venerdì 30 dicembre 2022

L’ arma della musica nella società contemporanea


 

Non sempre i grandi cambiamenti sociali che coinvolgono anche la cultura colgono di sorpresa gli sprovveduti, perché spesso sono proprio costoro ad avere la giusta intuizione di ciò che sta mutando.

 di  Alberto Zei

 Come la spiaggia di Rimini - Nel  campo musicale la contraddizione tra la tradizione melodica vocale e strumentale e la ricorrente  innovazione della asincronia – ossia  della dissociazione  tra suoni  e parole delle composizioni – è  particolarmente evidente,  tanto che nelle composizioni attuali le variazioni dei valori intesi come tali e la percezione degli accordi – anche attraverso i salti di ottave e i virtuosismi  armonici del passato – non hanno più valore.


La percezione musicale in senso simbolico è un po’ come la spiaggia di Rimini in estate, per la gioventù che la frequenta: “il mare diviene un pretesto“.

Così, con la musica attuale l’attesa sociale è divenuta la condivisione di una competizione che si basa su parole che, oltre al significato diretto e/o allegorico, hanno nella ripetizione decine di volte una sorta di slogan percepito come un piacevole stordimento emotivo, rivolto soprattutto alla ricerca di qualcosa da contrapporre alle aspettative della tradizione.

Il ricorso alla “strada” - Si tratta di un’autentica ristrutturazione musicale in cui il talento di chi si sta avventurando nella composizione, talora con successo, consiste nel ricorso alla stravaganza di cui tutti possono essere allievi e maestri, stante il fine di sorprendere l’ascoltatore. Tanto più che spesso ci si avvale del  paradosso, ossia di una  sorta di non senso che di solito funziona,  con il cosiddetto aiuto della  “strada”. Si tratta cioè di individuare  per la circostanza un rappresentativo “figlio della strada” che viene interrogato  su cosa  non sa, gli  viene cioè proposto  un concetto appena per lui  percepibile in qualche parola. Tanto  basta per far uscire il pensiero confuso dell’intervistato che si traduce in una serie di frasi di solito aggressive e certamente sconnesse; anche se queste vengono poi assunte dal cantautore come linfa vitale della competizione sociale in cui egli stesso le utilizza. Poche strofe che generano  all’ ascolto  percezioni immaginifiche, ottenute con la ripetizione reiterata  fin quasi all’ipnosi mediatica del medesimo concetto, che quasi immancabilmente manifesta la ribellione nei confronti della società di cui l’autore non condivide i valori non solo musicali.




Il lavaggio del cervello - Il modo in cui tutto ciò può avvenire è ben conosciuto come “lavaggio del cervello”. Senza entrare in questo ambito molto tecnico, utilizzato nel passato ai fini politici, si tratta ora ovviamente di altri modi, di altre maniere certamente soffici e anche difficilmente avvertibili. Facendo un esempio a tutti noto, se leggiamo o tentiamo di leggere una pagina scritta in modo sfocato avvertiamo intimamente disagio fisico e psichico; disagio  determinato dalla posizione ambigua dei caratteri durante  la lettura, mentre il cervello  cerca in ogni modo di comprenderne il significato, per liberarsi dal fastidio grazie alla prima scritta chiara e leggibile. Se alla fine si riesce a trovarla, allora su di questa ci  si sofferma con estrema attenzione per il fatto inconscio di essersi liberati di quel precedente malessere causato  dalle lettere sfocate.



Il fine – Dopo tanta confusione avvolgente e totalizzante, ecco che appaiono nella composizione alcune parole in chiaro  che inconsciamente rimarranno impresse nelle persone che ascoltano e che già si muovono a passo di danza con i suoni che percepiscono. E questo è risaputo e ben sfruttato  dalla pubblicità. Viene creata la medesima sensazione di confusione della sfocatura visiva,  con rumori a multifrequenza continuati ad alto volume dai  quali, anche inconsciamente, cerchiamo di venir fuori con un significato armonico di completo senso musicale e di conseguente piacevolezza di ascolto, che però non troviamo. Ma ecco che dalla confusione emergono le prime parole comprensibili che vengono catturate e memorizzate. Queste rappresentano per  il cervello l’ ancora di salvezza dalla confusione  di suoni e rumori continuati ad alta intensità. Si tratta per lo  più di strumenti elettronici o a percussione,  come  tamburi e timpani, che rendono  vana per chi ascolta l’inconscia ricerca di qualche piccola pausa, che non deve esistere.

L’ ancora di  salvezza - Qui sorge inconsciamente lo stato d’ansia degli ascoltatori per la   mancanza  di  significato musicale armonico  insito nell’ istinto umano, ma  volutamente introvabile. Ecco quindi che quando finalmente emergono le prime parole, queste  rappresentano la via di uscita dal disagio psichico soprattutto inconscio, provato durante la ricerca del significato musicale. Nulla di più che slogan di poche parole, ripetute però decine e decine di volte con il senso che l’autore intende dare. Queste entrano prepotentemente nel profondo di chi ascolta  per surrogare  un senso compiuto di ciò che viene percepito e che come tale resta per la canzone che le evoca, sia come fonte prediletta degli indirizzi sociali di comportamento, capace di generare un record di vendite, sia come atteggiamento di rottura con la società.


                                


La pubblicità - Il coinvolgimento collettivo di molti protagonisti negli  sketch  pubblicitari, esprime  l’innovazione più dilagante nel campo commerciale per la presentazione dei vari prodotti. Lo schema ormai generalizzato della pubblicità mediatica del piccolo e del grande schermo è infatti quello del veloce susseguirsi di immagini dissociate, ossia diverse tra loro, creando nello spettatore lo stato naturale della ricerca del significato; significato che poi viene imposto con  un’inquadratura finale chiara in cui il prodotto pubblicizzato è più che evidente



Nella musica contemporanea l’efficacia delle dissonanze realizzate in successione, soprattutto dagli strumenti a corda e a percussione, precedono come già detto, slogan destinati ad essere memorizzati.

 La dissonanza - Qualcuno potrà pensare che per “dissonanza” si intenda disarmonia. Ma non è così. La dissonanza rappresenta una nota di attesa. Infatti in campo musicale la dissonanza ha una grande importanza nella strofa in quanto esprime una nota che ne esige un’altra per dare a quell’accordo un senso compiuto. Per rendere meglio l’ idea della  dissonanza, questa  potrebbe essere intesa come una frase senza verbo. Ecco quindi che il verbo inserito alla fine concretizza l’intero messaggio, così come gli slogan  lanciati in chiaro  al  pubblico, dopo la confusione sonora e ripetuti con questo stratagemma, vengono percepiti nel modo pubblicitario voluto.



Si tratta di canzoni che possono essere ascoltate collettivamente, per esempio, negli stadi anche da alcune centinaia di migliaia di persone con le braccia alzate, con il corpo in oscillazione in evidente segno di coinvolgimento e che ripetono quelle parole. Ed è proprio questo coinvolgimento che alla fine concretizza la vera essenza del messaggio nell’ inconscio  collettivo delle persone cui è destinato; persone che assimilano attraverso una sorta di ipnosi, l’ invito pubblicitario e/o politico  contenuto nella “canzone” lanciata e utilizzata come  un’ arma della musica. 


giovedì 15 dicembre 2022

Massoneria Onair N°28 15-12-22 Giudizio e Senso di Colpa II

domenica 11 dicembre 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA, Parte XIV


 

SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IX

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte X

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XIII

 

 

 

L’ambivalenza del Saturno mitologico è una costante interpretativa, anche se il Rinascimento ne rivaluterà la figura in modo significativo. Interessante, sotto questo aspetto, la disputa tra il noto filosofo Marsilio Ficino (1433-1499) e il poeta fiorentino Giovanni Cavalcanti (1444-1509). In un mio vecchio romanzo, traendolo fedelmente dall’Epistolario e dal De vita del Ficino, ricostruivo il dialogo tra di loro a proposito del pianeta Saturno:

 

   « […] "Credo... caro Giovanni... che in questa “stella” ci sia qualcosa di malefico che non riesco a spiegare..."

   "Perché dici questo... Marsilio?"

   "In questi giorni... il mio Saturno è retrogrado nel Leone e... a dirti la verità... mi sento così infelice da non sapere neanche io il perché... Forse... grazie al tuo bel Giove nei Pesci... puoi sapere quello che io ignoro..."

   "Tu... dici a me queste cose? Tu che oltre che filosofo di Platone... sei anche... buon cristiano? Come puoi pensare che Dio si serva degli astri per danneggiarci?"

   "Non a Dio imputo il male... ma a quell' astro..."

   "Ah si?! Non sai... mio Marsilio... che gli astri volteggiano in cielo... secondo la volontà del padre celeste?"

   "Certo... Non lo ignoro e... tuttavia... queste stelle dispensano ora il bene ora il male secondo la loro propria natura..."

   "Tu dimentichi la lezione di Plotino e dei neoplatonici. L' astro che accusi... il vecchio Saturno... è il più vicino a Dio... lui... più di ogni altro... possiede ed elargisce il dono dell' intelletto. Perciò... caro Marsilio... non attribuirgli la colpa dei tuoi mali... né devi chiamarlo in causa per le piccole cose... Ringraziarlo devi... perché ti diede in sorte molti e grandi benefici."

   Ficino sorrise all' amico.

   "Farò così... se ti piace... caro Giovanni... nondimeno sono convinto che questo Saturno... insieme a Marte... suo degno compare... sia capace di infliggere grandi sofferenze..."

   "Rispondimi... di grazia... di dove ti viene... Marsilio... l'ammirabile ingegno col quale comprendi la natura di Saturno... il suo corso e gli effetti che produce in terra... secondo la sua collocazione celeste? Di dove ti viene quel forte e valido corpo con cui per remoti e inaccessibili luoghi hai percorso tutta la Grecia e sei penetrato fino in Egitto... per riportare a noi la saggezza di quel popolo antico?"

   "Devo risponderti?..." chiese Ficino, affatto turbato dall'affettuosa retorica dell' amico.

   "Aspetta... Dimmi ancora: di dove ti viene quella memoria capace di ritenere tante cose e così tenace che in ogni momento ha presente tutto ciò che in qualche occasione ha visto e sentito... e che non solo ritiene le cose... ma anche in quali tempi e luoghi sono avvenute?... Non prendertela dunque con Saturno che ha voluto che tu di tanto fossi superiore agli altri uomini di quanto egli supera gli altri pianeti..."

   "Poco manca... o mio Giovanni... che tu mi chieda di cantare una palinodia in onore di Saturno... In realtà... io... invero... sono troppo preoccupato dai malanni... del che talvolta tu mi rimproveri. Accuso inoltre una certa complessione melanconica... cosa... a me pare... amarissima... se col frequente uso del liuto in qualche modo non si alleviasse e addolcisse. Mi sembra che me l' abbia inculcata sin dalla nascita Saturno... collocato nel mio ascendente nel bel mezzo dell' Acquario... Come se non bastasse... poi... gli è congiunto Marte ed entrambi ricevono la quadratura del Sole e di Mercurio. La mia Luna... inoltre... si trova in Capricorno che... come sai... con l' Acquario è il luogo stesso di Saturno... Per fortuna che Venere in Bilancia e Giove nel Cancro tentano di resistere contro la natura melanconica...

   Ma... basta... basta... dove sono finito? Vedo già che più che mai mi costringerai alla palinodia ... Che fare... dunque? Troverò una scappatoia e dirò che la natura melanconica non viene da Saturno oppure converrò con Aristotele che afferma che anch' essa è dono divino?"

   "Lascia perdere la palinodia... caro Marsilio... e piuttosto rifletti sulla natura dell' astro... Ripensa alle conclusioni di Plotino e di Porfirio... senza dimenticarti di Aristotele... né di Platone... Scoprirai allora che la stella che accusi è proprio quella che più ti avvicina a Dio..."[…]»  [1]

Anni dopo, tuttavia, Marsilio Ficino aveva mutato opinione sul pianeta della melanconia. Erano stati i discorsi dell'amico Giovanni Cavalcanti o l'amore per Plotino o magari un evento che aveva modificato profondamente la sua vita? Per la verità, il filosofo continuava ancora a mettere in guardia i propri lettori dagli inconvenienti dell'umor melanconico e dalla duplicità di Saturno, ma ora egli mostrava al saturnino come sfuggire alle cattive influenze del temperamento, godendo degli effetti benefici del pianeta. Il fatto è - così poteva riassumersi il pensiero del Ficino - che Saturno solo allo studio e alla contemplazione è propizio. Come il Sole è ostile agli animali notturni, ma amico a quelli attivi alla luce del giorno, così Saturno è nemico a chi conduca una vita qualunque e a chi, anche fuggendo la compagnia della gente volgare, non dismetta i pensieri volgari. Saturno, infatti, ha lasciato la vita comune e mondana a Giove, ma ha tenuto per sé quella appartata e divina. Coloro la cui mente è veramente lontana dal mondo sono in certa misura a lui affini e in lui trovano un amico. Perché, per parlare in termini platonici, Saturno è un Giove per quelle anime che abitano le sfere sublimi, allo stesso modo che Giove è un padre provvidenziale per coloro che conducono una vita comune.

Attenzione, però! - ammoniva il filosofo - Saturno più che a ogni altro è nemico a coloro la cui vita contemplativa è semplice posa, non realtà. Egli non li riconosce come suoi, né Giove li protegge.

 

S E G U E

 

sergio magaldi



[1] Sergio Magaldi, Tiphereth  sentieri di armonia, Roma, 2004, pp.272 e ss.

 


sabato 10 dicembre 2022

Rooseveltpedia N° 28 09-12-22 Atlantismo Parte 2

giovedì 8 dicembre 2022

Massoneria Onair N°27 08-12-22 Giudizio e Senso di Colpa.

sabato 3 dicembre 2022

Rooseveltpedia N° 27 02-12-22 Atlantismo Parte 1

giovedì 24 novembre 2022

Massoneria Onair N°26 24-11-22 Grazia o Shekhinah? Parte Seconda

giovedì 17 novembre 2022

Massoneria Onair N°25 17-11-22 Grazia o Shekhinah?

sabato 12 novembre 2022

QUESTIONE MIGRANTI: il governo italiano tra gaffe e doppie verità


 

 Nel replicare alla durissima nota contro l’Italia del Ministère de l'Intérieur et des Outre-mer, in merito alla questione della ONG Ocean Viking, Giorgia Meloni osservava giustamente che dei circa 90.000 migranti giunti in Italia dall’inizio dell’anno, solo 38 sono stati redistribuiti in Francia, 74 in Germania e 5 in Lussemburgo (e questo – aggiungo io –  a fronte di una norma già punitiva nei confronti dei paesi di prima accoglienza - cioè quasi esclusivamente l’Italia almeno per i migranti provenienti dall’Africa - che prevede una redistribuzione volontaria del 10% dei migranti sbarcati!). E che nello stesso giorno in cui si è levato lo sdegno transalpino contro l’Italia per aver dovuto accogliere nel porto di Tolone i 234 migranti della Ocean Viking – prima ONG ad attraccare in assoluto in un porto francese –  il nostro Paese ne accoglieva circa 600 delle altre ONG.

 

Taceva invece la Presidente del Consiglio di un’altra verità e cioè che le richieste di asilo in Europa sono state nel 2021 di 537.000 migranti così ripartite secondo i dati statistici di Eurostat: Germania 148.000, Francia 103.800, Spagna 62.000 e Italia 45.200 (seguono altri paesi europei). E se si guarda anche agli anni precedenti il 2021, con l’unica eccezione del 2017 (governo Gentiloni, con Minniti ministro degli Interni) si vedrà che le richieste di asilo in Italia sono state sempre di gran lunga inferiori al numero degli sbarchi. Come si concilia tutto questo? C’è una sola spiegazione: i migranti sbarcati in Italia, a prescindere dalle redistribuzioni, avvenute solo raramente e in modo parziale, dopo la prima accoglienza sfuggono ai controlli ed entrano, chiedendo asilo, nei paesi considerati più ricchi e dove le possibilità di lavoro sono maggiori. C’è però anche il rovescio della medaglia e cioè che molti migranti, una volta sbarcati nei porti italiani, sfuggono semplicemente ai controlli e restano clandestini nel nostro Paese a disposizione di chi voglia servirsene per i propri scopi e a basso costo, con il risultato che il numero ufficiale dei migranti che di anno in anno sono accolti in Italia risulta di gran lunga inferiore a quello di Francia e Germania.

 

Insomma, un vero rompicapo determinare chi in Europa ne accoglie di più e chi di meno! E’ però vero un fatto: i porti italiani (e non solo) per la loro posizione geografica devono restare in prima linea per accogliere e salvare le centinaia di migliaia di vite umane che ogni anno cercano di sottrarsi a un destino miserabile. Devono però dotarsi di strutture adeguate all’accoglienza (Lampedusa è allo stremo!) finanziate con denaro comunitario. Ma, dal canto suo, l’Unione Europea deve imporre la redistribuzione proporzionale di tutti gli sbarcati (e non solo di quelli delle ONG) a ciascuno dei 27 paesi dell’Unione, pena l’espulsione dall’Unione stessa. In alternativa, non resta che un’intesa dell’Unione Europea con i governi africani nel tentativo di combattere gli scafisti, diminuire i flussi migratori, migliorare le condizioni di vita dei nativi. Ipotesi assai remota e che comunque richiede tempo e opportunità e forse la nascita degli Stati Uniti di Europa.

 

Tutto ciò premesso, resta il comportamento maldestro del governo italiano in merito alla vicenda della Ocean Viking. Secondo la ricostruzione dei fatti, un’agenzia francese diffondeva la notizia che la Francia avrebbe accolto la ONG nel porto di Marsiglia. Giorgia Meloni lasciava passare otto ore e non vedendo alcuna smentita da parte del governo francese, ringraziava con una nota ufficiale il presidente Macron, innestando gli strali dell’opposizione di Marine Le Pen. All’atto ingenuo (solo ingenuo?! È possibile che Giorgia Meloni non si sia voluta accertare da fonti diplomatiche certe delle vere intenzioni del governo francese e abbia scelto invece “il silenzio di otto ore”?) della Presidente del Consiglio, si aggiungevano poi le dichiarazioni dei due Vicepresidenti Salvini e Tajani, uniti nell’affermare trionfalmente che la fermezza del governo italiano infine aveva pagato.

 

sergio magaldi


venerdì 11 novembre 2022

Massoneria Onair N° 24 10-11-22 Eudaimonia

domenica 6 novembre 2022

L' ISOLA D'ELBA E LA TAPPA DEGLI ARGONAUTI


 

Eventi mitologici che in certe giornate dell’anno si riscontrano davvero sulla  spiaggia in cui approdarono Giasone e i suoi compagni di avventura...


di Alberto Zei


IL VIAGGIO DEGLI ARGONAUTI




Da Giasone in poi - Tutti o quasi, conoscono la fantasiosa storia degli argonauti capitanati da Giasone alla ricerca del vello d’oro, con una nave attrezzata per un viaggio nella Colchide sul mar Nero. Molti sanno anche che si tratta di una leggenda sulla quale alcuni scrittori dell’antichità riferiscono interessanti particolari. Apollonio Rodio narra che durante questa epica impresa, che si sarebbe svolta ancor prima della guerra di Troia,  intorno al XIV-XII secolo avanti Cristo, una delle tappe del lunghissimo e avventuroso viaggio di ritorno fu l’isola d’Elba che a partire dal VI secolo fu chiamata Aethalia, ossia la “Fuligginosa”, a causa del fumo delle fornaci dalle quali veniva estratto il ferro delle armi etrusche che sostituiva i rudimentali preistorici armamenti di bronzo.

Apollonio narra che Giasone al ritorno con il vello d’oro che con i compagni di avventura era riuscito a catturare, dopo serie peripezie per il mare riuscì ad approdare con la sua nave in un arenile dell’isola d’Elba. E qui si fermò per riposarsi insieme ai compagni stremati dal lungo viaggio e dal mare tempestoso con la partecipazione di alcune divinità mitologiche che, come ancora avviene ai  tempi nostri in politica, con scambi di favori (poi non mantenuti), si erano schierate in modo favorevole o contrario all’impresa.

 A questo punto oltre ai fatti narrati da scrittori del passato sugli intrighi che hanno preceduto e seguito la cattura del vello d’oro, reperibili in letteratura in tutte le salse, per quanto riguarda l’Elba si narra qualcosa proprio dell’isola in cui viene indicato da Apollonio Rodio il punto della costa in cui Giasone sarebbe giunto. Si tratta di una particolare spiaggia chiamata “Le Ghiaie” formata, appunto, di ghiaie bianche provenienti dalla roccia frantumata ed erosa dal mare, dell’antistante promontorio di  Capobianco.


DALLA PREISTORIA ALLA STORIA

           



Spiaggia “Le ghiaie”- C’è invece una caratteristica all’Elba a tutti nota, ma non così conosciuta altrove, anche se l’immagine pubblicitaria del profumo denominato “Acqua dell’Elba” ritrae proprio il litorale in cui Giasone e compagni durante la tempesta trovarono scampo. Infatti gli argonauti, stremati dal viaggio e dalla fatica, come misero piede a terra, si sdraiarono su questa bianca spiaggia. Fu allora che i candidi e levigati ciottoli furono macchiati di scuro dal sudore di Giasone e compagni.

E’ così che questi simbolici segni per magico intervento degli dei divennero indelebili, a ricordo del successo dell’impresa passata poi alla storia, inducendo per sempre gli uomini del futuro a considerare quanto sudore costò a quei valorosi la vittoriosa conquista del Vello d’oro.

 

Il bianco e il nero - “Le Ghiaie” è una spiaggia incastonata nella sinuosa costa nord di Portoferraio, costellata di verde, di punti di ritrovo e di stabilimenti balneari che d’estate contribuiscono a mantenere l’eleganza che la stessa distesa di ghiaie bianche caratterizza nella sua genuina naturalezza. Ma oltre la leggenda del passato c’è da dire che durante la stagione estiva  “Le  Ghiaie” è un luogo che stupisce per gli strani fenomeni che si riscontrano.

 

La “collana di venere” Guardando il mare nei giorni in cui la tipica limpidezza delle acque evidenzia i particolari del fondo marino, talvolta si potrà notare una certa linea scura formata di agglomerati di piccole dimensioni allineati tra loro, a pochi metri di distanza dalla riva, che recingono maniera ordinata  il litorale  per un certo tratto.

Osservando il mare  dalla terrazza di uno stabilimento prospiciente questo stesso lato, si potrebbe simbolicamente immaginare una sorta di collana formata da una lunga serie di corpi scuri, poggiata sul collo della candida spiaggia.

Vi sono delle giornate  in cui la linea scura svanisce; in altri invece appare in modo nitido sul fondo tra il biancheggiare delle ghiaie ai due bordi; mentre a volte assume un colore più delicato che il mare stesso sfuma nei contorni. Questo lascerebbe credere ad un osservatore che si tratti di qualcosa di facilmente amovibile come alga od altro materiale leggero, sospinti dalle onde soltanto in particolari circostanze. Ma non è così come potrebbe sembrare.

 

Mille teorie non valgano un fatto - E allora di che cosa si tratta? Vedere per credere. Basta scendere in acqua, a poco più di un metro di profondità si può raccogliere con una mano una manciata del corpo scuro per rendersi conto che si tratta delle stesse ghiaie, però tutte nerastre come in figura in netto contrasto con il biancore delle altre.

Si potrebbe anche dire che tutto avviene come se i colori fossero attratti tra loro da una forza misteriosa e che oltre tutto li allinea lungo il litorale. Ben sappiamo che così non è e che la spiegazione è sicuramente diversa. Ma lo scopo di questo articolo è solo quello di constatare il risultato dei fatti narrati; fatti che nel loro genere sono però, più unici che rari. Ecco dunque che questo arenile incantato aggiunge alla fantasia della sua storia anche quella della sua evanescente e surreale collana di perle nere che Venere avrebbe posto sull’ampio collo del bianco arenile.


LA NERA COLLANA

           

LE NUBI DEL CIRCONDARIO

Ancora un prodigio - A questo mitologico dono si aggiunge un importante ulteriore privilegio come se  la collana potesse essere ammirata anche dalle generazioni future. La stessa Venere chiese a Eolo che la spiaggia delle Ghiaie rimanesse, per quanto possibile, protetta dai venti. Alla richiesta della dea, a cui niente poteva essere ragionevolmente rifiutato, Eolo acconsentì.

Da allora fu creata nel cielo una cortina di protezione dai venti e dalle nubi che recingono in una sorta di abbraccio questo magico lido, messo a ridosso delle zone in cui le condizioni meteorologiche imperversano. E’ così che intorno alle Ghiaie, quando in estate il cielo diviene nuvoloso, la spiaggia è quasi sempre risparmiata dalle perturbazioni perché  le nubi che si profilano  all’ orizzonte si dispongono come facevano i Pellirosse americani prima di attaccare, girando intorno senza però avanzare oltre.

 

Quando subentra lo scirocco - Prima che il vento di scirocco prenda il sopravvento nel cielo dell’Elba, alle Ghiaie  accade un fatto alquanto strano. Nella stagione estiva, quando il sole illumina la spiaggia con questo vento alle spalle, il mare è liscio come una tavola; così che la naturale prima apprensione dei bagnanti è che il sole non scompaia dietro le nubi, consentendo al sole di continuare a illuminare  le bianche ghiaie. La stranezza consiste  nella parte ombrosa creata dalle nuvole che non oltrepassa la metà dell’ arenile, ma non a destra o a sinistra: cosa abbastanza consueta per ogni zona costiera. Le nubi si arrestano in senso longitudinale all’inizio del tratto di spiaggia dove il mare forma la “collana”.

 

Le strano carosello delle nubi - Ma che dire ancora delle nuvole che si dispongono stilizzate in una serie di simboli come nelle rappresentazioni artistiche?          .
L’immagine ad esempio qui riportata di nuvole che circondano la spiaggia delle Ghiaie, oltre alla rassomiglianza di una grande ala, se viene ingrandita (provare per credere) si dispone in una decina di figure minori che evocano altrettante rassomiglianze di esseri mitologici immaginari.

 

Ma se per caso… -  La caratteristica primaria  di questa  spiaggia  è il suo biancore, malgrado l’ampio fronte delle  posidonie (alghe a forma di sottili fettuccine) nel mare antistante. Ma quando le onde  del vento  di libeccio agitano le acque, le  foglie più vecchie si staccano dal fondale e si depositano sulla spiaggia.  Ecco che allora si presenta uno spettacolo contrastante per il colore del manto delle alghe morte riversate un po’ dappertutto. Sarebbe difficile pensare che un arenile così condizionato dalla grande quantità di foglie che il mare depone ad ondate, possa essere raccolta in breve tempo in modo tale da ripristinare la sua particolarità  originale.

Nella prima giornata, tutto sembra compromesso tale da dover accettare di sedersi su un tappeto marrone. La sorpresa avviene però nei mattini seguenti. Sembra infatti impossibile che quelle alghe d’ improvviso siano praticamente scomparse, come se qualcuno l’avesse tolte con tale meticolosità da far assumere alle ghiaie il loro caratteristico biancore.










 Si tratta di  un’altra prerogativa apparentemente non spiegabile perché non è il mare che riporta via le alghe morte. Dopo qualche giorno  appena,  la spiaggia  viene riconsegnata ai bagnanti più lucente  di prima.

Ancora un fatto – Se non bastasse, sotto l’aspetto estetico il sole  è ovunque considerato sinonimo di abbronzatura ma anche di scottatura a causa dei raggi infrarossi che si accaniscono sul bianco della pelle. Alla spiaggia delle Ghiaie  esiste un vantaggio non indifferente. La luce solare sopra il bianco manto che ricopre l’intera spiaggia riflette intorno i soli raggi ultravioletti, consentendo in brevissimo tempo, anche sotto gli ombrelloni, di abbronzare tutti senza apparentemente prendere il sole.


venerdì 4 novembre 2022

MASSONERIA ON AIR N°23 03-11-22 LA STAGIONE DELL'AMORE 3

L A PRIMA MISURA ECONOMICA DEL NUOVO GOVERNO...


 

IL GOVERNO MELONI SEMBRA INTENZIONATO A FARSI PAGARE LA MULTA DAGLI OVER 50 NON VACCINATI E SI PREPARA A INCASSARE 240 MILIONI

lunedì 31 ottobre 2022

ARRIVANO LE MULTE PER NON-VACCINATI E NON SOLO...


 

 Sul punto di andarsene, il Ministro della Salute fa pervenire a circa un milione di over 50 non vaccinati (e paradossalmente anche ad un certo numero di vaccinati con poche dosi) una comunicazione di avvio di procedimento sanzionatorio per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale. Si concede un “termine perentorio” di dieci giorni per dimostrare la propria innocenza ovvero per esibire all’Azienda sanitaria locale e alla Agenzia delle Entrate la relativa certificazione giustificativa. In alternativa, il Ministero della Salute, per tramite della Agenzia delle Entrate, notificherà ai colpevoli la sanzione pecuniaria di 100 euro.

Di seguito il testo completo della comunicazione con tanto di decreto convertito in legge che la giustifica.




Inutile tornare sulla questione che obbligava all’assunzione di un vaccino, per giunta sperimentale, non già alcune categorie professionali a contatto col pubblico, ma indistintamente tutti i cittadini di oltre 50 anni. A questo punto ciò che serve sapere è se sono vere le voci, suffragate anche da alcuni deputati della maggioranza, circa la volontà del nuovo governo di sopprimere la multa tempestivamente e comunque prima che l’Agenzia delle Entrate notifichi il relativo Avviso di addebito. Diversamente, le dichiarazioni della Meloni in Parlamento, al momento di chiedere la fiducia, risulterebbero in contraddizione con la chiara presa di distanza dalla politica sanitaria del passato governo.

 

sergio magaldi


domenica 30 ottobre 2022

GIORGIA MELONI E LE BUONE INTENZIONI...


 

 Qualche sera fa, a Otto e Mezzo, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, in merito alle dichiarazioni programmatiche di Giorgia Meloni, faceva un’osservazione, scontata finché si vuole ma pur sempre vera: un conto sono le parole, un altro sono i fatti…

Come a voler dire che il cammino del nuovo governo, almeno a parole, può anche essere lastricato di buone intenzioni, ma che poi bisogna vedere cosa farà realmente.

È così? Le proposte di Giorgia Meloni sono davvero “buone”? Vediamo:

 

1)    Riforma costituzionale e in particolare introduzione del presidenzialismo o magari del semipresidenzialismo alla francese. Un bene per il Paese o, come preferisce dire la Meloni, per la Nazione? Resta da vedere quali siano queste riforme, quanto al semipresidenzialismo alla francese - basato sull’elezione a doppio turno del Presidente della Repubblica e su un Primo Ministro da questi nominato in base alla maggioranza parlamentare - occorre segnalare tre aspetti: il primo denota l’altruismo (o l’ingenuità) della Meloni che non può ignorare che l’elezione a doppio turno del Presidente (solo in apparenza simile a quella di un sindaco) favorisce il candidato di centro escludendo, come peraltro è sempre avvenuto in Francia e non solo, i candidati alternativi di destra e di sinistra. Il secondo aspetto parla di una diarchia dell’esecutivo inutile quando non è pericolosa. Inutile, se il Primo Ministro è espressione della stessa maggioranza che ha portato all’elezione del Presidente della Repubblica (quanti sanno che dal 16 maggio di quest’anno Presidente del Consiglio francese o Primo Ministro è Elisabeth Borne, dello stesso partito di Macron? E non è la prima volta di una donna in questa carica, come in Italia, anche se sono ormai passati 31 anni dall’ultima volta). Pericolosa, quando la maggioranza parlamentare sia diversa da quella che ha portato all’elezione del Presidente. Il terzo aspetto riguarda in particolare l’esperienza italiana. I padri costituenti vollero evitare il pericolo dell’uomo solo al comando per effetto di plebisciti e per questo dettero la preferenza alla Repubblica Parlamentare.

2)    Autonomia differenziata, sempre tuttavia coniugata con elementi di “sussidiarietà e di solidarietà”. Un riconoscimento alle esigenze della Lega, certamente, ma che poco si concilia con il tradizionale “spirito nazionale” di Fratelli d’Italia: diversi elettori consultati sul perché della loro appartenenza al partito hanno dato la stessa risposta: “siamo patrioti”. Il che rende difficile e pericolosamente divisiva, già nelle intenzioni, la sua reale applicazione.

3)    Sovranità alimentare, natalità, e merito. I titoli aggiunti ai nomi di alcuni ministeri. Se il significato di sovranità alimentare è nella difesa del “made in Italy”, più che di una buona intenzione, mi sembra trattarsi  di un diritto-dovere del governo italiano che però deve fare i conti con le delibere dell’Unione Europea. Come pure, se l’incremento della natalità è un auspicio, non possiamo che prenderne atto positivamente, ma se diventa uno strumento per elargire bonus, come nel cosiddetto “ventennio”, non mi sembra un’idea geniale. Quanto al merito, aggiunto alla denominazione del Ministero della Pubblica Istruzione, ne andava più che mai chiarito il senso, onde evitare l’inutile “piagnucolio” dell’opposizione (con l’eccezione di Renzi).

4)    Reddito di cittadinanza. Qui è guerra aperta con il Movimento Cinquestelle che ne ha fatto uno strumento di “rinascita elettorale”. Una buona intenzione la sua soppressione e/o riforma? Dipende, ma se il governo tirerà troppo la corda, lo scontro sociale potrebbe farsi incontrollato.

5)    Riforma fiscale, Flat Tax da 65.000 a 100.000 Euro sulle partite IVA e Flat Tax incrementale. Premesso che la revisione delle aliquote IRPEF attende ancora di veder realizzate le promesse dei governi Berlusconi e di quelli di centrosinistra, il PNRR pone la riforma fiscale come una delle condizioni per accedere al credito europeo. Riforma che non può esaurirsi nell’individuazione del “Quoziente familiare” e nella Flat Tax più o meno incrementata che porta alla solita discriminazione, tramite bonus, dei cittadini. Senza la revisione delle aliquote IRPEF per tutti non c’è riforma fiscale ma il solito clientelismo. Nulla la Meloni ha detto su questo.

6)    Bollette luce e gas. Si è solo appreso che il governo interverrà per alleggerire il carico di imprese e famiglie. Sul come, neanche una parola. Chiaro invece il discorso che per tutte le altre misure a vantaggio dei cittadini (o di loro corporazioni) si dovranno attendere tempi migliori.

7)    Blocco partenza dei barconi di migranti dal Nord Africa. Più che valutare se si tratti di una buona o cattiva idea, mi sembra di poter dire che è un’utopia.

8)    Covid. Poche parole per dire che non ha condiviso la politica del governo precedente. Sarebbe stato auspicabile l’annuncio della soppressione delle multe per i non-vaccinati.

9)    Lotta alla criminalità organizzata. E qui bisogna riconoscere alla Meloni molta determinazione, naturalmente però neppure un accenno sul come renderla effettiva.

10)Legalità e certezza della pena. Detta così può sembrare persino una buona idea, purché non si risolva in “accanimento giudiziario”.

11)Fascismo. La Meloni si limita a dire di non avere simpatia per i totalitarismi e dunque anche per il fascismo. Nulla dice sul fascismo mussoliniano ma, come ebbe ad esprimersi in altre occasioni, c’è da ritenere che lo “consegni alla Storia”, il che poi, a prima vista, non significa molto, almeno che non nasconda il detto adusato e inquietante che “la Storia la scrivono i vincitori”. Insomma, nulla di troppo distante da quanto ha sostenuto Ignazio Benito La Russa, nel discorso di insediamento come Presidente del Senato: evolversi, senza tradire e senza ripudiare. Sincera, per contro, appare la sua condanna delle Leggi Razziali (o “razziste” come ebbe a dire giustamente la senatrice Liliana Segre in apertura dei lavori parlamentari).

12)Antifascismo.  Il termine le esce di bocca una sola volta per ricordare chi facendosene scudo colpiva con la chiave inglese gli avversari! Neppure una parola sulla Resistenza. Il che, tuttavia, non deve sorprendere. Pretendere che Fratelli d’Italia sconfessi apertamente le proprie origini mi sembra eccessivo e anche un po’ ipocrita. Il partito viene dal Movimento Sociale Italiano (di cui conserva nel simbolo la fiamma tricolore) fondato nel 1946 da militanti e dirigenti della Repubblica Sociale Italiana e nonostante la Costituzione Italiana si proclami antifascista non fu mai messo al bando, probabilmente per ragioni di convenienza di altri partiti politici, sinistra compresa. Detto ciò, appare oggi pretestuoso pretendere da Fratelli d’Italia condanne postume eccessive, tanto più che la maggioranza dei cittadini italiani votanti (chi non ha votato, oggi non può recriminare e del resto la percentuale di votanti in Italia è in linea con le percentuali di tutte le democrazie occidentali) ha dato il primato proprio agli eredi del Movimento Sociale: a) o non conoscendone le origini b) o non ritenendole influenti c) o manifestando nostalgia del lontano passato. Dal suo punto di vista, dunque, Fratelli d’Italia fa bene a lasciare nel proprio simbolo la fiamma tricolore.

 

Tutto ciò premesso, non mi pare si possa dire che le intenzioni programmatiche di Giorgia Meloni siano buone in sé, prescindendo poi dal fatto che siano realizzate o meno. In realtà, non sono né buone né cattive, possono cioè piacere ad alcuni e dispiacere ad altri, tutto qui. Quel che mi sembra di poter dire è che, almeno per ora, sono in linea con l’Establishment, così come lo erano quando governavano il PD e i Cinquestelle. L’unico vero argomento in favore della Meloni, tuttavia, mi sembra il suo essere donna, la sua determinazione, la sincerità del suo impegno e il suo dichiarato pragmatismo. Se da ciò ne trarranno vantaggio gli italiani e non solo l’astratto “prestigio della Nazione”, non potremo che gioirne tutti.

 

sergio magaldi


mercoledì 19 ottobre 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA (Parte XIII)


 

SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IX

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte X

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XII

 

  Già nel glifo, Saturno astrologico mostra la sua ambivalenza, con i simboli della croce, della mezzaluna o luna crescente e della falce. I bracci della croce sono a volte rappresentati di pari lunghezza a significare che materia e spirito si equivalgono. Quando invece il braccio verticale è rappresentato molto più lungo di quello orizzontale ђ, si vuole sottolineare che lo spirito (il braccio verticale) finirà col prevalere sulla materia (il braccio orizzontale). Il simbolismo della croce ha tuttavia anche il significato di rappresentare la dualità del reale e l’unione del maschio e della femmina, intesa soltanto come genitale o, al contrario, indice di una spiritualità elevata come quella che gli assegna Dante facendo del pianeta il settimo cielo del Paradiso dove per una scala d’oro salgono e scendono gli spiriti contemplativi: con Saturno è necessario abituarsi ai contrasti!

La luna crescente indica la progressiva formazione del corpo, a cominciare da ossa, scheletro e muscoli, sino alla nascita dell’Io e all’unità di spirito e corpo. La falce è insieme simbolo di vita, di castrazione e di morte: è lo strumento per mietere il grano ed è lo stesso strumento che recide i genitali di Urano, taglia i rami secchi e la vita degli individui (piante, animali, esseri umani), secondo un mandato in bianco ricevuto da Hades-Plutone e in virtù di un patto che ha consentito a Kronos-Saturno di lasciare il mondo infero dove era stato precipitato, una volta privato da Zeus del potere sugli uomini e sugli dei.

Come si è già visto, è proprio la fusione del mito di Saturnus con quello di Kronos  che consente di mettere in luce le caratteristiche spesso ambivalenti del Saturno astrologico. Padre dei tre re del mondo (Zeus, Poseidone e Hades) come lo definisce Omero, Saturno è simbolo di un potere basato sul sistema patriarcale, in cui il figlio deve lottare contro il padre per affermarsi. Regalità, mancanza di scrupoli e autoritarismo sono innanzi tutto le sue caratteristiche, alle quali fanno riscontro i complessi del “figlio rifiutato” e/o “mancante di padre”, complessi che, a sua volta, potrà vedere rispecchiati nella progenie.

Privato del potere, Saturno è imprigionato sottoterra e nella solitudine del carcere sviluppa “tortuosi pensieri” e sentimenti di astio, di malinconia e di tristezza. Non a caso, nella celebre incisione di Albrecht Dürer (1471-1528), “Melencholia”, i motivi della tradizione figurativa di Saturno sono associati a quelli classici della rappresentazione malinconica. Il volto scuro e lo sguardo triste come a fissare il vuoto, la gota appoggiata al pugno chiuso, le chiavi e la borsa, simboli di potere e prudenza, di ricchezza e avarizia, la ghirlanda che circonda la fronte, simbolo del fine intelletto del malinconico saturnino e ancora la clessidra che misura il tempo, il pipistrello animale di Saturno per eccellenza e il cane e il campanello simboli di solitudine. E ancora, come non ricordare le opere di Lucas Cranach e di tanti altri in cui Saturno e la melanconia si associano al diavolo, alla magia, alle tele di ragno, ai pipistrelli e alle civette? Neppure mancano, nell’incisione di Dürer, gli antidoti che i filosofi-maghi del Rinascimento usavano contro la melanconia saturnina: la pietra cubica che presuppone l’avvenuto sgrossamento della pietra grezza e l’illuminazione per un nuovo inizio (come nella tradizione della libera muratorìa), le erbe medicinali di cui è fatta la ghirlanda e il quadrato magico di Giove.

Liberato infine da Giove in virtù di un patto con Hades-Plutone che ne fa l’emissario che con la falce recide la vita, Saturno si trasforma nel viandante solitario che deve apprendere a costruire o ricostruire se stesso (la croce e la mezzaluna del glifo del pianeta): ciò che lo rende prudenteavaro conservatore, costretto ad adattarsi anche ai mestieri più umili e talora invisi dalla gente, finché giunto nella terra di Giano trova accoglienza e un nascondiglio per sfuggire all’occhio vigile e sempre sospettoso dei figli. Luogo che da lui sarà detto Lazio (Dicta quoque est Latium terra latente Deo), dove Saturno da conservatore si fa rivoluzionario: mostra lo spessore delle sue conoscenze, insegnando l’agricoltura ai nativi, rivela saggezza e grandi capacità politiche, riportando la terra che lo ospita alla felice età dell’oro. Signore del Tempo, il dio trasforma il piombo in oro secondo un’antica credenza che imputa allo scorrere del tempo la trasformazione dei metalli. Saturno deve ora gestire l’eccesso di virtuosismo morale che nella psicoanalisi ne fa il simbolo del Super-Io: moralista, all’occasione egli è anche uno sfrenato libertino come mostra sapientemente la celebrazione dei Saturnali.

 S E G U E

 sergio magaldi