Alla
vigilia di Juventus – Atletico Madrid, giudicavo improbabile la rimonta dei
bianconeri per i seguenti motivi:
1)non ha un
gioco riconoscibile
2)si basa sul
difensivismo ad oltranza e sull’improvvisazione dei suoi tanti campioni per
vincere in campionato, con punteggi spesso striminziti
3)ha
trasformato un attaccante purosangue come Dybala in un mediano mediocre
4)continua a
servirsi di De Sciglio, sempre e comunque, valutando raramente altre
opportunità nel ruolo (ora, per esempio, Cáceres)
5)non può
disporre di Cuadrado, infortunato, e sempre determinante in passato nel gioco
raramente offensivo della Juve
6)ha svenduto
Higuain, né ha mai pensato di utilizzare Kean al posto dello scartato argentino
7)quasi mai ha
impiegato Benatia, costringendolo a chiedere di essere ceduto
8)pensa che
Ronaldo possa fare da solo reparto in attacco
9)corre meno
dei suoi avversari europei
10)ha già
subito tre sconfitte in Champions.
Aggiungevo tuttavia: “È chiaro, d’altra
parte, che se la Juve
riuscisse nell’impresa di passare il turno – come non posso che augurarle –
allora le probabilità di vincere la Champions sarebbero altissime!”
La Juventus riusciva nell’impresa ed io non avevo difficoltà ad ammettere
che Allegri si era finalmente messo alla guida di una Ferrari:
“Lasciata la Fiat 500 in garage,
Allegri si mette alla guida della Ferrari e la Juve di Champions fa
l’impresa eliminando l’Atletico Madrid con i goal di Ronaldo, qualificandosi
per i quarti e proponendosi seriamente come una delle possibili candidate alla
vittoria finale.
Costretta a
segnare almeno tre goal per ribaltare la sconfitta di Madrid, la Juventus abbandona
finalmente passaggi orizzontali e difensivismo ad oltranza, per verticalizzare
e imporre il proprio gioco dall’inizio alla fine della partita. Gli
uomini, ieri notte, erano gli stessi di sempre, con qualche assente e qualche
accortezza tattica in più, ma è la mentalità della squadra che è apparsa
cambiata, a dimostrazione di quali siano le reali possibilità della Juve quando
il suo gioco si dispiega in tutta la sua forza, dal portiere sino agli
attaccanti, passando per i filtro di un centrocampo all’altezza della
situazione, come ha dimostrato di essere quello visto in campo ieri a Torino.
I meriti di
Allegri, questa volta, non si possono certo disconoscere, con la speranza che
non torni più indietro, non si faccia prendere dalla nostalgia di tornare a
guidare la 500, non si ostini nel far giocare calciatori poco in forma o
addirittura feriti, come il Mandžukić di ieri notte, o che abbiano
alternative credibili, come il De Sciglio disponibile nelle pause tra i
ricorrenti infortuni”.
Cosa dire, ora, dopo l’eliminazione della Juve nei quarti, ad
opera dei volonterosi ragazzi olandesi? Che una rondine non fa primavera, che la Juve non ha un terzino destro
e che Cancelo impiegato ad Amsterdam in questo ruolo è stato determinante in
negativo e che De Sciglio, utilizzato a Torino, non allineandosi con i compagni
di difesa, ha provocato l’inizio della fine con il pareggio dell’Aiax, che
mancavano Chiellini, Douglas Costa e anche Cuadrado, pure disponibile e
abbastanza in forma ma non inserito incautamente nella lista Champions per un
precedente infortunio, che non si può sperare di “ricreare” Dybala attaccante,
dopo averlo impiegato per anni solo e saltuariamente come difensore-mediano,
che con questa mentalità e con questo gioco – come ho detto più volte in altre occasioni – la Juventus non vincerà mai la Champions.
La questione più inquietante per i tifosi juventini, tuttavia, resta
la dichiarazione di Andrea Agnelli – pure dimostratosi un grande dirigente –
subito dopo la fine della partita: la riconferma di Allegri per il prossimo
anno e per quelli successivi!
sergio magaldi