Diego De Silva, Terapia di coppia per amanti, Einaudi Super ET, Torino 2017, pp.288, € 12,50 |
Per le
letture sotto l’ombrellone, ripropongo un romanzo di un paio di anni fa, ora
ripubblicato per le edizioni di Einaudi Super ET e da Mondolibri. Può risultare utile per gli
amanti in astensione forzata durante le vacanze estive e costretti a riflettere
sulle proprie vicende personali e familiari. Ancorché scritto in un linguaggio
che, nell’intento di cavalcare il proprio tempo e di strappare qualche risata,
non di rado indulge alla volgarità, il romanzo del napoletano Diego De Silva si
propone come una ricerca semiseria sulla condizione degli amanti: perché stanno
insieme, come gestiscono la loro relazione clandestina, che si aspettano dal futuro.
Per la verità, nella narrazione di De Silva, questi interrogativi sembrano più
che altro ossessionare Viviana, la donna della coppia, perché lui, Modesto,
musicista di professione, dal figlio sveglio e dal padre impossibile, sembra
più che altro aver bisogno di viverlo l’amore con Viviana, senza bisogno di
farsi tante domande.
Che le cose non stiano come le vorrebbe
Modesto si percepisce già dalle prime righe del libro: “Se pensate che gli
amanti siano partigiani della felicità; gente abbastanza disillusa da aver
capito che l’unico modo per resistere all’andazzo mortifero della vita
matrimoniale sia farsene un’altra in cui negare ideologicamente le norme
vigenti della prima, e dunque abolire ogni ruolo, ogni dovere, ogni ambizione
di stabilità in nome di un unico fine superiore (il solo che poi conta
veramente), quello di vedersi quando si ha voglia senza aspettarsi dall’altro
più di quanto ti dà; bene se è questo che pensate, allora lasciate che vi dica
che non avete la minima idea di cosa state parlando” [p.3, ed. Mondolibri].
Insomma, è del tutto illusorio pensare che l’amante sia “un fazzoletto di terra a statuto speciale dove
abbandonarti ai tuoi desideri più essenziali, provvisoriamente esentato dalle
rotture di coglioni che ti ammorbano l’esistenza quotidiana. Tu, lei e niente
più”.
A lasciarci intravedere come stiano realmente
le cose, ci viene in soccorso Viviana, quando è il suo turno di parlare [i due
amanti si alternano nel romanzo in quello che di fatto è un simbolico
rivolgersi ai lettori]: “Ma con quest’uomo, accidenti, non so davvero cosa mi
prende. Mi si è ribaltato tutto. Non ho più convinzioni, punti fermi, principi
[…] Lo voglio e non lo voglio, lo esalto e lo demolisco, lo cerco e lo
allontano, lo scaccio e lo riconvoco[…] La verità è che mi sento sua, vergognosamente sua, mentre lui, che pure mi ama, di me
potrebbe anche fare senza […] Tre anni che la nostra storia va avanti, e non un
segno di miglioramento. Combatto ogni giorno con la mia dipendenza, m’illudo
che prima o poi riuscirò a superarla o perlomeno a inglobarla nelle attività
che m’impegnano il tempo ma non c’è verso, non ne vengo fuori, sono invischiata
in questo amore doloroso e non ce la faccio più a reggere la doppia vita,
perché alla fine di questo si tratta […] Certo, non è stato sempre così.
All’inizio tutto è facile, fattibile […] La leggerezza dei primi mesi è
incantevole […] Poi un giorno qualcosa s’inceppa […] Inizi a pensare a lui
continuamente, ossessivamente. Ti manca […] Perché se ne va?, ti chiedi. E non
te l’eri mai chiesto. Perché torna a casa da sua moglie? Cosa ci fa con lei?”
[pp.14-17].
Così, ad un certo punto, arriva la telefonata
di lei, sull’orlo di una crisi di nervi, a casa di lui, alle quattro del mattino [o di notte, secondo
il punto di vista] e se non fosse per la complicità di Eric, il figlio di
Modesto che ignora la relazione di suo padre, ma ha subito intuito di che si
tratti, tutto sarebbe scoperto e i due amanti non sarebbero più clandestini. E,
nei giorni seguenti, le interminabili discussioni tra lui giustamente risentito
e lei che gli rimprovera la sua insensibilità, sino al punto di trascinarlo in
una terapia di coppia. E qui tra la messa in questione, se non in ridicolo, del
trattamento psicoanalitico, per le umane debolezze del terapeuta, e in una
girandola di citazioni musicali, si consuma il futuro della coppia: “Ho
riflettuto molto in questi giorni – dice Viviana a Modesto – e ho capito un po’
di cose. Per esempio che tu sei fatto così. Che ho sbagliato a trascinarti in
analisi. Che non possiamo affidare a qualcun altro la soluzione dei nostri
problemi. Che dobbiamo fare da noi. E non so se saremo in grado. Quello che
devi sapere è che potrei andarmene da un giorno all’altro, quando meno te lo
aspetti”.
Pur nei limiti cui è affrontata la materia, l’autore
ha l’abilità di cogliere una certa psicologia dell’amante femmina: il suo
carattere lunare, romantico e minaccioso; e una psicologia altrettanto parziale
dell’amante maschio, dall’atteggiamento intriso di edonismo e di
superficialità, anche quando ama. In conclusione, il romanzo descrive con una
certa efficacia gli innumerevoli problemi della “condizione amante”, complicata
dall’idea illusoria e ossessiva che per far cessare ogni malessere tra gli
amanti basterebbe trasformare la relazione clandestina in un secondo
matrimonio.
sergio
magaldi
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