lunedì 20 giugno 2022
domenica 12 giugno 2022
CALCIOMERCATO JUVE: VIA ANCHE CUADRADO?!
Dopo l’addio al grande Chiellini (per ragioni
anagrafiche), a Bernardeschi (con poco rimpianto… anzi!) e a Dybala, il cui
mancato rinnovo a 8-10 milioni ci sta tutto, ma non quello a 6 milioni che
percepirà dall’Inter, rivale bianconera di
sempre, ora sul piede di partenza sembra anche Cuadrato, il giocatore cui
la Juve e Allegri in particolare devono una buona fetta degli ultimi scudetti e
gran parte dei pochi risultati positivi in Champions. Il colombiano ha
rappresentato per anni, sia da esterno basso che alto, l’alibi juventino per
dimostrare che la squadra di Allegri aveva anche un gioco offensivo, con i suoi
tanti assist, con la qualità di essere uno dei pochi, se non forse l’unico
juventino, a saltare gli avversari, con le sue capacità di proporsi come
regista dopo l’abbandono di Pirlo. Non solo per gratitudine, ma soprattutto per
il suo valore attuale la Juve avrebbe dovuto proporgli un rinnovo di almeno 2
anni, invece decide di lasciarlo andare. Del resto, questo stava già per
succedere nel 2017 quando fu proposto alla Roma! Tanto poco deve piacere
Cuadrado ad Allegri (così come sempre poco gli è piaciuto Dybala) che non vede
l’ora di disfarsene! Posso solo dire che il tecnico livornese, se Cuadrado
dovesse partire già da quest’anno, senza attendere la scadenza del 2023, si
accorgerà ben presto di quanto debba essere grato al colombiano per le sue
vittorie del passato. E, intanto, l’ineffabile allenatore bianconero si gode il
rinnovo del suo pupillo di sempre, quel De Sciglio che nel prossimo Campionato
avrà trent’anni e che è giustamente ignorato da Mancini per la nazionale.
Il
problema sarà invece disfarsi di qualcuno dei cosiddetti “grandi”
centrocampisti presi a parametro zero. Ma chi arriverà? Bene Gatti, tornato
alla Juve dopo il prestito al Frosinone. Il centrale difensivo è stato ieri tra
i migliori in campo dell’Italia contro l’Inghilterra, pur avendo di fronte
attaccanti come Abraham e Kane, e si spera che rimanga a Torino.
Tante
le voci di mercato in entrata: a cominciare da Pogba, il cui contratto costerà
alla Juve molto di più di quanto sarebbe costato il rinnovo di Dybala a 6
milioni a stagione, con l’osservazione che l’argentino nell’ultimo anno ha
segnato 10 goal e Pogba uno solo, che l’ex juventino e neointerista è più
giovane, che il francese ha avuto uno scarso rendimento negli ultimi tre anni
al Manchester UTD, e che, a mio giudizio, Pogba non è il centrocampista che
serve alla Juve e, infine, che i “ritorni” sono raramente proficui. Il massimo
sarebbe stato puntare su Milinkovic-Savic o quantomeno su qualche altro vero e grande centrocampista.
Diverso
il discorso per De Maria, intrigante il suo possibile arrivo a Torino, se non
fosse che l’ingaggio richiesto per pochi mesi (prima e dopo il mondiale) è
addirittura assurdo (nove milioni di euro). Di gran lunga da preferire
l’acquisto di Berardi, anche se i ruoli non sono proprio gli stessi.
Tante
le voci, ma per ora solo voci, appunto, e c’è da considerare che la Juve
attualmente ha problemi in tutti e tre i reparti, a cominciare già dal
pacchetto difensivo (soprattutto i terzini). Se non li risolve, difficilmente
può competere per lo scudetto con le milanesi (specie con un Inter che l’ex
Marotta impreziosisce sempre di più, facendo anche guadagnare la Società) e
forse persino per il quarto posto, considerando che la Roma di Mourinho si
rafforzerà e che a lottare per i restanti due posti in Champions saranno in
tante: Napoli, Lazio, Roma, Atalanta e Fiorentina e forse persino qualche altra
squadra.
sergio
magaldi
domenica 5 giugno 2022
sabato 4 giugno 2022
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VII
SEGUE DA:
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte III
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte V
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VI
Come ho già detto la Luna, unico satellite della Terra, non può
essere chiamata a rappresentare simbolicamente l’inconscio – come pure si
è tentato di fare – neppure per il suo
lato oscuro, la cosiddetta Luna Nera o Lilith. La sua relativa vicinanza alla
Terra (
In tale contesto simbolico la Luna Nera, se positiva nel cielo di
nascita, ha la funzione di sublimare l’immaginazione, favorendo le creazioni
artistiche e letterarie. Al contrario, se negativa, la Luna Nera può stimolare
le fantasie perverse. Neppure è raro il caso in cui sublimazione e perversione
si ritrovino insieme nello stesso individuo.
Ciò premesso, l’idea di poter rappresentare simbolicamente
l’inconscio attraverso il satellite della Terra denota non soltanto
l’aspirazione a limitare fortemente il pensiero immaginativo e il sogno, ma
induce anche alla tentazione di sottomettere o redimere l’inconscio. Operazione
quanto mai ardua e pericolosa. Tentazione più che mai presente nel
santo, nell'eroe, nell'iniziato. I quali tutti, per “mestiere” sono portati a
rifiutare l'inconscio oppure a costruirsene uno di comodo cui relazionarsi con
lo scopo sublime di sottometterlo o di razionalizzarlo. Queste anime
belle spesso si coprono gli occhi per non vedere e si turano il naso
per non sentire il fetore che viene dalla “stanza accanto” della propria
coscienza illuminata.
Insomma, tra Alto e Basso, bisogna
trovare - come già auspicava Marsilio Ficino - un luogo intermedio dove sia
possibile incontrare il cosiddetto mondo interiore.
Che c'è, in realtà, di così difficile e inquietante nel tentare di
sottomettere o redimere l'inconscio? L'energia che sprigiona da questa forza invisibile è talmente
grande che l'esigua energia della coscienza rischia di esserne travolta. La
coscienza può uscirne mutilata nel suo processo di individuazione che
presuppone, appunto, il coraggio del confronto con l'inconscio non la sua sottomissione
o redenzione. Il dialogo può essere spiacevole, doloroso, forse pericoloso, ma
è l'unico mezzo che abbiamo per rompere le cristallizzazioni saturnine,
allargando progressivamente le frontiere della coscienza.
Non è un caso che all'inizio del secolo, proprio quando appare “L’interpretazione
dei sogni” di Freud, l'astronomo Percival Lowel, per spiegare le
perturbazioni dell'orbita di Urano, calcoli la posizione di un invisibile pianeta,
all'estremo del sistema solare. Neppure è un caso che Jung nel 1929 congedi il
suo saggio di commento al “Segreto del fiore d'oro”, antico testo di
alchimia taoista, prospettando una visione dell'inconscio che riprende e amplia
la stessa concezione freudiana e che, pochi mesi più tardi, con l'ingresso del
Sole in Acquario (febbraio 1930), un astronomo americano riesca per la prima
volta a fotografare il pianeta “invisibile”. È Plutone, il corpo celeste più lontano dal Sole
e il meno illuminato per il fatto di trovarsi su un’orbita distante dall’astro circa
6000 milioni di km. Plutone, posto all’estremo confine dell’intero sistema
solare, compie la propria rivoluzione siderale (torna cioè nella stessa
posizione di partenza dopo aver descritto un’orbita) in oltre 248 anni
terrestri. Simbolicamente il corpo del sistema solare più lontano dalla luce
della coscienza e dunque il più adatto a rappresentare l’inconscio, ancorché
oggi tra gli studiosi si continui a discutere sulla sua piccolezza o se sia
addirittura un pianeta.
Per la verità, Rudhyar attribuisce la rappresentazione simbolica
dell’inconscio a tutti e tre i pianeti trans-saturnini: Urano, scoperto nel
1781, poco prima della Rivoluzione francese, Nettuno scoperto nel 1846 e
Plutone scoperto esattamente 84 anni dopo Nettuno, a distanza di un ciclo
completo di Urano. Ai tre pianeti, egli assegna tre diverse funzioni
simboliche: Urano rappresenta la forza “proiettiva” dell'inconscio,
Nettuno quella “dissolvente”, e Plutone quella “rigenerante” ([1])
In conclusione,
dunque, il concetto più compiuto e al tempo stesso più produttivo con cui siamo
oggi in grado di rappresentare l'inconscio, nella sua dinamica
spazio-temporale, è Plutone.
sergio magaldi
martedì 24 maggio 2022
BILANCIO SERIE A 2021/2022 E PRIMATO DELLA JUVENTUS
Il
Milan vince il suo diciannovesimo scudetto, conteso sino all’ultima giornata
con l’Inter che avrebbe potuto bissare il successo della stagione 2020/2021 se
non fosse capitolata nella partita di recupero a Bologna, dove pure si era
trovata in vantaggio, così come pure in vantaggio era stata nell’ultimo scontro
diretto con i rossoneri. Vince il Milan meritatamente, ancorché nella prima
parte del Campionato abbia incontrato lo sguardo favorevole degli dei del
calcio: non per i rigori ricevuti, decisamente in numero inferiore (8) rispetto
a quelli dell’anno scorso (20!), ma per via di un atteggiamento genericamente benigno
di cui ha potuto usufruire, tranne forse in una partita soltanto! Lo vince
grazie al suo collettivo e ad una organizzazione di gioco che ha fatto della
velocità, dell’agonismo e delle verticalizzazioni il suo punto di forza. Perde
lo scudetto l’Inter che aveva forse l’organico migliore del Campionato, ma
Inzaghi si consola con gli altri due titoli a disposizione: Super Coppa e Coppa
Italia. Gli stessi titoli vinti l’anno passato dalla Juventus e che non sono
stati sufficienti a Pirlo, al suo primo anno da allenatore, per evitare
l’esonero, così come l’anno precedente non era stato sufficiente a Sarri
vincere lo scudetto. Già, perché la Juve – non tanto il popolo bianconero
quanto i suoi dirigenti – anelava il ritorno di Allegri, vincitore di 5
scudetti con i bianconeri negli anni in cui Milan e Inter non erano più
competitivi al massimo livello.
Dal canto suo, la Juventus del “nuovo” ciclo, per la prima volta dopo 11 anni non si assicura almeno un titolo, ma consegue certamente un primato: quello di aver espresso il peggior calcio di tutta la Serie A ancorché, grazie al crollo dell’Atalanta, sia riuscita qualificarsi per la Champions del prossimo anno. Una squadra inguardabile anche quando ha inanellato una serie di risultati utili quanto striminziti nel punteggio. Perché tutto si può dire di Allegri ma non che non sia capace di vincere. Alla sua maniera, si capisce, divenuta ormai inattuale per continuare a primeggiare in un Campionato, sia pure mediocre, come la Serie A. Se il Milan (come in passato l’Atalanta) si è mostrata la più forte nel verticalizzare, la Juventus vanta il primato di stucchevoli passaggi orizzontali dei difensori ai centrocampisti e viceversa, con la difesa sempre bassa e senza avere un gioco vero e proprio, affidandosi per andare in goal alle ripartenze dei singoli, mancando del tutto la visione di una strategia offensiva degna di questo nome. Nonostante il gesto apprezzabile dei dirigenti bianconeri di portare Dusan Vlahovic a Torino nel mese di gennaio, si spiega così il diverso numero di reti realizzate dalla punta serba nella Juve rispetto ai goal segnati con la Fiorentina nella prima parte del Campionato. E c’è da scommettere che prima o poi Allegri farà anche di Vlahovic un centrocampista e/o un difensore, così come in passato ha fatto con Dybala che, guarda caso e incidenti a parte, ha avuto l’anno migliore – di questi ultimi – con Sarri che l’aveva riproposto nel suo ruolo naturale. Dopo l’addio al grande Giorgio Chiellini, purtroppo neppure l’argentino sarà più della Juve, non me la sento però di criticare la dirigenza della Juventus per almeno 4 motivi: 1) Il contratto lungo e oneroso - quasi come quello di Allegri - chiesto dal giocatore 2) La scarsa disponibilità di Dybala ad accettare cessioni mentre ha un contratto in corso, come nel caso che riguardò lo scambio con Lukaku 3) I frequenti incidenti di gioco degli ultimi anni 4) L’allenatore che l’avrebbe diretto.
Ad ogni buon conto, se Dybala non avrà incidenti, dovunque vada sentiremo ancora parlare di lui, sempre che sia riproposto come attaccante vero.
Il Napoli con il terzo posto ha fatto il suo, ma avrebbe potuto fare meglio e lottare per lo scudetto sino all’ultimo, ma sembra proprio che – come già avvenuto con la Roma – manchi a Spalletti la fortuna o non so che altro per vincere il suo primo scudetto in Serie A.
La Lazio di Sarri raggiunge il quinto posto e la qualificazione all’Europa League con una rosa di 14-15 giocatori, in più di una occasione mostrando il miglior calcio della Serie A.
Deludente l’Atalanta, giunta non tanto alla fine di un ciclo ma forse solo alla necessità di una ripartenza che ridefinisca i propri obiettivi.
Bene la Fiorentina che, priva di Vlahovic da gennaio e quasi rischiando la retrocessione lo scorso anno, raggiunge la qualificazione per una Coppa europea.
Sospeso il giudizio sulla Roma di Mourinho in vista della finale di Conference League di domani. Se i giallorossi giocheranno come nell’ultima partita a Torino potrebbero finalmente alzare al cielo una Coppa europea, dopo la discussa Coppa delle Fiere vinta, nella stagione 1960/1961, in finale contro il Birmingham; se saranno quelli visti a Firenze o all’Olimpico contro il Venezia difficilmente riusciranno a non perdere. Resta comunque il fatto positivo della qualificazione all’Europa League e di essere – unica squadra italiana – tra le sei finaliste delle Coppe europee.
domenica 22 maggio 2022
venerdì 20 maggio 2022
lunedì 16 maggio 2022
domenica 8 maggio 2022
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VI
SEGUE DA:
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte III
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte V
Ciò che dicevo a proposito di
Venere vale per ogni altro corpo celeste e direi in modo ancora più manifesto
per la Luna. Il luminare della notte dovette subito imporsi alla fantasia degli
antichi per il candore della sua veste fisica, suscettibile tuttavia di
cambiare velocemente nel colore e nella forma, determinando così una vasta
scala di immagini cromatiche, ricche di significato. Né ci volle molto perché
la mente primitiva proiettasse su altrettante divinità il fluttuare perenne
dell’astro così simile al flusso della vita: nascita, crescita, pienezza,
decadenza e morte. Unico satellite della Terra, chi coltiva i campi ne
scopre subito l’influenza per la semina, chi naviga ne coglie la corrispondenza
con le maree e l’intero ciclo femminile appare cadenzato su quello della Luna.
È
interessante osservare come per secoli l'astrologia giudiziaria abbia
considerato simboli privilegiati per l'ascolto dell'inconscio
il luminare della Luna e, in particolare, Lilith, la sua zona oscura, talora
identificata con la Luna Nera. Né, d'altra parte, erano noti
altri simboli spazio-temporali per descrivere
l'inconscio. In proposito, occorre appena accennare che sulla stessa
esistenza fisica della Luna Nera si continua ancora a dubitare, tanto che è
stata spesso diversamente interpretata: 1. Come Luna non visibile o Luna nuova al
momento della sua congiunzione col Sole (Ecate o Artemide dei Greci); 2. Come
secondo satellite della Terra, scoperto nel XVII Secolo dal gesuita Giovanni Battista
Riccioli e con un passo giornaliero di 3 gradi, ma di cui l'esistenza non è
stata ancora accertata; 3. Come un punto fittizio dell'orbita lunare.
Che la
Luna rappresenti simbolicamente il femminile, la fantasia, il sogno,
l'immaginazione è perfettamente accettabile; che l'inconscio possa essere
identificato col simbolismo lunare è altamente improbabile. Dane Rudhyar ha
chiaramente dimostrato che è proprio la dinamica Saturno (l'io,
la forma) - Luna (l'energia vitale) a rendere conto del
nostro io cosciente. Inoltre, la Luna è talmente veloce nello
spazio che male rappresenta un contenuto psichico così fortemente cristallizzato
quale l'inconscio, la cui trasformazione richiede un processo lentissimo,
addirittura generazionale, prima che si possa avvertire un significativo
mutamento.
Occorre
tuttavia riconoscere che la figura di Lilith-Ecate è presente tanto
nella mitologia ebraica che in quella greco-romana con la funzione di
rappresentare gli istinti più riposti della personalità, ma a parte il dubbio
sul potersi giovare di un suo corrispettivo fisico nello spazio, questo simbolo
resta, anche solo come concetto, un po' troppo angusto per una reale
connotazione dell'inconscio, e semmai può essere chiamato a rappresentare lo
strato immediatamente al di sotto della coscienza, ciò che Freud definiva
preconscio. Né, d’altra parte, appare convincente l'idea di un inconscio
limitato al ruolo di controparte di polarità sessuale. Tale ruolo
sembra più che altro spettare all'Anima per l'uomo e all’Animus per la donna. E “anima” e “animus” appartengono
alla coscienza o tutt’al più al subconscio (o preconscio) e forse è proprio
questo il regno di Lilith.
La Luna è la casta Artemide (o Diana) al suo candido e primo
apparire, protettrice delle partorienti e al tempo stesso custode del principio
femminile che deve essere mantenuto intatto per essere preservato. Pronta ad
uccidere e/o a generare la follia nelle menti di chi attenti all’equilibrio
della natura (Orione colpito da uno
scorpione, Atteone mutato in cervo e via dicendo). Così, tra i vari
significati, l’astrologia attribuisce ad una certa configurazione del luminare
nel cielo di nascita le morti improvvise e/o l’insorgere della follia.
È
Selene nella pienezza del suo fulgido splendore, a simboleggiare la bellezza
delle forme femminili, che protegge le donne in gravidanza, favorisce la
fecondazione; è Atena o Minerva dagli occhi di civetta che vede nel buio della
notte ciò che altri non vedono e nella sua sapienza conosce ogni segreto; è
Ecate la terribile, quando nel cielo scompare alla vista e si lega alle ombre
degli spiriti e alle pratiche di magia nera. Insomma è il principio femminile
nella varietà delle sue sfumature positive e negative. In qualche raro caso è
però anche divinità maschile (è il caso di Shin, il dio assiro-babilonese),
perché non più considerata per rapporto al Sole dal quale riceve la
luce, ma in relazione alla Terra da fecondare. Sotto il femmineo e bianco manto
l’astro cela infatti il rosso dardo della passione, per cui talora fu anche
identificato con Venere-Afrodite.
Gli dei
rappresentano in forma personalizzata le forze gravitanti nell’universo e nella
psiche umana, i miti raccontano di questi dei, attribuendo loro fatti reali e
accadimenti umani. L’astrologo traduce miti e simboli in un universo di
significato che differisce non solo in funzione di una molteplicità di
variabili, ma in ragione di una complessità di cui è l’interprete e, in
definitiva, il solo responsabile. Giacché, per quanto egli si sforzi di
considerare con oggettività le diverse energie dei corpi celesti presenti nel
tema di nascita considerato, spetta sempre a lui ricomporre in sintesi ciò che
a prima vista appare contraddittorio. Tanto per fare qualche esempio: la
nascita con Luna nuova, crescente, calante o piena, al primo
quarto, all’ultimo, in domicilio, in esilio, in esaltazione o caduta, in
questo o quel segno, in questa o quella casa, armonica o disarmonica col Sole e
con i pianeti ecc… assumerà significati diversi potendo idealmente richiamarsi
a questa o quella divinità del mito lunare. Così, se congiunta a Marte,
l’interprete non avrà difficoltà a identificare la Luna con Artemide e i suoi
significati guerrieri, se congiunta a Venere con la stessa Afrodite e la
dolcezza venusina, se a Giove con Selene, cioè la possibilità di successo,
l’immaginazione benefica, ma anche il rischio di ingrassare...
S E G U E
sergio magaldi
domenica 1 maggio 2022
giovedì 28 aprile 2022
mercoledì 27 aprile 2022
COSTA CONCORDIA cento anni dopo l'affondamento del Titanic
Le
molteplici e straordinarie coincidenze tra i due tragici sinistri nella storia delle
grandi navi passeggeri lascia pensare che il riferimento ai “corsi e ricorsi
storici” di Giambattista Vico potrebbe aiutarci ad avvalerci dell’inconscio
collettivo per attingere dall’ esperienza altrui, ivi conservata.
di Alberto Zei
La
storia si ripete
A
seguito dell’ articolo pubblicato ieri, riguardante
le circostanze che hanno determinato l’ inabissamento del Titanic, ecco
che la Concordia con la sua tragedia avvenuta esattamente 100 anni dopo, si
presenta come un simbolico riferimento ai “corsi e ricorsi storici” dei grandi
eventi, ritenuti da molti più unici che rari per la loro particolarità, ma
che prima o poi si ripetono, anche negli
avvenimenti dove la partecipata emotività pubblica genera un effetto moltiplicatore della loro
importanza, senza essere noi riusciti a
trarre da questi, esperienza e
conoscenza sufficiente per evitarli.
Si
può semplicemente rilevare per i due
colossi del mare che gli stessi criteri innovativi di costruzione, i servizi
previsti per l’emergenza, gli errori di
navigazione, la insufficienza delle imbarcazioni di soccorso e l’ essere
ritenuti al di sopra di ogni possibile naufragio, traccino un interessante confronto con gli eventi che hanno causato il
loro affondamento. Vediamo il probabile e significativo parallelo.
Compartimenti stagni
La
Concordia, così come il Titanic, era normalmente dotata di compartimenti
stagni che avrebbero contenuto
l’allagamento anche con il coinvolgimento di tre settori adiacenti danneggiati.
Nel caso della Concordia il cedimento
delle pareti di contenimento hanno creato l’allagamento dell’intera nave.
La
lamiera di costruzione
Per
le moderne navi da crociera di grande stazza, è prevista una lamiera acciaiosa
di adeguato spessore e composizione chimica. Il criterio di scelta sta nella
possibilità di superare eventuali impatti senza subire lacerazioni, Infatti la
lamiera utilizzata che viene denominata “navale”, oltre alla necessaria
consistenza, possiede la caratteristica della flessibilità e dello stiramento
all’urto, in modo che possa deformarsi ma non lacerarsi evitando le
pericolosissime falle sotto il livello di galleggiamento.
La
Concordia però, così come sembra il Titanic, per lo sfregamento della fiancata
sullo scoglio è stata tagliata e accartocciata per la lunghezza per
Imprudenza
di navigazione
Anche
per la Concordia, come mutatis mutandis
per il Titanic, non era prevista la rotta imprudente verso l’isola del Giglio
che invece la nave percorse incorrendo nella collisione con uno scoglio imprevisto,
davanti alle isolette delle Scole.
Tardivo
avvistamento dell’ostacolo
La
Concordia, così come il Titanic, pare non avesse predisposto la vedetta e i
sistemi di rilevazione delle ecoscandaglio e della marca radar di sicurezza
sembra fossero stati disattivati.
Ufficiale
di guardia in luogo del comandante
Così
come il Comandante del Titanic, anche il Comandante della Concordia in quella
notte – in base alla relazione tecnica dei consulenti nominati dal Gip del
Tribunale di Grosseto – era assente dal ponte di comando, subentrando in un
secondo tempo, quando la nave ormai significativamente fuori rotta gli fu
consegnata qualche minuto prima della collisione.
Errore
del timoniere
Com’era
accaduto con il timoniere del Titanic, anche il timoniere della Concordia –
stando alle registrazioni della scatola nera – pur avendo ancora tempo
sufficiente per evitare lo scoglio, mentre riceveva l’ordine dal Comandante:
“20° a sinistra”, portò la barra a 20° a dritta. E solo dopo, ma troppo tardi,
prima ha riportato la barra al centro per qualche secondo e poi ha eseguito il
giusto comando a sinistra. Il risultato è stato un assurdo impatto sulla roccia
emergente dall’acqua con tutta la tragedia che ne è seguita.
Lance di salvataggio
La stessa fatalità accomuna Titanic e Concordia
riguardo alla mancanza delle scialuppe di salvataggio. Quantunque la Concordia
ne fosse dotata. La causa fu l’impossibilità del personale di bordo di
sganciare dai supporti di ancoraggio ben tre delle 12 lance di dotazione del
ponte sinistro che avrebbero consentito
l’evacuazione di tutto il personale presente in quello stesso lato del
transatlantico. Il risultato fu quello di dover necessariamente lasciare a
bordo centinaia di persone, 32 delle quali perite a causa del ribaltamento della nave.
Da
ultimo, a titolo simbolico della concomitanza degli eventi: il tempo di
galleggiamento del Titanic, prima di affondare nel gelido oceano di quella
notte, fu di circa due ore e 40 minuti; quello della Concordia, prima del suo
ribaltamento in quella fredda notte d’inverno, esattamente cent’anni più tardi,
fu di circa due ore e 57 minuti.
martedì 26 aprile 2022
TITANIC E CONCORDIA: lo stesso destino cento anni dopo
Nel fatidico centenario di ricorrenza tra i
due più eclatanti eventi di affondamento dei transatlantici Titanic e Concordia
con migliaia di passeggeri a bordo, i fatti avvenuti rievocano l’assurdo gioco
del destino quando l’eccesso di sicurezza trascura l’eterno agguato dell’
“imprevisto “.
di Alberto Zei
Il
presente articolo prende in considerazione le cause della collisione e dell’
inabissamento del Titanic. Nel secondo
articolo che sarà pubblicato domani verrà
trattata la sorprendente analogia con le condizioni del Titanic, le
tragiche sequenze del tutto simili degli eventi e delle responsabilità
dell’affondamento della Concordia.
Ancora
una volta la intuizione del noto filosofo napoletano Giambattista Vico sui
corsi e ricorsi delle grandi catastrofi storiche può in un certo modo,
accordarsi con sorprendente ripetizione
e anche in eventi di minor spessore quando questi
incidono emotivamente sulla coscienza di
un grande numero di persone. Si tratta di
situazioni che per la loro singolarità sembravano irripetibili ma che si
ripresentano invece con caratteristiche del tutto simili a quelle dell’evento
precedente.
Ciò
significa che non abbiamo imparato niente di quanto è accaduto prima, oppure si
crede che certi fatti siano correlati
dal caso, tanto da lasciare scandire gli eventi umani dalla ineluttabilità del
destino.
Il
14 aprile scorso[1]
ricorreva il giorno, ovvero la fatidica notte, in cui il Titanic – il più innovativo transatlantico
della sua epoca, per giunta ritenuto
inaffondabile – durante il suo viaggio inaugurale nel 1912 incontrò lungo la
rotta al largo della Groenlandia un
iceberg alla deriva con il quale ebbe una grave collisione che ne determinò il
tragico affondamento in meno di tre ore.
L’inaffondabilità
Si
trattava di una nave concepita già da allora con i compartimenti stagni che
avrebbero consentito, anche in caso di gravi danni, di mantenere con il loro
vuoto la nave in linea di galleggiamento.
Ecco
che già questo particolare avrebbe garantito la sua inaffondabilità quando
invece il destino decretò al contrario, il suo tragico inabissamento.
Un’altra
caratteristica della robustezza del Titanic consisteva nella fortissima
resistenza del corpo nave agli urti anche più violenti, in quanto lo spessore e
la durezza di quel tipo di acciaio utilizzato nella costruzione dello scafo
avrebbe resistito anche alle massime sollecitazioni previste. Per quanto
riguarda la saldatura delle lamiere tra loro, come nel caso della Torre Eiffel,
questa operazione fu sostituita con milioni di ribattini di acciaio per la
relativa congiunzione delle varie parti che avrebbero contenuto con pari o
ancora maggiore tenacia la struttura dello scafo nella sua interezza.
Cos’altro
ancora per rendere il transatlantico invulnerabile, il cui nome rappresentava
la mitologica figura attribuita ad un invincibile gigante?
La
prevedibilità….. dell’ imprevisto
Eppure
c’è sempre l’imprevisto ossia un agguato con la sua catena degli eventi che
come per volontà del destino o per errore umano
si mettono tutti insieme per intervenire uno dopo l’altro, nel modo
peggiore da causare un improbabile risultato che però solo dopo ci si accorge
con “ con il senno del poi“, che si sarebbe potuto evitare.
Per
quanto riguarda la navigazione non possono sfuggire la sequenza degli errori comuni probabilmente determinati
dall’eccessiva sicurezza sotto tutti i punti di vista.
In
primo luogo va detto che il Titanic ha attraversato un arco di Atlantico in cui
in primavera inoltrata, eravamo infatti alla fine di aprile, si incontravano
iceberg provenienti dalla calotta polare nella via delle correnti fredde
dirette verso l’altra sponda dell’oceano che si allargavano con la loro
presenza anche nel tratto di mare dove il transatlantico percorreva la rotta
tracciata per quel viaggio.
Il
Titanic essendo dotato di potenti motori avrebbe potuto
allargare il percorso più a sud, senza il pericolo di incontri pericolosi come
purtroppo in quella notte avvenne ma per questioni di emulazione di pubblicità
per il record della traversata, preferì non allargare la rotta e non solo.
Infatti
un’altra concausa che si
deve imputare alla negligenza del personale di bordo è che gli addetti
alle comunicazioni radio, quantunque fossero stati in condizioni di ricevere la
segnalazione di iceberg da parte di altre navi in transito, non erano presenti
in tempo utile nella sala radio per ascoltare i messaggi, oppure, non hanno
riferito al comandante o all’ufficiale di guardia, le informazioni ricevute.
Questo è stato accertato dall’indagine dopo il disastro. Ma dove era il
comandante durante il tempo in cui il Titanic transitava nel tratto di mare in
presenza di iceberg?
Sempre
nel campo operativo della rotta seguita dal Titanic, la responsabilità maggiore
si deve forse imputare all’equipaggio di
vedetta che, durante la navigazione, pare non avesse a disposizione i binocoli
di dotazione perché chiusi a chiave in un armadietto; binocoli che avrebbero
consentito di avvistare in tempo idoneo il pericolo dell’iceberg sulla rotta
della nave. Non solo, nonostante il tardivo avvistamento, sarebbe stato
sufficiente ad evitare la collisione una manovra di allargamento dal ghiaccio
eseguita nella giusta direzione. Ecco che qui entra pesantemente in
campo la fatalità, oppure l’errore umano che rende ancora più difficile
accettare l’affondamento del Titanic e le sue luttuose conseguenze.
L’
equivoco del timone
Quantunque
la grande innovazione del motore avesse modificato tanto le modalità di navigazione,
quanto gli ordini del comandante al timoniere, rispetto alla tipologia delle
imbarcazioni a vela del passato, il retaggio dei tempi della
tradizione avevano mantenuto i vecchi concetti della cibernetica dei
bastimenti. Ossia il timone concepito come una superficie immersa nell’acqua e
munita di una barra di comando a dritta e a sinistra.
Il
termine di barra a dritta significava che il timoniere doveva eseguire questa
operazione senza ulteriori interpretazioni, mentre l’imbarcazione girava dalla parte
opposta, ossia a sinistra. Con l’avvento dei timoni più sofisticati collegati
con cavi e pulegge alla ruota in mano al timoniere, il termine di barra a
dritta si doveva intendere nel senso che la nave dovesse girare da quella parte
e non dalla parte opposta.
Questo
è stato il primo equivoco in cui è forse caduto il timoniere, posizionando su
comando il timone come fosse una barra a mano dalla parte opposta a quella che
avrebbe dovuto scansare l’iceberg. Così che invece di allontanarsi, il Titanic
si avvicinò ulteriormente alla montagna di ghiaccio che emergeva dall’acqua.
Invano fu il tentativo successivo di porre la barra nella giusta posizione, in
quanto la nave non riuscì a riprendere il largo dal bordo dell’iceberg
finendone contro di struscio alla
velocità di circa
Le vere cause dell’ affondamento
Ciò
che di vero si è saputo, dopo il ritrovamento del relitto a circa
Si è
infatti appreso che i rivetti di congiunzione delle lamiere erano di acciaio
ricco di zolfo e che alle basse temperature dell’acqua oceanica gli stessi
rivetti assumevano delle caratteristiche di fragilità allo strappo.
Questa
è stata la ragione per cui la collisione avvenuta tra la fiancata della nave e
l’ iceberg, ha praticamente strappato gli assi dei ribattini aprendo la lamiera
come se questi non ci fossero mai stati. Ciò che ne è conseguito è stata una
lunga apertura della paratia per diverse decine di metri sotto il livello del
mare. Da qui l’acqua è entrata a dismisura come mai nessun altro tipo di
collisione ipotizzata avrebbe potuto causare se le lamiere fossero state
saldate o mantenute a contatto con ribattini di acciaio di qualità idonea alla
deformazione plastica, ossia all’allungamento senza causare frattura.
Per
quanto riguarda i compartimenti stagni, vera e propria innovazione nel sistema
di sicurezza navale, questi avrebbero dovuto mantenere l’acqua penetrata
all’interno della loro capienza, impedendo l’ulteriore allagamento del
transatlantico. La ragione che gli scompartimenti non funzionarono come
avrebbero dovuto, è imputabile alla incompleta ermeticità dei settori in
quanto, nella parte alta delle pareti vicino
al soffitto, queste avevano un varco di areazione tra i vari locali. Così che
l’acqua traboccando da uno scompartimento all’altro fuoriuscì, allagando la
nave e rendendo vano lo stesso concetto vantato della sua inaffondabilità.
La
beffa del…… destino?
Non
finisce qui la serie delle perfide matriosche,
perché anche la qualità dell’acciaio con il quale è stato costruito il
Titanic, prevedeva la durezza alla
compressione cioè all’urto, ma non alla flessione perché forse non era neanche
concepibile un incidente che comportasse sollecitazioni di questo genere.
Invece le cose sono andate diversamente in quanto il tipo d’acciaio utilizzato
era reso ancor di più rigido e fragile (come ad esempio il vetro); cosicché per la eccessiva e nociva
presenza di zolfo nelle lamiere, quando
la nave cominciò ad affondare con la prua e la
poppa si sollevò dall’acqua, l’acciaio non tenne il peso e, di lì a
pochi minuti, il Titanic si spezzò in due parti, inabissandosi
rapidissimamente.
Il
capro espiatorio
In
considerazione della enorme gravità del naufragio non poteva mancare
l’immediato capro espiatorio della situazione, individuato in Bruce Ysmay,
Direttore Generale della Compagnia navale White Star, dello stesso Titanic,
imbarcatosi in quel viaggio inaugurale. Questi si sarebbe macchiato di disonore
per essere salito a bordo di un scialuppa di salvataggio
quando altre persone del suo stesso
rango, oltre che molte donne, erano rimaste
sulla nave. Ha soprattutto suscitato
sdegno l’ accusa di aver vergognosamente
preso la prima canoa per fuggir
via. Egli fu riabilitato soltanto in
seguito, in virtù di testimoni che lo videro adoperarsi fino all’ estremo, nel
far salire i passeggeri sulle imbarcazioni. Fu giustificato per essere salito sull’ ultima canoa, su richiesta delle stesse donne che si
trovavano a bordo; canoa che partì con 40 persone mentre la capienza era di 47.
Per
quanto riguarda le imbarcazioni di salvataggio, i progettisti ritenevano che il
numero delle lance di dotazione fosse sufficiente per qualsiasi evenienza,
stante sempre la presunta inaffondabilità del transatlantico, sennonché
l’evento catastrofico rivelò di quanto ci si potesse ingannare nelle
previsioni.
Con
l’ articolo di domani sarà tracciata la sequenza dei fatti che, a distanza di
cento anni, sostanzialmente ripetono le analoghe circostanze del caso
Concordia; circostanze che, nel loro insieme, ricordano come l’ eccesso di
sicurezza aumenti sempre la gravità della tragedia, quando questa si verifica.
[1] Tra le ultime ore del 14 e le prime ore del 15 aprile 1912 naufragò il Titanic a causa della collisione con un iceberg. Cento anni dopo, il 13 gennaio 2012, la stessa sorte toccò al Concordia, per essersi andato a infrangere sugli scogli. Nella notte dello scorso 14 aprile ricorreva il centodecimo anniversario dell’affondamento del Titanic, a dieci anni di distanza da quello del Concordia.
lunedì 25 aprile 2022
25 Aprile 2022
Per ricordare il 25 Aprile scelgo due brani: l’uno
tratto da Sul Fascismo di Antonio
Gramsci che, sebbene scritto addirittura prima dell’avvento del fascismo in
Italia e dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (L'Ordine Nuovo, 11 marzo
1921), appare quanto mai attuale sul fascismo e sulla guerra in generale.
Il secondo brano è tratto dalla prefazione che Italo
Calvino antepose in un momento successivo alla pubblicazione del suo primo romanzo: Il sentiero dei nidi di ragno, edito da Einaudi nel 1947 e considerato
uno dei libri più belli scritti sulla Resistenza.
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«Cos'è
il fascismo, osservato su scala internazionale? È il tentativo di risolvere i
problemi di produzione e di scambio con le mitragliatrici e le revolverate. Le
forze produttive sono state rovinate e sperperate nella guerra imperialista:
venti milioni di uomini nel fiore dell'età e dell'energia sono stati uccisi;
altri venti milioni sono stati resi invalidi; le migliaia e migliaia di legami
che univano i diversi mercati mondiali sono stati violentemente strappati; i
rapporti tra città e campagna, tra metropoli e colonie, sono stati capovolti;
le correnti d'emigrazione, che ristabilivano periodicamente gli squilibri tra
l'eccedenza di popolazione e la potenzialità dei mezzi produttivi nelle singole
nazioni, sono state profondamente turbate e non funzionano più normalmente. Si
è creata un'unità e simultaneità di crisi nazionali che rende appunto
asprissima e irremovibile la crisi generale. Ma esiste uno strato della
popolazione in tutti i paesi — la piccola e media borghesia — che ritiene di
poter risolvere questi problemi giganteschi con le mitragliatrici e le
revolverate, e questo strato alimenta il fascismo, dà gli effettivi al fascismo»
(Antonio Gramsci, Sul Fascismo, a cura di Enzo Santarelli,Editori riuniti, Roma,
1973, p.95)
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“[…]Questo romanzo è il primo che ho scritto. Come posso
definirlo, ora, a riesaminarlo tanti anni dopo? (Devo ricominciare da capo.
M'ero cacciato in una direzione sbagliata: finivo per dimostrare che questo
libro era nato da un'astuzia per sfuggire all'impegno; mentre invece, al
contrario...) Posso definirlo un esempio di « letteratura impegnata ». nel
senso più ricco e pieno della parola. Oggi, in genere, quando si parla di «
letteratura impegnata » ci se ne fa un'idea sbagliata, come d'una letteratura
che serve da illustrazione a una tesi già definita a priori, indipendentemente
dall'espressione poetica. Invece, quello che si chiamava l'« engagement »,
l'impegno, può saltar fuori a tutti i livelli; qui vuole innanzitutto essere
immagini e parola, scatto, piglio, stile, sprezzatura, sfida.
Già nella scelta del tema c'è un'ostentazione di
spavalderia quasi provocatoria. Contro chi? Direi che volevo combattere
contemporaneamente su due fronti, lanciare una sfida ai detrattori della
Resistenza e nello stesso tempo ai sacerdoti d'una Resistenza agiografia ed
edulcorata. Primo fronte: a poco più d'un anno dalla Liberazione già la «
rispettabilità ben pensante » era in piena riscossa, e approfittava d'ogni
aspetto contingente di quell'epoca - gli sbandamenti della gioventù
postbellica, la recrudescenza della delinquenza, la difficoltà di stabilire una
nuova legalità -per esclamare: « Ecco, noi l'avevamo sempre detto, questi
partigiani, tutti cosi, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene
che razza d'ideali... » Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui
intendevo paradossalmente rispondere ai ben pensanti: D'accordo, farò come se
aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori
possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tatto composto di tipi
un po' storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza
un chiaro perché, ha agito un'elementare spinta di riscatto umano, una spinta
che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze
storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere! » Il senso di
questa polemica, di questa sfida è ormai lontano: e anche allora, devo dire, il
libro fu letto semplicemente come romanzo, e non come elemento di discussione
su di un giudizio storico. Eppure, se ancora vi si sente frizzare quel tanto
d'aria provocatoria, proviene dalla polemica d'allora…”
sabato 23 aprile 2022
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte V
SEGUE DA:
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte III
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IV
Il grafico astrologico di Venere-Afrodite,
formato di un cerchio che sovrasta una croce, sul piano meramente figurativo fa
pensare ad uno specchio e/o ad una chiave. È lo specchio con cui la dea rimira
la propria bellezza e si compiace di sé. “Chi è la più bella del reame?”. Quale
la dea che a buon diritto può fregiarsi del titolo di regina dell’Olimpo? Di
sicuro è lei, Venere-Afrodite, che si vide assegnare da Paride la mela d’oro
della più bella fra le dee.
Com’è noto, nell’universo dei Greci, i miti sono tutti collegati
tra loro. La mela – seconda per fama solo a quella che il serpente offre ad Eva
nell’Eden – colta dal giardino delle Esperidi (e a questo punto si dovrebbe
parlare della dodicesima e ultima fatica di Ercole), fu gettata al banchetto
nuziale di Peleo e Teti da Eris, dea della discordia e sorella del dio della
guerra (Marte) per vendicarsi di non essere stata invitata alle nozze. Eris
accompagnò il lancio con la dichiarazione che dovesse essere assegnata alla più
bella tra tutte le dee convenute al banchetto. Il risultato fu l’immediata
contesa fra: Era-Giunone, Atena-Minerva ed Afrodite-Venere. Arbitro del
giudizio fu designato il troiano Paride che assegnò il pomo a Venere. Scelta
che avrebbe provocato più tardi la guerra di Troia, per la ricompensa
accordatagli dalla dea che lo premiò con l’amore di Elena, considerata la donna
più bella dell’epoca sua, moglie di Menelao e cognata del re greco Agamennone.
Significati astrologici
collegati al glifo dello specchio di Venere si trovano nei due domicili del
pianeta e cioè la terra prima del Toro e l’aria seconda di Bilancia, ma anche
una Venere dominante nel tema di nascita rimanda agli stessi significati.
Per
DOMINANTE s’intende in astrologia quell’elemento (pianeta, casa o segno)
particolarmente forte nell’oroscopo, come per esempio può esserlo un pianeta
che posto in una casa angolare, e particolarmente al Medio Cielo o
all’Ascendente, intrattenga rapporti (con aspetti più o meno benefici) con
tutti gli altri pianeti o con la maggior parte di essi. I significati sono
quelli del fascino, della socievolezza, della buona fortuna, dell’amabilità,
del talento artistico, del buon eloquio etc… in positivo (qualora cioè non sia
collocata in posizione disarmonica con gli altri pianeti), ma anche:
narcisismo, pigrizia, futilità, infedeltà, lussuria, dilapidazione di beni o
denaro etc… in negativo.
Quanto all’altra immagine della chiave, non c’è dubbio trattarsi della
“chiave di vita” dell’immortalità, perché dall’amore che Venere rappresenta
nasce e si riproduce di continuo la vita nel nostro universo.
Se guardiamo poi ai significati che hanno ispirato la costruzione del
glifo di Venere, notiamo subito che il cerchio che sovrasta la croce
(impugnatura dello specchio, ma anche simbolo del quaternario, dei quattro
elementi: fuoco-aria-acqua-terra, del sesso femminile, tratto orizzontale, e di
quello maschile, tratto verticale) può rappresentare il Sole cioè lo spirito
che sovrasta la materia oppure il cerchio della Luna che si lascia dominare da
passione, emotività e accidia.
Sul piano astrologico valgano qui le stesse considerazioni fatte sopra.
Quando i luminari (Sole-Luna) sono in aspetto armonico con Venere è lecito
parlare di longevità, giusto equilibrio di materia e spirito, di emozioni e
ragione etc…, quando non lo sono, può essere vero il contrario...