mercoledì 17 aprile 2019

La Juve di Allegri: una rondine non fa primavera




Alla vigilia di Juventus – Atletico Madrid, giudicavo improbabile la rimonta dei bianconeri per i seguenti motivi:

1)non ha un gioco riconoscibile
2)si basa sul difensivismo ad oltranza e sull’improvvisazione dei suoi tanti campioni per vincere in campionato, con punteggi spesso striminziti
3)ha trasformato un attaccante purosangue come Dybala in un mediano mediocre
4)continua a servirsi di De Sciglio,  sempre e comunque, valutando raramente altre opportunità nel ruolo (ora, per esempio, Cáceres)
5)non può disporre di Cuadrado, infortunato, e sempre determinante in passato nel gioco raramente offensivo della Juve
6)ha svenduto Higuain, né ha mai pensato di utilizzare Kean al posto dello scartato argentino
7)quasi mai ha impiegato Benatia, costringendolo a chiedere di essere ceduto
8)pensa che Ronaldo possa fare da solo reparto in attacco
9)corre meno dei suoi avversari europei
10)ha già subito tre sconfitte in Champions.

Aggiungevo tuttavia: “È chiaro, d’altra parte, che se la Juve riuscisse nell’impresa di passare il turno – come non posso che augurarle – allora le probabilità di vincere la Champions sarebbero altissime!”

La Juventus riusciva nell’impresa ed io non avevo difficoltà ad ammettere che Allegri si era finalmente messo alla guida di una Ferrari:

“Lasciata la Fiat 500 in garage, Allegri si mette alla guida della Ferrari e la Juve di Champions fa l’impresa eliminando l’Atletico Madrid con i goal di Ronaldo, qualificandosi per i quarti e proponendosi seriamente come una delle possibili candidate alla vittoria finale.

Costretta a segnare almeno tre goal per ribaltare la sconfitta di Madrid, la Juventus abbandona finalmente passaggi orizzontali e difensivismo ad oltranza, per verticalizzare e imporre  il proprio gioco dall’inizio alla fine della partita. Gli uomini, ieri notte, erano gli stessi di sempre, con qualche assente e qualche accortezza tattica in più, ma è la mentalità della squadra che è apparsa cambiata, a dimostrazione di quali siano le reali possibilità della Juve quando il suo gioco si dispiega in tutta la sua forza, dal portiere sino agli attaccanti, passando per i filtro di un centrocampo all’altezza della situazione, come ha dimostrato di essere quello visto in campo ieri a Torino.

I meriti di Allegri, questa volta, non si possono certo disconoscere, con la speranza che non torni più indietro, non si faccia prendere dalla nostalgia di tornare a guidare la 500, non si ostini nel far giocare calciatori poco in forma o addirittura feriti, come il Mandžukić di ieri notte, o che abbiano alternative credibili, come il De Sciglio disponibile nelle pause tra i ricorrenti infortuni”.

Cosa dire, ora, dopo l’eliminazione della Juve nei quarti, ad opera dei volonterosi ragazzi olandesi? Che una rondine non fa primavera, che la Juve non ha un terzino destro e che Cancelo impiegato ad Amsterdam in questo ruolo è stato determinante in negativo e che De Sciglio, utilizzato a Torino, non allineandosi con i compagni di difesa, ha provocato l’inizio della fine con il pareggio dell’Aiax, che mancavano Chiellini, Douglas Costa e anche Cuadrado, pure disponibile e abbastanza in forma ma non inserito incautamente nella lista Champions per un precedente infortunio, che non si può sperare di “ricreare” Dybala attaccante, dopo averlo impiegato per anni solo e saltuariamente come difensore-mediano, che con questa mentalità e con questo gioco – come ho detto più volte in altre occasioni – la Juventus non vincerà mai la Champions.
La questione più inquietante per i tifosi juventini, tuttavia, resta la dichiarazione di Andrea Agnelli – pure dimostratosi un grande dirigente – subito dopo la fine della partita: la riconferma di Allegri per il prossimo anno e per quelli successivi!

sergio magaldi




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