SEGUE DA:
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte III
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte V
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VI
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VII
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte VIII
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IX
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte X
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte XI
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte XII
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte XIII
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA
Parte XIV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte XV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte XVI
Pur rappresentando la continuità con il
principio maschile dei suoi avi, tutte divinità indoeuropee di società
patriarcali, Zeus-Giove ha il merito di ridestare il principio femminile e
matriarcale, mostrandone l’importanza per la civilizzazione e il miglioramento
della condizione umana. Lo fa quasi senza volerlo e nel modo più piacevole per
lui: attraverso le tante nozze e le unioni libere con dee, ninfe e donne
mortali e la vasta prole di dei e semidei che con le loro attività gratificano
il genere umano.
La saggezza l’apprende
da Metis, la prima moglie, la giustizia e l’equilibrio nel
diritto e nella natura da Temi, la seconda moglie, e da lei
nasceranno le Stagioni per scandire con ordine il Tempo e le leggi della
natura, e le Moire a ricordare la precarietà della vita umana contro ogni ubris o
presunzione: Cloto che fila lo stame della vita, Lachesi che
lo avvolge al fuso e Atropo che lo recide al momento giudicato
opportuno. Dall’unione con la ninfa Eurinome genera le
Grazie: Aglaia o dell’ornamento e dello splendore, Eufrosine,
la gioia, Talia, portatrice di fiori e di prosperità. Dalle nozze
con Mnemosine, la dea che presiede alla memoria del mondo, senza la
quale gli esseri umani vagherebbero alla cieca finendo con l’impazzire, genera
le nove Muse per rallegrare l’umanità: Calliope dalla bella
voce che protegge l’Epica, Clio che rende celebri e presiede
alla Storia, Erato che provoca il desiderio e cura la Poesia
amorosa e il suono della lita, Euterpe che allieta lo spirito
con la Poesia lirica e al suono del flauto, Melpomene, colei che
canta e presiede alla Tragedia, con maschera, spada, e bastone di Eracle, Polimnia,
che ha a cuore gli inni e si occupa dei Mimi, Talia, la musa della
Commedia, Tersicore che protegge la Danza e infine Urania che
punta un bastone verso il cielo e sostiene l’Astronomia.
E via via, passando di unione
in unione, di figli in figli, Zeus-Giove mostra la dimensione progressiva del
reale. Con Era-Giunone, l’ultima moglie, non certo l’ultima amante, il “padre
degli uomini e degli dei” annuncia al genere umano il ruolo e il valore
dell’istituzione matrimoniale, ancorché – come testimonia la sua lunga
convivenza con la dea – la vita coniugale si riveli spesso fonte di incomprensioni,
di conflitti e tradimenti. Il fatto è che l’anelito del dio è sempre proiettato
verso una totalità che non sarà mai raggiunta ma solo costantemente accresciuta
nel bene e nel male, all’insegna di un potere non incondizionato ma mediato dalle
molteplici figure di cui si circonda. Ciò che lo avvicina e allo stesso tempo
lo allontana dalla visione del divino propria del monoteismo.
Non a caso, il suo regno
nell’universo – peraltro condiviso con i fratelli Hades-Plutone e
Poseidone-Nettuno – durerà sino alla nascita di una nuova concezione che
assegna al divino l’onnipotenza, l’onniscienza e la totalità del bene, e
all’umano, sua creatura, la perfettibilità e la responsabilità delle proprie
azioni e, dunque, la sovranità del male. D’altra parte, Zeus-Giove è
consapevole di non essere il creatore del genere umano ma proprio come il Dio
del Vecchio Testamento – che invece ne è l’artefice –diffida dell’umanità e
pensa di distruggerla con il diluvio universale, ma poi concede agli esseri
umani ancora una possibilità: come farà Noè, così Deucalione e Pirra ripopoleranno la Terra
della razza umana:
«Quando avvenne il cataclisma che
noi chiamiamo diluvio oppure inondazione, tutta la razza umana perì ad
eccezione di Deucalione e Pirra che si rifugiarono sull’Etna, il monte più alto
(si dice) che sorga in Sicilia. Essi non potendo sopravvivere per la
solitudine, chiesero a Giove di concedere loro degli uomini oppure di
annientarli come era successo agli altri. Allora Giove ordinò di gettare delle
pietre dietro la schiena: quelle gettate da Deucalione divennero uomini, quelle
da Pirra donne. Questa è l’origine della parola laos (“popolo”),
poiché in greco Laas significa pietra.» (Igino
Astronomo, Fabulae, 153).
Pur
disperando del genere umano, di cui a differenza del Dio biblico non è
responsabile, e temendo addirittura di esserne spodestato (come poi avverrà,
con l’affermazione del monoteismo), Zeus-Giove mostra nell’occasione – così
come nell’episodio di Prometeo che gli ruba il potere del fuoco per darlo ai
mortali – la capacità di perdonare e l’infinita benevolenza di cui è portatore.
sergio
magaldi