di Alberto Zei
Il
vaccino antitubercolare
Gira
in rete ma anche su giornali nazionali ed esteri di grande tiratura, la notizia che sia stato ipotizzato il rimedio
contro il coronavirus, Covid-19, identificato nel vecchio vaccino
antitubercolare già largamente usato ad iniziare dalla fine del 1800. Si tratta
però di una notizia riportata in modo distorto in quanto, se è vero che questo
vaccino viene adesso sperimentato in Olanda, in Germania e in Australia per tentare di arginare il coronavirus, è altrettanto vero che la
sperimentazione non può riguardare e infatti non riguarda, la diretta
applicazione di un vaccino antibatterico per una patologia virale.
Un
vaccino antibatterico come quello della tubercolosi non può intervenire
direttamente di fronte a un’aggressione da virus anche per
la sproporzione dimensionale superiore di 1 a 1000 tra il Covid-19 e il
batterio tubercolare. Questo è tanto vero,
che fonti competenti negano addirittura che possa avvenire una sperimentazione
di tal genere; tuttavia questa è la
notizia.
Si
tratterebbe, mettiamola al condizionale, di una sperimentazione ancora in fase iniziale per accertarsi se il
vaccino antitubercolare possa in qualche
modo favorire il rafforzamento del sistema immunitario al fine di meglio
prevenire ed eventualmente affrontare, la contaminazione anche del Covid-19 e delle sue complicazioni.
E’
quindi una questione molto differente da quella dello specifico
vaccino anti coronavirus che è ancora una chimera a tempo indeterminato.
Dunque le prove di risposta dell’
organismo umano con vaccino antitubercolare avrebbero lo scopo di testare
la possibilità di un rafforzamento del sistema immunitario in senso generale:
tanto per una ferita, quanto per il coronavirus.
La novità a
tempo differito
D’
altra parte, la ricerca su questo vaccino non è una novità degli ultimi
giorni. Le notizie mediatiche in
questo periodo di tensione collettiva che anche l’ Australia stia sperimentando
il vaccino antitubercolare riguardano la
medesima informazione riportata in tempo differito.
Ammesso che il vaccino antitubercolare possa dare un contributo al rafforzamento
del sistema immunitario delle popolazioni del mondo, ai fini pratici si dovrà
attendere la fine della sperimentazione, l' approvazione dell’Organizzazione mondiale della sanità
(Oms), la
produzione industriale, la distribuzione
agli enti pubblici autorizzati e la somministrazione alla popolazione a scopo
differenziato della profilassi
antitubercolare.
Siamo quindi fuori portata delle nostre attuali necessità di difesa dal Covid-19. Ma
chi, stando ancora bene, vorrà sottoporsi al rischi reattivi anche se minimi,
di questo vaccino? Per quanto riguarda invece
le persone già infettate, la reazione vaccinale
potrebbe essere tragica.
Osservando
gli immigrati
Probabilmente
il motivo di una accresciuta attenzione a questo genere di sperimentazione è
dovuta al fatto che gli immigranti non risultano particolarmente contagiati dal
coronavirus in quanto secondo alcune fonti
di informazione, avendo fatto la profilassi antitubercolare avrebbero
ottenuto questa immunità. La qualcosa non regge in quanto il vaccino
antitubercolare che viene somministrato nell’infanzia, ha una durata media di
cinque anni e al massimo può arrivare ai dieci. Per essere ancora protetti
occorrerebbe procedere ai richiami. Ora risulta abbastanza inverosimile, considerata l’età degli immigrati arrivati in Italia e le loro condizioni esistenziali, che questi si siano
sottoposti, prima della partenza per
l’Europa, a richiamo antitubercolare.
Quindi,
se questi sono i presupposti, le speranze riposte nell’immediato di disporre
di un rimedio efficace per opporsi all’infezione virale del Covid-19 non
trovano, almeno al momento, alcun supporto reale.
Le
difese personali
E’
sotto gli occhi di tutti il risultato
statistico di come le persone reagiscono di fronte alle epidemie. Chi guarisce
senza cure eccezionali deve il successo all’efficacia del proprio sistema immunitario.
A
maggior ragione ciò vale per coloro che
riescono immediatamente a neutralizzare il contagio, che sono la maggioranza e che neanche
incorrono nella malattia. Tutto ciò dipende dalla capacità reattiva del loro sistema
non indebolito da droghe o da altre
patologie in atto. Questo al contatto
con il virus, forma all’interno
dell’organismo gli stessi anticorpi che dovrebbe formare il
vaccino anti Covid-19 , qualora ci fosse. La
ragione per cui si devono proteggere e rafforzare per quanto possibile,
le nostre difese naturali è proprio questo. Ma senza ricorrere alla chimera delle nuove sperimentazioni sul vaccino
antitubercolare, vi sono altri
mezzi semplici e immediati per
rafforzare le nostre difese immunitarie tra le quali, quelle del bisogno giornaliero di vitamina C e di
vitamina D. Quest’ ultima in
particolare, che si forma in modo naturale nel corpo con la luce e con
l’illuminazione del sole, è sensibilmente carente durante il soggiorno forzato in casa. Le due sostanze contribuirebbero al ripristino delle
attività reattive affievolite dell’organismo, aumentando pertanto, la capacità
di meglio esprimere con gli anticorpi
naturali il più valido baluardo nei confronti
dell’aggressione virale, come appunto,
nel caso del coronavirus.
“Questo
matrimonio non s’ha da fare”
A favore dell’uso delle due vitamine
per invigorire il sistema immunitario di
fronte all’aggressione del Covid-19 si sono espressi molti medici,
compreso Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina. Quest’ ultimo
in una recente intervista sostiene
infatti - ma come detto, non è il solo - che una buona difesa dell’ organismo utile anche contro il coronavirus, si ha
assumendo vitamina C e D e in generale, tutto ciò che combatte i processi
ossidativi che mandano in crisi il sistema immunitario. D’altra parte la
mancanza della prova scientifica della efficacia delle due vitamine sul sistema
immunitario come molti sostengono, non può impedire il buon uso di queste. Vi sono tante cose che la scienza non
sa spiegare ma che funzionano lo stesso. Ad
esempio, malgrado gli enormi passi avanti fatti dalla fisica, la scienza che domina l’
universo, nessuno scienziato al mondo è
attualmente in grado di dimostrare scientificamente in che modo la forza di
gravità crea attrazione. Quando però,
cadiamo per terra tutti ci accorgiamo come funziona.
Ma allora per quale
motivo queste due vitamine vengono così osteggiate da chi invece dovrebbe
proporle? Al limite, lascerebbero il tempo che trovano. Ma se il pretesto di
questa avversione è quello
dell’eccesso, allora tutto in eccesso
diviene negativo. Anche l’acqua potabile in eccesso provoca intossicazione
nonché la morte.
La risposta a tanta ostilità si può trovare rivedendo attraverso Internet,
il video di una delle trasmissioni del mese scorso nella rubrica di TV7, “Non è l’arena”, dove invece nell’ “arena”
della sala di regia sono emersi i
pretestuosi motivi per cui la vitamina C e la vitamina D non
debbono essere utilizzate.
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