lunedì 31 ottobre 2022

ARRIVANO LE MULTE PER NON-VACCINATI E NON SOLO...


 

 Sul punto di andarsene, il Ministro della Salute fa pervenire a circa un milione di over 50 non vaccinati (e paradossalmente anche ad un certo numero di vaccinati con poche dosi) una comunicazione di avvio di procedimento sanzionatorio per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale. Si concede un “termine perentorio” di dieci giorni per dimostrare la propria innocenza ovvero per esibire all’Azienda sanitaria locale e alla Agenzia delle Entrate la relativa certificazione giustificativa. In alternativa, il Ministero della Salute, per tramite della Agenzia delle Entrate, notificherà ai colpevoli la sanzione pecuniaria di 100 euro.

Di seguito il testo completo della comunicazione con tanto di decreto convertito in legge che la giustifica.




Inutile tornare sulla questione che obbligava all’assunzione di un vaccino, per giunta sperimentale, non già alcune categorie professionali a contatto col pubblico, ma indistintamente tutti i cittadini di oltre 50 anni. A questo punto ciò che serve sapere è se sono vere le voci, suffragate anche da alcuni deputati della maggioranza, circa la volontà del nuovo governo di sopprimere la multa tempestivamente e comunque prima che l’Agenzia delle Entrate notifichi il relativo Avviso di addebito. Diversamente, le dichiarazioni della Meloni in Parlamento, al momento di chiedere la fiducia, risulterebbero in contraddizione con la chiara presa di distanza dalla politica sanitaria del passato governo.

 

sergio magaldi


domenica 30 ottobre 2022

GIORGIA MELONI E LE BUONE INTENZIONI...


 

 Qualche sera fa, a Otto e Mezzo, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, in merito alle dichiarazioni programmatiche di Giorgia Meloni, faceva un’osservazione, scontata finché si vuole ma pur sempre vera: un conto sono le parole, un altro sono i fatti…

Come a voler dire che il cammino del nuovo governo, almeno a parole, può anche essere lastricato di buone intenzioni, ma che poi bisogna vedere cosa farà realmente.

È così? Le proposte di Giorgia Meloni sono davvero “buone”? Vediamo:

 

1)    Riforma costituzionale e in particolare introduzione del presidenzialismo o magari del semipresidenzialismo alla francese. Un bene per il Paese o, come preferisce dire la Meloni, per la Nazione? Resta da vedere quali siano queste riforme, quanto al semipresidenzialismo alla francese - basato sull’elezione a doppio turno del Presidente della Repubblica e su un Primo Ministro da questi nominato in base alla maggioranza parlamentare - occorre segnalare tre aspetti: il primo denota l’altruismo (o l’ingenuità) della Meloni che non può ignorare che l’elezione a doppio turno del Presidente (solo in apparenza simile a quella di un sindaco) favorisce il candidato di centro escludendo, come peraltro è sempre avvenuto in Francia e non solo, i candidati alternativi di destra e di sinistra. Il secondo aspetto parla di una diarchia dell’esecutivo inutile quando non è pericolosa. Inutile, se il Primo Ministro è espressione della stessa maggioranza che ha portato all’elezione del Presidente della Repubblica (quanti sanno che dal 16 maggio di quest’anno Presidente del Consiglio francese o Primo Ministro è Elisabeth Borne, dello stesso partito di Macron? E non è la prima volta di una donna in questa carica, come in Italia, anche se sono ormai passati 31 anni dall’ultima volta). Pericolosa, quando la maggioranza parlamentare sia diversa da quella che ha portato all’elezione del Presidente. Il terzo aspetto riguarda in particolare l’esperienza italiana. I padri costituenti vollero evitare il pericolo dell’uomo solo al comando per effetto di plebisciti e per questo dettero la preferenza alla Repubblica Parlamentare.

2)    Autonomia differenziata, sempre tuttavia coniugata con elementi di “sussidiarietà e di solidarietà”. Un riconoscimento alle esigenze della Lega, certamente, ma che poco si concilia con il tradizionale “spirito nazionale” di Fratelli d’Italia: diversi elettori consultati sul perché della loro appartenenza al partito hanno dato la stessa risposta: “siamo patrioti”. Il che rende difficile e pericolosamente divisiva, già nelle intenzioni, la sua reale applicazione.

3)    Sovranità alimentare, natalità, e merito. I titoli aggiunti ai nomi di alcuni ministeri. Se il significato di sovranità alimentare è nella difesa del “made in Italy”, più che di una buona intenzione, mi sembra trattarsi  di un diritto-dovere del governo italiano che però deve fare i conti con le delibere dell’Unione Europea. Come pure, se l’incremento della natalità è un auspicio, non possiamo che prenderne atto positivamente, ma se diventa uno strumento per elargire bonus, come nel cosiddetto “ventennio”, non mi sembra un’idea geniale. Quanto al merito, aggiunto alla denominazione del Ministero della Pubblica Istruzione, ne andava più che mai chiarito il senso, onde evitare l’inutile “piagnucolio” dell’opposizione (con l’eccezione di Renzi).

4)    Reddito di cittadinanza. Qui è guerra aperta con il Movimento Cinquestelle che ne ha fatto uno strumento di “rinascita elettorale”. Una buona intenzione la sua soppressione e/o riforma? Dipende, ma se il governo tirerà troppo la corda, lo scontro sociale potrebbe farsi incontrollato.

5)    Riforma fiscale, Flat Tax da 65.000 a 100.000 Euro sulle partite IVA e Flat Tax incrementale. Premesso che la revisione delle aliquote IRPEF attende ancora di veder realizzate le promesse dei governi Berlusconi e di quelli di centrosinistra, il PNRR pone la riforma fiscale come una delle condizioni per accedere al credito europeo. Riforma che non può esaurirsi nell’individuazione del “Quoziente familiare” e nella Flat Tax più o meno incrementata che porta alla solita discriminazione, tramite bonus, dei cittadini. Senza la revisione delle aliquote IRPEF per tutti non c’è riforma fiscale ma il solito clientelismo. Nulla la Meloni ha detto su questo.

6)    Bollette luce e gas. Si è solo appreso che il governo interverrà per alleggerire il carico di imprese e famiglie. Sul come, neanche una parola. Chiaro invece il discorso che per tutte le altre misure a vantaggio dei cittadini (o di loro corporazioni) si dovranno attendere tempi migliori.

7)    Blocco partenza dei barconi di migranti dal Nord Africa. Più che valutare se si tratti di una buona o cattiva idea, mi sembra di poter dire che è un’utopia.

8)    Covid. Poche parole per dire che non ha condiviso la politica del governo precedente. Sarebbe stato auspicabile l’annuncio della soppressione delle multe per i non-vaccinati.

9)    Lotta alla criminalità organizzata. E qui bisogna riconoscere alla Meloni molta determinazione, naturalmente però neppure un accenno sul come renderla effettiva.

10)Legalità e certezza della pena. Detta così può sembrare persino una buona idea, purché non si risolva in “accanimento giudiziario”.

11)Fascismo. La Meloni si limita a dire di non avere simpatia per i totalitarismi e dunque anche per il fascismo. Nulla dice sul fascismo mussoliniano ma, come ebbe ad esprimersi in altre occasioni, c’è da ritenere che lo “consegni alla Storia”, il che poi, a prima vista, non significa molto, almeno che non nasconda il detto adusato e inquietante che “la Storia la scrivono i vincitori”. Insomma, nulla di troppo distante da quanto ha sostenuto Ignazio Benito La Russa, nel discorso di insediamento come Presidente del Senato: evolversi, senza tradire e senza ripudiare. Sincera, per contro, appare la sua condanna delle Leggi Razziali (o “razziste” come ebbe a dire giustamente la senatrice Liliana Segre in apertura dei lavori parlamentari).

12)Antifascismo.  Il termine le esce di bocca una sola volta per ricordare chi facendosene scudo colpiva con la chiave inglese gli avversari! Neppure una parola sulla Resistenza. Il che, tuttavia, non deve sorprendere. Pretendere che Fratelli d’Italia sconfessi apertamente le proprie origini mi sembra eccessivo e anche un po’ ipocrita. Il partito viene dal Movimento Sociale Italiano (di cui conserva nel simbolo la fiamma tricolore) fondato nel 1946 da militanti e dirigenti della Repubblica Sociale Italiana e nonostante la Costituzione Italiana si proclami antifascista non fu mai messo al bando, probabilmente per ragioni di convenienza di altri partiti politici, sinistra compresa. Detto ciò, appare oggi pretestuoso pretendere da Fratelli d’Italia condanne postume eccessive, tanto più che la maggioranza dei cittadini italiani votanti (chi non ha votato, oggi non può recriminare e del resto la percentuale di votanti in Italia è in linea con le percentuali di tutte le democrazie occidentali) ha dato il primato proprio agli eredi del Movimento Sociale: a) o non conoscendone le origini b) o non ritenendole influenti c) o manifestando nostalgia del lontano passato. Dal suo punto di vista, dunque, Fratelli d’Italia fa bene a lasciare nel proprio simbolo la fiamma tricolore.

 

Tutto ciò premesso, non mi pare si possa dire che le intenzioni programmatiche di Giorgia Meloni siano buone in sé, prescindendo poi dal fatto che siano realizzate o meno. In realtà, non sono né buone né cattive, possono cioè piacere ad alcuni e dispiacere ad altri, tutto qui. Quel che mi sembra di poter dire è che, almeno per ora, sono in linea con l’Establishment, così come lo erano quando governavano il PD e i Cinquestelle. L’unico vero argomento in favore della Meloni, tuttavia, mi sembra il suo essere donna, la sua determinazione, la sincerità del suo impegno e il suo dichiarato pragmatismo. Se da ciò ne trarranno vantaggio gli italiani e non solo l’astratto “prestigio della Nazione”, non potremo che gioirne tutti.

 

sergio magaldi


mercoledì 19 ottobre 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA (Parte XIII)


 

SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IX

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte X

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XII

 

  Già nel glifo, Saturno astrologico mostra la sua ambivalenza, con i simboli della croce, della mezzaluna o luna crescente e della falce. I bracci della croce sono a volte rappresentati di pari lunghezza a significare che materia e spirito si equivalgono. Quando invece il braccio verticale è rappresentato molto più lungo di quello orizzontale ђ, si vuole sottolineare che lo spirito (il braccio verticale) finirà col prevalere sulla materia (il braccio orizzontale). Il simbolismo della croce ha tuttavia anche il significato di rappresentare la dualità del reale e l’unione del maschio e della femmina, intesa soltanto come genitale o, al contrario, indice di una spiritualità elevata come quella che gli assegna Dante facendo del pianeta il settimo cielo del Paradiso dove per una scala d’oro salgono e scendono gli spiriti contemplativi: con Saturno è necessario abituarsi ai contrasti!

La luna crescente indica la progressiva formazione del corpo, a cominciare da ossa, scheletro e muscoli, sino alla nascita dell’Io e all’unità di spirito e corpo. La falce è insieme simbolo di vita, di castrazione e di morte: è lo strumento per mietere il grano ed è lo stesso strumento che recide i genitali di Urano, taglia i rami secchi e la vita degli individui (piante, animali, esseri umani), secondo un mandato in bianco ricevuto da Hades-Plutone e in virtù di un patto che ha consentito a Kronos-Saturno di lasciare il mondo infero dove era stato precipitato, una volta privato da Zeus del potere sugli uomini e sugli dei.

Come si è già visto, è proprio la fusione del mito di Saturnus con quello di Kronos  che consente di mettere in luce le caratteristiche spesso ambivalenti del Saturno astrologico. Padre dei tre re del mondo (Zeus, Poseidone e Hades) come lo definisce Omero, Saturno è simbolo di un potere basato sul sistema patriarcale, in cui il figlio deve lottare contro il padre per affermarsi. Regalità, mancanza di scrupoli e autoritarismo sono innanzi tutto le sue caratteristiche, alle quali fanno riscontro i complessi del “figlio rifiutato” e/o “mancante di padre”, complessi che, a sua volta, potrà vedere rispecchiati nella progenie.

Privato del potere, Saturno è imprigionato sottoterra e nella solitudine del carcere sviluppa “tortuosi pensieri” e sentimenti di astio, di malinconia e di tristezza. Non a caso, nella celebre incisione di Albrecht Dürer (1471-1528), “Melencholia”, i motivi della tradizione figurativa di Saturno sono associati a quelli classici della rappresentazione malinconica. Il volto scuro e lo sguardo triste come a fissare il vuoto, la gota appoggiata al pugno chiuso, le chiavi e la borsa, simboli di potere e prudenza, di ricchezza e avarizia, la ghirlanda che circonda la fronte, simbolo del fine intelletto del malinconico saturnino e ancora la clessidra che misura il tempo, il pipistrello animale di Saturno per eccellenza e il cane e il campanello simboli di solitudine. E ancora, come non ricordare le opere di Lucas Cranach e di tanti altri in cui Saturno e la melanconia si associano al diavolo, alla magia, alle tele di ragno, ai pipistrelli e alle civette? Neppure mancano, nell’incisione di Dürer, gli antidoti che i filosofi-maghi del Rinascimento usavano contro la melanconia saturnina: la pietra cubica che presuppone l’avvenuto sgrossamento della pietra grezza e l’illuminazione per un nuovo inizio (come nella tradizione della libera muratorìa), le erbe medicinali di cui è fatta la ghirlanda e il quadrato magico di Giove.

Liberato infine da Giove in virtù di un patto con Hades-Plutone che ne fa l’emissario che con la falce recide la vita, Saturno si trasforma nel viandante solitario che deve apprendere a costruire o ricostruire se stesso (la croce e la mezzaluna del glifo del pianeta): ciò che lo rende prudenteavaro conservatore, costretto ad adattarsi anche ai mestieri più umili e talora invisi dalla gente, finché giunto nella terra di Giano trova accoglienza e un nascondiglio per sfuggire all’occhio vigile e sempre sospettoso dei figli. Luogo che da lui sarà detto Lazio (Dicta quoque est Latium terra latente Deo), dove Saturno da conservatore si fa rivoluzionario: mostra lo spessore delle sue conoscenze, insegnando l’agricoltura ai nativi, rivela saggezza e grandi capacità politiche, riportando la terra che lo ospita alla felice età dell’oro. Signore del Tempo, il dio trasforma il piombo in oro secondo un’antica credenza che imputa allo scorrere del tempo la trasformazione dei metalli. Saturno deve ora gestire l’eccesso di virtuosismo morale che nella psicoanalisi ne fa il simbolo del Super-Io: moralista, all’occasione egli è anche uno sfrenato libertino come mostra sapientemente la celebrazione dei Saturnali.

 S E G U E

 sergio magaldi


mercoledì 12 ottobre 2022

AGNELLI CI METTE LA FACCIA...


 

 Dopo l’ennesima disfatta bianconera di ieri sera contro il Maccabi (ancorché i giocatori indossassero al Sammy Ofer Stadium di Haifa l’inguardabile maglia color gomma americana), Andrea Agnelli ci mette la faccia… Sì, ma per dire che cosa?

 Che la dirigenza ha la responsabilità di aver snaturato la difesa juventina, vendendo de Light e Demiral proprio quando Chiellini era sul punto di lasciare e Bonucci non stava già bene?

 Di aver ceduto i giovani Bentancur e Kulusevski, che vanno benissimo nel Tottenham di Conte, e di aver ingaggiato a caro prezzo i fantasmi di Pogba e Di Maria? 

 Di aver licenziato Sarri, “colpevole” di aver vinto l’ultimo scudetto della Juve e subito dopo Pirlo che, oltre alla qualificazione alla Champions, aveva comunque vinto due titoli?

 Di aver ripreso Allegri, licenziato due anni prima, pagandolo a peso d’oro per quattro anni?

 Di una squadra che da un anno e mezzo, anche al di là dei risultati, peraltro modesti, gioca il calcio più brutto della serie A?

 Nulla di tutto questo! Il Presidente ci mette la faccia per dire che si vergogna di fronte ai tifosi ma che le responsabilità sono del “gruppo”. La drastica soluzione adottata – annunciata poi severamente da Allegri –  è dunque l’immediato ritiro della squadra alla Continassa!

 sergio magaldi


venerdì 7 ottobre 2022

IL VACCINO CHE NON E' UN VACCINO


 

Sarebbe più convincente per tutti attribuire ai termini il loro giusto significato in modo da evitare che si continui a contestare una cosa per un’ altra

 

di  Alberto Zei


A seguito della contrastata campagna promozionale delle diverse tipologie dei vaccini, andrebbe chiarito una volta per tutte che nessuno di questi “vaccini“ rispondeva alle caratteristiche preventive basate sugli anticorpi prodotti direttamente contro il covid. Infatti il meccanismo terapeutico provocato dalla sostanza inoculata non crea direttamente anticorpi contro il coronavirus ma induce una relazione nell’organismo che genera degli spike (protuberanze puntiformi) i quali a loro volta si posizionano sul recettori cellulari ostruendo la penetrazione del virus all’interno della cellula.

Si è trattato dunque di un espediente che stante le condizioni di emergenza ha comunque impedito anche se  solo in parte, conseguenze più gravi.

 

Ma di quale vaccino si tratta - Dopo alcuni mesi dalla somministrazione del vaccino la protezione dei recettori cellulari che impediva al coronavirus di posizionarsi sugli stessi, si affievolisce. Ciò avviene in modo progressivo ma mediamente, in 4 o 5 mesi, la protezione si riduce sensibilmente tanto che dal punto di vista statistico la percentuale di copertura assume valori poco significativi.

Sembra infatti accertato, stante il numero degli ammalati di covid dopo la prima efficacia del vaccino, che il sistema immunitario rimanga depresso quando i recettori cellulari si liberano dagli spike che hanno impedito al virus di penetrare nelle cellule. Quindi l'effetto lasciato dalle attuali tipologie dei vaccini somministrati – in luogo di alzare le difese nel futuro contro gli antigeni della stessa specie coronavirus – finisce al contrario col diminuire la capacità reattiva  del sistema immunitario.

In particolare, una delle attuali varianti del covid, denominata  Omicron,  si è  avvalsa della sintesi con un virus influenzale. Questa combinazione tra i due agenti patogeni ha comportato anche una variante nelle conseguenze patologiche: la componente influenzale di maggior contagio ha ridotto quella della virulenza tipica del covid. Il risultato al momento  è la maggiore contagiosità e la minore gravità dell’infezione.

 

Prospettive future - Questa è la situazione attuale ma la prossima variante potrebbe essere di differenti caratteristiche. Il meccanismo che domina il cambiamento di base sull’introduzione del RNA del virus, è una proteasi (enzima) delle cellule umane, denominata  furina.  Senza scendere nei dettagli di questo enzima, va solo detto che la furina fornisce  al  virus che penetra nella cellula il servizio di renderlo adeguato alla riproduzione. Il quadro operativo della malattia è pertanto attivato da un segmento di RNA estraneo al virus  originale ma presente al suo interno, in quanto  risulta ora introdotto nella sequenza di replicazione. Sorge allora la domanda perché mai non si elimina questo enzima. Se si trattasse di una proteina del virus non sarebbe un problema eliminarla in qualche modo ma, trattandosi del segmento di una proteasi umana introdotta nel virus, le conseguenze si rifletterebbero anche sull’intero organismo poiché la furina ha più di 200  funzioni riguardanti le cellule umane che, pertanto, ne risulterebbero danneggiate.

La questione che si pone è dunque come si possa venir fuori da una problematica di questo genere dal  momento che siamo di fronte a un problema che non ammette soluzioni. La risposta è machiavellica. Occorre aggirare l’ ostacolo. In altri termini, se non è possibile eliminare questa proteina, dovrebbe però essere possibile intervenire indirettamente affinché la stessa proteina non si comporti in modo favorevole alla riproduzione del virus.

 

La furina -  Per meglio comprendere il perché la furina è così importante, è bene  accennare brevemente alla sua funzione all’interno del virus, una volta che questo penetra nella cellula. La furina, in estrema sintesi, è un segmento proteico posto all’interno della struttura virale del RNA, come chiuso da una sub struttura che lo contiene.

Quando il virus  penetra all’interno della cellula, questa struttura si apre per fare uscire quanto serve allo stesso virus per duplicarsi. Nell’ attuale mutazione Omicron in cui prevale la contagiosità, la funzione della furina è di produrre delle sostanze intercellulari che si prestano alla rapida replicazione virale e  che hanno la caratteristica della notevole contagiosità. Per far questo la furina dispone di due particolari aperture, ma secondo la  tipologia virale, la furina apre la porta  alle  sostanze necessarie al virus di questa specie, ossia all’Omicron.

In caso di ulteriore mutazione del codice genetico con una specie di maggiore virulenza, la  furina  dispone dell’altra apertura che in tal caso utilizzerebbe in luogo dell’attuale. Le due  porte che caratterizzano la fuoriuscita delle sostanze deputate alle necessità di riproduzione  del ceppo virale attivo, mantengono la loro alternanza a seconda della qualità dell’ infezione, ossia della  contagiosità piuttosto che della  virulenza  o viceversa.




Le ondate virali -  Le successive mutazioni del covid prevarranno a secondo dei meccanismi naturali utilizzati da questo virus  per la sopravvivenza della specie; condizioni queste sulle quali non sembra proprio che fino adesso si possa intervenire con successo.

Le note di speranza nel  contesto delle ondate di pandemia che si prevedono nel prossimo futuro è quello di intervenire sulla furina che però non può essere eliminata perché, come già detto, è indispensabile all’organismo umano.

Da quanto è dato sapere l’ intervento della furina virale all’ interno della cellula  potrebbe però essere  bloccato, almeno in teoria. La  furina che apre la via all’ uscita di componenti essenziali per la riproduzione del virus inizialmente veniva contrastata con la somministrazione di sostanze terapeutiche, contenenti zinco. Solo che, con il passare del tempo, il virus ha trovato il modo di fare aprire la furina ugualmente. Quindi lo zinco almeno in parte, è stato ormai superato dal meccanismo di sopravvivenza del coronavirus.

La ricerca attuale è quella di avvalersi di altri elementi di simile effetto dello zinco per impedire l’apertura delle furine, come potassio, calcio o altro. Tutto ciò  è ancora in fase sperimentale. D’altra parte non possiamo ragionevolmente attenderci che il covid così come si sta trasformando, possa regredire spontaneamente nel tempo, come fu per l’infezione  SARS di qualche anno fa. Infatti per la qualità della struttura  di cui il coronavirus  è stato dotato, non è destinato a regredire in modo spontaneo ma a mutare ulteriormente, in particolare con l’alternanza tra contagiosità e virulenza. Questa alternanza non possiamo prevederla e pertanto non sapremo se la prossima variante mantenga o no l’attuale caratteristica dell’ Omicron.

 

Il vaccino del prossimo futuro - Ma se il vaccino non è un vaccino di quale vaccino si parla?

Il peccato originale, per così dire, è proprio nel farmaco che viene utilizzato anche con  risultati positivi contro il coronavirus: gli viene attribuito il termine di vaccino mentre si tratta di altro  preparato con diverso  meccanismo terapeutico.

In un precedente articolo si è già detto in proposito che i vaccini somministrati non avevano le caratteristiche di contrapporsi attraverso la formazione di anticorpi all’infiltrazione virale del coronavirus. Si trattava di generare, attraverso l’inoculazione dello pseudo vaccino, degli spike che, come il cappello lasciato sulla sedia del teatro per mantenere il posto occupato, si posizionavano sopra i ricettori cellulari impedendo al covid di penetrare all’interno della cellula. Ma per quanto tempo? Da quanto è dato sapere il tempo di copertura non andava più là di qualche mese, abbandonando l’occupazione del recettore in modo progressivo, tanto che al quinto mese la percentuale di efficacia si riduceva poco sopra  del  10%. La questione più importante è forse quella relativa alle conseguenze di questa copertura che avrebbe dovuto, alla stregua dei vaccini, contribuire alle difese immunitarie generando anticorpi proprio contro la malattia che il vaccino dovrebbe prevenire.

Al contrario, per quanto riguarda il coronavirus, quando la protezione dei recettori occupati si esaurisce, la capacità di opporsi al covid, anziché aumentare a seguito del vaccino somministrato,  diminuisce.