venerdì 30 dicembre 2022

L’ arma della musica nella società contemporanea


 

Non sempre i grandi cambiamenti sociali che coinvolgono anche la cultura colgono di sorpresa gli sprovveduti, perché spesso sono proprio costoro ad avere la giusta intuizione di ciò che sta mutando.

 di  Alberto Zei

 Come la spiaggia di Rimini - Nel  campo musicale la contraddizione tra la tradizione melodica vocale e strumentale e la ricorrente  innovazione della asincronia – ossia  della dissociazione  tra suoni  e parole delle composizioni – è  particolarmente evidente,  tanto che nelle composizioni attuali le variazioni dei valori intesi come tali e la percezione degli accordi – anche attraverso i salti di ottave e i virtuosismi  armonici del passato – non hanno più valore.


La percezione musicale in senso simbolico è un po’ come la spiaggia di Rimini in estate, per la gioventù che la frequenta: “il mare diviene un pretesto“.

Così, con la musica attuale l’attesa sociale è divenuta la condivisione di una competizione che si basa su parole che, oltre al significato diretto e/o allegorico, hanno nella ripetizione decine di volte una sorta di slogan percepito come un piacevole stordimento emotivo, rivolto soprattutto alla ricerca di qualcosa da contrapporre alle aspettative della tradizione.

Il ricorso alla “strada” - Si tratta di un’autentica ristrutturazione musicale in cui il talento di chi si sta avventurando nella composizione, talora con successo, consiste nel ricorso alla stravaganza di cui tutti possono essere allievi e maestri, stante il fine di sorprendere l’ascoltatore. Tanto più che spesso ci si avvale del  paradosso, ossia di una  sorta di non senso che di solito funziona,  con il cosiddetto aiuto della  “strada”. Si tratta cioè di individuare  per la circostanza un rappresentativo “figlio della strada” che viene interrogato  su cosa  non sa, gli  viene cioè proposto  un concetto appena per lui  percepibile in qualche parola. Tanto  basta per far uscire il pensiero confuso dell’intervistato che si traduce in una serie di frasi di solito aggressive e certamente sconnesse; anche se queste vengono poi assunte dal cantautore come linfa vitale della competizione sociale in cui egli stesso le utilizza. Poche strofe che generano  all’ ascolto  percezioni immaginifiche, ottenute con la ripetizione reiterata  fin quasi all’ipnosi mediatica del medesimo concetto, che quasi immancabilmente manifesta la ribellione nei confronti della società di cui l’autore non condivide i valori non solo musicali.




Il lavaggio del cervello - Il modo in cui tutto ciò può avvenire è ben conosciuto come “lavaggio del cervello”. Senza entrare in questo ambito molto tecnico, utilizzato nel passato ai fini politici, si tratta ora ovviamente di altri modi, di altre maniere certamente soffici e anche difficilmente avvertibili. Facendo un esempio a tutti noto, se leggiamo o tentiamo di leggere una pagina scritta in modo sfocato avvertiamo intimamente disagio fisico e psichico; disagio  determinato dalla posizione ambigua dei caratteri durante  la lettura, mentre il cervello  cerca in ogni modo di comprenderne il significato, per liberarsi dal fastidio grazie alla prima scritta chiara e leggibile. Se alla fine si riesce a trovarla, allora su di questa ci  si sofferma con estrema attenzione per il fatto inconscio di essersi liberati di quel precedente malessere causato  dalle lettere sfocate.



Il fine – Dopo tanta confusione avvolgente e totalizzante, ecco che appaiono nella composizione alcune parole in chiaro  che inconsciamente rimarranno impresse nelle persone che ascoltano e che già si muovono a passo di danza con i suoni che percepiscono. E questo è risaputo e ben sfruttato  dalla pubblicità. Viene creata la medesima sensazione di confusione della sfocatura visiva,  con rumori a multifrequenza continuati ad alto volume dai  quali, anche inconsciamente, cerchiamo di venir fuori con un significato armonico di completo senso musicale e di conseguente piacevolezza di ascolto, che però non troviamo. Ma ecco che dalla confusione emergono le prime parole comprensibili che vengono catturate e memorizzate. Queste rappresentano per  il cervello l’ ancora di salvezza dalla confusione  di suoni e rumori continuati ad alta intensità. Si tratta per lo  più di strumenti elettronici o a percussione,  come  tamburi e timpani, che rendono  vana per chi ascolta l’inconscia ricerca di qualche piccola pausa, che non deve esistere.

L’ ancora di  salvezza - Qui sorge inconsciamente lo stato d’ansia degli ascoltatori per la   mancanza  di  significato musicale armonico  insito nell’ istinto umano, ma  volutamente introvabile. Ecco quindi che quando finalmente emergono le prime parole, queste  rappresentano la via di uscita dal disagio psichico soprattutto inconscio, provato durante la ricerca del significato musicale. Nulla di più che slogan di poche parole, ripetute però decine e decine di volte con il senso che l’autore intende dare. Queste entrano prepotentemente nel profondo di chi ascolta  per surrogare  un senso compiuto di ciò che viene percepito e che come tale resta per la canzone che le evoca, sia come fonte prediletta degli indirizzi sociali di comportamento, capace di generare un record di vendite, sia come atteggiamento di rottura con la società.


                                


La pubblicità - Il coinvolgimento collettivo di molti protagonisti negli  sketch  pubblicitari, esprime  l’innovazione più dilagante nel campo commerciale per la presentazione dei vari prodotti. Lo schema ormai generalizzato della pubblicità mediatica del piccolo e del grande schermo è infatti quello del veloce susseguirsi di immagini dissociate, ossia diverse tra loro, creando nello spettatore lo stato naturale della ricerca del significato; significato che poi viene imposto con  un’inquadratura finale chiara in cui il prodotto pubblicizzato è più che evidente



Nella musica contemporanea l’efficacia delle dissonanze realizzate in successione, soprattutto dagli strumenti a corda e a percussione, precedono come già detto, slogan destinati ad essere memorizzati.

 La dissonanza - Qualcuno potrà pensare che per “dissonanza” si intenda disarmonia. Ma non è così. La dissonanza rappresenta una nota di attesa. Infatti in campo musicale la dissonanza ha una grande importanza nella strofa in quanto esprime una nota che ne esige un’altra per dare a quell’accordo un senso compiuto. Per rendere meglio l’ idea della  dissonanza, questa  potrebbe essere intesa come una frase senza verbo. Ecco quindi che il verbo inserito alla fine concretizza l’intero messaggio, così come gli slogan  lanciati in chiaro  al  pubblico, dopo la confusione sonora e ripetuti con questo stratagemma, vengono percepiti nel modo pubblicitario voluto.



Si tratta di canzoni che possono essere ascoltate collettivamente, per esempio, negli stadi anche da alcune centinaia di migliaia di persone con le braccia alzate, con il corpo in oscillazione in evidente segno di coinvolgimento e che ripetono quelle parole. Ed è proprio questo coinvolgimento che alla fine concretizza la vera essenza del messaggio nell’ inconscio  collettivo delle persone cui è destinato; persone che assimilano attraverso una sorta di ipnosi, l’ invito pubblicitario e/o politico  contenuto nella “canzone” lanciata e utilizzata come  un’ arma della musica. 


giovedì 15 dicembre 2022

Massoneria Onair N°28 15-12-22 Giudizio e Senso di Colpa II

domenica 11 dicembre 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA, Parte XIV


 

SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IX

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte X

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte XIII

 

 

 

L’ambivalenza del Saturno mitologico è una costante interpretativa, anche se il Rinascimento ne rivaluterà la figura in modo significativo. Interessante, sotto questo aspetto, la disputa tra il noto filosofo Marsilio Ficino (1433-1499) e il poeta fiorentino Giovanni Cavalcanti (1444-1509). In un mio vecchio romanzo, traendolo fedelmente dall’Epistolario e dal De vita del Ficino, ricostruivo il dialogo tra di loro a proposito del pianeta Saturno:

 

   « […] "Credo... caro Giovanni... che in questa “stella” ci sia qualcosa di malefico che non riesco a spiegare..."

   "Perché dici questo... Marsilio?"

   "In questi giorni... il mio Saturno è retrogrado nel Leone e... a dirti la verità... mi sento così infelice da non sapere neanche io il perché... Forse... grazie al tuo bel Giove nei Pesci... puoi sapere quello che io ignoro..."

   "Tu... dici a me queste cose? Tu che oltre che filosofo di Platone... sei anche... buon cristiano? Come puoi pensare che Dio si serva degli astri per danneggiarci?"

   "Non a Dio imputo il male... ma a quell' astro..."

   "Ah si?! Non sai... mio Marsilio... che gli astri volteggiano in cielo... secondo la volontà del padre celeste?"

   "Certo... Non lo ignoro e... tuttavia... queste stelle dispensano ora il bene ora il male secondo la loro propria natura..."

   "Tu dimentichi la lezione di Plotino e dei neoplatonici. L' astro che accusi... il vecchio Saturno... è il più vicino a Dio... lui... più di ogni altro... possiede ed elargisce il dono dell' intelletto. Perciò... caro Marsilio... non attribuirgli la colpa dei tuoi mali... né devi chiamarlo in causa per le piccole cose... Ringraziarlo devi... perché ti diede in sorte molti e grandi benefici."

   Ficino sorrise all' amico.

   "Farò così... se ti piace... caro Giovanni... nondimeno sono convinto che questo Saturno... insieme a Marte... suo degno compare... sia capace di infliggere grandi sofferenze..."

   "Rispondimi... di grazia... di dove ti viene... Marsilio... l'ammirabile ingegno col quale comprendi la natura di Saturno... il suo corso e gli effetti che produce in terra... secondo la sua collocazione celeste? Di dove ti viene quel forte e valido corpo con cui per remoti e inaccessibili luoghi hai percorso tutta la Grecia e sei penetrato fino in Egitto... per riportare a noi la saggezza di quel popolo antico?"

   "Devo risponderti?..." chiese Ficino, affatto turbato dall'affettuosa retorica dell' amico.

   "Aspetta... Dimmi ancora: di dove ti viene quella memoria capace di ritenere tante cose e così tenace che in ogni momento ha presente tutto ciò che in qualche occasione ha visto e sentito... e che non solo ritiene le cose... ma anche in quali tempi e luoghi sono avvenute?... Non prendertela dunque con Saturno che ha voluto che tu di tanto fossi superiore agli altri uomini di quanto egli supera gli altri pianeti..."

   "Poco manca... o mio Giovanni... che tu mi chieda di cantare una palinodia in onore di Saturno... In realtà... io... invero... sono troppo preoccupato dai malanni... del che talvolta tu mi rimproveri. Accuso inoltre una certa complessione melanconica... cosa... a me pare... amarissima... se col frequente uso del liuto in qualche modo non si alleviasse e addolcisse. Mi sembra che me l' abbia inculcata sin dalla nascita Saturno... collocato nel mio ascendente nel bel mezzo dell' Acquario... Come se non bastasse... poi... gli è congiunto Marte ed entrambi ricevono la quadratura del Sole e di Mercurio. La mia Luna... inoltre... si trova in Capricorno che... come sai... con l' Acquario è il luogo stesso di Saturno... Per fortuna che Venere in Bilancia e Giove nel Cancro tentano di resistere contro la natura melanconica...

   Ma... basta... basta... dove sono finito? Vedo già che più che mai mi costringerai alla palinodia ... Che fare... dunque? Troverò una scappatoia e dirò che la natura melanconica non viene da Saturno oppure converrò con Aristotele che afferma che anch' essa è dono divino?"

   "Lascia perdere la palinodia... caro Marsilio... e piuttosto rifletti sulla natura dell' astro... Ripensa alle conclusioni di Plotino e di Porfirio... senza dimenticarti di Aristotele... né di Platone... Scoprirai allora che la stella che accusi è proprio quella che più ti avvicina a Dio..."[…]»  [1]

Anni dopo, tuttavia, Marsilio Ficino aveva mutato opinione sul pianeta della melanconia. Erano stati i discorsi dell'amico Giovanni Cavalcanti o l'amore per Plotino o magari un evento che aveva modificato profondamente la sua vita? Per la verità, il filosofo continuava ancora a mettere in guardia i propri lettori dagli inconvenienti dell'umor melanconico e dalla duplicità di Saturno, ma ora egli mostrava al saturnino come sfuggire alle cattive influenze del temperamento, godendo degli effetti benefici del pianeta. Il fatto è - così poteva riassumersi il pensiero del Ficino - che Saturno solo allo studio e alla contemplazione è propizio. Come il Sole è ostile agli animali notturni, ma amico a quelli attivi alla luce del giorno, così Saturno è nemico a chi conduca una vita qualunque e a chi, anche fuggendo la compagnia della gente volgare, non dismetta i pensieri volgari. Saturno, infatti, ha lasciato la vita comune e mondana a Giove, ma ha tenuto per sé quella appartata e divina. Coloro la cui mente è veramente lontana dal mondo sono in certa misura a lui affini e in lui trovano un amico. Perché, per parlare in termini platonici, Saturno è un Giove per quelle anime che abitano le sfere sublimi, allo stesso modo che Giove è un padre provvidenziale per coloro che conducono una vita comune.

Attenzione, però! - ammoniva il filosofo - Saturno più che a ogni altro è nemico a coloro la cui vita contemplativa è semplice posa, non realtà. Egli non li riconosce come suoi, né Giove li protegge.

 

S E G U E

 

sergio magaldi



[1] Sergio Magaldi, Tiphereth  sentieri di armonia, Roma, 2004, pp.272 e ss.

 


sabato 10 dicembre 2022

Rooseveltpedia N° 28 09-12-22 Atlantismo Parte 2

giovedì 8 dicembre 2022

Massoneria Onair N°27 08-12-22 Giudizio e Senso di Colpa.

sabato 3 dicembre 2022

Rooseveltpedia N° 27 02-12-22 Atlantismo Parte 1