ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte I
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte II
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte III
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte IV
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte V
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VI
ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VII
ASTROLOGIA
E ASTRONOMIA Parte VIII
Signore di tutto ciò che è segreto e in particolare del segreto iniziatico, non a caso Hades-Plutone governava i Grandi Misteri Eleusini ai quali, come ricorda Aristotele si andava non per apprendere, ma per provare, attraverso un'esperienza mistica vissuta attraverso il rito, una profonda emozione. Ad Eleusi gli era dedicato un Tempio e sembra che in quei luoghi l'iniziato rivivesse l’esperienza del rapimento di Persefone. Con molta probabilità, anche i Misteri di Eleusi, sono un’eredità che il dio greco riceve dalla Grande Madre: il ciclo madre-figlia, come nella leggenda di Demetra e Kore o Persefone, mostra infatti, secondo gli studiosi, la continuità di un potere al femminile presente in ogni zona del mondo, la cui ritualità si trasmette di dea in dea secondo un preciso schema parentale.
«Ad Eleusi non veniva annunciata una vera propria nuova religione rivolta ad una cerchia ristretta, poiché gli iniziati, una volta tornati dai Misteri nei loro luoghi nativi, rimanevano fedeli al culto della religione locale. Doveva trattarsi piuttosto di rivelazioni circa la natura dell’esistenza umana circa il significato della vita e della morte che gli iniziati là ricevevano. Siamo a conoscenza delle preghiere che i mystai, gli iniziati, rivolgevano alla dea della memoria Mnemosyne, affinché questa potesse risvegliare e mantenere vivo il ricordo della sacra visione, che una volta impresso nelle loro vite avrebbe potuto trasformarle radicalmente» [Albert Hofmann, Alla riscoperta del misteri eleusini, trad.it., Feltrinelli, 1989, p.5]
Chi poteva recarsi ad Eleusi e partecipare ai Misteri? Tutti potevano: greci e barbari, uomini e donne, liberi e schiavi purché non avessero peccato contro natura mediante hubris, disprezzo degli dei o versando il sangue dei propri familiari, secondo una legge imposta allo stesso Hades-Plutone dalle arcaiche divinità matriarcali e ctonie che lo circondavano.
La vita ha
in sé il germe della morte ma la morte ha in sé il seme della rigenerazione,
come insegna la vicenda di Hades-Plutone, Demetra e Persefone: uno dei miti più
noti e importanti dell'antichità classica, tanto da essere rivissuto dagli
iniziati dei Grandi Misteri Eleusini. Attenzione, però, che cosa in realtà si
rigenera? Non certo l'individuo, come si è cercato invano di mostrare
attraverso i miti collegati al ciclo degli eroi morti e risorti e divenuti
immortali. Prometeo, Dioniso ed Eracle sono forse a questo riguardo le figure
più significative del politeismo greco.
Prometeo è un titano, figlio di due divinità: Giapeto, dio dell'Ovest - figlio di Urano e Gea - e Climene, una delle cinquanta Oceanine. Egli fa parte della schiera dei Proteroi Theoi, gli "antichi dei", spodestati, ma pur sempre dei. E' Zeus-Giove a privare Prometeo dell'immortalità, precipitandolo nel regno di Hades-Plutone per punirlo della colpa di aver donato il fuoco agli uomini. Successivamente, però, sarà lo stesso Signore dell'Olimpo ad accettare la sua liberazione e a renderlo immortale. Chirone ferito da una freccia di Eracle sceglie di rinunciare all'immortalità pur di porre fine alle proprie sofferenze e Zeus dona "il posto vacante" a Prometeo per ringraziarlo di avergli rivelato un vaticinio delle Moire, secondo il quale sarebbe stato detronizzato da un semidio.
L'origine di Dioniso è al centro di diverse e talora contrastanti narrazioni. Una versione del mito è che egli sia una giovane divinità maschile e ctonia, figlio di Zeus e di Demetra o addirittura di Persefone e che sarebbe stato fatto a pezzi dai Titani. Un'altra versione, la più seguita in assoluto, ne fa un semidio, quindi mortale, figlio dell'amore tra il Signore dell'Olimpo e Semele, che è una donna e non una dea. In questa versione del mito, Dioniso è fatto a pezzi dalle Menadi, ma suo padre Zeus lo resuscita, rendendolo immortale.
Eracle, un altro figlio di Zeus e di una donna mortale, Alcmena, figlia del re di Micene, muore tra le fiamme ma suo padre lo resuscita e lo porta con sé nell'Olimpo per ricompensarlo delle dodici fatiche.
Nell'età del monoteismo, il morto e risorto per eccellenza è Gesù Cristo, ma anche lui non è un semplice mortale. A parte le somiglianze tra il mito di Eracle e la figura di Cristo, messe in evidenza da più di uno studioso, resta la questione che non di vero "indiamento" e conseguente immortalità si tratta perché, come tutti gli altri morti e risorti, Cristo partecipa già della natura divina del suo vero padre.
Insomma,
gli individui, esseri umani, animali, piante, muoiono, ma la vita nella sua
sacralità è eterna e si rigenera in sempre nuovi esemplari.
Di dove la
vita trae l'energia che la rende immortale? E' l'eros di cui è portatore il
nuovo dio ctonio che rende possibile "il miracolo". Hades-Plutone,
infatti, non è soltanto l'erede della Magna Mater, ma anche di
Eros, principio animatore dell'universo e unica forza in grado di fecondare
la materia, da inerte rendendola animata. In questo
senso, Eros, vita, è forte come Thanatos, morte, come
recita il Cantico dei Cantici. In questo stesso
senso, Eros e Thanatos si corrispondono. Non
a caso Esiodo (
Nulla a che vedere con Eros-Cupido, il divino e alato fanciullo che scaglia la freccia dell’innamoramento, figlio di Venere-Afrodite e di padre incerto (Ermes-Mercurio o Ares-Marte?), quando di Eros primigenio non si parla già più perché i suoi poteri sono stati usurpati da Hades-Plutone. Nulla a che vedere anche con l’Eros di cui parla Platone, il dáimōn che ha molto da dare eppure è sempre bisognoso, come insegna la sua origine che lo vuole figlio di Poros (abbondanza) e di Penìa (povertà). E meno ancora ha a che vedere con Eros Agape di età medievale e cristiana, simbolo insieme di amore per l’Assoluto e per l’umanità.
L’Eros plutonico è ben altro, e se è vero che il Signore del sottosuolo a livello conscio lascia che ad occuparsene siano i suoi giovani nipoti, Marte e Venere, che rappresentano la forza e la bellezza, è a livello inconscio e segreto che egli custodisce i poteri e gli istinti di Eros primigenio.
sergio magaldi
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