SEGUE DA:
In un precedente
post sull’argomento si è visto come l’astrologia cosiddetta storica abbia
utilizzato la teoria delle congiunzioni planetarie soprattutto per conoscere la
sorte delle antiche dinastie e prevedere i grandi eventi della storia del
mondo.
La verifica sperimentale della coincidenza tra determinate
congiunzioni di pianeti e cambiamenti significativi della realtà ha finito col
dare credito ad una antica teoria basata sullo stretto collegamento tra
astronomia e astrologia. Tuttavia, se il dato sperimentale fornito
dall’astronomia mostra come i nodi cruciali della storia siano sempre stati
annunciati dalle grandi congiunzioni tra pianeti lenti, resta da sapere – e qui
la parola passa all’astrologia storica – quale significato debba essere
attribuito a tali congiunzioni e perché.
Com’è noto,
l’astrologia che prende in esame eventi collettivi (storica) trae i suoi
significati soprattutto dalla mitologia, poco indulgendo alla psicologia
classica, allo spiritualismo e a certo esoterismo di maniera, a differenza di
quanto oggi avviene sempre più con l’astrologia giudiziaria che si occupa di
oroscopi individuali. Nell’uno come nell’altro caso, d’altra parte,
l’intuizione gioca un ruolo fondamentale. Se infatti la mitologia di
riferimento è quella greca, come reclamano i nomi dei pianeti collegati agli
dei olimpici, non è possibile trascurare altre tradizioni: sarà al contrario
fondamentale il confronto per scoprire similitudini, parallelismi e l’origine antica
di miti solo in apparenza diversi e più recenti.
Non basta, la ricchezza del mito potrebbe essere
fuorviante, talora contraddittoria. Quale narrazione sarà bene utilizzare – per
esempio – per costruire il significato
astrologico di Giove, vista la mole dei miti che lo riguardano? E ancora, come
districarsi quando lo stesso mito è attribuito a divinità diverse? La scelta, a
questo punto, appartiene all’astrologo e la sua intuizione sarà efficace se
egli avrà saputo non solo prevedere l’evento ma soprattutto renderne conto.
La triplice congiunzione tra Plutone, Saturno e Giove
presente attualmente nel nostro sistema solare e che ci accompagnerà per tutto
l’anno e anche un po’ dopo è forse l’immagine di quanto sta avvenendo sulla
Terra, alle prese con la pandemia di coronavirus? “Come in alto, così in
basso”, secondo l’antica massima di Ermete Trismegisto? L’astronomia ci dice
soltanto che siamo in presenza di grandi cambiamenti, così come per il passato
hanno sottolineato le grandi congiunzioni planetarie, ma spetta all’astrologia
storica cogliere tutto il significato di questo raro incontro tra pianeti.
L’astronomia scandisce i tempi di
questa triplice grande congiunzione. Già nel 2019 il pianeta Saturno si
avvicina a Plutone, il pianeta orbitante all’estremo del sistema solare che si
trova alla fine del Capricorno procedendo con un passo quasi impercettibile.
Dopo l’estate, Saturno gli si avvicina ancora e dalla fine del 2019 si trova a
poco più di un grado di distanza. Che significato ha questo incontro? Per
saperlo cominciamo a scoprire il Plutone mitologico con l’aiuto e il filtro
dell’astrologia storica, sarà poi opportuno con lo stesso metodo occuparci
anche di Saturno e infine di Giove per giungere infine a prospettare qualche
conclusione sulla natura e sui significati di questo triplice incontro.
PLUTONE
Fratello di Zeus-Giove, Hades “l’invisibile” collabora con lui e con Poseidone-Nettuno ad abbattere
il dominio del padre comune Crono-Saturno e delle divinità più antiche. Del
genitore – rinchiuso nel Tartaro, il luogo delle ombre e dei morti descritto da
Esiodo nella Teogonia – Hades diviene il carceriere, finché con la spartizione
dei tre regni fra gli dei nuovi (cielo e terra a Zeus, mare a Poseidone), egli
ottiene definitivamente il dominio del mondo sotterraneo.
Come signore delle immense ricchezze del sottosuolo Hades
è presto identificato anche con Plutos “ricco”
che in realtà era un’altra divinità della mitologia greca. Tant’è che
Aristofane (450 - 385 a .C circa), nella celebre
commedia “Pluto”, parla di lui prima che Hades e Pluto siano identificati con
una sola divinità. Nella commedia, tale Scaracchia si adopera al fine di ridare
la vista a Pluto per modo che il dio, disubbidendo a Zeus, dispensi le proprie
ricchezze solo agli onesti, fuggendo i bricconi che sino ad allora aveva
arricchito.
Interessante è nella commedia di Aristofane l’affermazione
di Scaracchia circa il potere di Pluto considerato persino più grande di quello
di Zeus-Giove[1]. Una
osservazione che varrà a maggior ragione anche per Hades-Plutone. Infatti, se i
decreti di Giove possono essere mutati, quelli di Plutone sono immutabili
perché espressione di Ananke, cioè Necessità, fato o destino, una divinità
della cosmogonia orfica, con la quale, come vedremo in seguito, Plutone ha
mantenuto più di un legame. (S E G U E)
sergio magaldi
[1] SCARACCHIA:
Zitto!
Io ti provo che tu sei piú potente
di Giove, assai.
PLUTO:
Tu, me?
SCARACCHIA:
Io te, pel cielo!
(Si volge a Nocciola)
Per che cosa comanda agli altri Numi,
Giove?
NOCCIOLA:
Per i quattrini: ce n'ha tanti!
SCARACCHIA:
Avanti! E a Giove chi glie li procaccia?
NOCCIOLA (Indica Pluto):
Questo!
SCARACCHIA:
E perché gli fanno sacrifizi?
Non è per lui?
NOCCIOLA:
Di certo! E a faccia tosta
lo pregan di arricchirli.
SCARACCHIA:
Oh, non è questo
la cagione di tutto? E se volesse,
non ci porrebbe fine come nulla?
PLUTO:
E perché, dunque?
SCARACCHIA:
Perché piú nessuno
né bove né focaccia immolerebbe,
né checchessia, se tu non lo volessi.
PLUTO:
E come?
SCARACCHIA:
Come? Non avrebbe mezzo
di comperare, se non fossi tu
a fornirgli i quattrini. Onde, se Giove
ti secca, puoi da solo rovesciare
il suo potere. (Aristofane, Pluto,trad. Ettore Romagnoli)
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