La nazionale
italiana di calcio, campione di Europa in carica, rischia di non partecipare
per la seconda volta consecutiva alla fase finale dei mondiali. Va ai playoff
insieme ad altre 11 squadre che si scontreranno per accedere agli ultimi tre
posti disponibili. Messa così, l’impresa appare piuttosto ardua, perché su 12
squadre ammesse ai playoff, ben 9 saranno le escluse. In realtà, come vedremo
subito dopo, si tratta di vincere due partite.
Quali le cause della mancata qualificazione dell’Italia?
Gli addetti ai lavori parlano di “appagamento” dopo la recente vittoria degli
Europei, di “molte assenze” dei titolari per infortunio (Spinazzola, Chiellini,
Verratti e Immobile e pochi altri che in realtà non sono mai stati titolari),
di “scarsa condizione di forma” di alcuni giocatori che furono determinanti nel
grande successo dell’estate scorsa. Per la verità, sembra difficile parlare di
appagamento quando si tratta di partecipare alla massima competizione del
calcio e, per quanto riguarda le assenze, occorre ricordare che gli azzurri
hanno trionfato anche senza la presenza stabile dei quattro titolari sopra
citati, in particolare di Spinazzola, assente nelle ultime partite,
determinanti per la conquista del titolo. Giusta invece l’analisi circa la
cattiva condizione di forma di molti protagonisti di allora, ma ciò che non si
sottolinea abbastanza è che la vittoria italiana degli Europei ha qualcosa in
sé di inspiegabile e di miracoloso, considerando la rosa di molte altre
nazionali, e che il successo, peraltro meritato, fu dovuto anche a circostanze
forse irripetibili, come i pareggi nella semifinale e nella finale, trasformate
in altrettante vittorie grazie ai calci di rigore. Quegli stessi rigori sbagliati
nelle due recenti partite contro la Svizzera e che, nonostante tutto, ci
avrebbero dato la qualificazione diretta per i mondiali del Qatar.
Il discorso sulla “scarsa forma” di oggi può dunque essere
rovesciato: molti calciatori della nazionale giocarono la fase finale degli
europei ben al di sopra il loro livello abituale e ciò che più conta, per così
dire, lo fecero a turno. Scrivevo in un post di allora: “[…]uno dei fattori determinanti per comprendere il
segreto della vittoria italiana è che, in ciascuna delle partite disputate,
oltre ai tre campioni sopra citati (Donnarumma, Chiellini e Jorginho), hanno
brillato di volta in volta stelle diverse: Spinazzola e Berardi contro la
Turchia, ai due si è aggiunto Locatelli contro la Svizzera, poi Pessina contro
il Galles [ … ]. E ancora: con l’Austria, ai soliti tre, si sono aggiunti
Spinazzola e Chiesa, con il Belgio Insigne, con la Spagna di nuovo Chiesa e
infine, con l’Inghilterra, Donnarumma ha coronato la sua grande prestazione,
aggiudicandosi il titolo di migliore giocatore dell’europeo”.
D’altra parte, ancora in un post
precedente (alla vigilia della manifestazione europea), avevo osservato:
“Roberto Mancini … in 31 partite ha ottenuto 22 vittorie, 7 pareggi e 2 sole
sconfitte. Un bilancio superiore a quello di qualsiasi altro selezionatore
azzurro. Ciò su cui si sorvola, tuttavia, è il contesto nel quale sono avvenuti
i tanti risultati positivi. Gli avversari sconfitti – tra amichevoli, UEFA
Nations League, Qualificazioni europee e Qualificazioni ai mondiali del
prossimo anno – si chiamano: Arabia Saudita, USA, Moldova, Estonia, San Marino,
Bosnia, Ucraina, Finlandia, Armenia, Liechtenstein, Grecia, Irlanda, Bulgaria.
Ci sono poi le vittorie contro Olanda e Polonia, con le quali però abbiamo
anche pareggiato due volte. Gli altri 3 pareggi (oltre ai 4 già citati) sono
avvenuti con Portogallo, Bosnia e Ucraina. Le due sconfitte contro Francia e
Portogallo. Insomma, abbiamo perso con tutte e due le nazionali tra le maggiori
del panorama europeo e con Olanda e Polonia, di livello medio, su tre partite
disputate contro di loro, ne abbiamo vinto soltanto una”.
Dicevo, insomma, che l’Italia non era
stata testata abbastanza per giustificare l’ottimismo mediatico della vigilia
degli europei, e sono contento di essermi sbagliato. Ma il problema resta,
perché il livello medio di questa nazionale, tranne qualche rara eccezione,
resta non elevato, soprattutto quando i migliori non giocano al massimo delle
loro possibilità, come invece è avvenuto agli europei.
A Mancini (che non ringrazieremo mai
abbastanza per la conquista del titolo europeo) c’è forse solo da rimproverare
di non aver impedito a Jorginho di tirare il rigore all’ultimo minuto di Italia
- Svizzera che, con la vittoria, ci avrebbe dato la qualificazione mondiale. I
due precedenti errori consecutivi dell’italo-brasiliano (Nella finale contro
l’Inghiterra, poi fortunatamente vinta, e in Svizzera – Italia che ci avrebbe
dato la vittoria per 1-0) avrebbero dovuto avvertirlo, anche in omaggio alla
scaramanzia (non c’è due senza tre!).
Ora non resta che sperare nei playoff,
nei sorteggi e nella possibilità che tutti i titolari azzurri alla fine di
marzo - quando si disputeranno gli spareggi - siano in perfetta salute e in
eccellente stato di forma e che magari i campionati di Serie a e di Serie b
rivelino qualche insperato goleador, perché il problema della squadra azzurra è
soprattutto quello di andare a rete: si pareggia troppo anche se non si perde.
Delle 46 partite della gestione Mancini, l’Italia ne ha vinte 30, pareggiate 13
e perso 3 e nel girone di qualificazione ai mondiali non ha mai perso, ma con 4
vittorie e 4 pareggi (troppi) è costretta ai playoff. Testa di serie, l’Italia sarà
inclusa in un girone a quattro e nella prima partita incontrerà una delle sei squadre
designate con sorteggio – che si svolgerà il prossimo 26 novembre – tra Galles,
Macedonia del nord, Turchia, Ucraina, Austria e Repubblica Ceca. Se vincente,
disputerà la partita decisiva con una tra le altre cinque teste di serie
sorteggiate per il suo girone e cioè: Portogallo o Scozia o Russia o Svezia o
Polonia. La presenza della Svezia tra le possibili avversarie evoca il ricordo
dell’esclusione dai mondiali di Russia del 2018. La presenza del Portogallo, evoca
invece i goal di un campione come Cristiano Ronaldo.
sergio magaldi