sabato 12 novembre 2022

QUESTIONE MIGRANTI: il governo italiano tra gaffe e doppie verità


 

 Nel replicare alla durissima nota contro l’Italia del Ministère de l'Intérieur et des Outre-mer, in merito alla questione della ONG Ocean Viking, Giorgia Meloni osservava giustamente che dei circa 90.000 migranti giunti in Italia dall’inizio dell’anno, solo 38 sono stati redistribuiti in Francia, 74 in Germania e 5 in Lussemburgo (e questo – aggiungo io –  a fronte di una norma già punitiva nei confronti dei paesi di prima accoglienza - cioè quasi esclusivamente l’Italia almeno per i migranti provenienti dall’Africa - che prevede una redistribuzione volontaria del 10% dei migranti sbarcati!). E che nello stesso giorno in cui si è levato lo sdegno transalpino contro l’Italia per aver dovuto accogliere nel porto di Tolone i 234 migranti della Ocean Viking – prima ONG ad attraccare in assoluto in un porto francese –  il nostro Paese ne accoglieva circa 600 delle altre ONG.

 

Taceva invece la Presidente del Consiglio di un’altra verità e cioè che le richieste di asilo in Europa sono state nel 2021 di 537.000 migranti così ripartite secondo i dati statistici di Eurostat: Germania 148.000, Francia 103.800, Spagna 62.000 e Italia 45.200 (seguono altri paesi europei). E se si guarda anche agli anni precedenti il 2021, con l’unica eccezione del 2017 (governo Gentiloni, con Minniti ministro degli Interni) si vedrà che le richieste di asilo in Italia sono state sempre di gran lunga inferiori al numero degli sbarchi. Come si concilia tutto questo? C’è una sola spiegazione: i migranti sbarcati in Italia, a prescindere dalle redistribuzioni, avvenute solo raramente e in modo parziale, dopo la prima accoglienza sfuggono ai controlli ed entrano, chiedendo asilo, nei paesi considerati più ricchi e dove le possibilità di lavoro sono maggiori. C’è però anche il rovescio della medaglia e cioè che molti migranti, una volta sbarcati nei porti italiani, sfuggono semplicemente ai controlli e restano clandestini nel nostro Paese a disposizione di chi voglia servirsene per i propri scopi e a basso costo, con il risultato che il numero ufficiale dei migranti che di anno in anno sono accolti in Italia risulta di gran lunga inferiore a quello di Francia e Germania.

 

Insomma, un vero rompicapo determinare chi in Europa ne accoglie di più e chi di meno! E’ però vero un fatto: i porti italiani (e non solo) per la loro posizione geografica devono restare in prima linea per accogliere e salvare le centinaia di migliaia di vite umane che ogni anno cercano di sottrarsi a un destino miserabile. Devono però dotarsi di strutture adeguate all’accoglienza (Lampedusa è allo stremo!) finanziate con denaro comunitario. Ma, dal canto suo, l’Unione Europea deve imporre la redistribuzione proporzionale di tutti gli sbarcati (e non solo di quelli delle ONG) a ciascuno dei 27 paesi dell’Unione, pena l’espulsione dall’Unione stessa. In alternativa, non resta che un’intesa dell’Unione Europea con i governi africani nel tentativo di combattere gli scafisti, diminuire i flussi migratori, migliorare le condizioni di vita dei nativi. Ipotesi assai remota e che comunque richiede tempo e opportunità e forse la nascita degli Stati Uniti di Europa.

 

Tutto ciò premesso, resta il comportamento maldestro del governo italiano in merito alla vicenda della Ocean Viking. Secondo la ricostruzione dei fatti, un’agenzia francese diffondeva la notizia che la Francia avrebbe accolto la ONG nel porto di Marsiglia. Giorgia Meloni lasciava passare otto ore e non vedendo alcuna smentita da parte del governo francese, ringraziava con una nota ufficiale il presidente Macron, innestando gli strali dell’opposizione di Marine Le Pen. All’atto ingenuo (solo ingenuo?! È possibile che Giorgia Meloni non si sia voluta accertare da fonti diplomatiche certe delle vere intenzioni del governo francese e abbia scelto invece “il silenzio di otto ore”?) della Presidente del Consiglio, si aggiungevano poi le dichiarazioni dei due Vicepresidenti Salvini e Tajani, uniti nell’affermare trionfalmente che la fermezza del governo italiano infine aveva pagato.

 

sergio magaldi


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