In queste
ore di lutto nazionale per la Spagna, mentre le televisioni sospendono la
consueta programmazione per lasciare spazio alla narrazione sulla tragedia
della Rambla di Barcellona e i focolai terroristici di Alcanar [Tarragona] e
Cambrils, mentre le parole – purtroppo sempre le stesse in simili occasioni – così
come le immagini, si ripetono sino allo sfinimento dei telespettatori, e
risuonano le solite frasi ad effetto, come “No tengo miedo” [Non ho paura], Mariano Rajoy lancia il
suo appello per l’unità del Paese, più che mai attuale in un momento delicato
della vita nazionale in cui solo poche ore prima degli attentati terroristici
si discuteva animatamente, dentro e fuori il Parlamento, sull’indipendenza
della Catalogna e sul prossimo referendum. Per il resto, le parole del capo del
governo spagnolo non si discostano da quelle di altri primi ministri in
circostanze analoghe, per ribadire con fermezza, con i giusti ideali di libertà
e di democrazia, che “Non cambieremo il
nostro stile di vita”, laddove sarebbe preferibile e più semplice un chiaro
e preciso riferimento alla sacralità della vita e ai diritti universali di ogni
essere umano.
Sulla scia
del presidente del governo, interviene con un editoriale il più prestigioso
quotidiano di Spagna: “El ataque en La Rambla llama a la unidad en una nuova
agenda politica” [L’attacco contro la
Rambla chiama all’unità nella prospettiva di una nuova agenda politica] –
titola l’editoriale di El País di Venerdì 18 Agosto, e nel corso dell’articolo
evidenzia a grandi lettere:
Este crimen tiene que
ser un aldabonazo que
devuelva a la politica
catalana a la realidad
Apelamos al Govern para
que se ponga al servicio
de los problemas
reales de Cataluña
[Questo
crimine deve essere un gran colpo per riportare la politica catalana alla
realtà. Lanciamo un appello al Governo perché si ponga al servizio dei problemi
reali della Catalogna].
Insomma, per
El País e per Mariano Rajoy quello dell’indipendenza catalana è l’ultimo dei
problemi, anzi non è nemmeno un problema a fronte degli attacchi terroristici
che hanno colpito il Paese e che potrebbero colpirlo in futuro. Sicuramente è
così, e parlare oggi di secessionismo di regioni europee è almeno
anacronistico. Resta il fatto, che le parole di Rajoy e quelle del quotidiano
di Madrid non sono certamente dettate dalla prudenza e potrebbero generare nei
malevoli esercizi di dietrologia che di sicuro non vanno alimentati in una
congiuntura così tragica per la Spagna e per tutta l’Europa.
Dopo aver menzionato la strage, attribuita
alla stessa matrice, della mattina di Giovedì 11 Marzo 2004 [per gli
affezionati della numerologia 11 come il giorno dell’attacco alle Torri Gemelle
e ancora 11 se si sommano i numeri della data intera 11-03-2004, cioè 1+1+3+2+4
=11], allorché dieci zaini riempiti con esplosivo uccisero 192 persone e
ferirono 2.057 persone alla stazioni di Atocha, El Pozo e Santa Eugenia di
Madrid – sorprendentemente sorvolando sul fatto che mancavano soltanto tre
giorni alle elezioni politiche generali
– l’editoriale ricorda i recenti
attentati che hanno insanguinato le strade di diverse città europee: Manchester
con 22 morti, Berlino con 12, Nizza con 84 morti e 300 feriti, Bruxelles con 32
morti e 300 feriti, Parigi con 130 morti oltre ai 12 dell’attacco a Charlie Hebdo. L’articolo prosegue poi con
l’analisi delle misure già prese o quelle da prendere contro il terrorismo jihadista, ma infine la lingua finisce
nuovamente col battere dove il dente duole: “Celebramos, por tanto, que el
presidente del Govierno, Mariano Rajoy, haya decidito encabezar, junto con la Delegacíon del Gobierno en Cataluña, la
supervisión de las operaciones de respuesta ante el ataque […] Lamentablemente,
el brutal atentado terrorista que ha vivido Barcelona coincide con un momento
de máxima confusíon política en Cataluña. Un ataque de esta magnitud tiene que
ser un aldabonazo que devuelva a la realidad a las fuerzas políticas catalanas
que, desde el Govern, el Parlament o los movimientos por la independencia han
hecho de la quimera secessionista la sola y unica actividad de la agenda
política catalana en los últimos años”. [Apprezziamo
pertanto che il capo del governo, Mariano Rajoy, abbia deciso di presiedere,
unitamente alla Delegazione del Governo di Catalogna, alla supervisione delle
operazioni di risposta all’attacco (…) Purtroppo, il brutale attentato
terrorista che ha vissuto Barcellona coincide con un momento di massima
confusione in Catalogna. Un attacco di questa portata deve essere come un gran
colpo per ricondurre alla realtà le forze politiche catalane che, dal Governo,
al Parlamento o ai movimenti per l’indipendenza hanno fatto della chimera
secessionista la sola e unica attività dell’agenda politica catalana degli
ultimi anni].
sergio
magaldi