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Giorgio Vasari, Cristofano Gherardi, Primizie della terra offerte a Saturno, 1556 |
SEGUE DA (clicca sui titoli per leggere):
I significati di Saturno
Come si è già visto, è proprio la fusione del
mito di Saturnus con quello di Kronos
che consente di mettere in luce le caratteristiche spesso ambivalenti
del Saturno astrologico.
Padre dei tre re
del mondo (Zeus, Poseidone e Hades) come lo definisce Omero, Saturno è simbolo
di un potere basato sul sistema patriarcale, in cui il figlio deve lottare
contro il padre per affermarsi. Regalità, mancanza di scrupoli e autoritarismo
sono innanzi tutto le sue caratteristiche, alle quali fanno riscontro i
complessi del “figlio rifiutato” e/o “mancante di padre”, complessi che, a sua
volta, potrà vedere rispecchiati nella progenie.
Privato del potere, Saturno è
imprigionato sottoterra e nella solitudine del carcere sviluppa “tortuosi
pensieri” e sentimenti di astio, di malinconia e di tristezza.
Non a caso, nella celebre incisione di Albrecht Dürer (1471-1528), “Melencholia”, i motivi della tradizione
figurativa di Saturno sono associati a quelli classici della rappresentazione malinconica.
Il volto scuro e lo sguardo triste come a fissare il vuoto, la gota appoggiata
al pugno chiuso, le chiavi e la borsa, simboli di potere e prudenza, di
ricchezza e avarizia, la ghirlanda che circonda la fronte, simbolo del fine
intelletto del malinconico saturnino e ancora la clessidra che misura il tempo,
il pipistrello animale di Saturno per eccellenza e il cane e il campanello
simboli di solitudine. E ancora, come non ricordare le opere di Lucas Cranach e
di tanti altri in cui Saturno e la melanconia si associano al diavolo, alla
magia, alle tele di ragno, ai pipistrelli e alle civette? Neppure mancano, nell’incisione
di Dürer, gli antidoti che i filosofi-maghi
del Rinascimento usavano contro
la melanconia saturnina: la pietra cubica che presuppone l’avvenuto sgrossamento
della pietra grezza e l’illuminazione per un nuovo inizio (come nella
tradizione della libera muratorìa), le erbe medicinali di cui è fatta la
ghirlanda e il quadrato magico di
Giove.
Liberato infine da Giove in
virtù di un patto con Hades-Plutone che ne fa l’emissario che con la falce
recide la vita, Saturno si trasforma nel viandante solitario che deve
apprendere a costruire o ricostruire se stesso (la croce e la mezzaluna del
glifo del pianeta): ciò che lo rende prudente, avaro e conservatore,
costretto ad adattarsi anche ai mestieri più umili e talora invisi dalla gente,
finché giunto nella terra di Giano trova accoglienza e un nascondiglio per
sfuggire all’occhio vigile e sempre sospettoso dei figli. Luogo che da lui sarà
detto Lazio (Dicta quoque est Latium terra
latente Deo),
dove Saturno da conservatore si fa rivoluzionario: mostra lo spessore delle
sue conoscenze, insegnando l’agricoltura ai nativi, rivela saggezza e grandi capacità
politiche, riportando la terra che lo ospita alla felice età dell’oro. Signore
del Tempo, il dio trasforma il piombo in oro secondo un’antica credenza che
imputa allo scorrere del tempo la trasformazione dei metalli. Saturno deve ora
gestire l’eccesso di virtuosismo morale che nella psicoanalisi ne fa il simbolo
del Super-Io: moralista,
all’occasione egli è anche uno sfrenato libertino
come mostra sapientemente la celebrazione dei Saturnali.
L’ambivalenza del Saturno mitologico è una costante
interpretativa, anche se il Rinascimento ne rivaluterà la figura in modo
significativo. Interessante, sotto questo aspetto, la disputa tra il noto
filosofo Marsilio Ficino (1433-1499) e il poeta fiorentino Giovanni Cavalcanti
(1444-1509). In un mio vecchio romanzo costruivo un dialogo virtuale tra loro a
proposito di Saturno, traendolo fedelmente dall’Epistolario e dal De vita
del Ficino:
« […] "Credo... caro Giovanni... che in questa
“stella” ci sia qualcosa di malefico che non riesco a spiegare..."
"Perché
dici questo... Marsilio?"
"In questi
giorni... il mio Saturno è retrogrado nel Leone e... a dirti la verità... mi
sento così infelice da non sapere neanche io il perché... Forse... grazie al
tuo bel Giove nei Pesci... puoi sapere quello che io ignoro..."
"Tu... dici
a me queste cose? Tu che oltre che filosofo di Platone... sei anche... buon
cristiano? Come puoi pensare che Dio si serva degli astri per
danneggiarci?"
"Non a Dio
imputo il male... ma a quell' astro..."
"Ah si?!
Non sai... mio Marsilio... che gli astri volteggiano in cielo... secondo la
volontà del padre celeste?"
"Certo...
Non lo ignoro e... tuttavia... queste stelle dispensano ora il bene ora il male
secondo la loro propria natura..."
"Tu
dimentichi la lezione di Plotino e dei neoplatonici. L' astro che accusi... il
vecchio Saturno... è il più vicino a Dio... lui... più di ogni altro...
possiede ed elargisce il dono dell' intelletto. Perciò... caro Marsilio... non
attribuirgli la colpa dei tuoi mali... né devi chiamarlo in causa per le
piccole cose... Ringraziarlo devi... perché ti diede in sorte molti e grandi
benefici."
Ficino sorrise
all' amico.
"Farò
così... se ti piace... caro Giovanni... nondimeno sono convinto che questo
Saturno... insieme a Marte... suo degno compare... sia capace di infliggere
grandi sofferenze..."
"Rispondimi... di grazia... di dove ti viene... Marsilio...
l'ammirabile ingegno col quale comprendi la natura di Saturno... il suo corso e
gli effetti che produce in terra... secondo la sua collocazione celeste? Di
dove ti viene quel forte e valido corpo con cui per remoti e inaccessibili
luoghi hai percorso tutta la Grecia e sei penetrato fino in Egitto... per
riportare a noi la saggezza di quel popolo antico?"
"Devo
risponderti?..." chiese Ficino, affatto turbato dall'affettuosa retorica
dell' amico.
"Aspetta... Dimmi ancora: di dove ti
viene quella memoria capace di ritenere tante cose e così tenace che in ogni
momento ha presente tutto ciò che in qualche occasione ha visto e sentito... e
che non solo ritiene le cose... ma anche in quali tempi e luoghi sono
avvenute?... Non prendertela dunque con Saturno che ha voluto che tu di tanto
fossi superiore agli altri uomini di quanto egli supera gli altri
pianeti..."
"Poco
manca... o mio Giovanni... che tu mi chieda di cantare una palinodia in onore
di Saturno... In realtà... io... invero... sono troppo preoccupato dai
malanni... del che talvolta tu mi rimproveri. Accuso inoltre una certa
complessione melanconica... cosa... a me pare... amarissima... se col frequente
uso del liuto in qualche modo non si alleviasse e addolcisse. Mi sembra che me
l' abbia inculcata sin dalla nascita Saturno... collocato nel mio ascendente
nel bel mezzo dell' Acquario... Come se non bastasse... poi... gli è congiunto
Marte ed entrambi ricevono la quadratura del Sole e di Mercurio. La mia Luna...
inoltre... si trova in Capricorno che... come sai... con l' Acquario è il luogo
stesso di Saturno... Per fortuna che Venere in Bilancia e Giove nel Cancro
tentano di resistere contro la natura melanconica...
Ma... basta...
basta... dove sono finito? Vedo già che più che mai mi costringerai alla
palinodia ... Che fare... dunque? Troverò una scappatoia e dirò che la natura
melanconica non viene da Saturno oppure converrò con Aristotele che afferma che
anch' essa è dono divino?"
"Lascia
perdere la palinodia... caro Marsilio... e piuttosto rifletti sulla natura
dell' astro... Ripensa alle conclusioni di Plotino e di Porfirio... senza
dimenticarti di Aristotele... né di Platone... Scoprirai allora che la stella
che accusi è proprio quella che più ti avvicina a Dio..."[…]»
Anni dopo, tuttavia, Marsilio Ficino aveva mutato opinione
sul pianeta della melanconia. Erano stati i discorsi dell'amico Giovanni
Cavalcanti o l'amore per Plotino o magari un evento che aveva modificato
profondamente la sua vita? Per la verità, il filosofo continuava ancora a
mettere in guardia i propri lettori dagli inconvenienti dell'umor melanconico e
dalla duplicità di Saturno, ma ora egli mostrava al saturnino come sfuggire
alle cattive influenze del temperamento, godendo degli effetti benefici del
pianeta. Il fatto è - così poteva riassumersi il pensiero del Ficino - che
Saturno solo allo studio e alla contemplazione è propizio. Come il Sole è
ostile agli animali notturni, ma amico a quelli attivi alla luce del giorno,
così Saturno è nemico a chi conduca una vita qualunque e a chi, anche fuggendo
la compagnia della gente volgare, non dismetta i pensieri volgari. Saturno,
infatti, ha lasciato la vita comune e mondana a Giove, ma ha tenuto per sé
quella appartata e divina. Coloro la cui mente è veramente lontana dal mondo
sono in certa misura a lui affini e in lui trovano un amico. Perché, per
parlare in termini platonici, Saturno è un Giove per quelle anime che abitano
le sfere sublimi, allo stesso modo che Giove è un padre provvidenziale per
coloro che conducono una vita comune.
Attenzione, però! - ammoniva il filosofo - Saturno più che
a ogni altro è nemico a coloro la cui vita contemplativa è semplice posa, non
realtà. Egli non li riconosce come suoi, né Giove li protegge.
[S E G U E ]
sergio magaldi