Come sempre accade in queste occasioni, la retorica
nazionale s’è data convegno per celebrare degnamente la morte sul campo di
gioco del calciatore Pier Mario Morosini, un ragazzo sfortunato, orfano dei
genitori, con un fratello suicida e una sorella disabile. Per tre giorni di
seguito giornali sportivi e non, radio, tv in chiaro e a pagamento, si sono
gettati sull’evento e non certo per riflettere sulla morte, che è il vero e
ultimo senso della condizione umana, né sui disegni del destino, che appaiono
imperscrutabili anche laddove, forse come in questo caso, l’uomo ci mette del
suo.
Sospesi
naturalmente i campionati di calcio, non soltanto Sabato, giorno del tragico
evento, ma anche Domenica, con tutte le partite del campionato di serie A ad
eccezione delle due previste appunto per il giorno prima. Una decisione
giudicata ineccepibile e meritoria dagli addetti ai lavori, dagli opinionisti
e, a quanto si dice, dalla maggioranza del pubblico. Una decisione neppure
tanto rara, quella presa dalla Federcalcio, e che quasi non trova riscontro nel
resto del mondo, dove in simili casi, ad eccezione di catastrofi collettive, si
preferisce fermare le competizioni per qualche minuto e ricordare sul campo
l’atleta scomparso anche con il comportamento esemplare del pubblico, almeno
per i novanta-cento minuti che dura un incontro, non solo perché la vita
continua, ma anche per togliere spazio ai soliti “sciacalli” della notizia.
Comprensibile, d’altra parte, la sospensione di Sabato. Con quale animo
gli ex compagni dell’Udinese [Pier Mario Morosini in prestito al Livorno stava
giocando a Pescara, nel campionato di serie B] avrebbero potuto scendere in
campo contro l’Inter? Incomprensibile invece fermarlo anche la Domenica, con il
risultato di scatenare una “querelle”, davvero poco opportuna, tra le squadre
che giustamente vogliono lo slittamento al prossimo fine settimana della
giornata persa di calendario e quelli che vorrebbero recuperarla Mercoledì 25
Aprile, con il risultato di alterare l’equilibrio del campionato.
Il buon senso è nemico della retorica e la retorica nasconde
spesso l’ipocrisia, lo sciacallaggio e l’inefficienza. Tutte qualità messe in
mostra durante il tragico evento che ha colpito Pier Mario Morosini: mancanza
di un defribillatore che avrebbe potuto salvargli la vita, ritardo
dell’autoambulanza nel partire dallo stadio di Pescara per l’ostruzione del
varco da parte di una macchina dei vigili urbani!
Perché la Federcalcio non obbliga le società di calcio a munirsi
di un defribillatore, che costa poco più di mille euro e può essere manovrato
da un comune massaggiatore? Perché non multa le società che non si curano di
osservare che i varchi per le autoambulanze siano lasciati liberi? Come in ogni
tragedia della vita, anche in questa non manca la commedia: i vigili urbani,
così solerti nel multare i privati cittadini per le auto lasciate in divieto di
sosta, sono i primi a non osservare le regole, con conseguenze che potrebbero
essere state fatali! “Nulla di nuovo sotto il sole”, in un paese dove la
retorica sostituisce il buon governo e l’autorità è corrotta o latitante.
Ora mi aspetto che la Federcalcio sospenda ancora il campionato,
per la notizia di questa mattina della morte improvvisa di Carlo Petrini, l’ex
attaccante della Roma, mentre alle 18 di oggi si saprà se, come sempre,
prevarrà l’interesse di parte, con il recupero delle partite di Sabato e
Domenica nel giorno della festa della Liberazione e non nel prossimo fine
settimana come sarebbe logico.
Ora mi aspetto una serata con Bruno Vespa, con i soliti esperti e
le solite competenti autorità, perché il popolo dei retori celebri la sua
ennesima “festa”.
Nessun commento:
Posta un commento