sabato 24 aprile 2021
mercoledì 14 aprile 2021
martedì 13 aprile 2021
VACCINI E PANDEMIA
LENTEZZA
E INCERTEZZA TRA I VACCINI CONDIZIONANO LA PANDEMIA.
Sono
troppe le tipologie di vaccino e troppo lenta è la loro somministrazione per
non incorrere in continue mutazioni del virus
di
Alberto Zei
Come
per gli antibiotici
Il comportamento
tra ceppi virali e ceppi batterici
fa meglio comprendere l’analogia di sopravvivenza di gruppo e quali debbono
essere le accortezze per liberarsi da questi
ospiti indesiderati.
L’
esempio di una infezione batterica contrastata con gli antibiotici prevede, com’è noto, che le dosi giornaliere prescritte siano
assunte in modo continuo per quasi una settimana anche in caso di immediato
miglioramento delle condizioni di salute. Se questa accortezza non viene rispettata è molto probabile che i
batteri, non completamente annientati, possano trasmettere informazioni utili
alle generazioni successive, permettendo così una reazione sempre più efficace nella
fase riproduttiva, con qualche variante del sistema di difesa tale da rendere più
resistenti nel futuro le generazioni successive di fronte agli stessi
antibiotici. Qualcuno si domanderà come sia possibile che i batteri possano
organizzarsi così efficacemente. Si tratta, in realtà, semplicemente di
naturali comportamenti istintuali di gruppo, finalizzati alla sopravvivenza della specie.
Per
rendere più concreto il concetto, si riporta a titolo di esempio un accenno ai
tanti espedienti dei ceppi batterici per
sopravvivere in ambiente ostile. La difesa che il batterio oppone alle penicilline,
alle cefalosporine e ad altro
ancora, consiste nella produzione di un
enzima chiamato beta-lattamasi, il quale insinua nei legami molecolari dell’
antibiotico una molecola di acqua, spezzandone la continuità e quindi,
l’efficacia dello stesso farmaco. Ecco perché la ricerca farmacologica in
questo campo non ha mai sosta. Detto questo, si può meglio capire come i ceppi
virali, sebbene molto più piccoli dei batteri, siano improntati naturalmente ad
una difesa collettiva per la sopravvivenza della specie e per la trasmissione
alle generazioni successive degli accorgimenti possibili per riprodursi anche in
ambiente ostile. Nel nostro caso l’ambiente ostile è quello delle cure
somministrate e per quanto più qui interessa, è quello dei vaccini nell’
organismo umano.
L’infezione
virale
Un analogo processo avviene durante un’infezione virale, come nel caso dell’attuale pandemia da coronavirus. La somministrazione di farmaci, pochi a dire il vero, e di vaccini forse un po’ troppi, consentono nel tempo ai virus di organizzarsi per una migliore resistenza. Riferendosi direttamente ai vaccini, si può dire che a causa del tempo che intercorre per somministrarli ad un numero consistente di persone, i virus presenti nell’ambiente - con l’ aggiunta di quelli più aggressivi espulsi durante la respirazione dalle persone siero positive da poco vaccinate - subiscono una o più mutazioni di gruppo per meglio adattarsi ai fini della sopravvivenza in un ambiente ostile. Ciò significa che la lentezza delle vaccinazioni rinforza le difese dei coronavirus dandogli modo di cambiare se non tutti, almeno alcuni dei punti più vulnerabili della propria struttura.
La
sopravvivenza della specie
I
vaccini inizialmente rispondenti al ceppo virale per il quale erano destinati
sono stati finora somministrati ad un numero limitato di persone. Non c’ è
pertanto da meravigliarsi se con il
passar del tempo risulteranno meno efficaci per i futuri vaccinati.
Anche
i virus, come detto, si adattano in
ambiente ostile attraverso mutazioni di gruppo finalizzate alla sopravvivenza
della specie. Quindi sono soprattutto i
vaccini che causano la mutazione virale,
divenendo pertanto nel tempo meno
efficaci. D’altra parte, i differenti tipi che vengono prodotti dalle industrie
farmaceutiche per le grandi distribuzioni sanitarie internazionali, non sono
stati realizzati in funzione delle attuali
mutazioni virali, in quanto il lungo
tempo di preventiva sperimentazione non lo avrebbe consentito. Si
tratta invece di vaccini destinati al
coronavirus così come questo era al suo inizio o, al massimo, nei mesi
successivi. Sono almeno una decina i
tipi di vaccino, oltre ad un certo numero di altri con qualche variazione
rispetto ai primi. Ma anche con le loro
diversità, questi vaccini danno
una protezione che non riesce a coprire
se non in parte, le mutazioni del coronavirus; mutazioni differenti per
differenti risposte a vaccini altrettanto differenti con vaccinazioni a rilento
in tempi differiti.
Si è pertanto innescata una spirale perversa di minore
efficacia terapeutica sulle persone, in quanto le mutazioni virali si
moltiplicano per il numero dei vaccini: quelli somministrati, infatti, non
riescono più ad opporsi efficacemente non solo al ceppo virale per il quale a
suo tempo erano stati realizzati, ma soprattutto ai virus che nel tempo sono
mutati. Si tratta di mutazioni prevalentemente
causate dalle differenti, o addirittura troppe, tipologie di vaccino
disponibili sul mercato e che ora consentono ai virus di opporre una sempre
maggiore resistenza.
Troppe
variabili
In
conclusione, questa è la situazione che, a quasi due anni dall’inizio della
pandemia, condiziona i risultati. Per riuscire a tenere sotto controllo
l’attuale incremento dei contagi, in relazione ai vaccini somministrati, appare
chiaro che il tempo è il nemico da battere, in quanto il comportamento di
gruppo di tanti miliardi di coronavirus è solo quello di mutare per
sopravvivere, rendendo sempre meno efficaci gli attuali vaccini.
Le
organizzazioni sanitarie procederanno ancora per diversi mesi alla
somministrazione dei vaccini per arrivare alla auspicata immunità di gregge.
Per
ciò che riguarda il nostro Paese, ci attende una copertura sanitaria ottenuta
con differenti qualità di vaccini disponibili, con operatori e strutture sanitarie
ancora limitati, con vaccinazioni
effettuate soltanto durante il giorno (la notte si dorme: le eccezioni non
sono la regola), nel tempo che sarà possibile, ad alcune decine di milioni di
persone.
Recita un noto proverbio: “Campa cavallo mio che l’erba cresce!”
mercoledì 7 aprile 2021
IL PUNTO SUL CAMPIONATO NEL GIORNO DELLO SPAREGGIO CHAMPIONS (N°.6)
Negli anni
passati si diceva che la Juve “uccideva i campionati”, intendendo con ciò che
la vittoria dello scudetto era data per scontata in favore dei bianconeri già con
qualche mese di anticipo. E quest’anno? Senza la Juventus, fuori dalla lotta
per il tricolore sin dalle prime giornate (si veda in proposito, cliccando sul
titolo, quanto scrivevo alla fine di ottobre: “IL PREDESTINATO E IL GRIGIORE BIANCONERO”), si poteva forse dubitare che l’Inter di Conte avrebbe mancato,
dopo 11 anni, la conquista del suo diciottesimo scudetto sul campo
(diciannovesimo ufficiale, considerando quello ottenuto a tavolino ai danni
della Juve)? La lotta tra le milanesi, infatti, è stata solo apparente. Il Milan,
nonostante le buone prove, i tanti rigori a favore e la presenza di
Ibrahimovic, di sicuro non avrebbe potuto contendere fino all’ultimo la
vittoria ai nerazzurri. Innanzi tutto per la differenza qualitativa tra i due
organici, tant’è che ora i rossoneri rischiano di essere risucchiati nella
lotta per la conquista di un posto in Champions che, del resto, hanno sin qui
ampiamente meritato. Ed è infatti proprio sulle tre squadre che saranno
compagne dell’Inter nell’avventura europea che s’incentra ormai l’interesse del
Campionato (oltre alla lotta per non retrocedere che sembra limitata al
Cagliari, al Torino e forse al Parma: solo una di queste tre, infatti, resterà
in serie A, mentre le altre due scenderanno insieme al Crotone in serie B).
Delle
sei squadre da qualche mese rimaste a lottare per 3 posti Champions, oggi ne
rimangono cinque, forse addirittura quattro. Dopo le sconfitte con Parma e
Napoli e il pareggio con il Sassuolo, la Roma sembra ormai fuori dai giochi e
la sua speranza di partecipare alla prestigiosa coppa europea risiede tutta
nell’improbabile conquista dell’Europa League. Eppure non molto tempo fa i
giallorossi occupavano addirittura il terzo posto della classifica, subito dopo
le milanesi. L’errore di Fonseca, di schierare in Campionato un centrocampo
sempre in inferiorità numerica, è stato determinante soprattutto nelle ultime
sconfitte, si aggiunga a ciò anche il rilevante numero di infortunati che hanno
ridotto non di poco sia le capacità offensive che difensive della squadra. La Roma
ha tuttavia il merito di essere l’unica italiana rimasta a giocare in Europa.
L’augurio è che nel prossimo turno possa superare anche l’Ajax, qualificandosi
intanto per le semifinali di Europa League. Fuori forse anche la Lazio, ma solo
se non riuscisse a battere il Torino nel recupero annunciato addirittura per
maggio, ma attenzione, perché proprio dai biancocelesti potrebbe venire la
sorpresa: il distacco dal Milan, seconda in classifica, come pure dalle altre,
non è incolmabile, anche alla luce delle 10 partite che le restano da giocare.
Quasi sicuramente dentro, invece, l’Atalanta che si dimostra in buona forma e
che, a soli due punti dal Milan, ha buone probabilità di scavalcarlo al secondo
posto della classifica. Restano Juve e Napoli, attese in serata dallo scontro
diretto. Finalmente direi, visto che questa partita si sarebbe dovuta giocare il
4 di ottobre. Com’è noto, la vittoria a tavolino della Juve - secondo il giusto
verdetto della Lega che si era attenuta alle regole allora in corso - fu
annullata dalla sentenza politica del Coni del 23 dicembre a qualche ora di
distanza da Juventus-Fiorentina, determinando forse il crollo psicologico dei
fragili bianconeri che, nella stessa giornata, si ritrovarono con 6 punti in
meno del previsto. Distacco dalle prime che non avrebbero più colmato, anzi… Chi
dovesse perdere oggi potrebbe restare fuori da un posto utile per la Champions.
I pronostici sono tutti a favore dei partenopei che vengono da diverse
vittorie, in particolare quelle su Milan e Roma. Al contrario, i bianconeri
dopo l’eliminazione in Champions – peraltro, va detto, favorita anche dalle
decisioni arbitrali – hanno incredibilmente perso in casa contro il Benevento e
pareggiato con il Torino, portando così a ben 12 il totale dei punti persi
contro le squadre in lotta per non retrocedere (Fiorentina -3, che allora
navigava tra le ultime della classifica e inoltre: Crotone -2, Benevento -5,
Torino -2 ). Se avessero appena fatto il loro, oggi i bianconeri si
troverebbero, alla vigilia del recupero con il Napoli, al vertice della
classifica a parità di punti con l’Inter (68 punti).
Nonostante
il pronostico sfavorevole (forse per la prima volta in dieci anni), la Juve
confida nel solito Ronaldo per evitare il disastro di una clamorosa esclusione
dalla Champions del prossimo anno. Molto dipenderà, anche questa volta, dalle
decisioni del “predestinato”. Si spera di non rivedere con il Napoli, come
contro il Torino, un centrocampo con un solo giocatore di ruolo e un terzino
“prestato” in mezzo al campo ad affrontare i tre centrocampisti avversari. Con
Pirlo, Danilo ha coperto indifferentemente i ruoli di terzino, centrale
difensivo e centrocampista ed è stato il giocatore più utilizzato di tutto
l’organico. Spregiudicatezza dunque, così come peraltro avviene con altri
giocatori, spesso schierati non secondo il proprio ruolo ma in base all’idea di
calcio di un allenatore senza esperienza. Con il risultato di una pessima
organizzazione di gioco: continue rotazioni improbabili, sterile possesso
palla, giocatori che talora si scontrano
tra di loro, centrocampisti e attaccanti che difendono male e causano spesso
ripartenze letali degli avversari, gioco offensivo non di squadra ma affidato
alle rare incursioni di singoli campioni e, quando manca Cuadrado con i suoi
passaggi geometrici a cercare le punte, il buio si fa totale. Ciò che però soprattutto
sorprende di questa stagione bianconera è che si sia dichiarato da parte dei
dirigenti di voler vincere il decimo scudetto consecutivo con un allenatore
che, per quanto considerato un “predestinato” per il suo passato di grande
calciatore, era al debutto assoluto sui campi di calcio. Il primo a fare le
spese di questa “ubris” rischia di essere proprio Pirlo e il suo futuro di
allenatore. Magari non sarà così e il tempo trasformerà Pirlo in un grande
allenatore, quel che è certo è che per ora è stato mandato allo sbaraglio. Purtroppo,
la Juve finirà col raccogliere per quanto ha seminato. Speriamo che nel
“raccolto” ci sia almeno un futuro di Champions.
sergio
magaldi