domenica 26 aprile 2020

GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte V (i doni di Plutone)





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I significati di Plutone

Volendo fare un primo bilancio su quando detto sin qui a proposito di Hades-Plutone, sui suoi poteri e sui doni che egli è in grado di offrire, si può osservare lo schema seguente:










   La vita ha in sé il germe della morte ma la morte ha
in sé il seme della rigenerazione, come insegna la vicenda di Hades-Plutone, Demetra e Persefone: uno dei miti più noti e importanti dell'antichità classica, tanto da essere rivissuto dagli iniziati dei Grandi Misteri Eleusini. Attenzione, però, che cosa in realtà si rigenera? Non certo l'individuo, come si è cercato invano di mostrare attraverso i miti collegati al ciclo degli eroi morti e risorti e divenuti immortali. Prometeo, Dioniso ed Eracle sono forse a questo riguardo le figure più significative del politeismo greco.

Prometeo è un titano, figlio di due divinità: Giapeto, dio dell'Ovest - figlio di Urano e Gea - e Climene, una delle cinquanta Oceanine. Egli fa parte della schiera dei Proteroi Theoi, gli "antichi dei", spodestati, ma pur sempre dei. E' Zeus-Giove a privare Prometeo dell'immortalità, precipitandolo nel regno di Hades-Plutone per punirlo della colpa di aver donato il fuoco agli uomini. Successivamente, però, sarà lo stesso Signore dell'Olimpo ad accettare la sua liberazione e a renderlo immortale. Chirone ferito da una freccia di Eracle sceglie di rinunciare all'immortalità pur di porre fine alle proprie sofferenze e Zeus dona "il posto vacante" a Prometeo per ringraziarlo di avergli rivelato un vaticinio delle Moire, secondo il quale sarebbe stato detronizzato da un semidio.

L'origine di Dioniso è al centro di diverse e talora contrastanti narrazioni. Una versione del mito è che egli sia una giovane divinità maschile e ctonia, figlio di Zeus e di Demetra o addirittura di Persefone e che sarebbe stato fatto a pezzi dai Titani. Un'altra versione, la più seguita in assoluto, ne fa un semidio, quindi mortale, figlio dell'amore tra il Signore dell'Olimpo e Semele, che è una donna e non una dea. In questa versione del mito, Dioniso è fatto a pezzi dalle Menadi, ma suo padre Zeus lo resuscita, rendendolo immortale.

Eracle, un altro figlio di Zeus e di una donna mortale, Alcmena, figlia del re di Micene, muore tra le fiamme ma suo padre lo resuscita e lo porta con sé nell'Olimpo per ricompensarlo delle dodici fatiche.

Nell'età del monoteismo, il morto e risorto per eccellenza è Gesù Cristo, ma anche lui non è un semplice mortale. A parte le somiglianze tra il mito di Eracle e la figura di Cristo, messe in evidenza da più di uno studioso, resta la questione che non di vero "indiamento" e conseguente immortalità si tratta perché, come tutti gli altri morti e risorti, Cristo partecipa già della natura divina del suo vero padre. 
Insomma, gli individui, esseri umani, animali, piante, muoiono, ma la vita nella sua sacralità è eterna e si rigenera in sempre nuovi esemplari.

Di dove la vita trae l'energia che la rende immortale? E' l'eros di cui è portatore il nuovo dio ctonio che rende possibile "il miracolo". Hades-Plutone, infatti, non è soltanto l'erede della Magna Mater, ma anche di Eros, principio animatore dell'universo e unica forza in grado di fecondare la materia, da inerte rendendola animata. In questo senso, Eros, vita, è forte come Thanatos, morte, come recita il Cantico dei Cantici (1). In questo stesso senso, Eros e Thanatos si corrispondono. Non a caso Esiodo (700 a.C.)  parla di Eros nella Teogonia come della quarta divinità primigenia, dopo Caos, Gaia (Terra) e Tartaro e lo dice il più bello degli dei immortali, perché è in forza del desiderio che da lui si sprigiona che si accende la scintilla della vita che sempre si rigenera. Insomma, Eros è «L’amor che move il sole e l’altre stelle», come dice Dante Alighieri concludendo la Divina Commedia, o  «il legame più potente di tutti», come annota Giordano Bruno in più di una sua opera.


Nulla a che vedere con Eros-Cupido, il divino e alato fanciullo che scaglia la freccia dell’innamoramento, figlio di Venere-Afrodite e di padre incerto (Ermes-Mercurio o Ares-Marte?), quando di Eros primigenio non si parla già più perché i suoi poteri sono stati usurpati da Hades-Plutone. Nulla a che vedere anche con l’Eros di cui parla Platone, il dáimōn che ha molto da dare eppure è sempre bisognoso, come insegna la sua origine che lo vuole figlio di Poros (abbondanza) e di Penìa (povertà). E meno ancora ha a che vedere con Eros Agape di età medievale e cristiana, simbolo insieme di amore per l’Assoluto e per l’umanità.

L’Eros plutonico è ben altro, e se è vero che il Signore del sottosuolo a livello conscio lascia che ad occuparsene siano i suoi giovani nipoti, Marte e Venere, che rappresentano la forza e la bellezza, è a livello inconscio e segreto che egli custodisce i poteri e gli istinti di Eros primigenio. 

sergio magaldi


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(1)Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,
      come un sigillo sul tuo braccio,
      perché forte come la morte
è l'amore
      e la passione è irresistibile
      come il mondo dei morti [...]
       (CANTICO DEI CANTICI, cap. 8, 6)

   

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