mercoledì 16 agosto 2017

La ciliegina di Allegri





 La Juve vista Domenica sera nella finale di Supercoppa italiana è apparsa, oltre che in ritardo di forma, fisicamente e tatticamente stanca, come nell’ultimo mese di Campionato, come nella finale, persa nettamente, di Champions. È vero, d’altra parte, che a pochi giorni dall’inizio della Serie A, la squadra appare indebolita rispetto allo scorso anno, non solo per le partenze di Bonucci, Dani Alves, Lemina e Rincon, ma anche perché i nuovi acquisti, Douglas Costa e Bernardeschi, sembrano più che altro variabili non determinanti rispettivamente di Cuadrado e di Pjaca.

 Partita con fervore agonistico, dopo i primi cinque minuti la Juventus si è subito afflosciata, lasciando il dominio territoriale alla Lazio e denunciando lo stato approssimativo di molti dei suoi, soprattutto a centrocampo, dove Pjanic e Khedira tutto hanno fatto tranne che creare un filtro per ostacolare le discese dei laziali e nello stesso tempo creare palle giocabili per le punte, e in attacco dove, a fronte di un Mandzukic inguardabile e di un mai servito Higuain, ci sono stati solo gli spunti di Cuadrado e le manovre di Dybala che, così come avveniva l’anno passato, continua a partire da troppo lontano per inspiegabili motivi tattici. Eppure, proprio il campione argentino – di sicuro il migliore in campo dei bianconeri – sfruttando un calcio di rigore e tirando magistralmente a rete un calcio di punizione compiva il miracolo di pareggiare quasi al novantesimo una partita già persa.

 Restano inspiegabili i cambi effettuati da Allegri: a parte gli ultimi venti minuti di un impalpabile Bernardeschi, Douglas Costa che sostituisce Cuadrado – l’unico con Dybala a mantenere viva sino a quel momento la manovra offensiva della Juve – invece dello spento Mandzukic e soprattutto il cambio di Benatia [a mio giudizio il migliore della difesa bianconera] con l’ex-milanista De Sciglio. Mossa quest’ultima che si rivelerà strategicamente determinante per la vittoria… della Lazio, quando Lukaku, ad un minuto dalla fine del recupero, involandosi indisturbato sulla fascia [dov’era Douglas Costa?!] non trovava il collaudato Lichsteiner come ultimo ostacolo, bensì il pupillo di Allegri che il robusto difensore laziale piantava in asso, dribblandolo con facilità, per poi crossare di precisione al centro dell’area avversaria per il comodo 3-2 con cui la Lazio si è aggiudicata meritatamente la Supercoppa italiana di quest’anno.

 Insomma, è quasi superfluo ripetere quanto più volte ho detto in passato: senza un vero centrocampo di filtro e regia, la Juve non potrà mai vincere una Champions e quest’anno avrà vita dura anche in Campionato. Si continua a parlare dell’arrivo di Matuidi e/o di tanti altri illustri centrocampisti, ma a pochi giorni dall’inizio del Campionato, con le partenze di Lemina e di Rincon, la Juve in mezzo al campo appare ancora più povera.


sergio magaldi      

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