martedì 22 marzo 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II


 

SEGUE DA: ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I


 Dicevo altrove dello stretto rapporto esistente tra astronomia, astrologia e mitologia. Cominciando dai corpi celesti più importanti e vicini alla Terra, incontriamo Venere, oltre naturalmente alla Luna, satellite del nostro pianeta ma anche uno dei due luminari del cielo.  

 

L’energia, motore del mondo – che induce i terricoli (uomini animali e piante) a riprodursi piacevolmente e a godere di tutto ciò che di bello e di sublime offre l’esistenza e che al tempo stesso è simbolo della natura, della giovinezza e della primavera – ha la sua veste fisica nel pianeta o corpo celeste più luminoso (Ésperos, Eosfóros, Fosfóros o portatore di luce è stato chiamato il pianeta Venere) e la sua anima nella dea Venere-Afrodite della mitologia classica.

 

La veste fisica di Venere, oltre alla luminosità, offre altri elementi a coglierne gli aspetti animici e le analogie astrologiche. È il pianeta più vicino alla Terra e dunque il più visibile, ed è capace di riflettere circa il 70% della luce che riceve dal Sole. L’albedo di Venere, infatti, ovvero il suo potere riflettente, è il più elevato dell’intero sistema solare. Venere è avvolta in una fitta coltre di nubi, che ostacolano la penetrazione della luce del Sole all'interno e la riflettono invece all'esterno, rendendola, oltre che splendente e luminosa, capace di un “effetto serra” che porta la temperatura in superficie a circa 475°centigradi. Per analogia Venere-Afrodite, allorché si libera delle proprie vesti (la fitta coltre di nubi), suscita l’ammirazione “magica” di chi le sta attorno, persone animali e cose, e l’effetto serra che produce il suo corpo è il calore della passione che è in grado di suscitare. Attenzione, però, perché il pianeta alle altezze superiori, per via della radiazione solare, dissocia l'acido solforico (H2SO4) in acqua (H2O) e biossido di zolfo (SO2). Questi, insieme all'anidride carbonica, formano una nebbia uniforme che circonda le nubi. In questa regione esterna, la pressione è di circa 0,2 atmosfere e la temperatura precipita a - 83°C. Così, Venere-Afrodite, sensibile al calore ed alle passioni, può all’occorrenza mostrare tutta la freddezza di cui è capace nei confronti dell'amante. Di contro, le sue “attenzioni” possono rivelarsi eccessive ed estremamente pericolose: il mito di Paride ne è l’esempio.

 

Così, le sonde inviate su Venere hanno subito notevoli danni prima di poter trasmettere dati alla Terra, a causa delle alte temperature e della corrosività del pianeta, la cui atmosfera è composta per il 96 % di anidride carbonica e per il 4 % di azoto, con tracce di biossido di zolfo, argon e vapore acqueo. Sulla superficie di Venere, inoltre, sono presenti vaste depressioni e insieme grandi altopiani e monti di natura vulcanica, alcuni dei quali tuttora attivi: la dea a seconda che conceda i suoi favori o meno è in grado di suscitare emozioni possenti come eruzioni vulcaniche, vaghe aspettative o soltanto lacrimevoli depressioni.

 La bellezza, sorriso della terra, e l'amore, sorriso della vita, presero forma umana e femminile nel mito di Venere-Afrodite. La Dea dell'amore, figlia del Mare e del Cielo, nacque nei pressi dell'isola di Cipro dalla spuma galleggiante sul mare, frutto dei genitali recisi di Urano, a sua volta personificazione della volta celeste. Non a caso il suo nome greco [Afrodite], significa appunto nata da spuma:

“[...]Erraron a lungo sul mare e d’intorno bianca spuma s’alzava dai membri immortali; dentro la spuma una fanciulla crebbe. E prima alla santa Citera fu spinta, donde poi giunse a Cipro cinta dal mare. Lì emerse adorabile e bella dea; sotto i suoi passi leggeri l’erba fioriva d’attorno. L’hanno chiamata Afrodite uomini e dei perché nacque da spuma.

(Esiodo, Teogonia)

 

In un mattino di primavera splendente di sole, apparve una meravigliosa creatura stillante rugiada, da un placido gorgo azzurro e ritta sopra una conchiglia iridata. La brezza marina faceva fremere i suoi capelli biondi e sbattere i veli che avvolgevano il suo corpo candido. Due Zefiri in forma di giovinetti alati e incoronati di fiori, la spinsero col soffio verso la riva. Le Ore [divinità minori] le vennero intorno in un molle ritmo di danza [nei suoi significati astrologici la danza e le arti sono sotto il governo di Venere] e detersero le sue membra dalla salsedine, pettinarono le sue chiome dorate e le intrecciarono di perle; poi le misero indosso una veste profumata e fecero brillare sul suo collo una splendida collana. Un carro d'alabastro tirato da candide colombe apparve all'improvviso e Venere-Afrodite vi salì sorridente. Attraversando gli spazi luminosi giunse in breve alla reggia degli immortali.

 

S  E  G  U  E

 

 

sergio magaldi


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