Ritengo che l’astrologia sia niente altro che astronomia cui si decida
di prestare un’anima, traendola soprattutto dalla ricca e complessa mitologia
degli dei olimpici, le divinità pagane decadute con l’avvento delle religioni
cosiddette monoteistiche.
L’astrologia nasce dal presupposto di descrivere e interpretare le energie cosmiche che si muovono nell’universo, a cominciare dai cosiddetti luminari Sole e Luna che, come osserva Tolomeo nel Tetrabiblos, di tali energie sono i principali artefici e i responsabili. Dai Caldei e sino ai Greci, e ancor prima, non ci volle molto perché le forze o le energie dei corpi celesti dello spazio circostante la terra fossero personalizzate e identificate con altrettante divinità. La religione olimpica dei Greci ne è, da questo punto di vista, la sublimazione più evoluta e al tempo stesso più complessa. Gli dei pagani rappresentano così la personificazione di poteri cosmici presenti nella realtà manifesta, costituendo l’architettura stessa dell’universo, il “piano divino” concepito da un demiurgo o grande architetto che i Greci chiamavano “Ananche” o Necessità, ritenendolo superiore e inattaccabile da parte di tutti gli altri dei, Zeus-Giove compreso.
Molti sono coloro che oggi credono ciecamente nell’astrologia, pari almeno a quanti la considerano vana superstizione. Poi ci sono quelli che distinguono e che, sulla scia di una vaga suggestione rinascimentale, ritengono gli astri influenti ma non determinanti e infine chi, osservando che l’astrologia nell’antichità era praticata unicamente per avere lumi sui grandi eventi cosmici e magari sui principali accadimenti mondiali, dirige i suoi strali contro l’astrologia giudiziaria e la sua pretesa di fotografare per così dire, attraverso il tema zodiacale, tracciato al momento della nascita, il destino degli individui.
Nella schiera di coloro che sopra ho appena nominato, c’è poi chi condanna in pubblico l’astrologia ma la coltiva in privato (soprattutto gli uomini di potere) e chi si limita ad utilizzare il discorso astrologico per fini meramente simbolici o come succedaneo di altre tradizioni. Ora, benché l’astrologia ubbidisca – come già dicevo – ad una certa filosofia e ad una concezione, certo datata storicamente (ma cosa non è datato?), basata sulla corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, si deve tuttavia ammettere che non è una fede alla quale credere o non credere e che nel campo di sua pertinenza è possibile realizzare una verifica sperimentale che, se non è scienza comunemente intesa, della scienza riprende la metodologia sino a lasciarsi apprezzare o disprezzare per la bontà o meno delle sue previsioni. Circa poi la diffusione dei pregiudizi contro l’astrologia giudiziaria va riconosciuto che una discreta mano l’ha data in tal senso la Chiesa allorché, con Bolla del 5 Gennaio 1586, Coeli Et Terrae Creator, Sisto V condanna oltre alla divinazione, non l’astrologia tutta, ma per l’appunto l’astrologia giudiziaria. Quanto ad altri pregiudizi si consideri quanto nel II Secolo d. C. scriveva Tolomeo:
«E poi, sotto il nome di astrologia i più ne gabellano un'altra per lucro; ingannano infatti i profani arrogandosi previsioni anche tecnicamente impossibili, mentre inducono chi ha la testa sul collo ad una condanna indiscriminata anche di pronostici effettivamente possibili. Anche qui non tornano i conti: non è la scienza astrologica da sconfessare, ma i ciarlatani che se ne fanno schermo. Va però detto che, anche a praticare l’astrologia in maniera, per quanto possibile, critica e legittima, spesso capita di prendere abbagli: non per i motivi suddetti ma per la natura della previsione e per la sua fragilità rispetto alla grandezza delle promesse».(Tetrabiblos, I,2, 13-14).
Ancora una considerazione: tra i detrattori ci sono anche quelli che accusano l’astrologia di basarsi sulla concezione geocentrica e dunque su una teoria costruita sulla falsità dei suoi presupposti. Ma ci sono anche quelli che, da veri raffinati, sostengono che per una previsione attendibile del destino individuale si dovrebbe tracciare la carta del cielo al momento del concepimento, non della nascita. A tutti mi limito a rispondere che l’osservazione astrologica inizia con l'apparire del soggetto sulla Terra, che dunque è presa come simbolico punto di riferimento, a prescindere dalle verità dell'eliocentrismo. Aggiungo inoltre che, potendo conoscere con esattezza il momento esatto del concepimento, non sarebbe inutile disporre di entrambe le mappe: quella di nascita e quella dell'istante in cui siamo stati concepiti, come pure sostiene ancora Tolomeo:
«L’inizio della vita dell'uomo è, conforme a natura, l'istante in cui viene concepita, ma di fatto, e accidentalmente il momento del parto. Quando - per caso o anche per osservazione — c’è dato conoscere il tempo esatto del concepimento, per pronosticare le particolari caratteristiche del corpo e dello spirito sarà bene riferirci ad esso, analizzando l'influenza attiva degli aspetti dei corpi celesti in quel periodo. Infatti, al momento del concepimento il seme riceve in dote celeste una volta per sempre una sua peculiare fisionomia e, se pure subirà delle modifiche nei tempi successivi della formazione del feto, assimilando durante la crescita soltanto la materia che gli è naturalmente affine, assomiglierà sempre più strettamente al tipo della sua primigenia fisionomia. Se invece, come più sovente accade, non si conosce il tempo preciso del concepimento, bisognerà partire da quello della nascita, pure importantissima e secondaria solo al concepimento, in quanto esso permette di conoscere anche gli eventi anteriori alla nascita stessa». (Op., cit., III, 2, 1-3).
Le cosiddette case astrologiche sono una partizione dello zodiaco, resa necessaria dall’esigenza di determinare il momento dell’ascendente, cioè del segno e del grado zodiacale che sorge ad est, là dove l’eclittica s’interseca con l’orizzonte al momento della nascita. L’ascendente è dunque il segno zodiacale che sorge all’orizzonte al momento della nascita, rappresentando il punto di partenza o cuspide della I Casa dal quale procede poi la cosiddetta domificazione del cielo di nascita. Le case si sovrappongono ai segni zodiacali avendo in analogia con loro i relativi significati (la I Casa con l’Ariete, la seconda col Toro ecc…) ma non necessariamente la stessa ampiezza. Sono 12 come i segni ma le case angolari sono considerate più importanti delle altre (I o Ascendente – IV o Imocielo – VII o Discendente – X o Mediocielo). Per "aspetti" s’intendono invece le distanze che intercorrono tra i pianeti e quelle che ciascun pianeta intrattiene con i luminari (Sole-Luna), con Ascendente e Mediocielo ed altri punti sensibili del cielo di nascita. L'aspetto principe, l'aspetto per eccellenza, è la congiunzione che si ha quando i due o più pianeti hanno la medesima longitudine zodiacale, quando, cioè, insistono su uno stesso grado zodiacale o su gradi vicini. La congiunzione di due pianeti (con tre o più pianeti nello stesso segno zodiacale si ha lo STELLIUM, un aspetto molto significativo e complesso) è considerata positiva o negativa a seconda della natura dei pianeti che si congiungono e del segno e della Casa entro i quali si produce la congiunzione stessa. Anche gli altri aspetti, maggiori o minori, si usa distinguerli in armonici o dissonanti. Gli aspetti armonici maggiori sono il sestile ed il trigono. Il sestile corrisponde ad una distanza di 60° ed il trigono ad una distanza di circa 120°. I principali aspetti dissonanti, sono invece il quadrato (o quadratura) e l’opposizione. Il quadrato corrisponde ad una distanza angolare di 90° e l’opposizione ad una di 180°. La teoria degli aspetti si basa sulla concezione pitagorica che costruiva poligoni regolari all'interno del cerchio: gli aspetti appaiono fondati sui rapporti numerici per cui se la congiunzione vale 1, l’opposizione vale 2, il trigono 3 ed il quadrato 4. I pitagorici, attenti ai rapporti tra suoni e relazioni geometriche consideravano disarmoniche le divisioni del cerchio a base 2 e 4, ed armoniche quelle a base 3 e 6. Su questa impostazione di base intervenne in seguito Keplero considerando il cerchio zodiacale come una corda di strumento musicale corrispondente ad un'ottava, e studiandone la partizione dei toni ripartiti su 360°. Alla congiunzione rispondeva l’ottava, all’opposizione la quinta, al trigono la quarta e al quadrato la mediante maggiore.
Rispetto alla distanza esatta dell’aspetto è tollerato un certo scarto d’orbita. Per la congiunzione e per l’opposizione tale scarto è di circa 10° (aumentando nel rapporto con il Sole e la Luna), per il trigono di 6°, per la quadratura di 5° e per il sestile di 4°. Non mancano aspetti minori, con la tolleranza massima di 1 o 2 gradi come il sesquiquadrato (135° di distanza), il quinconce (150°); il semisestile (30°) e il semiquadrato (45°). Ma qualsiasi distanza tra i pianeti, che si ottenga continuando a dividere il cerchio di 360°, può avere o non avere una sua significatività nella complessità dell’interpretazione.
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