Negli anni
passati si diceva che la Juve “uccideva i campionati”, intendendo con ciò che
la vittoria dello scudetto era data per scontata in favore dei bianconeri già con
qualche mese di anticipo. E quest’anno? Senza la Juventus, fuori dalla lotta
per il tricolore sin dalle prime giornate (si veda in proposito, cliccando sul
titolo, quanto scrivevo alla fine di ottobre: “IL PREDESTINATO E IL GRIGIORE BIANCONERO”), si poteva forse dubitare che l’Inter di Conte avrebbe mancato,
dopo 11 anni, la conquista del suo diciottesimo scudetto sul campo
(diciannovesimo ufficiale, considerando quello ottenuto a tavolino ai danni
della Juve)? La lotta tra le milanesi, infatti, è stata solo apparente. Il Milan,
nonostante le buone prove, i tanti rigori a favore e la presenza di
Ibrahimovic, di sicuro non avrebbe potuto contendere fino all’ultimo la
vittoria ai nerazzurri. Innanzi tutto per la differenza qualitativa tra i due
organici, tant’è che ora i rossoneri rischiano di essere risucchiati nella
lotta per la conquista di un posto in Champions che, del resto, hanno sin qui
ampiamente meritato. Ed è infatti proprio sulle tre squadre che saranno
compagne dell’Inter nell’avventura europea che s’incentra ormai l’interesse del
Campionato (oltre alla lotta per non retrocedere che sembra limitata al
Cagliari, al Torino e forse al Parma: solo una di queste tre, infatti, resterà
in serie A, mentre le altre due scenderanno insieme al Crotone in serie B).
Delle
sei squadre da qualche mese rimaste a lottare per 3 posti Champions, oggi ne
rimangono cinque, forse addirittura quattro. Dopo le sconfitte con Parma e
Napoli e il pareggio con il Sassuolo, la Roma sembra ormai fuori dai giochi e
la sua speranza di partecipare alla prestigiosa coppa europea risiede tutta
nell’improbabile conquista dell’Europa League. Eppure non molto tempo fa i
giallorossi occupavano addirittura il terzo posto della classifica, subito dopo
le milanesi. L’errore di Fonseca, di schierare in Campionato un centrocampo
sempre in inferiorità numerica, è stato determinante soprattutto nelle ultime
sconfitte, si aggiunga a ciò anche il rilevante numero di infortunati che hanno
ridotto non di poco sia le capacità offensive che difensive della squadra. La Roma
ha tuttavia il merito di essere l’unica italiana rimasta a giocare in Europa.
L’augurio è che nel prossimo turno possa superare anche l’Ajax, qualificandosi
intanto per le semifinali di Europa League. Fuori forse anche la Lazio, ma solo
se non riuscisse a battere il Torino nel recupero annunciato addirittura per
maggio, ma attenzione, perché proprio dai biancocelesti potrebbe venire la
sorpresa: il distacco dal Milan, seconda in classifica, come pure dalle altre,
non è incolmabile, anche alla luce delle 10 partite che le restano da giocare.
Quasi sicuramente dentro, invece, l’Atalanta che si dimostra in buona forma e
che, a soli due punti dal Milan, ha buone probabilità di scavalcarlo al secondo
posto della classifica. Restano Juve e Napoli, attese in serata dallo scontro
diretto. Finalmente direi, visto che questa partita si sarebbe dovuta giocare il
4 di ottobre. Com’è noto, la vittoria a tavolino della Juve - secondo il giusto
verdetto della Lega che si era attenuta alle regole allora in corso - fu
annullata dalla sentenza politica del Coni del 23 dicembre a qualche ora di
distanza da Juventus-Fiorentina, determinando forse il crollo psicologico dei
fragili bianconeri che, nella stessa giornata, si ritrovarono con 6 punti in
meno del previsto. Distacco dalle prime che non avrebbero più colmato, anzi… Chi
dovesse perdere oggi potrebbe restare fuori da un posto utile per la Champions.
I pronostici sono tutti a favore dei partenopei che vengono da diverse
vittorie, in particolare quelle su Milan e Roma. Al contrario, i bianconeri
dopo l’eliminazione in Champions – peraltro, va detto, favorita anche dalle
decisioni arbitrali – hanno incredibilmente perso in casa contro il Benevento e
pareggiato con il Torino, portando così a ben 12 il totale dei punti persi
contro le squadre in lotta per non retrocedere (Fiorentina -3, che allora
navigava tra le ultime della classifica e inoltre: Crotone -2, Benevento -5,
Torino -2 ). Se avessero appena fatto il loro, oggi i bianconeri si
troverebbero, alla vigilia del recupero con il Napoli, al vertice della
classifica a parità di punti con l’Inter (68 punti).
Nonostante
il pronostico sfavorevole (forse per la prima volta in dieci anni), la Juve
confida nel solito Ronaldo per evitare il disastro di una clamorosa esclusione
dalla Champions del prossimo anno. Molto dipenderà, anche questa volta, dalle
decisioni del “predestinato”. Si spera di non rivedere con il Napoli, come
contro il Torino, un centrocampo con un solo giocatore di ruolo e un terzino
“prestato” in mezzo al campo ad affrontare i tre centrocampisti avversari. Con
Pirlo, Danilo ha coperto indifferentemente i ruoli di terzino, centrale
difensivo e centrocampista ed è stato il giocatore più utilizzato di tutto
l’organico. Spregiudicatezza dunque, così come peraltro avviene con altri
giocatori, spesso schierati non secondo il proprio ruolo ma in base all’idea di
calcio di un allenatore senza esperienza. Con il risultato di una pessima
organizzazione di gioco: continue rotazioni improbabili, sterile possesso
palla, giocatori che talora si scontrano
tra di loro, centrocampisti e attaccanti che difendono male e causano spesso
ripartenze letali degli avversari, gioco offensivo non di squadra ma affidato
alle rare incursioni di singoli campioni e, quando manca Cuadrado con i suoi
passaggi geometrici a cercare le punte, il buio si fa totale. Ciò che però soprattutto
sorprende di questa stagione bianconera è che si sia dichiarato da parte dei
dirigenti di voler vincere il decimo scudetto consecutivo con un allenatore
che, per quanto considerato un “predestinato” per il suo passato di grande
calciatore, era al debutto assoluto sui campi di calcio. Il primo a fare le
spese di questa “ubris” rischia di essere proprio Pirlo e il suo futuro di
allenatore. Magari non sarà così e il tempo trasformerà Pirlo in un grande
allenatore, quel che è certo è che per ora è stato mandato allo sbaraglio. Purtroppo,
la Juve finirà col raccogliere per quanto ha seminato. Speriamo che nel
“raccolto” ci sia almeno un futuro di Champions.
sergio
magaldi
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