sabato 4 giugno 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA Parte VII


 

SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

 

 

Come ho già detto la Luna, unico satellite della Terra, non può essere chiamata a rappresentare simbolicamente l’inconscio – come pure si è tentato di fare –  neppure per il suo lato oscuro, la cosiddetta Luna Nera o Lilith. La sua relativa vicinanza alla Terra (382.000 km), il suo ruotarle attorno, il fatto di esserne il corpo celeste più vicino e di costituirne la dimensione complementare (Sistema astronomico Terra-Luna), nonché l’effetto prodotto dalla sua apparizione notturna, sono tutti aspetti che hanno favorito l’interpretazione astrologica della Luna nella prospettiva di una corrispondenza tra giorno (conscio) e notte (inconscio). È invece il suo fluttuare nello spazio ad una velocità superiore a quella di tutti i pianeti del sistema solare che ne determina, dal punto di vista simbolico, oltre che l’instabilità e il mutamento, l’immaginazione e la fantasia come le facoltà in cui il pensiero è più mutevole e corre più forte.

 

In tale contesto simbolico la Luna Nera, se positiva nel cielo di nascita, ha la funzione di sublimare l’immaginazione, favorendo le creazioni artistiche e letterarie. Al contrario, se negativa, la Luna Nera può stimolare le fantasie perverse. Neppure è raro il caso in cui sublimazione e perversione si ritrovino insieme nello stesso individuo.

 

Ciò premesso, l’idea di poter rappresentare simbolicamente l’inconscio attraverso il satellite della Terra denota non soltanto l’aspirazione a limitare fortemente il pensiero immaginativo e il sogno, ma induce anche alla tentazione di sottomettere o redimere l’inconscio. Operazione quanto mai ardua e pericolosa. Tentazione più che mai presente nel santo, nell'eroe, nell'ini­ziato. I quali tutti, per “mestiere” sono portati a rifiutare l'inconscio oppure a costruirse­ne uno di comodo cui relazionarsi con lo scopo sublime di sottometterlo o di razionalizzarlo. Queste anime belle spesso si coprono gli occhi per non vedere e si turano il naso per non sentire il fetore che viene dalla “stanza accanto” della propria coscienza illuminata.

 

Insomma, tra Alto e Basso, bisogna trovare - come già auspicava Marsilio Ficino - un luogo intermedio dove sia possibile incontrare il cosiddetto mondo interiore. 

 

Che c'è, in realtà, di così difficile e inquietante nel tentare di sottomettere o redimere l'inconscio? L'ener­gia che sprigiona da questa forza invisibile è talmente grande che l'esigua energia della coscienza rischia di esserne travolta. La coscienza può uscirne mutilata nel suo processo di individuazione che presuppone, appunto, il coraggio del confronto con l'inconscio non la sua sottomissione o redenzione. Il dialogo può essere spiacevole, doloroso, forse pericoloso, ma è l'unico mezzo che abbiamo per rompere le cristal­lizzazioni saturnine, allargando progressivamente le frontiere della coscienza.

 

Non è un caso che all'inizio del secolo, proprio quando appare “L’interpretazione dei sogni” di Freud, l'astronomo Percival Lowel, per spiegare le perturbazioni del­l'orbita di Urano, calcoli la posizione di un invisibile pianeta, all'estremo del siste­ma solare. Neppure è un caso che Jung nel 1929 congedi il suo saggio di commento al “Segreto del fiore d'oro”, antico testo di alchimia taoista, prospettando una visione dell'inconscio che riprende e amplia la stessa concezione freudiana e che, pochi mesi più tardi, con l'ingresso del Sole in Acquario (febbraio 1930), un astrono­mo americano riesca per la prima volta a fotografare il pianeta “invisibile”. È  Plutone, il corpo celeste più lontano dal Sole e il meno illuminato per il fatto di trovarsi su un’orbita distante dall’astro circa 6000 milioni di km. Plutone, posto all’estremo confine dell’intero sistema solare, compie la propria rivoluzione siderale (torna cioè nella stessa posizione di partenza dopo aver descritto un’orbita) in oltre 248 anni terrestri. Simbolicamente il corpo del sistema solare più lontano dalla luce della coscienza e dunque il più adatto a rappresentare l’inconscio, ancorché oggi tra gli studiosi si continui a discutere sulla sua piccolezza o se sia addirittura un pianeta.

 

Per la verità, Rudhyar attribuisce la rappresentazione simbolica dell’inconscio a tutti e tre i pianeti trans-saturnini: Urano, scoperto nel 1781, poco prima della Rivoluzione francese, Nettuno scoperto nel 1846 e Plutone scoperto esatta­mente 84 anni dopo Nettuno, a distanza di un ciclo completo di Urano. Ai tre pianeti, egli assegna tre diverse funzioni simboliche: Urano rappresenta la forza “proiettiva” dell'inconscio, Nettuno quella “dissolvente”, e Plutone quella “rigenerante” ([1])

 

In conclusione, dunque, il concetto più compiuto e al tempo stesso più produttivo con cui siamo oggi in grado di rappresentare l'inconscio, nella sua dinamica spazio-temporale, è Plutone.

 

sergio magaldi



[1] Dane Rudhyar, Astrologia della personalità, trad.it., Roma, 1986, pp.209-220

 


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