martedì 21 aprile 2020

GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte IV (Plutone e i Misteri Eleusini)





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I significati di Plutone

 Di dove viene il potere assoluto di Hades-Plutone, il solo tra gli dei che assiste impassibile al sorgere e al tramonto di ogni altra divinità? Che si fa beffe di eroi e semidei illudendoli di poterlo vincere? Ricco (Ploutos) padrone del sottosuolo, capace di annidarsi ovunque sopra la terra senza essere visto (Hades), egli è il Signore della vita e della morte, distruttore di tutto ciò che esiste, ma anche rigeneratore ciclico di ogni forma di esistenza. Divinità maschile, Hades-Plutone è nondimeno l’erede della Grande Madre, la divinità primordiale di ogni tradizione, che si tratti della dea sumera Ereškigal, della dea Kālī della tradizione hindu, della dea atzeca Coatlicue o della Magna Mater Cibele, la dea onorata dai Romani. D’altra parte, sembra certo che l’archetipo del femminile preceda ogni altra rappresentazione del divino, come attestano le tante sculture della Grande Madre dell’età della pietra ritrovate un po’ ovunque. Neppure era infrequente nelle culture più arcaiche l’attribuzione ad un’unica divinità delle prerogative maschili e femminili insieme. Così, per esempio, Cibele è in realtà, in origine, la dea ittita Kubaba che dalle sponde dell'Eufrate trascorre in Asia Minore e in Frigia col nome di Kubebe e Kybele. In nessun caso, Cibele può essere assimilata a Rea come fecero i Greci e i Romani, la sua peculiarità, infatti, è di non essere soltanto la Grande Madre degli dei e degli uomini, ma di incarnare un principio più arcaico e primordiale. Cibele è la natura naturante nel momento del Caos, l'unità indifferenziata di maschio e femmina, allorché il principio creativo che è in lei non ha ancora operato la trasformazione in natura naturata. Cibele aveva il suo culto più noto in Frigia, nei pressi di Pessinunte, su una scogliera deserta chiamata Agdos. Era simboleggiata da una pietra nera, rappresentando la totalità primordiale della Natura, l’unità indistinta e caotica di maschio e femmina. In questa forma, pare fosse caduta dal cielo e il suo culto segreto si celebrava nelle viscere delle montagne, in grotte o nicchie scavate nella roccia. Senza rappresentare le profondità ctonie di una dea come Ereškigal, Cibele simboleggia l’utero terrestre che ognuno deve attraversare nell’ultimo viaggio.

Hades-Plutone è l’erede della Grande Madre da quando in Occidente i nuovi dei si affermano contro i vecchi e scelgono nell’Olimpo una dimora opposta a quella delle divinità arcaiche e ctonie, da quando tra gli esseri umani si vanno spegnendo le ultime forme di matriarcato regolate dalla natura e ovunque si afferma il patriarcato con le sue ferree leggi. Non a caso, il nuovo sovrano esercita i poteri rigeneranti attraverso Persefone, la fanciulla rapita, stuprata e fatta sua sposa, e per il resto si affida alle divinità primordiali di sempre: Ananke, (necessità, fato o destino) su tutte e poi soprattutto le Moire e le Erinni. È questa eredità lo rende inviso agli dei con cui ha conquistato e diviso il potere, e terribile agli esseri umani che, pure, di lui apprezzano i doni  effimeri dell’eros, della vita e della ricchezza ma di cui aborrono gli eterni decreti della natura di cui è custode: la morte, l’inconscio, il karma.

La morte

Che c’è di così tremendo nella morte, che invece festeggiamo con la nascita? Il non voler vedere il nostro essere più vero: l’essere per la morte. Scrive Heidegger:

«Così la morte si rivela come la possibilità più propria, incondizionata e insuperabile […]. La constatazione che in linea di fatto molti uomini, innanzitutto e per lo più, non sanno nulla della morte, non può essere addotta a prova che l’essere-per-la-morte non ci appartenga ”universalmente”[…]. Il mondo pubblico dell’essere-assieme quotidiano “conosce” la morte come un evento che accade continuamente, come “un caso di morte”. Questo o quel conoscente, vicino o lontano “muore”. Degli sconosciuti muoiono ogni giorno e ad ogni ora. “La morte” è considerata un evento intramondano noto a tutti […]. Ciò che si dice a questo proposito, in modo esplicito o “sfuggente”, come per lo più accade, è questo: una volta o l’altra si morirà, ma, per ora, si è ancora vivi.
L’analisi del “si muore” svela inequivocabilmente il modo di essere dell’essere-quotidiano-per-la-morte. In un discorso del genere la morte è concepita come qualcosa di indeterminato che, certamente un giorno o l’altro, finirà per accadere, ma che, per intanto, non è ancora presente e quindi non ci minaccia. Il “si muore” diffonde la convinzione che la morte riguarda il Sì anonimo[…]. Mai come in questo discorso intorno alla morte si fa chiaro che alla chiacchiera si accompagna sempre l’equivoco. Il morire, che è mio in modo assolutamente insostituibile, è confuso con un fatto di comune accadimento che capita al Sì […]. Il Sì si prende cura di una costante tranquillizzazione nei confronti della morte. In realtà ciò non vale solo per il “morente”, ma altrettanto per i “consolanti”. E anche in caso di decesso, il pubblico non deve essere turbato nella sua tranquillità e nel suo prendersi cura incurante. Non raramente si vede nella morte degli Altri un disturbo sociale o addirittura una mancanza di tatto, nei confronti della quale la vita pubblica deve prendere le sue misure […]. Già il “pensare alla morte” è considerato pubblicamente un timore pusillanime […]. Il Sì non ha il coraggio dell’angoscia davanti alla morte[…]. L’angoscia banalizzata equivocamente in paura, è presentata come una debolezza […]. Ciò che si addice, secondo il tacito decreto del Sì è la tranquillità indifferente di fronte al “fatto” che si muore»[1]

Insomma la morte non solo è parte della nostra natura sin dalla nascita, ma è anche il progetto finale di ogni essere vivente e Hades-Plutone ci svela senza infingimenti la nostra rimozione più grande: l’essere per la morte. Tutti sappiamo di dover morire, ma prendere davvero coscienza del nostro essere più autentico, anzi unico, è un compito arduo che sfugge alla banalità del “Si dice” ed è purtroppo riservato a pochi. Proviamo soltanto a pensare come cambierebbe l’esistenza degli esseri umani, come sarebbero diverse e meno inique le società in cui viviamo se la presa di coscienza di questa fondamentale rimozione riguardasse tutti.  Signore di tutto ciò che è segreto e in particolare del segreto iniziatico,  non a caso Hades-Plutone governava i Grandi Misteri Eleusini ai quali, come ricorda Aristotele si andava non per apprendere, ma per provare, attraverso un'esperienza mistica vissuta attraverso il rito, una profonda emozione. Ad Eleusi gli era dedicato un Tempio e sembra che in quei luoghi l'iniziato rivivesse l’esperienza del rapimento di Persefone. Con molta probabilità, anche i Misteri di Eleusi, sono un’eredità che il dio greco riceve dalla Grande Madre: il ciclo madre-figlia, come nella leggenda di Demetra e Kore o Persefone, mostra infatti, secondo gli studiosi, la continuità di un potere al femminile presente in ogni zona del mondo, la cui ritualità si trasmette di dea in dea secondo un preciso schema parentale.

Che cosa si andava a fare ad Eleusi? Osserva in proposito Albert Hofmann:

«Ad Eleusi non veniva annunciata una vera  propria nuova religione rivolta ad una cerchia ristretta, poiché gli iniziati, una volta tornati dai Misteri nei loro luoghi nativi, rimanevano fedeli al culto della religione locale.
Doveva trattarsi piuttosto di rivelazioni circa la natura dell’esistenza umana circa il significato della vita e della morte che gli iniziati là ricevevano. Siamo a conoscenza delle preghiere che i mystai, gli iniziati, rivolgevano alla dea della memoria Mnemosyne, affinché questa potesse risvegliare e mantenere vivo il ricordo della sacra visione, che una volta impresso nelle loro vite avrebbe potuto trasformarle radicalmente» [2]

Chi poteva recarsi ad Eleusi e partecipare ai Misteri? Tutti potevano: greci e barbari, uomini e donne, liberi e schiavi purché non avessero peccato contro natura mediante hubris, disprezzo degli dei o versando il sangue dei propri familiari, secondo una legge imposta allo stesso Hades-Plutone dalle arcaiche divinità matriarcali e ctonie che lo circondavano.

(S E G U E)

sergio magaldi



[1]Martin Heidegger, Essere e Tempo,a cura di Pietro Chiodi,trad.it.,Utet, Torino, 1969,Parte I, sez.II, cap.I §§ 50-51.
[2]Albert Hofmann, Alla riscoperta del misteri eleusini, trad.it., Feltrinelli, 1989, p.5

1 commento:

  1. La gente del 3° millennio crede alla mitologia e astrologia e si rifiuta di credere in Gesù nostro Padre:https://www.studibiblici.it/appunti/morte,%20pienezza%20di%20vita.pdf

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