La
Juve vista Domenica sera nella finale di Supercoppa italiana è apparsa, oltre
che in ritardo di forma, fisicamente e tatticamente stanca, come nell’ultimo
mese di Campionato, come nella finale, persa nettamente, di Champions. È vero,
d’altra parte, che a pochi giorni dall’inizio della Serie A, la squadra appare
indebolita rispetto allo scorso anno, non solo per le partenze di Bonucci, Dani
Alves, Lemina e Rincon, ma anche perché i nuovi acquisti, Douglas Costa e
Bernardeschi, sembrano più che altro variabili non determinanti rispettivamente
di Cuadrado e di Pjaca.
Partita con fervore agonistico, dopo i primi
cinque minuti la Juventus si è subito afflosciata, lasciando il dominio
territoriale alla Lazio e denunciando lo stato approssimativo di molti dei
suoi, soprattutto a centrocampo, dove Pjanic e Khedira tutto hanno fatto tranne
che creare un filtro per ostacolare le discese dei laziali e nello stesso tempo
creare palle giocabili per le punte, e in attacco dove, a fronte di un
Mandzukic inguardabile e di un mai servito Higuain, ci sono stati solo gli
spunti di Cuadrado e le manovre di Dybala che, così come avveniva l’anno
passato, continua a partire da troppo lontano per inspiegabili motivi tattici.
Eppure, proprio il campione argentino – di sicuro il migliore in campo dei
bianconeri – sfruttando un calcio di rigore e tirando magistralmente a rete un
calcio di punizione compiva il miracolo di pareggiare quasi al novantesimo una
partita già persa.
Restano inspiegabili i cambi effettuati da
Allegri: a parte gli ultimi venti minuti di un impalpabile Bernardeschi,
Douglas Costa che sostituisce Cuadrado – l’unico con Dybala a mantenere viva
sino a quel momento la manovra offensiva della Juve – invece dello spento
Mandzukic e soprattutto il cambio di Benatia [a mio giudizio il migliore della
difesa bianconera] con l’ex-milanista De Sciglio. Mossa quest’ultima che si
rivelerà strategicamente determinante per la vittoria… della Lazio, quando
Lukaku, ad un minuto dalla fine del recupero, involandosi indisturbato sulla
fascia [dov’era Douglas Costa?!] non trovava il collaudato Lichsteiner come
ultimo ostacolo, bensì il pupillo di Allegri che il robusto difensore laziale
piantava in asso, dribblandolo con facilità, per poi crossare di precisione al
centro dell’area avversaria per il comodo 3-2 con cui la Lazio si è aggiudicata
meritatamente la Supercoppa italiana di quest’anno.
Insomma, è quasi superfluo ripetere quanto più
volte ho detto in passato: senza un vero centrocampo di filtro e regia, la Juve
non potrà mai vincere una Champions e quest’anno avrà vita dura anche in
Campionato. Si continua a parlare dell’arrivo di Matuidi e/o di tanti altri
illustri centrocampisti, ma a pochi giorni dall’inizio del Campionato, con le
partenze di Lemina e di Rincon, la Juve in mezzo al campo appare ancora più
povera.
sergio
magaldi
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