A.Rovira F.Miralles, L'enigma dei sette maestri, Newton Compton Editori, Roma, 2014,pp.283 |
Alex Rovira e Francesc Miralles, entrambi
autori radiotelevisivi e collaboratori di El País, pubblicano per la
Newton Compton Editori un romanzo interessante per gli amanti del thriller
esoterico: L’Enigma dei sette maestri [titolo originale: La luz de
Alejandría].
Il giornalista radiofonico Javier e Sarah, la
sua enigmatica e in apparenza poco espansiva compagna di avventure,
ripercorrono su commissione il viaggio di uno studioso, trovato morto presso il
faro di Finisterre, mentre è alla ricerca del segreto dell’illuminazione. Si
tratta probabilmente di rintracciare un documento che accomuna tra loro sette
sapienti, gli uomini più saggi dell’antichità. La conoscenza del principio
comune ai sette grandi maestri avrebbe il potere di assicurare la condizione di
illuminato. L’assassinio di Marcel Bellaiche – questo il nome dello studioso –
induce a pensare che egli avesse scoperto la verità o che fosse sul punto di
raggiungerla, ma che nemici occulti e potenti sono sempre in agguato per
impedire che il mistero sia svelato e che l’umanità possa appropiarsene.
Opportunamente, gli autori del libro
premettono alla narrazione un breve Racconto Zen che la dice lunga sul
segreto dell’illuminazione:
Alcuni discepoli cercavano l’illuminazione, ma
non sapevano in cosa consistesse né come ottenerla. Il maestro disse
loro: «L’illuminazione non può essere conquistata. Non potrete impadronirvene».
Tuttavia, quando vide il loro sconforto, aggiunse: "Non vi affliggete, perché
questo significa anche che non potrete perderla". Eppure ancora oggi in tanti
continuano a cercare ciò che non può essere perso né acquisito.
Il
romanzo prosegue con l’abile, ancorché ingenua, ricostruzione simbolica del
patrimonio sapienziale di ciascuno dei sette saggi. Una ricerca che,
ripercorrendo le tappe che furono dello studioso trovato morto, trascina il
lettore, attraverso una serie di avventure, all’interno di quelle terre dove i
sette maestri vissero e sparsero a profusione le proprie perle di saggezza. Una
guida preziosa per i curiosi “pescatori” che di quei sapienti non avessero mai sentito parlare, un esercizio utile a rinfrescare la memoria di tutti gli altri e magari
a riflettere su ciò che, sebbene conosciuto, non trova concreta applicazione nel
vivere quotidiano.
Il primo
cosiddetto faro dell’umanità è il mitico Ermete Trismegisto di cui gli autori
riassumono in due paginette [pp. 55-56] le pillole di saggezza, individuando
con una certa disinvoltura, i sette principi che sarebbero alla base del suo
pensiero:
2) Il principio di Corrispondenza: ciò
che è in alto è come ciò che è in basso e viceversa.
3) Il principio di Vibrazione, in base
al quale tutto è in perpetuo movimento.
4) Il principio di Polarità: nella
mente, come nella realtà tutto è di natura duale ma si riconcilia nell’unità
degli opposti.
5) Il principio del Ritmo, in virtù del
quale tutto fluisce e rifluisce continuamente.
6) Il principio di Causa ed Effetto:
ogni effetto ha la sua causa e ogni causa il suo effetto, secondo una legge
universale. Concetto simile, aggiungo, a quello che il pensiero orientale
individua con la legge del Karma.
7) Il principio del Genere, in base al
quale tutta la realtà si manifesta nella polarità maschio-femmina.
Il secondo faro dell’umanità è
rappresentato dal libro cinese dei mutamenti, l’I Ching. Al di là del
suo uso oracolare, secondo gli autori si possono trarre dal libro dieci motivi
ispiratori [pp. 101-102]:
1) Vivere consiste
nel procedere con semplicità.
2) L’uomo saggio persevera nel proprio cammino
e nella direzione prescelta, ma si adatta ai tempi e corregge i propri
obiettivi,
3) Nell'agire e nel parlare, egli evita gli estremi perché sa che sono causa di
sventure,
4) Egli si astiene da ogni azione quando non sia certo di
controllarne le conseguenze.
5) Perseverare non basta per raggiungere il
successo: è inutile cacciare dove non ci sono prede.
6) Tutto è in continuo mutamento: impara ad
essere felice tra un mutamento e l’altro.
7) Solo chi si abbevera alla fonte
dell’entusiasmo raggiunge grandi cose.
8) Prima dello splendore, c’è bisogno del
caos. Nulla può essere raggiunto prima del tempo.
9) Solo chi si dispone con tranquillità ha
accesso all’imperscrutabile.
10)Solo alla fine del cammino è lecito il
cambiamento.
Il terzo faro dell’umanità è
rappresentato dal Buddha e dalle sue quattro nobili verità [pp.141-142]:
2) Il desiderio è alla base del ciclo delle
reincarnazioni e della non cessazione della sofferenza.
3) Possesso e passioni sono alla base del
dolore.
4) La nostra vita è il risultato dei nostri
pensieri e delle nostre azioni. Solo l’ottuplice sentiero conduce alla
cessazione del dolore: a)retto modo di vedere, b)rette aspirazioni, c)retto
discorso, d)retta condotta, e)retto modo di vivere, f)retto sforzo, g)retta
concentrazione, h)retta meditazione.
Il
quarto faro è rappresentato dal maestro Confucio e dai suoi dieci
moniti[pp.181-182]:
Il
quinto faro è rappresentato da Lao Tzu [p.219] e dagli insegnamenti
contenuti nel Tao The Ching. Con
le sue massime fisiche [per esempio: agisci senza agire] e metafisiche [l’essenza
del vaso è nel vuoto: il tao del vaso non consiste nell’argilla
usata per costruirlo ma nel vuoto che viene riempito, l’essere è il
fondamento del non-essere ecc…].
In
conlusione, se l’intreccio narrativo si rivela appena sufficiente, notevole è
invece, per quanto si diceva sopra, la funzione didascalica che il romanzo è in
grado di esercitare.