lunedì 13 aprile 2020

Coronavirus. Il nuovo rimedio del vecchio vaccino antitubercolare



di Alberto Zei  


Il vaccino antitubercolare
Gira in rete ma anche su giornali nazionali ed esteri di grande tiratura, la notizia che sia stato ipotizzato il rimedio contro il coronavirus, Covid-19,  identificato nel vecchio vaccino antitubercolare già largamente usato ad iniziare dalla fine del 1800. Si tratta però di una notizia riportata in modo distorto in quanto, se è vero che questo vaccino viene adesso sperimentato in Olanda, in Germania e in Australia  per tentare di arginare il  coronavirus, è altrettanto vero che la sperimentazione non può riguardare e infatti non riguarda, la diretta applicazione di un vaccino antibatterico per una patologia virale.
Un vaccino antibatterico come quello della tubercolosi non può intervenire direttamente di fronte a un’aggressione da virus  anche per  la sproporzione dimensionale superiore di 1 a 1000 tra il Covid-19 e il batterio tubercolare. Questo è tanto vero, che fonti competenti negano addirittura che possa avvenire una sperimentazione di  tal genere; tuttavia questa è la notizia.
Si tratterebbe, mettiamola al condizionale, di una sperimentazione ancora in fase iniziale per accertarsi se il vaccino antitubercolare possa  in qualche modo favorire il rafforzamento del sistema immunitario al fine di meglio prevenire ed eventualmente affrontare, la contaminazione anche del  Covid-19 e delle sue complicazioni.
E’ quindi una questione molto differente da quella dello  specifico  vaccino anti coronavirus che è ancora una chimera a tempo indeterminato.
Dunque le prove  di risposta dell’ organismo umano  con vaccino  antitubercolare avrebbero lo scopo di testare la possibilità di un rafforzamento del sistema immunitario in senso generale: tanto per una ferita, quanto per il coronavirus.




 La novità a  tempo differito
D’ altra parte, la ricerca su questo vaccino non è una novità degli ultimi  giorni. Le notizie mediatiche in questo periodo di tensione collettiva che anche l’ Australia stia sperimentando il vaccino antitubercolare  riguardano la medesima informazione riportata in tempo differito.
Ammesso  che il vaccino antitubercolare   possa dare un contributo al rafforzamento del sistema immunitario delle popolazioni del mondo, ai fini pratici si dovrà attendere la fine della sperimentazione, l' approvazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms),  la produzione industriale, la  distribuzione agli enti pubblici autorizzati e la somministrazione alla popolazione a scopo differenziato della profilassi  antitubercolare.
Siamo quindi fuori portata delle nostre attuali necessità di difesa dal Covid-19. Ma chi, stando ancora bene, vorrà sottoporsi al rischi reattivi anche se minimi, di questo  vaccino? Per quanto riguarda invece le persone già infettate, la reazione  vaccinale  potrebbe essere tragica.

Osservando gli immigrati
Probabilmente il motivo di una accresciuta attenzione a questo genere di sperimentazione è dovuta al fatto che gli immigranti non risultano particolarmente contagiati dal coronavirus in quanto secondo alcune fonti  di informazione, avendo fatto la profilassi antitubercolare avrebbero ottenuto questa immunità. La qualcosa non regge in quanto il vaccino antitubercolare che viene somministrato nell’infanzia, ha una durata media di cinque anni e al massimo può arrivare ai dieci. Per essere ancora protetti occorrerebbe procedere ai richiami. Ora risulta abbastanza inverosimile, considerata l’età degli immigrati arrivati in Italia e le loro condizioni  esistenziali, che questi si siano sottoposti,  prima della partenza per l’Europa, a richiamo antitubercolare.
Quindi, se questi sono i presupposti, le speranze riposte nell’immediato  di disporre  di un rimedio efficace per opporsi all’infezione virale del Covid-19 non trovano, almeno al momento, alcun supporto reale.

Le difese personali
E’ sotto gli occhi di tutti  il risultato statistico di come le persone reagiscono di fronte alle epidemie.  Chi guarisce  senza cure eccezionali deve il successo all’efficacia  del proprio sistema immunitario.
A maggior ragione ciò vale  per coloro che riescono immediatamente a neutralizzare il contagio, che sono la maggioranza e che neanche incorrono nella malattia. Tutto ciò dipende dalla capacità reattiva del loro sistema non indebolito da droghe o da  altre patologie in atto.  Questo al contatto con il virus,   forma all’interno dell’organismo  gli  stessi anticorpi che dovrebbe formare il vaccino anti Covid-19 , qualora ci fosse. La  ragione per cui si devono proteggere e rafforzare per quanto possibile, le nostre difese naturali è proprio questo. Ma senza ricorrere alla chimera delle nuove sperimentazioni sul vaccino antitubercolare, vi sono  altri mezzi  semplici e immediati per rafforzare le nostre difese immunitarie  tra le  quali,  quelle del  bisogno giornaliero di vitamina C e di vitamina D. Quest’ ultima in particolare, che si forma in modo naturale  nel corpo con la luce e con l’illuminazione  del  sole, è sensibilmente  carente durante il soggiorno forzato  in casa. Le due   sostanze contribuirebbero al ripristino delle attività reattive affievolite dell’organismo, aumentando pertanto, la capacità di meglio esprimere  con gli anticorpi naturali   il  più valido baluardo nei confronti dell’aggressione virale, come appunto, nel caso del coronavirus.





“Questo matrimonio non s’ha da fare”
A favore dell’uso delle due vitamine per invigorire  il sistema immunitario di fronte all’aggressione del Covid-19 si sono espressi molti medici, compreso  Luc Montagnier,  premio Nobel per la medicina. Quest’ ultimo in una recente  intervista sostiene infatti - ma come detto, non è il solo -  che una buona difesa dell’ organismo utile anche contro il coronavirus, si ha assumendo vitamina C e D e in generale, tutto ciò che combatte i processi ossidativi che mandano in crisi il sistema immunitario. D’altra parte la mancanza della prova scientifica della efficacia delle due vitamine sul sistema immunitario come molti sostengono, non può impedire il buon uso di  queste. Vi sono tante cose che la scienza non sa spiegare ma che funzionano lo stesso. Ad esempio, malgrado gli enormi passi avanti fatti dalla fisica, la scienza che domina l’ universo, nessuno scienziato al mondo è attualmente in grado di dimostrare scientificamente in che modo la forza di gravità crea attrazione. Quando però, cadiamo per terra tutti ci accorgiamo come funziona.
Ma allora per quale motivo queste due vitamine vengono così osteggiate da chi invece dovrebbe proporle? Al limite, lascerebbero il tempo che trovano. Ma se il pretesto di questa avversione  è quello dell’eccesso, allora tutto in eccesso diviene negativo. Anche l’acqua potabile in eccesso provoca intossicazione nonché  la morte.

La risposta a tanta ostilità  si può trovare rivedendo attraverso Internet, il video di una delle trasmissioni del mese scorso nella rubrica di TV7,  “Non è l’arena”, dove invece nell’ “arena” della sala di regia  sono emersi i pretestuosi  motivi  per cui la vitamina C e la vitamina D non debbono  essere utilizzate.


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