cosmico, ma soprattutto la funzione del male e della paura da parte di chi controlla il potere.

domenica 30 giugno 2024

GLI AZZURRI AGLI EUROPEI E IL SENSO DEL RIDICOLO


 

 

 

 Ieri, alla vigilia di Svizzera-Italia, avevo parlato di mancanza di senso della realtà da parte di chi, vista l’apparente facilità del Tabellone in cui era finita Italia, vagheggiava già l’approdo in finale. Oggi parlo piuttosto di senso del ridicolo dei protagonisti fuori e dentro il campo.

Per la verità, nei primi venti minuti dell’incontro, qualcosa sembrava cambiato rispetto alle precedenti esibizioni degli azzurri, ma forse era solo il timore reverenziale degli avversari di fronte ai campioni d’Europa in carica. Quando gli elvetici si sono resi conto di che pasta era fatta la nostra nazionale hanno preso in mano il pallino della partita (si fa per dire) senza più mollarlo: Di Lorenzo letteralmente saltato ha dato il via al primo goal degli svizzeri, quando subito dopo è partito un tiro intercettato a rete da uno stordito ancorché incolpevole Mancini; buchi al centro della difesa e ampio spazio lasciato libero all’altro marcatore svizzero per segnare da lontano appena all’inizio del secondo tempo, proprio quando si sperava in una reazione degli azzurri dopo la delusione dell’ultima mezzora del primo tempo. Una squadra quella italiana che camminava e non indovinava due passaggi di fila e che nelle rare occasioni in cui ha tirato in porta, lo ha fatto per così dire con delle incredibili mezze “ciabattate”; giocatori che allargavano le braccia non sapendo cosa fare con la palla, nessuna carica agonistica tanto da far pensare ai maligni che c’era tra i nostri un solo desiderio: andare in vacanza al più presto! Su questo non sono d’accordo, perché il peggio si era già visto contro la Spagna e nessuno può ragionevolmente pensare che gli azzurri pensassero al ritorno a casa già alla seconda partita degli Europei! Parlerei dunque più di senso del ridicolo che di senso della vergogna. Ma è tutta colpa dei giocatori (escludendo il solo Donnarumma)?

Non direi, perché è vero che Spalletti ha cambiato qualcosa in questa partita decisiva, ma sembra averlo fatto a caso e senza avere in mente un’organizzazione di gioco appena plausibile. Testardo come sempre nel riproporre “suo figlio” Di Lorenzo che ha puntualmente confermato il rendimento delle tre precedenti prestazioni e quelle di tutto l’anno nel Napoli; dietro ha giocato a quattro, con un incerto Darmian terzino a sinistra (?!), un Mancini apparso spossato già nelle ultime di Campionato al posto di Calafiori (non Gatti come sarebbe stato auspicabile) e con Bastoni che alla vigilia aveva avuto la febbre. A centrocampo l’unica vera novità è stata aver lasciato (finalmente?) fuori Jorginho ma non poteva bastare, nonostante l’impegno mostrato da Fagioli, vista la lentezza di Cristante, l’eccessivo individualismo di Barella, dolente anche per un infortunio subito nella prima parte della gara, e lo scarso rendimento complessivo della difesa. Il capolavoro Spalletti l’ha poi perfezionato in attacco rinunciando a Zaccagni e schierando per la prima volta Al Shaarawy (peraltro, si è saputo dopo, poco in condizione) però non in sostituzione di Chiesa a sinistra, magari nel secondo tempo, quando il bianconero fosse stato stanco come spesso gli accade, ma sin dall’inizio.

Perché cambiare ancora modulo? Perché le idee sono state così poche e confuse? Perché non giocare a tre dietro come nella precedente partita contro la Croazia, mettendo finalmente da parte “suo figlio” e con due esterni veri come Bellanova e Di Marco o Cambiaso? Perché far fuori Zaccagni che pure Spalletti aveva abbracciato e baciato dopo il goal salvezza contro i croati? Perché insistere per la quarta volta con Chiesa a destra? Interrogativi che resteranno senza risposta, ma che lasciano l’amaro in bocca e più di una inquietudine in vista delle prossime qualificazioni ai mondiali, dove sarebbe clamorosa la terza esclusione di fila degli azzurri.

Inutile ripetere i discorsi di sempre, forse però vale la pena di ricordarne le tematiche ancora una volta: pochi anzi pochissimi i giocatori italiani impiegati nel Campionato di serie A e persino di B, scarso o nullo in particolare lo spazio lasciato ai giovani, nessuna politica per integrare nel calcio le minoranze etniche, africane e non, ciò che pure è avvenuto per l’atletica dove non è necessario, come nel calcio, frequentare costose scuole per farsi notare.

 

sergio magaldi


venerdì 28 giugno 2024

Europei di calcio 2024: gli azzurri e il senso della realtà


 


 

 

 Dopo la qualificazione agli ottavi grazie al goal segnato al settimo di otto minuti di recupero nella partita contro la Croazia, l’ottimismo è diventato contagioso, soprattutto tra gli addetti ai lavori della Rai (con l’eccezione di Tony Damascelli, giornalista di rango, e tuttavia anche lui meno pessimista del solito), nel ritenere possibile che l’Italia disputi addirittura la finale. Si fanno calcoli guardando il Tabellone nel quale gli azzurri sono finiti dalla parte considerata più facile dal momento che – si dice –  comprende sette squadre che sono alla nostra portata: Svizzera (che incontreremo subito), Inghilterra (probabilmente nei quarti di finale), Austria (forse in semifinale), Turchia, Slovacchia, Olanda e Romania, mentre dall’altro lato del Tabellone se la vedranno Spagna, Georgia, Belgio, Francia, Portogallo, Slovenia, Germania e Danimarca.

Una lettura questa, forse in altri tempi possibile, non oggi dopo aver visto la squadra azzurra all’opera, prima contro l’Albania dove subisce un goal dopo 24 secondi e con un pareggio evitato all’ultimo minuto, poi contro la Spagna perdendo senza nemmeno giocare, infine con la Croazia in una partita mal giocata e fortunosamente recuperata all’ultimo minuto con il pareggio di Zaccardi su assist di Calafiori, celebrato come un grande campione, lui che pure aveva rischiato l’autogol del pareggio contro l’Albania, sventato da una prodezza di Donnarumma, e che l’autogol della sconfitta l’ha fatto nella partita successiva contro la Spagna.

L’unico rammarico sembra proprio la squalifica di Calafiori – un calciatore che, per il gioco complessivamente espresso e per l’assist che ha evitato di buttarci fuori dagli Europei già prima degli ottavi, considero anch’io una risorsa per la nazionale del futuro – mentre sale forte l’interrogativo su chi sia in grado di sostituirlo: Mancini o Buongiorno? Nessuno pensa a Gatti che pure è quello che per caratteristiche: carica agonistica, velocità, attacco all’area avversaria (e paradossalmente persino per goal e autogol!), più somiglia all’azzurro squalificato anche se di lui è meno elegante. Eppure di un giocatore così c’è bisogno in campo dove tutti o quasi tutti viaggiano a velocità ridotta e con scarso vigore. Spalletti, però, Gatti non lo vede neppure, tant’è che l’ha portato in Germania solo all’ultimo minuto in sostituzione dell’infortunato Acerbi.

Purtroppo altre cose non vede il nostro commissario tecnico e di sicuro negli ottavi contro la Svizzera schiererà ancora, dopo tre partite inguardabili, “suo figlio” Di Lorenzo, ignorando Bellanova utile soprattutto come esterno se dietro, come sembrerebbe più logico, si dovesse giocare a tre. Per inciso, stento a credere che la nuova Juve scambierebbe Chiesa (27 anni a ottobre) con un difensore che il 4 agosto avrà 31 anni e che ha alle spalle un campionato di serie A a dir poco sconcertante! Fortuna, pare, che Conte lo consideri incedibile. Ecco, ci lavori lui per farlo tornare quello dello scudetto!

A centrocampo Spalletti riproporrà Jorginho, il “suo regista” in campo, che poco ha giocato quest’anno nell’Arsenal e che purtroppo appare sempre più lento. Si guarderà bene dall’utilizzare Fagioli prima degli ultimi minuti, visto che lo considera il vice di Jorginho, laddove secondo me l’alternativa all’italo brasiliano è Cristante, neanche lui velocissimo ma almeno dotato di potenza fisica e talora pericoloso per l’area avversaria. Né farà giocare di sicuro Folorunsho l’altro centrocampista veloce che vedrei bene in coppia con Fagioli per dare maggiore dinamismo. E neppure farà scendere in campo El Shaarawy, l’unico degli attaccanti sin qui mai utilizzato, che è un’ottima alternativa a Chiesa (se il bianconero giocasse nel suo ruolo naturale!) nell’ultima mezzora di partita quando lo juventino è ormai stanco. E molto probabilmente all’inizio vedremo di nuovo Pellegrini e non Zaccagni. Insomma la solita nazionale senza capo né coda con giocatori fuori ruolo e che tanto ha ben meritato nelle tre partite sin qui disputate!

Tutto ciò premesso, spero invece che Spalletti consideri tutte le alternative possibili per il riscatto di questa nazionale, perché senza qualche improvvisa illuminazione del nostro tecnico, il ritorno a casa degli azzurri si può dare per scontato già da domenica.

Forse è persino superfluo aggiungere che l’augurio è quello di sbagliarmi!

 

sergio magaldi       


lunedì 24 giugno 2024

ITALIA FLOP AGLI EUROPEI DI CALCIO




 Sperando che il flop non sia definitivo, dopo l’incredibile partita contro la Spagna in cui raramente siamo usciti dalla nostra metà campo, abbiamo conquistato un corner a pochi minuti dalla fine e fatto un solo tiro sbilenco fuori della porta degli iberici. Eppure, ci sono tutte le premesse perché questa sera le cose non migliorino contro la Croazia:

 

1)   Non abbiamo mai battuto questa nazionale: 8 partite con 3 sconfitte e 5 pareggi.

2) L’insistenza nello schierare  Di Lorenzo, sistematicamente scavalcato in campo da Williams, semisconosciuto ai più e tuttavia apparso come un gigante, e che Spalletti farà giocare terzino destro anche contro i croati, dichiarando che per lui è “un figlio”, con ciò facendo pensare che lo ritenga intoccabile in questa formazione!

3) Tenere fuori Fagioli e Folorunsho, gli unici della rosa di centrocampo portata in Germania, che sembrano capaci di correre e di verticalizzare.

4)  Schierare sempre a centrocampo giocatori lenti come Cristante e Jorginho e magari Pellegrini, più lento di tutti e due e considerato dal selezionatore azzurro un centrocampista.

5)  Insistere con Calafiori centrale difensivo, il quale avrà pure giocato meno peggio di altri come si sente ripetere ma che, forse anche per inesperienza, stava per farci pareggiare al 95’ contro l’Albania e che con l’autogol ha dato alla Spagna l’unica rete della vittoria, grazie alle tante parate di Donnarumma. Due prove fanno un indizio, ma Spalletti non sembra farci caso e, a quanto pare, terrà fede sino alla fine al suo sin qui velleitario progetto di calcio per la nazionale.

È vero d’altra parte che per andare agli ottavi all’Italia basta un pareggio ma è altrettanto vero che ai croati serve una vittoria. Si spera che Spalletti riveda almeno la posizione di Chiesa in campo, schierandolo finalmente a sinistra e che porti qualche altra correzione ai suoi tanti errori che per la verità iniziano già dalla scelta dei 26 da portare in Germania, non tenendo conto del rendimento tenuto in campo da alcuni giocatori durante tutto l’anno. Tanto per fare solo un esempio, dei suoi dello scudetto ha portato Di Lorenzo e Raspadori e tenuto fuori Politano!

In caso di sconfitta contro la Croazia, resta la speranza che la Spagna, già qualificata come prima per gli ottavi, faccia il suo contro l’Albania, ma anche qui nulla è scontato, intanto perché gli albanesi potrebbero fare il pieno contro una Spagna ampiamente rimaneggiata e poi perché l’eventuale terzo posto a 3 punti potrebbe non bastare per il ripescaggio delle quattro terze su sei.

Comunque vadano le cose, le prospettive italiane di andare avanti in questi Europei sono tutt’altro che rosee dopo aver visto gli azzurri completamente in balia degli spagnoli, in quella che può essere definita in assoluto la più brutta partita giocata dalla nostra nazionale, persino peggiore di quella che determinò la storica sconfitta contro la Corea.

 

sergio magaldi   

 




 

venerdì 7 giugno 2024

QABBALAH: Il 32°Sentiero dell’Albero della vita: Malkhuth-Yesod


Una volta collocate le dieci Sephiroth sull’Albero - che costituiscono già i primi dieci sentieri - tracciamo ora, seguendo il percorso della discesa della luce, i restanti ventidue sentieri a partire dalla prima Sephirah. L’undicesimo sentiero sarà allora Kether – Chokhmah, il dodicesimo Kether – Binah, il tredicesimo Kether – Da’at (consapevoli che Da’at non è una Sephirah, che è ancora tutta da scoprire e che sarà possibile conoscerla solo durante l’ascesa lungo l’Albero a partire da Malkhuth). Continuando poi dalla seconda Sephirah, tracciamo il quattordicesimo sentiero Chokhmah – Binah, il quindicesimo Chokhmah – Da’at e il sedicesimo Chokhmah – Chesed. Proseguendo così con le restanti Sephiroth tracciamo tutti gli altri sentieri sino al trentaduesimo. A questo punto non resta che collocare su ciascun sentiero la lettera che gli appartiene secondo le indicazioni del Sepher Yetzirah [3:3]: le tre lettere madri sui sentieri orizzontali, le sette lettere doppie sui sette sentieri verticali e le dodici lettere semplici sui dodici sentieri diagonali. Dobbiamo poi fare la stessa cosa con i 7 pianeti della tradizione e i 12 segni zodiacali che, sempre seguendo il Sepher Yetzirah [4:7 e 5:5], troveranno posto rispettivamente sui 7 sentieri verticali e sui 12 sentieri diagonali. Possiamo ora iniziare la risalita dell’Albero, percorrendo il 32° sentiero Malkhuth-Yesod, caratterizzato dalla presenza della lettera Taw e illuminato dai raggi della Luna. Nel Midrash di un maestro del I-II sec. d.C., noto appunto come Alfabeto di Rabbi Aqiva, si rivela la duplice natura della lettera Taw che va letta anche come Taew, desiderio, nel senso di ricercare ogni bene terreno ma anche inteso come desiderio dello spirito di risalire in alto. Se la Taw ha valore 400, numero che nella tradizione ebraico-cabbalistica simboleggia tutto quello che di bene e di male c’è nell’universo, nel suo “riempimento” o “plenitudine” la lettera si scrive con una Taw seguita da una Waw per un valore numerico di 406, di cui una ghematria è rappresentata dal cosiddetto “Segreto di Purim”, le cui lettere ebraiche sommate tra di loro danno appunto lo stesso valore di 406. A Purim è consuetudine ancora oggi presso gli ebrei leggere la Meghillah (Rotolo o Libro) di Ester, e anche la vicenda di Purim ci aiuterà a comprendere meglio il luogo nel quale ci troviamo. Procedendo tra luci e ombre e cogliendo i significati del sentiero, giungeremo infine sino a Yesod.

lunedì 27 maggio 2024

Qabbalah: i 32 Sentieri dell'Albero della Vita



Nel ciclo delle puntate dedicate ad un viaggio nella Qabbalah, ci siamo imbattuti nelle dieci Sephiroth dell’Albero: «Dieci sehiroth beli-mah (cioè: ‘dieci sephiroth senza ulteriore determinazione’), dieci e non nove, dieci e non undici, comprendi con sapienza e sii saggio con intelligenza: esamina servendoti di loro e su di loro indaga, conosci, conta e scrivi…». Nel paragrafo del Sepher Yetzirah appena citato (S.Y.,I,4) c’è un riferimento preciso a Chokhmah (Sapienza) e a Binah (Intelligenza), le due Sephiroth necessarie per conoscere tutti gli altri frutti dell’Albero e in particolare per apprendere che il Signore “in 32 misteriosi sentieri di saggezza ha scolpito e formato il mondo attraverso il numero (Sephar), la lettera (Sepher) e la parola (Sippur)”, come dice il Sepher Yetzirah proprio al suo esordio (S.Y.,I,1). In quel viaggio di nove tappe, ci siamo soffermati su ciascuna delle dieci Sephiroth e anche su quella che, proprio al di sotto e al centro delle tre superne (Kether-Chokhmah-Binah), sembra una undicesima Sephirah (Da’at) ma non lo è, perché dicemmo allora che non fa parte del progetto divino ma rientra solo nel progetto umano di conoscenza. Ci proponiamo ora di salire da Malkhuth a Kether in un cammino molto più lungo perché per giungere alla meta occorre passare per i 32 misteriosi sentieri di cui si diceva sopra. Per tale impresa, la prima cosa da fare è costruire un albero e pazientemente riempirlo di tutto ciò che gli appartiene e che è indicato in S.Y.,3.3, S.Y.,4.7 e S.Y.,5.5. Dopo di che, prima di iniziare l’ascesa, sarà bene confrontare l’Albero così ottenuto con quello della discesa della luce primordiale.

domenica 19 maggio 2024

LO STILE JUVENTUS


 

  Lo stile Juventus non è compatibile con il comportamento di un allenatore che si è lasciato andare, magari forse esagerando, in una polemica con i giudici di gara dopo l’ennesimo torto subito. Perché, a parte il rigore, punizioni e calci d’angolo non concessi, a parte il goal annullato a Vlahovic che aveva un piede assolutamente indietro rispetto a quello del difendente ma teneva un braccio più avanti e forse un ginocchio che fino a prova contraria è tutt’uno con  gamba e  piede; tutto l’arbitraggio della finale di Coppa Italia 2024, Var compreso, deve essere sembrato all’allenatore della Juve sbilanciato e di parte.

Nulla di nuovo sotto il sole per quanto si è già visto sui campi di calcio anche da parte di nomi illustri tra gli allenatori e infatti la gravità della protesta, più che altro appariscente e teatrale, è stata sanzionata con due sole giornate di squalifica.

Lo stile Juventus non è compatibile con il battibecco che ne è seguito in campo e che poi è proseguito nei corridoi dello stadio nei confronti di giornalisti e addetti ai lavori, con cui peraltro risulta che Allegri si sia scusato.

C’ è di più: a leggere le poche righe del comunicato del licenziamento si resta di sasso: una stringata cronologia del lungo rapporto di Allegri con la Juve, senza parlare dei trofei vinti e per annunciare soltanto che la sua attività con la squadra cessa con la finale di Coppa Italia 2024, senza neanche menzionare la vittoria. E’ questo lo stile Juventus? 

Ma qual è lo stile Juventus? Quello dell’avvocato Agnelli? Siamo certi che lui avrebbe – non semplicemente esonerato a fine campionato e senza tanto clamore – licenziato in tronco un allenatore che ha vinto 5 scudetti 5 coppe Italia, 2 supercoppe e che per ben due volte ha portato la Juve alla finale di Champions?!

Corre voce da più parti – ma forse si tratta solo di malignità – che il cosiddetto stile Juventus abbia trovato nel “licenziamento in tronco” dell’allenatore, che insieme a Trapattoni e Lippi è tra i più vincenti della storia bianconera, un espediente per risparmiare sull’ultimo anno di contratto di Allegri.

Tutto ciò premesso, devo aggiungere che non sono mai stato un ammiratore del tecnico livornese [vedi di seguito il post  del 21 novembre 2021 dal titolo “La filosofia di Allegri”, cliccando sul link seguente: https://zibaldone-sergio.blogspot.com/2021/11/l-filosofia-di-allegri.html  ] anche se gli sono stato grato per i tanti trofei. Ho spesso pensato – e non sono il solo – che negli ultimi tre anni, nonostante le numerose vittorie di “corto muso”, il gioco espresso dalla Juve fosse il più brutto della Serie A, ma occorre riflettere che anche in questi anni della “seconda volta” di Allegri alla Juve gli obiettivi sono stati sempre raggiunti e che, in particolare lo scorso anno,  l’allenatore  ha saputo mantenere dritta la barra delle squadra nell’infuriare di una crisi societaria non indifferente, raggiungendo ugualmente il 3° posto nella classifica, utile per partecipare alla Champions, salvo poi la penalizzazione nel punteggio e la squalifica UEFA che ha estromesso la squadra dalle competizioni europee per i noti fatti di bilancio. Realizzati tutti gli obiettivi anche quest’anno, con l’ultimo raggiunto proprio nel giorno del licenziamento in tronco: qualificazione alla Champions 2024-2025, al primo Mondiale per Club, e vittoria della Coppa Italia contro una squadra come l’Atalanta, prossima finalista di  Europa League e che, alla vigilia, davano tutti per favorita.

 sergio magaldi