LE QUALITÀ
PSEUDO CRISTALLINE DELLA MEMORIA DELL’ ACQUA
IN
MEDICINA OMEOPATICA
Le diluizioni della medicina omeopatica
Molto è stato detto sulle diluizioni
omeopatiche dallo scopritore Samuel
Hahnemann sino ad oggi. Dall’inizio della omeopatia, infatti, si è
tentato di dare una spiegazione plausibile, nei limiti delle conoscenze
scientifiche, sin da quando si riteneva che il processo omeopatico liberasse al proprio uso e in misura prima
sconosciuta, il potere medicinale contenuto all’interno delle sostanze gregge
di base attraverso un processo grazie
al quale esse diverrebbero tutte incredibilmente potenti e attive. Si cominciò a parlare di materia e
di energia. “Le scosse impresse
alla soluzione - scriveva Hahnemann
su Organon - sviluppano
gradualmente energie medicamentose
latenti che essa racchiude e le porta alla luce dove,per così dire,
spiritualizzano per la disintegrazione della materia stessa”
Il paradosso dell’ “Unicismo”
Su questa linea due secoli fa,
J.T. Kant, valido professore di anatomia, fu incaricato, pare dall’ Ordine dei
Medici, di scoprire le presunte imposture del dott. Hahnemnann. Questi
rilevando invece, la correttezza professionale di Hahneman, ne condivise i
principi fino a esercitare egli stesso l’omeopatia ed ad elaborare una
filosofia mistico-esoterica su basi illuministiche che influenzò molti medici
di allora e che anche attualmente, annovera qualche seguace. Il concetto è
imperniato su una sorta di “unicismo” spiritualista secondo cui tutto è
spirito, compreso la materia.
La energia vitale, ossia,
l’essenza di tutte le forme viventi, a parere di Kant, verrebbe disturbata dalle
patologie che traggono origine
da una perturbazione delle stato originale di equilibrio dell’ organismo.
Secondo tale assunto negli
esseri viventi vi sarebbe una dimensione trascendente che non consente di
ridurre la vita stessa a processi quantitativi molecolari e interazioni
fisico-chimiche. Questi sosteneva, infatti, che soltanto qualitativamente potrà
essere colta l’essenza delle cose. Per queste ragioni anche la terapia, secondo
questa scuola di pensiero, è impostata sul piano della perturbazione che lo
stato patologico provoca essenzialmente nella psiche. Basterebbe dunque,
trovare un farmaco omeopatico, anche uno soltanto, che si armonizzi per
similitudine con il disagio mentale provocato dalla malattia, che questa verrà
debellata in modo radicale. Quantunque
strano possa apparire un tale assunto, vi sono alcuni medici omeopati che
adottano questo principio, così detto “unicista” ma che se non funzionasse,
molto probabilmente non annovererebbe alcun proselite: né medici e né
pazienti.
Altre scuole di pensiero
Nella metà nel secolo scorso
si comincia a concepire la soluzione del problema in modo più aderente alla
realtà scientifica. Con il costante tentativo di portare su un piano razionale
il successo dell’ omeopatia, si è cercato di dare comunque una spiegazione
farmacologia ai prodotti omeopatici, ammettendo l’esistenza di una forza
chimico- fisica nelle diluizioni ultramolecolari.
Tali convincimenti trovavano
maggior supporto con sperimentazioni in vitro, eseguite nel 1928 da H. Junker
il quale operò con diluizioni fino a 10 elevato a -27, ottenendo sotto il
profilo pratico modificazioni apprezzabili sulla crescita di colture
batteriche, pur ignorando sotto il profilo teorico la ragione per la quale tutto questo avveniva.
Nel 1939 con Fortier-Bernoville e la scuola omeopatica
francese, si comincia ad abbandonare il concetto esoterico dell’energia vitale,
cercando nella concretezza scientifica la risposta ai quesiti che al momento si
ponevano sul tema. L’essenza delle cose - si affermava - se esiste non può
essere spiegata né con la religione né con la metafisica ma solo nei limiti
dell’attuale conoscenza, con l’ausilio di idonei sistemi scientifici.
Principi teorici
Per il medicamento omeopatico
non si può propriamente parlare di affinità o di incompatibilità farmacologiche
e quindi di pericolose interazioni di sostanze chimiche differenti.
A parere di
chi scrive, come sarà detto in seguito, l’omeopatia trae il suo fondamento
terapeutico soprattutto dagli stimoli elettrici di architetture ioniche
“messaggere” delle sostanze omeopatiche somministrate che si armonizzano con i
recettori cellulari dei cosiddetti, organi bersaglio affetti da malattia. Questi aggregati ionici, tipici dei prodotti
omeopatici provenienti da un particolare trattamento delle sostanze grezze di
base, sono dei composti pseudo cristallini di molecole di acqua. Infatti, le sostanze iniziali che dopo aver
perso con una serie di diluizioni in acqua la specificità chimica che
all’inizio possedevano, vengono progressivamente sostituite da complessi quasi
cristallini dello stesso diluente. Questi, giunti per diffusione e per
elettività sugli organi bersaglio, ossia, sugli organi ammalati, si vincolano
ai loro recettori cellulari in virtù della compatibilità geometrica della loro
architettura e dei potenziali elettrici periferici che li caratterizzano.
Qualche precisazione
Questo fatto
merita un approfondimento in quanto varie sono le scuole omeopatiche che usano
approcci terapeutici differenti che spaziano dalla somministrazione di un sol
farmaco estremamente diluito, a una a sequenzialità di prodotti diversi,
differiti nel tempo. Vi è infine, chi ritiene di somministrare una notevole
quantità di sostanze omeopatiche mescolate in un unico prodotto da assumersi
ripetutamente.
Tra queste
scuole la più ortodossa, così detta “unicista”, ritiene invece, che il
trattamento terapeutico debba avvenire
attraverso la assunzione di un unico farmaco ad altissima diluizione che
abbia per qualità di scelta tra quelli della farmacopea omeopatica e per la
corrispondenza con il paziente delle sensazioni psichiche e comportamentali determinate dalla malattia,
la prerogativa di indurre un
rapido e in equivoco risanamento del sistema
biologico dell’ intero organismo.
Al momento della scelta di una
sostanza di base allo stato puro che viene destinata all’ omeopatia si può
parlare di una purezza al 99,9%, dove però, è anche ovviamente presente il
restante 0,01% a sua volta composto di un numero relativamente alto di prodotti
spuri e disparati; i più significativi tra questi stanno con la sostanza di base in rapporto da 1 * 10 elevato a – 3
a 1 * 10 * elevato a -4.
La insignificanza delle presenze infinitesime di sostanza
Se in un milionesimo di una
certa quantità di una sostanza, comprendessimo tutte le impurità presenti,
troveremmo come ospiti indesiderati, un numero importante di sostanze o
elementi i quali entrerebbero, come in effetti entrano, nel così detto processo
di dinamizzazione, (energici scuotimenti delle soluzioni omeopatiche) senza però, apportare alcun sostanziale contributo farmacologico a causa
della loro irrilevante presenza
iniziale, rispetto alla
preponderanza molecolare della sostanza di base.
Con i cibi consumati nell’arco
della giornata si trovano presenti, come sostanze complementari spurie, un
numero rilevantissimo di elementi o prodotti chimici più o meno tossici in dosi
infinitesime. Non crediamo però, che questi possono in qualche modo
interagire terapeuticamente sulla
salute dei consumatori.
Analogamente risulta infatti,
che non sono tutte le sostanze fisicamente presenti nella sostanza di base del farmaco omeopatico ad essere
detentrici del potenziale terapeutico ma soltanto quelle che all’ inizio del
trattamento di preparazione esprimono
una presenza percentuale significativa, prima della loro dinamizzazione
attraverso il procedimento delle succussioni. Si ricorda a proposito che
le succussioni sono una serie di
sbattimenti all’interno di un
contenitore, che trasferiscono al
diluente il potere terapeutico della sostanza di base anche se alla fine, quest’ ultima risulta completamente
scomparsa a seguito della progressione delle diluizioni. Tutto ciò fa evincere,
al contrario di quanto comunemente è ritenuto, che non sono le sostanze infinitesime
in quanto tali che agiscono in omeopatia. Vi è ben altro.
Succussioni e trasmissione
del potenziale omeopatico
Approfondendo l’argomento, sembra corretto ritenere che le
molecole della sostanza omeopatica di base diluita producano per mezzo della
successione, come prima accennato, degli aggregati ionici insolubili nello
stesso solvente. Questi a loro volta assumono per la loro caratteristica
fisica, geometrica ed elettrica, la funzione di vere e proprie matrici capaci di
creare per ogni ulteriore scossa, una miriade di stampi sulle molecole del
solvente acquoso.
Il
procedimento va avanti con progressione esponenziale ad ogni scossa, generando
un numero di corpi acquosi temporaneamente cristallizzati dalla perturbazione i quali si alternano tra
stampi e matrici per ogni
succussione.
Il trattamento continua con le
diluizioni successive che trasmettono per stampo alle molecole acquose
limitrofe ed in modo sempre più preciso (per la minore presenza di corpuscoli
spuri in soluzione) la forma e i potenziali ionici di uno dei fronti molecolari
della sostanza di base.
Durante questo procedimento
può esserci alcol nel solvente (acqua)
ma l’ alcol ha soprattutto lo scopo di impedire al prodotto finito di
alterarsi per opera batterica.
Lo stato molecolare della dinamizzazione
Le molecole componenti le
sostanze primarie del prodotto omeopatico ad ogni nuova diluizione si riducono
fino ad essere completamente sostituite nell’aggregato ionico semicristallino
che si è formato nell’acqua ad opera delle successioni.
La eventuale
presenza di tossine contenute nella sostanza di base usata per la produzione di
certi preparati omeopatici, comporta
anche in questi casi una progressiva esclusione dell’intero soluto dalla
soluzione. In osservanza della legge di Avogadro, infatti, non si ha più alcuna
presenza di una sostanza disciolta in un solvente oltre ad una diluizione
dell’ordine di 1 * 10 alla -24, equivalente a 12 CH omeopatico.
Sono dunque, le composizioni ionico-molecolari formatesi in soluzione per opera delle compressioni esercitate sul solvente, che perpetuano attraverso la cosiddetta
memoria dell’acqua il processo matrice-stampo-matrice e così via; processo che
clona in modo esponenziale la sostanza di base con strutture acquose
irrigidite, priva però, di ogni effetto chimico indesiderato
sull’organismo. La configurazione architettonica dei composti ionici della soluzione
finisce dunque, per sostituire completamente e senza alcuna controindicazione,
la sostanza primaria mantenendo il solo potere terapeutico di questa.
Il confronto di metodo
Nessuna medicina potrà avere
la pretesa di essere in grado da sola di far gettare le stampelle al paziente,
si fa per dire, ma la complementarità con altri approcci terapeutici può
talvolta, determinare o completare il
risanamento biologico che poi è ciò che
di più importa.
La medicina
allopatica, grazie soprattutto alla scientificità delle sue composizioni
chimiche di sintesi ha natura antagonista, in grado soltanto di inibire,
sostituire o sbloccare gli organi bersaglio con quelle stesse sostanze, generando
talvolta però, come è noto, effetti indesiderati e malattie da farmaco, cosiddette iatrogene.
La medicina
omeopatica non è chimica e non fa alcunché di tutto questo poiché ha natura
reattiva in grado soltanto di stimolare in modo selettivo gli organi bersaglio
a riprendere la loro naturale funzione.
In altri termini la sostanza omeopatica si connette per elettività di
organo con i recettori cellulari dei
presidi biologici affetti da patologia
verso i quali le sostanze omeopatiche elettivamente si indirizzano
Conclusioni
Molto vi sarebbe da dire sul
meccanismo di aggregazione e sulle modalità attraverso le quali avviene lo
stimolo cellulare per il risanamento dello stato patologico degli organi
interessati.
Per non
dilungare questo articolo però, si preferisce soltanto porre nel giusto rilievo
che l’input di risanamento che i recettori cellulari ricevono nel caso di
malattia, sono rappresentati da messaggeri
terapeutici naturali endogeni creati dallo stesso organismo (guarigione
naturale) o esogeni come nel caso dei prodotti omeopatici. Questi messaggeri
armonizzano la loro struttura con la configurazione architettonica ed elettrica
degli stessi recettori che, a loro volta, trasmettono agli organi interessati
gli stimoli elettrici od ormonali od enzimatici per il loro risanamento endogeno.
ALBERTO ZEI
Rappresentazione dell'aggregato acquoso del recettore